La Sentenza del Re. Unaopinione. Seconda Parte.

13 Marzo 2024 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, ecco la seconda parte del racconto “La Sentenza del Re” di Un’opinione. La prima parte la trovate a questo collegamento, Buona lettura e condivisione.

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“La sentenza del Re” – scena seconda

Passarono i giorni ed anche i mesi. Nessuna sentenza era stata emessa ed il giovane fu chiamato prima del previsto a partecipare ad una puntata di un programma di intrattenimento popolare che si chiamava “Il Tentatore”.

Questo programma era molto seguito dal pubblico. In particolare piaceva il fatto che un conduttore, che si faceva chiamare appunto “il Tentatore” e che appariva sempre vestito con una tonaca nera con un cappuccio che ne copriva tutto il corpo ed anche il viso (nessuno sapeva quale fossero le sue sembianze), dovesse riuscire a spingere i concorrenti a compiere delle azioni o degli atti che erano ritenuti da tutti altamente ripugnanti. I candidati prima di partecipare dovevano rivelare tutto di sé stessi al Tentatore: oltre a ciò che era normalmente richiesto, dovevano descrivere tutta la loro storia completa, cosa mangiavano la mattina o la sera, se avevano predilezioni o avversioni, per quale partito votavano, se avevano perversioni .. e tutto il resto. In pratica dovevano aprire totalmente la loro anima al Tentatore. Dovevano infine acconsentire di essere spiati costantemente dagli agenti del Tentatore ventiquattro ore su ventiquattro, questo naturalmente affinché nessun partecipante potesse pensare di poter dare delle false indicazioni. Il Tentatore poi poteva utilizzare tutte le informazioni comunque ottenute per cercare di capire quale sarebbe stato il premio più adatto che avrebbe spinto (“tentato” amava sottolineare lui) il concorrente a compiere l’atto ripugnante da lui prescelto (da qui il suo nome): poteva trattarsi per esempio di (una forte somma di) denaro, del pagamento del fitto della casa per dieci o più anni, dell’ammodernamento completo della casa di proprietá, del regalo di un’auto nuova di grossa cilindrata, di una lunghissima vacanza per tutta la famiglia, e così via. A tal fine il Tentatore poteva servirsi di tutti i mezzi che riteneva opportuni, leciti e non leciti: bugie, notizie non vere, incolpare altri di azioni mai commesse, esibire prove inventate, esibire lettere inesistenti di suppliche o minacce da parte dei propri familiari, mostrare falsi filmati o false scene drammatiche interpretate da attori pagati, altre insincerità … ed anche la verità, naturalmente.

Per esempio, il Tentatore chiedeva al concorrente di stare a letto con dei serpenti per un ora, e di fronte al suo rifiuto gli mostrava il filmato della (falsa) moglie che affermava che se lui non fosse andato a letto per un’ora con i serpenti, lei, per ripicca, sarebbe subito andata a letto per tutta la notte con un altro uomo … e se il concorrente non cedeva gli veniva servita anche la dichiarazione in diretta sempre della (falsa) moglie che affermava che di fronte a tanta ingiustificata testardaggine da parte del marito a portare il premio a casa che gli avrebbe cambiato la vita, avrebbe addirittura partecipato ad un orgia: come poteva verificare al momento il povero malcapitato se era tutto vero o meno? … e se ancora si ostinava a rifiutare, il Tentatore gli metteva addosso degli occhiali che consentivano solo al concorrente di vedere dei filmati – questi occhiali erano i conosciutissimi I-spy-on-you-all-spectacles – dove veniva mostrato il filmato (vero) di quando lui stesso era stato infedele verso la moglie a sua insaputa: ed il concorrente, per evitare che questo filmato fosse mostrato al pubblico e che quindi  la moglie vera ne venisse a conoscenza, subito saltava nel letto dei serpenti (ma a quel punto il Tentatore aveva già abbassato notevolmente l’offerta); di nuotare in una grande vasca con anguille o meduse urticanti, di stare un poco di tempo a farsi fare compagnia da delle vedove nere, di mangiare escrementi di scarafaggi o addirittura di mangiare un panino imbottito di brulicanti vermi vivi ed altre prelibatezze e stravaganze simili. Se ciò nonostante l’offerta del Tentatore non era abbastanza alta, Questi la poteva aumentare fino a quando la repulsione era vinta e la volontà del concorrente era stata spezzata. Al pubblico questa trasmissione piaceva morbosamente perché spesso venivano fuori dei segreti della vita del concorrente che erano molto piccanti.

