Ratzinger Teologo, una Riflessione. Dio Sta Creando Ora, Redimendo Ora. R.S.
12 Marzo 2024
Marco Tosatti
Carissimi StilumCuriali, un amico fedele del nostro sito, R.S., ha pubblicato questo commento alla relazione di don Mauro Gagliardi, che si sembra degno di raggiungere un pubblico più ampio dei lettori del forum. Buona lettura e meditazione.
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Grazie a chi ha redatto e pubblicato questa relazione.
Mi ha suggerito questa riflessione: a un certo punto l’intelligenza filosofica e teologica dell’uomo si arresta nel tentativo di dare risposte ai vari perché. Accade di fronte all’Assoluto, che è tale non avendo un perché.
Dove la riflessione umana cesserebbe inevitabilmente di poter indagare, la Rivelazione supplisce, facendo luce.
Tale Divina Rivelazione ha il suo culmine in Cristo, Verbo incarnato e redentore della creazione. Tuttavia questo culmine impiega secoli a sedimentarsi in una dottrina, capace di elaborarne man mano le nozioni (es. Dio Uno e Trino). Lo scettico o l’incauto possono accusare questa Traditio di qualche travisamento, mentre l’anima innamorata non può che riconoscere l’incedere incessante della Grazia.
La differenza la fa … il tempo. Infatti c’è chi pensa che Dio abbia creato tantissimi anni or sono e non l’abbia fatto più o che abbia redento due millenni or sono e poi basta… Problema per chi è nel tempo e non nell’eternità. Dio sta creando ora, sta redimendo ora. Perciò sta rivelandosi ancora, sempre nel nome di Cristo, come è stato tutto l’Antico Testamento e com’è il tempo della missione affidata alla Chiesa.
Tutto questo in un’evidente continuità con l’Origine, senza mai travisarla, tradirla o smentirla: la precisa.
San Bonaventura afferma che non solo è la Tradizione a far sbocciare la potenzialità della Scrittura, o almeno a interpretarla, lungo la storia; è la Scrittura stessa che sboccia, grazie alle multiformes theoriae in essa contenute, tuttavia mai come un rinnegamento o superamento di Cristo e del Nuovo Testamento.
Il Figlio non smentisce il Padre e lo Spirito santo non smentisce il Figlio, non esistendo epoche di “prevalenza” di una Persona della Trinità sulle altre!
A questo punto diventa fondamentale intendersi sul tempo.
L’Originario è l’assoluto: sano ed integro. Essendo l’Assoluto non ha un perché. Ogni ente che ha un perché non è l’Originario.
Nell’ente coi suoi perché subentra il male. Subentra una patologia, la frattura. La guarigione è come una saldatura.
L’Assoluto, l’Originario, è eterno. L’originato sta nel tempo, il quale anch’esso non è originario. La frattura dell’originato fa parte del tempo e la saldatura avviene nel tempo, tempus, dal greco temno, ovvero taglio.
La giustizia di Dio rappresenta la restituzione all’integrità perduta, superando il male: dalla frattura alla saldatura. In questo divenire dentro l’Eternità di Dio
Poi dipende dallo sguardo: storico o contemplativo.
Nel primo la frammentazione è raccolta o rifiutata.
Raccogliere i pezzi è una prospettiva che attinge dal passato. Rifiutare i pezzi è la prospettiva che progetta il futuro. Entrambi gli sguardi di fatto sanciscono la frantumazione. Ogni storicismo è inconcludente, in avanti come indietro.
La contemplazione invece attraversa la frammentazione. E’ la prospettiva che mette insieme tutto nell’eternità. Siamo sotto lo sguardo di Dio: dall’Origine. Lui custodisce l’originato e senza questo sguardo noi saremmo nulla.
Chi ci costituisce, Lui stesso ci custodisce.
Per conoscere il nostro essere, occorre percepirsi in Dio.
Siamo conosciuti nell’Originario, per Cristo, con Cristo e in Cristo, scritti nel libro dell’Agnello immolato fin dal principio e destinati al Suo stesso mistero di Gloria.
Il contemplativo non è un intellettuale organico al sistema, ma un annunciatore di un modus vivendi, un habitus contemplativo. La Verità rende liberi e il tempo è la più invasiva delle schiavitù, perchè giunge a legare anche il pensiero dell’uomo che resta nella storia.
Nella pienezza del tempo il Verbo ha preso carne (nello spazio e nel tempo), ma per dire che il Regno di Dio è
da essi svincolato. Questa sapienza RIVELATA è sapore, gusto delle cose divine. Lo Spirito santo interviene sensibilmente con i suoi doni.
Il sapere sapienziale è frutto di un sentire.
Vedere gli altri come li vede Dio è la misericordia.
