Lucifero, San Michele Arcangelo. Lorenzo Lotto ci Insegna Qualcosa? Il Matto.
6 Febbraio 2024
Marco Tosatti
Carissimi StilumCuriali, il nostro Matto offre alla vostra attenzione queste riflessioni su San Michele Arcangelo e soprattutto su Lucifero, non più angelo e non ancora diavolo…Buona lettura e meditazione.
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LORENZO LOTTO CI INSEGNA QUALCOSA?
a cura del Matto
Lorenzo Lotto, San Michele scaccia Lucifero
Dall’articolo di Francesca Anita Gigli dell’1/2/24 in finestresullarte.info
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«Un braccio candido e quasi lunare tenta di afferrare una mano sotto di lui: è l’arcangelo Michele, avvolto dal chiarore divino di una nube, che sembra nell’ultimo disperato e vano tentativo di salvare la sfrontata stella del mattino, ancora in fattezze umane e armoniose, ormai decadente. La pala di Lorenzo Lotto, datata tra il 1545 e il 1550, rappresenta proprio san Michele Arcangelo dal busto stretto in una corazza che al di sotto indossa una veste rosso cremisi mentre caccia, incerto, Lucifero nelle tenebre. “Ma essi lo hanno vinto per mezzo del sangue dell’Agnello”, ricorda il testo dell’Apocalisse (12:7), “e grazie alla testimonianza del loro martirio; poiché hanno disprezzato la vita fino a morire. Esultate, dunque, o cieli, e voi che abitate in essi. Ma guai a voi, terra e mare, perché il diavolo è precipitato sopra di voi pieno di grande furore, sapendo che gli resta poco tempo”. In molti tentarono, nel corso delle proprie vite mortali, di descrivere la caduta di Lucifero, ma nessuno lo dipinse con la potente e aggraziata umanità di Lorenzo Lotto nella sua grande opera San Michele caccia Lucifero.
Certo, sicuramente le nostre menti potranno condurci velocemente al ricordo de L’angelo caduto di Alexandre Cabanel del 1847, oppure ancora a Guillaume Geefs con il suo Genio del male del 1848, ma fu certamente il pittore veneto, nato nel 1480, tra i primi a restituire un volto umano ed efebico a quell’angelo decaduto, che tanto ci somiglia e spaventa. Fu nel ‘Libro di spese diverse’ che Lotto disse di aver consegnato nel settembre 1542, per la chiesa di San Lio a Venezia, una “pala de un San Michele cobatere et caciare Luciffero”, mentre nel 1545 acquistò a Treviso “un telar per l’altro san Michiel”, quello che con tutta probabilità divenne il dipinto esposto, dopo il restauro, alla mostra Lorenzo Lotto e Pellegrino Tibaldi. Capolavori dalla Santa Casa di Loreto (fino al 17 marzo 2024). L’opera, definita dallo stesso Lotto “el quadro de Lucifero”, fu esposta nel 1550 presso la Loggia dei Mercanti di Ancona, ma rimase tristemente invenduta. Senza perdersi d’animo, allora, decise di portarla con sé insieme ad altre opere presso Loreto e farne dono al Santuario della Santa Casa in concomitanza con il suo atto di oblazione dell’8 settembre 1554.
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Gli svariati studi condotti hanno persino scoperto come la spada, sollevata dietro la schiena di San Michele, non fosse altro che un ripensamento dell’artista che originariamente la posizionò davanti al busto dell’arcangelo, cogliendolo così nell’atto di spezzare la fascina-torcia dell’eterno decaduto. Questo tornare sui propri passi e riposizionare l’arma, descrivendo una scena di poco antecedente, permise a Lorenzo Lotto di caricare la scena di un’emotività struggente in cui il santo sembra impegnarsi in un gesto estremo di carità cercando di attirare a sé Lucifero. Il quale, cadendo, quasi a voler compiere diniego, tenta l’ultimo disperato atto d’orgoglio e insubordinazione a chi si fece messaggero della volontà di Dio.
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Nel combattimento di Michele Arcangelo contro Lucifero è possibile ammirare le ali dei due protagonisti di un blu ultraterreno ed evanescente che afferrano e catturano ogni sguardo, mentre solo in un secondo momento si noterà un Lucifero dalle sembianze ancora angeliche ad eccezione della coda da demone e le unghie dei piedi affilatissime e nere che sono visibili quasi nitidamente proprio grazie al prezioso e recente restauro. È un Satana, quello di Lotto, colto nell’infinito atto di precipitare. Un Satana che non è ancora caduto, ma sta cadendo verso quell’inferno che da molte religioni è considerato un luogo di perdizione, disperazione assoluta e punizione, dove le anime più malvagie sono destinate a scontare tremende punizioni per l’eternità. Un angelo caduto che non è ancora quel comune diavolo dai tratti mostruosi, ma è semplicemente la stella del mattino che ebbe l’ardire di sfidare Dio.
