Libertà e Autorità. Alla Ricerca di un’Armonia Fondata sulla Verità. Fede e Cultura.

5 Febbraio 2024 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, vi parliamo di un libro, “Libertà e Autorità”, edito da Fede e Cultura, che si avvale dei contributi di Danilo Castellano, Samuele Cecotti, Giampaolo Crepaldi, Arturo A. Ruiz Freites, Gianluca Trombini, Giovanni Turco. Qui sotto trovate la prefazione di don Samuele Cecotti e l’introduzione dell’arcivescovo Giampaolo Crepaldi. Buona lettura e condivisione. 

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La Dottrina sociale della Chiesa afferisce all’ambito della teologia morale e, nello specifico, alla morale sociale, ovvero alla scienza pratica che ha per oggetto non propriamente il bene e il male riguardo alla singola persona (morale monastica), ma il bene e il male dell’uomo in società, delle diverse società in cui si dà la vita degli uomini, dalla famiglia alla comunità politica passando per i corpi sociali intermedi (vicinie, municipi, aziende, corporazioni, confraternite, società di mutuo soccorso, sindacati, università e accademie, comunità locali, associazioni, sodalizi, consorzi, ecc.).

Ogni società necessita di un principio formale, di un principio d’unità, e dunque necessita di un’autorità che eserciti il governo in e su quella data società: dall’autorità del pater familias nella società domestica sino all’autorità del re nella comunità politica.

La considerazione filosofico-teologica dell’autorità è, dunque, centrale nella Dottrina sociale della Chiesa e, in genere, nella morale sociale e politica. Autorità che la sapienza della Chiesa ci invita a considerare dentro l’orizzonte giusnaturalista del realismo classico-cristiano come ministerialità (di governo) ordinata al bene comune, alla crescita-sviluppo secondo la natura propria della società e di ciascuno dei suoi membri. L’autorità è dunque a servizio dei governati, avendo come fine il loro bene, il loro sviluppo naturale.

L’autorità presuppone un ordine naturale di giustizia cui è vincolata e che deve servire traducendolo in atti di governo adeguati al bene della comunità concreta che regge.

Per la Dottrina sociale della Chiesa l’autorità, che sia quella del padre o quella del re, quella di un sindaco o di un titolare d’azienda, d’un magistrato o d’un rettore d’università, non è mai arbitraria, non è mai assoluta, non è mai rimessa alla pura volontà; è sempre ministero di servizio vincolato a un fine dato dalla natura delle cose, a un ordine di giustizia inscritto nella natura dell’uomo. Inoltre, l’autorità umana rimanda sempre all’autorità di Dio, di cui è riflesso e da cui deriva.

Ecco allora l’impossibilità di assimilare l’autorità intesa in senso classico-cristiano con il moderno principio di sovranità, proprio perché l’idea moderna di Stato e il principio di sovranità che ne è a fondamento negano in radice l’autorità come servizio al bene comune, come ministerialità per la crescita secondo natura, come potestà moralmente ordinata secondo giustizia e discendente da Dio.

In questo volume si raccolgono i contributi di quattro autorevoli studiosi – il professor Danilo Castellano, ordinario di Filosofia politica, già preside della facoltà di Giurisprudenza a Udine e accademico di Spagna; il professor padre Arturo Ruiz Freites IVE, sacerdote e religioso dell’Istituto del Verbo Incarnato, teologo e prorettore della Gustav Siewerth Akademie; il professor padre Gianluca Trombini IVE, anch’egli sacerdote e religioso dell’Istituto del Verbo Incarnato, filosofo e curatore del Progetto culturale Cornelio Fabro; il professor Giovanni Turco, docente di Filosofia del diritto e membro della Pontificia Accademia di San Tommaso – introdotti dall’arcivescovo Giampaolo Crepaldi, uno dei massimi esperti di Dottrina sociale della Chiesa a livello mondiale.

Sono così editi gli Atti del V Convegno “San Tommaso e la Dottrina sociale della Chiesa”, svoltosi on-line il 25 settembre 2021 e dedicato a “Libertà e Autorità”.

