In secondo luogo noi riteniamo che in questo momento sia importante rifiutare la collaborazione con le istituzioni israeliane anche su aspetti non connessi con l’impegno militare, perché questo fa pesare sul governo israeliano la nostra indignazione per lo sterminio di civili in corso a Gaza, che non può essere giustificata dal pur orribile attacco perpetrato da Hamas contro civili israeliani. Noi siamo completamente favorevoli alla collaborazione scientifica internazionale, ma poniamo come condizione che non siano in atto violazioni palesi dei diritti umani e teniamo a sottolineare che in molte sedi abbiamo preso posizioni anche più dure, d’accordo con colleghi di altre nazioni. Ad esempio la Federazione delle Società europee di Biochimica (Febs) ha cancellato il congresso internazionale previsto in Turchia nel 2016 per la dura repressione di un presunto progetto di colpo di stato, e trasferito in Francia quello previsto a Mosca nel 2023; le società di Biochimica russa e bielorussa sono tuttora sospese dalla Febs.
Noi non chiediamo il boicottaggio di singole persone, che sarebbe discriminatorio: abbiamo studenti e scienziati visitatori israeliani nelle nostre università e vogliamo che come singoli individui siano protetti da qualunque discriminazione; ma rifiutiamo la collaborazione con le istituzioni. Riteniamo puramente retorica la critica espressa alla nostra posizione dalla Ministra dell’Università e della Ricerca che proclama l’importanza della collaborazione internazionale nella ricerca, a prescindere dalla sua possibile applicazione militare, e a prescindere dalla possibilità di mandare un segnale critico al governo israeliano, mentre è in corso una durissima repressione della popolazione civile a Gaza. Ci schieriamo invece fermamente con l’assemblea dell’Onu e con il suo Segretario Generale Antonio Guterres.
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Quando i nostri accademici (cattolici?) adotteranno lo stesso atteggiamento anche nei confronti degli stati e degli accademici islamici?
Non ho capito chi sia l’autore di questo articolo, ma non importa molto. Vorrei solo dire che più che considerare due livelli di protesta sarebbe utile considerare due livelli di ricerca. Può darsi che le mie conoscenze siano ormai completamente obsolete, ma ai miei tempi si considerava essenziale distinguere tra ricerca pura e ricerca applicata. Lo scopo della ricerca pura è quello di far progredire la conoscenza di come è fatto e di come funziona il mondo dall’infinitamente piccolo all’infinitamente grande e su questa mi pare che non dovrebbero esserci ostacoli alla collaborazione mondiale. Altro discorso è quello della ricerca applicata che normalmente opera su due versanti ed è comunque una ricerca finalizzata non alla conoscenza pura e semplice ma alla concreta applicazione pratica della conoscenza. Per chiarezza :
Ho un problema: che aiuto mi può dare le scienza a risolverlo?
E’ stata fatta una nuova scoperta: quali applicazioni pratiche potrebbe avere?
Mentre la scienza pura serve principalmente a placare la sete di sapere e di conoscere di una parte (purtroppo piccola) dell’umanità, la scienza applicata può avere esiti disastrosi se finisce in mano a politici bellicosi, assolutamente incuranti del benessere delle popolazioni e indifferenti di fronte alle sofferenze inflitte dalla loro prepotenza tanto ai loro sottoposti, quanto ai loro nemici. Su questo versante è giusto e sacrosanto negare ogni forma di collaborazione.
A proposito di scienza, ricordo che fra gli oltre cinquanta enti della Curia Vaticana c’è anche una Pontificia Accademia delle Scienze, con un Presidente, un Cancelliere, un Vicecancelliere e una ottantina di Membri Ufficiali. Qualcuno sa che cosa faccia in concreto la PAS e quale posizione abbia assunto nella problematica posta dall’articolo?