Quando fu il turno del giovane, il Tentatore così iniziò a parlare al pubblico presente in studio: “E ora vi presento il nostro sfortunato giovane … ecco, dovete sapere che ha bisogno di denaro perché lo hanno accusato di un grave delitto e non ha neanche il becco di un quattrino per pagarsi l’avvocato. Noi lo avevamo già scartato, ma quando la Regia è venuta a sapere della sua brutta avventura si è detta: “Perché non compiere un’azione infinitamente migliore di tutte le buone azioni che compiamo quotidianamente?” Così proprio lui abbiamo cercato … e poiché nessuno ci puó sfuggire su questo mondo, lo abbiamo subito trovato … con l’intenzione di farlo diventare ricco … ed il caso vuole anche che oggi sia anche l’anniversario della nostra trasmissione per cui la Regia … ehm … mi sono dimenticato da quanti millen … voglio dire … da quanti anni conduciamo la trasmissione … per festeggiare la ricorrenza, ha deciso di mettere come premio qualcosa di insolito … qualcosa di cui si è mai udito prima … ehm … o quasi … un premio … mi metto vergogna a dirlo….. se farà quello che la Regia vuole … immaginate un poco … stiamo parlando di trenta chili d’oro … (scandendo poi di nuovo lentamente) t r e n t a c h i l i d’ o r o (dal pubblico si levò un mormorio di incredulità) … ecco … voi aiutanti, lá … mostrate i trenta lingotti d’oro al giovane e al pubblico … levate quel drappo davanti a quel grande velo alla mia sinistra … ben fatto!”; e davanti ai lingotti d´oro che erano stati liberati del drappo e che venivano colpiti dalle luci dello studio che venivano riflesse proprio in direzione degli spettatori “non offuscherebbero la mente di chiunque tutti questi lingotti d’oro? … cosa mai farebbe la gente su questo mondo per possedere trenta chili d’oro?” e poi rivolgendosi al giovane (lui incredulo più di tutti): “Non è questa l’occasione della sua vita? si potrà pagare non solo l’avvocato, ma poiché siamo convinti che lei è innocente, potrà fare un sacco di cose che ora non si sognerebbe neanche lontanamente di fare … ehm … magari anche un po’ di beneficenza se in futuro il rimorso dovesse iniziare ad azzannarle la coscienza … ci pensi, trenta chili d’oro … ci sta veramente pensando? E tutto questo per compiere un´azione facilissima … che può compiere chiunque … basta che lei lo voglia … deve fare solo un movimento con un dito ed il gioco è fatto … ma non mi voglio anticipare … ed il premio, trenta chili d’oro, si precipiterà subito di corsa nella sua abitazione … e ora che ci penso bene … la Regia deve essere ammattita per offrire cosí tanto in cambio di cosí poco … e forse facciamo ancora in tempo a ritirare l’offerta ….”
A questo punto il giovane lo interruppe scocciato per tutti questi discorsi che per lui non significavano niente e sbadigliando per la sonnolenza che tutte le chiacchiere del Tentatore gli stavano provocando, chiese: “Sí, ma cosa dovrei fare?”

Il Tentatore: “ Ehhh … lei sí che é uno che le occasioni giuste le riconosce subito e non le lascia andare a vuoto … per avere un sicuro successo su questo mondo basta che lei segua la via lastricata delle mie buone intenzioni che oggi sono i valori della democrazia, delle libertà, dei diritti, dell´uguaglianza e …“ e rendendosi conto che il giovane non lo seguiva perché quello che stava dicendo gli era troppo difficile da comprendere e vedendo che per la noia stava iniziando ad adocchiare l´uscita dello studio per andarsene via, andó subito al punto: “Ecco … la cosa è semplice … prenda in mano questo fucile da caccia … faccia attenzione perché è giá carico … bravo … cosí … ora si volti dando le spalle al pubblico e tenga il fucile abbassato in direzione di quel panno rialzato posto là a qualche metro da noi … no, no … non si volti di nuovo indietro perché se ci scappa il colpo ci scappa anche il morto ah, ah, ah (tutto il pubblico accompagnó la risata del Tentatore) … così … bravo … ora voi aiutanti, lá vicino, sollevate velocemente il panno e scappate subito via per non essere impallinati per sbaglio dal giovane … bravi anche voi, perfetto ….”
E da sotto il panno spuntò una gabbia con dentro un qualcosa pieno di vita che si spostava incessantemente a destra e a sinistra, verso sopra e verso sotto per cercare di evadere dalla gabbia. Il giovane, non riuscendo a capire cosa ci fosse dentro, allungò il collo e disse infine in stato di piena incredulitá: “Ma … a me pare che dentro ci sia un topo”. Il Tentatore non rispose affinché tutti ammirassero la gabbia con quello che c´era dentro e anche per godere pienamente dello schock che anche gli spettatori posti lontano dalla gabbia stavano vivendo attraverso gli schermi. Ed in effetti il giovane aveva davanti a sé un topo in una gabbia posta su un fondo bianco. Il Tentatore continuò la pausa calcolata per godersi tutto l´attimo ed alla fine disse al giovane: “Che cosa ne dice, allora? non è facile come le avevo promesso? quando ci si affida a me, le cose su questo mondo, anche quelle piú difficili, riescono sempre”. Il giovane non capendo ancora cosa c’entrasse il topo in gabbia con il fucile che gli era stato appioppato, domandò. “Sí, ma cosa ci devo fare con il topo?” Il Tentatore, di fronte a queste parole, lo guardó tutto sorpreso ed iniziando quasi a piangere per la disperazione di fronte a tanta ingenuitá: “Ma come … non ha ancora capito? se vuole avere i suoi trenta chili d’oro…. ripeto, T R E N T A C H I L I D’ O R O … é una quantità enorme per quello che le viene richiesto di fare … deve solo alzare il fucile, puntarlo contro il topo e premere il grilletto … poi tutto il resto lo fa il fucile … lei non ha alcuna responsabilitá per la morte del topo … ha un solo colpo a disposizione … quanto basta per ammazzare una persona a venti metri di distanza … “ e vedendo che al giovane le Sue parole stavano entrando da un orecchio ed uscendo dall´altro ed iniziando a perdere la pazienza “nelle sue condizioni è impossibile non ammazzarlo … quel maledetto topo … quello che le sto chiedendo di fare è veramente un gioco da ragazzi … ma cosa sto dicendo? sto esagerando … è un gioco da neonaz … ehm … da neonati … ed una volta fatta questa semplicissima operazione di routine  … i trenta lingottini la seguiranno a casa sua come dei docili cagnolini ah, ah, ah, …”