Libertà e autorità che la triste stagione della “emergenza Covid” ha evidenziato come binomio centro della crisi radicale della liberal-democrazia. L’illusione liberale si è sciolta come neve al sole, mostrandosi in tutta la sua illusoria fallacia, proprio nella gestione della “pandemia Covid” da parte dei governi occidentali liberal-democratici. Diritti proclamati sacri e inviolabili dal dogma liberale, spazi di privacy considerati non raggiungibili dal potere dello Stato, paradigmi ideologici costituenti il cuore del sistema liberale sono stati spazzati via a colpi di atti amministrativi da parte di un potere statale virtualmente assoluto e totalitario (almeno nelle pretese) con l’unica giustificazione data dallo stato di emergenza (sanitaria).

L’Osservatorio internazionale Cardinale Van Thuân sulla Dottrina sociale della Chiesa, assieme all’Istituto del Verbo Incarnato, alla Società Internazionale Tommaso d’Aquino e alla Gustav Siewerth Akademie, ha voluto dunque offrire, ai molti che hanno compreso la contraddizione del sistema liberale magari proprio durante la folle gestione della “emergenza pandemica”, la luce intellettuale che viene dalla millenaria dottrina cattolica sulla vera libertà e sulla legittima autorità, su che cosa sia la libertà dell’uomo e su che cosa sia l’autorità, sul legame inscindibile tra autorità e libertà nella concreta vita degli uomini, sul comune vincolo di libertà e autorità nella verità, sull’orizzonte metafisico in cui si radicano libertà e autorità.

Ne emerge un concetto di libertà e di autorità che nulla ha a che vedere con quello corrente moderno e postmoderno, anzi, a esso si oppone essenzialmente.

Come al moderno principio di sovranità è necessario opporre il vero concetto di autorità, così è ugualmente necessario comprendere la libertà nella sua verità ontologico-antropologica, disvelando simultaneamente l’impostura della libertà liberale, della liberté rivoluzionaria. In questo, il contributo di padre Cornelio Fabro, forse il più grande filosofo tomista del Novecento e certamente il pensatore cattolico che più ha studiato il problema della libertà, è decisivo.

Compresa la contraddizione essenziale tra libertà cristiana (metafisicamente fondata) e libertà moderna (volontaristica), tra autorità in senso classico-cristiano e sovranità moderna, si tratta di lavorare per restaurare il vero concetto di libertà e la vera autorità: compiere cioè quell’opera controrivoluzionaria che è alla base del progetto sociale di Leone XIII e che regge tutto il corpus leonino della Dottrina sociale.

Si tratta di confutare gli errori della modernità ideologica e di rifiutare consapevolmente gli inganni del sistema liberal-democratico (tanto più ora, dopo gli “anni del Covid”, quando il sistema ormai mostra il proprio volto totalitario) per lavorare, invece, alla riedificazione della Societas christiana in cui la vera autorità (moralmente qualificata, discendente da Dio, finalizzata al bene comune, a servizio dell’ordine naturale di giustizia) si coniuga armonicamente con l’esercizio della sana libertà nel comune fondamento della Verità.

Anche per questo, di anno in anno, l’Osservatorio Van Thuân organizza il convegno “San Tommaso e la Dottrina sociale della Chiesa”, per trovare nel Dottore Comune la forza intellettuale per un impegno immenso e apparentemente impossibile nell’Occidente dissoluto e dissolutore d’oggi: restaurare la Civiltà Cristiana, restaurare la Res publica christiana!

Don Samuele Cecotti

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Il fondamento teologico della vera libertà e della legittima autorità

Introduzione

Cari amici sono contento di avviare con questo mio breve intervento introduttivo il Quinto convegno annuale su san Tommaso e la Dottrina sociale della Chiesa continuando così la tradizione dei precedenti convegni: questi hanno lo scopo di affrontare non argomenti particolari ma di costruire nel tempo un approfondimento organico delle basi teoretiche della Dottrina sociale della Chiesa in relazione alla filosofia e alla teologia cristiane eminentemente rappresentate dal pensiero dell’Aquinate.

Dopo aver trattato, nelle precedenti edizioni, il tema del bene comune, della sussidiarietà, del diritto/della legge e della persona umana, gli organizzatori quest’anno propongono di fissare lo sguardo sul tema della libertà e dell’autorità. Non si potrà certo negare l’importanza dell’argomento e la necessità urgente di fare un’adeguata chiarezza in proposito: a questo riguardo i relatori, che ringrazio vivamente per la loro partecipazione, non presenteranno tanto la fenomenologia sociale e politica della libertà e della autorità, quanto piuttosto si occuperanno del fondamento ontologico sia dell’una che dell’altra, illuminando così anche la fenomenologia sociale e politica. Essi inoltre non potranno non parlare anche di un terzo elemento fondamentale che, pur non apparendo nel titolo, giocherà un ruolo decisivo, cioè il tema della verità.

