Bergoglio Lavora Ad Maiorem Soros Gloriam, Perón non c’entra. Quarracino.
29 Gennaio 2024
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, José Arturo Quarracino, che ringraziamo di cuore, offre alla vostra attenzione queste riflessioni chiarificatrici sulla matrice ideologica di Jorge Mario Bergoglio, e sulle ragioni delle sue azioni. Buona lettura e diffusione.
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L’impegno di JMB in politica è verso George Soros, non verso il peronismo.
Criticare l’attuale pontefice come peronista e ignorare il suo indegno impegno e la sua associazione con la plutocrazia globalista predatrice e genocida non solo è un grave errore di valutazione, ma porta anche all’impotenza spirituale, religiosa e politica di rendere la Chiesa cattolica missionaria ed evangelizzatrice, tollerando che i prelati “omoaffettivi” (Tucho Fernández dixit) siano un branco di satanisti, e non pastori del gregge affidato loro da Gesù Cristo.
Nel suo ultimo eccellente articolo, intitolato El proceso sinodal, la temible “caja de Pandora” [1], l’arcivescovo emerito argentino Héctor Rubén Aguer sostiene che l’immagine della Chiesa promossa da Papa Bergoglio è “come una piramide rovesciata: tutti gli organismi ecclesiali dovrebbero rimanere collegati al popolo e partire sempre dal basso”. Come argentino, vedo in queste inclinazioni papali la matrice ideologica peronista (mi spiego: il riferimento è al pensiero di Juan Domingo Perón, tre volte presidente dell’Argentina).
Ribadisco l’eccellenza di quanto detto da monsignore nel testo sopra citato, che nessun credente interessato all’attualità della Chiesa cattolica può non leggere; anzi, è un articolo da non perdere. Salvo un’avvertenza, che mi porta a dissentire per la prima volta dall’affermazione del prelato circa la “matrice ideologica” peronista che sottende la concezione bergogliana del “popolo”.
Questa credenza nell’immagine di un “Bergoglio peronista” non è esclusiva dell’arcivescovo. Ogni volta che si analizzano le diverse forme di comportamento politico di JMB, diversi scrittori hanno fatto ricorso a questa immagine, che è totalmente distorta e irreale, perché, a rigore, l’attuale vescovo di Roma non è mai stato peronista, né ha attinto ai suoi concetti e alla sua ideologia per formulare la sua dottrina ecclesiologica, per chiamarla così. Questa immagine distorta è stata alimentata dal fatto che all’inizio degli anni ’70, quando JMB era appena stato eletto superiore provinciale della Compagnia di Gesù in Argentina, riuscì ad avviare e mantenere un legame politico con un’organizzazione peronista dell’epoca – la Guardia di Ferro – legame che permise all’allora provinciale dei gesuiti di mettere nelle mani di questa organizzazione, nel 1975, l’amministrazione e la gestione della famosa Universidad del Salvador, fondata inizialmente dalla Compagnia nel 1958. Si trattò di un’alleanza tattica di circostanza, che si sciolse nel giro di pochi anni, interrompendo così i legami di Bergoglio con i vertici di quel gruppo[2].
In realtà, per comprendere gli atteggiamenti e i comportamenti di Bergoglio nella posizione che ricopre dal 2013, dobbiamo fare riferimento da un lato al suo gesuitismo, dall’altro alla sua subordinazione al globalismo promosso dalla dinastia Rothschild e alle strategie politiche perseguite da George Soros, operatore politico della suddetta famiglia bancaria.
Per quanto riguarda il primo punto, è tipico del suo gesuitismo agire formalmente come facevano i prelati generali della Compagnia di Gesù, tra cui lo stesso Sant’Ignazio di Loyola, esercitando spesso un comando assoluto e brutale alla maniera di un comandante militare, ad esempio destituendo vescovi senza motivo e senza rispettare le procedure amministrative canoniche. Un altro esempio di gesuitismo è stato anche la metodologia e la dinamica utilizzata nel Sinodo sulla sinodalità che i gesuiti esercitano nei famosi Esercizi Spirituali Ignaziani. E il ricorso alle riserve mentali che hanno caratterizzato le azioni nefaste e ipocrite di molti gesuiti nel corso della storia – il caso di Mirko Ivan Rupnik, il più recente di tutti – è ben spiegato in un recente articolo di Augustinus Hipponensis, “Joseph Ratzinger, il gesuitismo e San Pietro: questioni di coerenza”[3].