Riconsegnare la creazione al Creatore è giustizia.
Perciò il Cristianesimo NON si risolve nella storia.
La storia è piena di perché, e anche di cose brutte.
E’ un insieme di fratture che resterebbero conflittuali.
L’avvenimento cristiano è annunciarne il superamento.
E’ la pace NON come la dà il mondo. Ama anche il nemico perchè supera il mistero del dolore nella Gloria.
La morte allora non ha l’ultima parola.
La croce, trono di gloria, apre ai misteri della Gloria il cui culmine è la creatura che ha dato carne al Verbo che è regina del cielo nella gloria degli angeli e dei santi.
Il Mistero di Cristo è portare l’uomo credente là con Lui.
La Divina Volontà riassume tutto: anche dolore e croce.
La nostra fede è volta all’eternità, nella storia.
Non spera al futuro, ma nell’oggi, adesso.
In questa prospettiva eterna, la storia trova senso, senza diventare né un idolo, né una catena.
Trova senso la croce, vissuta nella sistole e diastole di Dio, contemplata nell’essere trono di Gloria di Cristo.
In Dio il tempo non c’è: noi invece qui siamo nel tempo.
Ma il senso del tempo non è la storia, ma Dio.
Chi è cieco è malato: bisogna guarire per tornare alla Luce. Ciechi o fratturati, dobbiamo guarire: essere salvati. Prigionieri del male, si è fatti liberi dalla Verità.
Contemplare è stare fuori del tempo, per essere in ogni istante. Serve l’intelligenza dei dotti? Serve l’umiltà dei piccoli e serve un assenso sapiente dell’uomo.
L’uomo intravvede, capisce e si fida: ma di Dio e non di sé stesso.
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Tag: dio, gagliardi, R.S., ratzinger
Categoria: Generale
Dio si dona Tutto in un unico atto, eterno, assoluto. In ciò consiste quello che il teologo, il filosofo (metafisico),il mistico colgono o intuiscono ; in una parola , la SEMPLICITÀ divina.
Come scrisse il grande poeta : ” NEL SUO PROFONDO VIDI CHE S’INTERNA, LEGATO CON AMORE IN UN VOLUME, CIÒ CHE PER L’UNIVERSO SI SQUADERNA.”
Prendo volentieri ed umilmente spunto dalla risposta che gentilmente R.S. offre ad Andrea Cionci, per offrire anch’io un piccolo contributo a riguardo, proprio sul gesto finale di Papa BXVI, che definirei Prioritario su tutto il Suo gigantesco Pontificato e la sua Alta Teologia. Prioritario in quanto può considerarsi la Summa, nonché la concreta Applicazione in Opere della sua Fede e del suo Amore Per Nostro Signore! È proprio quel suo passo di lato ad acquistare Oggi un valore ed un significato imprescindibile ed unico, trasformandolo e diventando per la Santa Chiesa una/la nuova Pietra d’Inciampo o d’Angolo, scartata dai costruttori, sulla quale la Santa Chiesa potrà continuare ad Edificarsi sulla Terra, prima del/ fino al Suo Trionfo Finale. Il “codice” Ratzinger, di cui tanto si parla, è Reale, Tangibile, Vivo, ed è fatto da una miriade di parole, segni, riferimenti, meditazioni… quanti ne contengono, si potrebbe dire non a torto, le Stesse Sacre Scritture….. si basa e si fonda sul diritto canonico ( la Legge), sull’escatologia, sull’Esempio, sulla Parola…. e richiama, continuamente e profondamente, ad un vero e proprio scavare nella singola coscienza di ogni credente, nella Fede più intima e nascosta, da tanti spesso dimenticata o soffocata, in un rinnovato slancio, in una nuova “chance “, interrogando seriamente se stessi su quello che il Signore Oggi Rappresenta o Comporta nella propria vita, all’interno della quale il Signore Chiede a ciascuno di compiere lo stesso passo di lato Chiesto al Suo Vicario, per andare ad occupare il posto giusto dove AttenderLo, diventando ciascuno le Nuove Pietre d’Angolo Partecipanti al Trionfo della Sua e Nostra Santa Madre Chiesa!
Caro E.A,
una domanda: se Cionci non avesse elucubrato circa il “codice Ratzinger” , lei affermerebbe oggi che esso ” è Reale, Tangibile, Vivo”?