Subito dal pubblico iniziarono a levarsi delle grida di disapprovazione per l’eccessiva facilità del compito che si richiedeva di compiere al giovane; ed accanto alle grida di rammarico per non essere loro al posto del giovane, si levarono anche delle voci di dissenso: dei poco più dei cento spettatori che vi erano, una decina circa si alzarono per abbandonare lo studio in segno di protesta perché ritenevano la prova immorale o perché non avrebbero sopportato di vedere morire il topo impallinato. Il Tentatore cercò di dissuaderli dal loro atto di protesta cercando di fargli capire che così stavano dimostrando di essere pressappoco dei retrogradi per la società in cui stavano vivendo: “Rifiutando di assistere a questo rito, dimostrate di non apprezzare la mia arte … vi sottraete agli effetti irreversibili del progresso … siete dei reazionari … rischiate di non partecipare al programma personalizzato che sto preparando per ….“ ma anche l’ultimo dissidente non volle sentire ragioni e chiuse la porta dietro di sé. Il Tentatore come ultima frecciata gridò a loro: “Andate pure al diavolo …” (“ah ah ah …” fecero lui e tutto il pubblico), e rivolgendosi poi a coloro che erano rimasti: “mentre voi … voi che mi siete rimasti fedeli … che avete deciso di seguirmi fino alla fine … voi riceverete i punti fedeltà per partecipare al programma personalizzato che sto preparando da tempo per ognuno di voi … come dice lei? dove si possono ritirare i punti e la tessera? non servono … è la Regia che tiene il conteggio … per ognuno di voi … e una volta che ognuno avrà raccolto i punti necessari, sarà chiamato a partecipare al programma personalizzato … quando?  … presto presto … proprio quando uno meno se lo aspetta … e vi assicuro che ognuno di voi me lo chiederà cantando di poter partecipare al programma …”. E a questo punto il Tentatore, come preso da un pensiero, si voltò improvvisamente di scatto con tutto il corpo verso i lingotti ed il velo alla sua sinistra e continuò come se si stesse rivolgendo ad una persona che solo Lui vedeva e nessun altro “e quando tutto questo sarà finalmente avvenuto … quando il programma personalizzato sarà finalmente iniziato … ognuno di loro finalmente aprirà gli occhi e capirà il vero fine del mio show su questo mondo … e tutti urleranno per il calore che li avvolgerà … e gli piacerà tanto che non mi vorranno più abbandonare, anzi .. non mi potranno più abbandonare … e per loro non ci sarà più né scampo né ritorno … con me rimarranno … per tutta l´eternitá … ah ah ah …ah ah AH … ah AH AH … AH AH AH … “. Il Tentatore finì il suo breve monologo con le gambe divaricate ben piantate a terra e la testa rivolta verso la parte alta del velo come se si stesse rivolgendo a qualcuno che stesse davanti ed al di sopra di Lui ma con le braccia che puntavano decisamente verso il basso come per indicare qualcosa che stava al di sotto di Lui (4). Il pubblico, pensando che queste parole fossero state pronunciate esclusivamente per rendere più estrosa la puntata e galvanizzato dalla prospettiva di guadagnare dei punti in vista della puntata dedicata ad ognuno di loro e che avrebbe consentito di guadagnare piú facilmente del denaro o qualche altro desiderato vantaggio, iniziò ad applaudire entusiasticamente. Il Tentatore, accorgendosi che si era totalmente lasciato andare, trasalì e ricompostosi, si voltò di nuovo verso il pubblico per inchinare profondamente la testa in segno di ringraziamento.