La Dottrina sociale della Chiesa fin da subito ha istruito i fedeli sul rapporto tra libertà ed autorità politica. La teologia politica cattolica che riprende e purifica la filosofia politica classica ha doverosamente affrontato queste tematiche di fondo. Anche la Dottrina sociale della Chiesa moderna a cominciare dalle encicliche che qui voglio ricordare di Leone XIII: la Libertas, in primo luogo, sulla libertà e la Diuturnum illud, sulla autorità. La Dottrina sociale della Chiesa è partita proprio da lì, segno che si tratta di due pietre d’angolo fondamentali per la costruzione dell’edificio. San Giovanni Paolo II, poi, nella Centesimus annus,  e papa Benedetto XVI, nella Caritas in veritate, hanno confermato, nei suoi imprescindibili tratti di fondo, l’insegnamento tradizionale del Magistero sulla libertà e sull’autorità.

Uno dei tratti più caratteristici di questo insegnamento è il loro rapporto con la verità. A questo proposito la visione cattolica è molto precisa, puntuale e chiara: la libertà senza verità diventa un arbitrio privo di fondamento, un volontarismo assoluto e privo di criteri di senso, una pretesa di eliminare l’indisponibile con la conseguenza di trovarsi in una situazione di conflittualità permanente cui solo la eliminazione delle libertà da parte di un più forte potere può porre rimedio, ma a caro prezzo.

Questo essenziale rapporto con la verità è stato, lo sappiamo, criticato da molti – e la critica rivolta era quella di intellettualismo. L’antropologia cattolica segna un primato dell’intelletto sulla volontà, perché non si può volere se non ciò che si conosce, ma, nello stesso tempo, considera la volontà come un elemento che mobilita tutte le facoltà della persona comprese quelle dell’intelletto. L’accusa di intellettualismo è quindi infondata e mira a separare la libertà dalla verità anteponendo così l’esistenza all’essenza.

Cari amici, ci si scontra qui con una grande questione con cui tutt’ora dobbiamo fare i conti. La questione della visione moderna della libertà che, nei suoi principi, contraddice la visione classica e anche cattolica. Senz’altro, sono certo, in maniera appropriata questo Convegno che si sta celebrando se ne occuperà in maniera organica. L’accusa di intellettualismo viene mossa dalla modernità teoretica non solo ai concetti di libertà e autorità, ma a tutto l’impianto metafisico realistico della filosofia e della teologia cristiana. Si tratta pero di una accusa strumentale. Ad accusare di intellettualismo il realismo metafisico di san Tommaso è proprio il razionalismo moderno, provate a pensare da che pulpito arriva la critica! Il quale per impossessarsi della verità e gestirla nella prassi a proprio uso e consumo deve demolire la trascendenza dell’essere rispetto al pensiero, chiamandolo appunto intellettualismo.

Libertà e autorità oggi così rese antitetiche tra loro, ma anche unite; con la “autorità” fortemente impegnata in primo piano nel promuovere la liberta come licenza, salvo poi legare i cittadini presunti liberi al proprio ferreo dominio. Le dinamiche moderne di liberta e autorità, lo sappiamo bene, devono molto a Thomas Hobbes. Tra libertà e autorità si compie il destino dell’uomo. I due concetti devono essere esaminati a fondo anche nei loro aspetti che possiamo chiamare drammatici, per dirla con padre Cornelio Fabro: «Al momento cruciale, la electio, è alla volontà sola che è lasciato sospeso il destino dell’uomo, sola con Dio».

Come si vede da questi pochi e semplici accenni il tema del Convegno ha una portata enorme e vastissima. Oltre a seguire le relazioni del Convegno dovremo darci appuntamento alla pubblicazione degli Atti per compiere fino in fondo tutta questa vastissima ricerca di grande rilievo ed importanza. Buon lavoro a tutti.

+ Giampaolo Crepaldi

Arcivescovo

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