Caro Nippo, nel mio commento, come si può ben constatare, ho virgolettato solo la parola “codice” e non Ratzinger, proprio nell’intento di conferire, senza sminuire di una virgola l’immane lavoro di A.Cionci (e senza peraltro qui considerare tutto il lavoro successivo ed in continua evoluzione di Cionci stesso) un respiro più ampio e se è possibile più onnicomprensivo al cosiddetto codice o linguaggio Ratzinger! Il libro parte da un dato oggettivo costituito da un’anomala rinuncia, da cui si dimostra, ampiamente e giuridicamente, la sua invalidità come abdicazione…. Da qui ne scaturisce, sempre nel libro, un filo conduttore linguistico, comportamentale, giuridico, formale, messo in atto da Papa BXVI stesso. Fatta questa doverosa premessa,la mia risposta al suo quesito è si, se lei si riferisce appunto solo al libro,Il perché è già insito nel mio precedente intervento, e cioè perché ritengo che il “codice” Ratzinger non si esaurisce o si limita ad un linguaggio tecnico, giuridico o formale, seppur esso risulti fondamentale, ma lo oltrepassa e va ad integrarsi con gli innumerevoli altri “codici” che si possono “leggere”, estrapolare dal suo Storico ed imprescindibile Passo di lato. In definitiva il tanto discusso e vituperato lavoro di A.Cionci, può per tanti, costituire un indispensabile e fondamentale punto di partenza, per altri una solida conferma, un punto di arrivo, un sigillo di Ragione a quello che la Fede non si stanca e continua o riesce ancor prima a rivelare… È come se la Legge Divina ( in questo caso il Diritto Canonico) dimostrasse di Essere Sempre Giusta e Perfetta, Mai in Contraddizione con Se Stessa o Contro coloro che Amano il Signore! Al contempo la Fede non Smette mai di Sorprendere, ti Svela scenari, chiavi di lettura, linguaggi fin’ora inimmaginabili, ma Pienamente coerenti a quel Messaggio Evangelico, per molti, troppi versi dimenticato o accantonato, e che Oggi si Fa più Concreto, Tangibile, Vivo, ed aggiungo più Urgente che mai!!!
Non posso fare a meno di rilevare come la sensibilità espositiva di E.A. evochi molto dappresso lo stile recensorio della Scuola di Soriano nel Cimino, cui mi onoro di far parte dal lontano 1987 e cui si devono alcune delle più penetranti ricognizioni sulla monumentale opera ricordata da E.A. Per gli studiosi interessati agli stilemi della Scuola di Soriano rinvio a V. Vigolo, “Il vello stile nella produzione livraria sorianiana”, Edizioni Potapota, Vergamo 2003.
Grazie.
Verosimilmente avrebbe asserito che è reale, tangibile e vivo, ma con le iniziali minuscole. A diversi individui, infatti, l’opera cionciana ha dilatato le soglie della percezione, come esaustivamente illustra Artemio Brindolo nella sua splendida “Introduzione alla psichedelia cioncista” (Livorno Suol D’amore edizioni, Roma 2022).
Ho utilizzato le lettere maiuscole perché, chiaramente, mi riferisco al “codice” in quanto Espressione dell’Operato di un legittimo Vicario di Cristo, attraverso il quale si Esplica, si Manifesta e si Compie la Volontà Stessa del Signore! Ricordo, infine, che in questo caso non sono in ballo premi di narrativa, candidature alla migliore sceneggiatura, o posti vacanti per gli effetti speciali… ma SOLO la SALVEZZA ETERNA e su questo inviterei a riflettere. Seriamente.
Benedetto XVI era il vero Papa e Cionci è il suo profeta.
Eh ma era modernista! Era modernista! E hegeliano! E ci ha regalato il monstrum giuridico del papa emerito! Ed è tutta colpa del Concilioh !
Ammesso e non concesso che lei sia il vero Andrea Cionci, esprimo il mio parere sulla sua fatica attorno alla presente condizione ecclesiale.
Benedetto XVI è l’umile operaio della vigna del Signore. L’umiltà è un tratto significativo della sua personalità, aliena da protagonismi. Poi c’è la fede: indubbiamente un uomo degno di portare il nome di Giuseppe.
Ha voluto bene veramente a quanti gli hanno fatto del male, nella Chiesa è fuori. Ha sopportato le persone moleste e gli attacchi scomposti di modernisti e tradizionalisti.
Poi ha fatto un passo di lato, non indietro.
È rimasto Papà fino alla morte, accettando gli eventi e rispettando chi è subentrato. Costui per altro ha tolto quello di Vicariò di Cristo dai suoi titoli. Evidentemente sa di essere dove sta per volontà di uomini.
Non ritengo che esista un codice Ratzinger per il semplice motivo che sarebbe un protagonismo autoreferenziale.
C’è’ la fede di San Giuseppe, che avvertito accetta lo scandalo e avvertito ancora molla tutto e va in Egitto. C’è la contemplazione del bambino perduto e ritrovato nel tempio. Ci sono anni silenziosi e una morte in sordina…
Ma sapendo che è tutto in mano a Dio, specialmente la sua vigna, che qualcuno vorrebbe trasformata in un presidio slow food con vasca idromassaggio e conferenze a tema, chiacchierando.