Fatto questo (“e ora all’opera, siamo in ritardo” disse) raggiunse il giovane a cui era sfuggito tutto quello che era successo alle sue spalle perché era stato tutto il tempo alle prese con il pensiero di dover uccidere il topo. Il Tentatore si mise accanto al giovane e posando la mano sulla spalla del giovane coprendolo totalmente alla vista del pubblico con il lungo lembo della tonaca che pendeva dal suo braccio così come fa la chioccia che con la sua ala avvolge i propri pulcini e anche a causa della sua grande statura, disse: “E ora mi manchi solo tu … mi raccomando … proprio tu … non mi deludere …”. Il Tentatore si allontanò di alcuni passi dal giovane e diede il cenno affinché iniziasse la prova.

Le luci dello studio si spensero e sul giovane e sul topo furono accese delle intensissime luci spot di colore rosso. Furono accesi anche dei fumogeni rossi ai fianchi della gabbia per creare l’atmosfera che il Tentatore aveva ritenuto di scegliere per questa esecuzione: questo anche al fine di rendere non troppo cruenti gli effetti rossastri del colpo di fucile che si sarebbero stampati sul fondo bianco contro cui era posta la gabbia con il topo.

Il giovane fu inizialmente riluttante ad alzare il fucile ma poi, spinto dal pensiero della miseria economica in cui si trovava, lo alzò lentamente e mirò al topo. Il giovane rimase lì indeciso senza premere il grilletto. Il tempo passava e il giovane non sparava. Ma la tensione fra il pubblico iniziò ad aumentare e questo iniziò infine a chiedersi a bassa voce: “Ma spara o non spara? ma che aspetta a sparare?” Visto che non si muoveva, alcune persone del pubblico iniziarono ad incitare direttamente il giovane a voce più alta: “E muoviti … si tratta solo di fare un click e subito passiamo al prossimo concorrente … tu ci stai giá annoiando”, un altro: “Io ammazzo un topo al giorno, solo per divertimento”, e poi: “E dai … non essere pauroso come una recluta, il fucile non spara mica all’indietro”, e ancora: “Hai paura che l’anima del topo poi ti perseguiti? ah ah ah”, “Ma dai … non fare il codardo, spara che è solo un topo che non si puó neanche difendere” e di nuovo: “Io per questo ammazzerei anche mia madre”, quello accanto: “Soltanto questo cumpà, io ammazzerei non solo tua madre ma anche Dio per trenta chili d’oro”. Dietro al giovane si stava scatenando il pandemonio. “Ammazzalo! ammazzalo!” avevano infine iniziato a gridare tutti in coro. Il Tentatore aspettò un altro poco e visto che il giovane non si muoveva, stizzito diede un cenno al pubblico che ci avrebbe pensato Lui a convincerlo a sparare. Il Tentatore si avvicinò e all’orecchio del giovane impietrito dal terrore di dover premere il grilletto e a microfono staccato, gli sussurrò queste parole: “E così per te la vita di un topo non vale trenta chili d’oro …. eh? devo veramente ammettere che questo depone decisamente a tuo favore … ma non ti formalizzare sul topo e considera anche chi ti sta dietro. Ti assicuro che non c’è n’è uno solo dietro di te la cui anima valga quanto l’anima del topo: lui non ha altra colpa che starti davanti e per giunta non ti sta facendo nulla di male, mentre quelli dietro di te ti stanno crocifiggendo l’anima … te la stanno riducendo a brandelli … non avverti tutto il dolore che ti stanno infliggendo? voltati solamente e tutti ti daranno il rispetto che meriti … e se ne ammazzi uno solo … io, da parte mia … non solo ti darò il premio promesso … ma ti darò anche la mia amicizia eterna…” e si allontanò di nuovo. Il giovane, nonostante queste parole, non si decideva né a sparare né a voltarsi per poi sparare ma ad un certo punto iniziò a sudare. Il Tentatore vedendo che il giovane stava per cedere, decise di dare la spinta finale e si avvicinò di nuovo per parlargli sottovoce: “Ancora mi resisti?…. e va bene, dannazione, quest´oggi mi voglio proprio rovinare … se ne ammazzi uno solo di quelli che ti stanno dietro, come è vero che Dio non esiste, ti darò come premio … non trenta, ma cento chili d’oro”. Il giovane, che fino ad allora aveva ascoltato ma non si era voltato per vedere chi gli avesse parlato, pensava che una voce nascosta da qualche parte nella sua testa gli stesse sussurrando queste parole. A quel punto il pubblico stava gridando: “Spara, spara …”

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