Lucifero, convinto arrogantemente del suo piano, sfida infatti il divino, perdendo, e Lotto sembra predire rabdomanticamente il percorso che intraprese lo scrittore John Milton nel 1667 con il suo Paradise Lost: “Me miserevole! per quale varco potrò mai fuggire l’ira infinita, e l’infinita disperazione? Perché dovunque fugga è sempre inferno: sono io l’inferno; e nell’abisso più fondo un altro abisso ancora più profondo si spalanca, e minaccia di divorarmi, e a confronto l’inferno che subisco mi sembra essere un cielo”.
Trovandosi dinanzi a questa magniloquente pala si potrebbe avere la sensazione che possa parlare di noi poiché l’errore compiuto da Satana è lo stesso che facciamo ogni giorno vagando in questo mondo mentre cerchiamo di rendere irrilevanti le incertezze, le insicurezze, le sofferenze che ci tengono per mano ogni giorno. Mentre proviamo a cancellare l’esistenza del fallimento e della morte incombente. E come sempre, alla resa dei conti, cadiamo davanti a quella granitica certezza che rimarremo sempre noi stessi, nudi davanti alla vita e nudi davanti alla morte. Perché alla fine, alla personale resa dei conti, quel buio abisso in cui cadremo lo avremo dipinto con le nostre mani».
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«La potente e aggraziata umanità di Lorenzo Lotto»
N.d.c. Si noti l’intensa, drammatica comunicazione fra gli sguardi.
« Un braccio candido e quasi lunare tenta di afferrare una mano sotto di lui che sembra nell’ultimo disperato e vano tentativo di salvare la sfrontata stella del mattino, ancora in fattezze umane e armoniose, ormai decadente»
«mentre caccia, incerto, Lucifero nelle tenebre»
«fu certamente il pittore veneto, nato nel 1480, tra i primi a restituire un volto umano ed efebico a quell’angelo decaduto, che tanto ci somiglia e spaventa»
«caricare la scena di un’emotività struggente in cui il santo sembra impegnarsi in un gesto estremo di carità cercando di attirare a sé Lucifero»
«un angelo caduto che non è ancora quel comune diavolo dai tratti mostruosi, ma è semplicemente la stella del mattino che ebbe l’ardire di sfidare Dio».
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Tag: Lorenzo lotto, lucífero, matto, san michele
Categoria: Generale
Purtroppo, nella pubblicazione non figurano gli ingrandimenti dei volti di Michele e Lucifero, dai quali si evince la drammaticità dell’evento nel quale entrambi sono coinvolti.
Ho messo in risalto i passaggi in cui l’Autrice dell’articolo mostra di cogliere un particolarissimo messaggio – un insegnamento – nell’opera di Lotto. Michele ha da compiere la sua missione, cioè l’azione bellica per sconfiggere Lucifero, ma l’impresa non è affatto “giustizialista”, spietata, personalistica, bensì conserva i tratti della carità, seppur possente quanto disperata, anzi possente proprio perché disperata.
L’Arcangelo ottempera alla sua funzione in maniera impersonale, senza giudicare, trasceso invece da un’esitazione misericordiosa, da un’intenzione salvifica nei confronti dell’Angelo ribelle. Si direbbe che Michele compia l’azione bellica non escludendo fino all’ultimo il pentimento di Lucifero. Davvero straordinarie le espressioni dei due volti, i cui sguardi rivelano l’intensità drammatica fuori del comune dell’evento.
Il nobile comportamento dell’Arcangelo testimonia lo STATO INTERIORE DI NON BELLIGERANZA (di cui ho scritto in un precedente articolo), che proprio in quanto tale giustifica l’azione bellica. Può fare la guerra soltanto chi l’ha estirpata dal proprio cuore e l’ha “sostituita” con la compassione per il nemico.
Si può ben dire che Michele è l’Arcangelo … Samurai, dacché una delle virtù contemplate dal Bushido – di valore universale – è proprio la Compassione (Jin 仁) nei confronti di chiunque, quindi anche dell’avversario.
Hai fatto bene…molti pensieri si possono derivare da questa immagine: anche quella del Sosia e dell’Alter Ego.
Lotto, formalmente accademico, dall’Accademia rifuggiva
..come nella nota (spero) “Annunciazione” dove- tra le altre novità-compare anche un micio spaventatissimo…e ne aveva tutte le ragioni…
“…L’Arcangelo ottempera alla sua funzione in maniera impersonale…”.
È vero. È impressionante come l’opera rappresenti alla perfezione questa cosa. “Impersonale” è proprio l’aggettivo a cui ho pensato osservando l’espressione di Michele.
Molto affascinante…in realtà la differenza sostanziale tra le due figure sta nel posizionamento delle ali: dorsale per Michele, tricipite per Lucifero. Dal momento che L.Lotto era un pittore innovativo ( ma anche assai colto ), che cosa avrà voluto esprimere?
Ottima osservazione.