Il passo di lato è canonico, con conseguenze canoniche, che emergeranno. La situazione è umanamente precipitata, ma nelle mani di Dio.
Benedetto XVI ne aveva piena contezza.
Le argomentate e costruttive osservazioni del commentatore A. Cionci possono essere utilmente integrate con la lettura del mio recente saggio “I cenci conciliari alla luce delle ciance moderniste”, ediz. La Signora di tutti i Gladii, Frosinone 2021, ora in appendice ad AA.VV., “La dialettica ratzingeriana e la crisi del nepotismo trascendentale: una prospettiva”, a cura di Artemio Brindolo, Donato Brindolo, Felice Brindolo, Fausto Brindolo e Rita Brindolo-Necchi, LaMazza, Perugia 2024 (pp. 780-1043).
Per il numero di volte che si parla di contemplazione, in questo articolo, sono andato a cercare sulla Bibbia, ed ho trovato degli splendidi versetti.
CONTEMPLA
CONTEMPLO
CONTEMPLARE
CONTEMPLINO
CONTEMPLARONO
CONTEMPLERANNO
CONTEMPLATA
CONTEMPLA
Numeri 27,12
Deuteronomio 3,27
2Maccabei 7,28
Giobbe 35,5
Giobbe 36,25
Siracide 16,21
CONTEMPLO
Genesi 19,28
Numeri 23,9
Numeri 24,17
Tobia 11,14
Siracide 49,8
Atti 7,56
CONTEMPLARE
Genesi 18,16
1Cronache 17,17
Salmi 26,13
Salmi 62,3
Siracide 42,25
Daniele 10,8
CONTEMPLINO
Salmi 110,2
Giovanni 17,24
CONTEMPLARONO
Siracide 17,11
CONTEMPLERANNO
Giobbe 19,27
Siracide 15,7
Isaia 33,17
CONTEMPLATA
Sapienza 6,12
CONTEPLATO
2Maccabei 2,4
Siracide 43,31
1Giovanni 1,1
Prendo spunto da due affermazioni.
1) «A un certo punto l’intelligenza filosofica e teologica dell’uomo si arresta nel tentativo di dare risposte ai vari perché. Accade di fronte all’Assoluto, che è tale non avendo un perché».
2) «Il contemplativo non è un intellettuale organico al sistema, ma un annunciatore di un modus vivendi, un habitus contemplativo».
Il punto 1) mi sembra confermare che “a un certo punto” … bisogna tacere: è l’Assoluto che esige l’altrettanto assoluto Silenzio. Pensieri e parole analizzano, spiegano, interpretano, organizzano: tutte operazioni che si svolgono, anzi si agitano nella storia, perciò nel tempo, senza poter mai cogliere l’Assoluto.
Il punto 2) mi sembra confermare che se assolutizzata, l’organicità del sistema, e quindi la dottrina, piuttosto che un ausilio incentivo al modus vivendi contemplativo, ne diventi un freno o addirittura un impedimento. La contemplazione è un volo libero o non è. Un volo che deve poter uscire dalla gabbia del sistema (senza alcun disprezzo della gabbia), e farsi sempre più leggero e muto, sino a che l’Assoluto non lo assimili a Sé.
La Scala Coeli non è fatta di pensieri e le parole, bensì di Silenzio.
Per esempio il silenzio al quale si è volontariamente consegnato Benedetto XVI ponendosi “di lato”, accanto.
Non è scomparso e anche silenzioso ha infastidito quelli che non lo sopportavano “attivo”. Un novantenne che fece il Concilio condividendone lo spirito molto ciarliero ne ha poi riconosciuto (e rintuzzato per quanto possibile) la deprecabile deriva, riconoscendo l’errore del modernismo. La frana ecclesiale degli ultimi decenni è stata smascherata e così contro di lui si sono scatenati i corifei del nuovo, insofferenti ad ogni limite.
La Dominus Iesus, scritta da cardinale, è come un faro nella tempesta, come l’impegno per ridare dignità alla liturgia e quello per sollevare la Scrittura dall’insulto delle esegesi in voga.
L’ha fatto liberamente (sua sponte), ma non ha mai detto che non fosse forzato da voleri e poteri.
La sua denuncia della dittatura del relativismo e l’insistenza sulla Verità, l’ha fatto odiare: l’Università di Roma (paradossalmente chiamata La Sapienza) gli ha chiuso le porte in faccia!
Se ne è stato in un cantuccio fino alla morte, sperando nel Signore. Sono certo che non si è mai sentito abbandonato o confuso.
Sono incantata !
Pour la deuxième fois…