L’ultimo intervento di Bergoglio a difesa della sacrilega e blasfema Dichiarazione Fiducia Supplicans, in cui giustifica la benedizione “non liturgica e non rituale” per le coppie omosessuali, affermando che “quando una coppia viene spontaneamente a chiedere una benedizione, non viene benedetta l’unione, ma semplicemente le persone che hanno fatto insieme questa richiesta, non l’unione, ma le persone […]”[4], è un esempio molto chiaro di questo esercizio ipocrita delle riserve mentali tanto care al gesuitismo: “Non viene benedetta l’unione, ma le persone […]”. …]”[4], è un esempio molto chiaro di questo esercizio ipocrita delle riserve mentali tanto care al gesuitismo: ciò che sottende e viene “pensato” con questo argomento è che la coppia viene a chiedere una benedizione, ma al momento di essere benedetta l’unione si sfalda (? (????), e dopo la benedizione sono di nuovo uniti (????).
Per quanto riguarda il secondo punto, il populismo peronista di Bergoglio, purtroppo questa caratterizzazione non è vera, perché ignora il fatto che la “devozione” di Bergoglio al popolo ignora il fatto che questo approccio al popolo da parte del Vescovo di Roma non deriva dal suo tardivo avvicinamento al peronismo, ma dalla strategia della Compagnia di Gesù, delineata dall’allora Superiore Generale Pedro Arrupe e concretizzata nelle XXXI e XXXII Congregazioni Generali della Compagnia di Gesù (rispettivamente 1965-1966 e 1974-1975), di inculturare la Compagnia nella vita del popolo e di identificarsi con esso.
Vale a dire: Bergoglio non assimila o si appropria del concetto di “popolo” per la sua vicinanza al peronismo – il più grande movimento popolare argentino del XX secolo – ma per la sua appartenenza alla Compagnia di Gesù.
Perché è importante chiarire questa confusione? Perché ciò che Bergoglio ha promosso durante il suo pontificato non è stato il “populismo peronista”, ma la politica divisiva, multiforme e progressista promossa da George Soros negli ultimi decenni nel cuore delle comunità nazionali, per diffondere “nuovi” concetti e pratiche dal cuore dei popoli, totalmente contrari alla grande Tradizione umanista e cristiana che ha forgiato l’anima e i sentimenti dei popoli del mondo nel corso della storia. Qualcosa di molto simile a ciò che Bergoglio ha fatto nella Sede petrina: cancellazione della Tradizione liturgica e dottrinale, culto della Pachamama, critica all'”indietrismo”, nuovi “sviluppi pastorali dottrinali”, neutralizzazione del Magistero ecclesiale bimillenario, supremazia della “carità pastorale” sulla verità dottrinale, ecc.
Già nel dicembre 2020 don Jorge Mario ha formalizzato, insieme al cardinale Peter Turkson, l’alleanza del Vaticano con il Consiglio per il capitalismo inclusivo, promosso, istituzionalizzato e presieduto dalla baronessa Lynn Forester de Rothschild[5].
E nel corso dello scorso anno il Vescovo di Roma ha posto il controllo dell’insegnamento, della ricerca, della promozione e della diffusione della Dottrina sociale della Chiesa nelle mani delle Open Society Foundations della famiglia Soros, rifiutando l’evangelizzazione dell’America come parte dell’insegnamento della dottrina cattolica[6], incorporando nella struttura vaticana il Comitato Panamericano di Giudici e Giudici per i Diritti Sociali e la Dottrina Francescana come Associazione Privata di Fedeli di carattere internazionale e istituendo al suo interno l’Istituto per l’investigazione e la promozione dei Diritti Sociali “Fray Bartolomé de las Casas”, con finalità accademiche, didattiche e formative, con diversi membri direttivi legati alle Fondazioni Open Society[7]. 7] Il Vescovo di Roma ha così messo il controllo dell’insegnamento sociale della Chiesa cattolica nelle mani di uno degli operatori politici della famiglia Rothschild, allontanando i veri cattolici da questo apostolato sociale.
In altre parole: più che come Pontefice, don Jorge Mario Bergoglio ha agito nel suo pontificato come operatore politico di George Soros, l’uomo di paglia di una delle famiglie che possiedono il mondo. Questa è l’essenza della prassi papale di Bergoglio: trasformare la Chiesa di Cristo in un ibrido, ad maiorem Soros gloriae.
In questo senso, il Vescovo di Roma non sta commettendo un errore, né sta esercitando un papato eterodosso, ma un piano politico per colonizzare e neutralizzare l’opera missionaria ed evangelizzatrice della Chiesa.
Criticarlo come “peronista”, cosa che non è mai stato e non è, e ignorare la sua progressiva opera anticattolica è un grave errore, che porta all’impotenza spirituale, religiosa e politica, che è ciò che intende il grande Nemico di Dio e del genere umano.
Quando nel II secolo a.C. il re Antioco Epifane fece eseguire nel Tempio di Gerusalemme l'”abominio della desolazione”, Giuda Maccabeo e i suoi fratelli guidarono la ribellione contro il blasfemo sacrilegio[8]. Oggi, di fronte all'”abominio della desolazione” compiuto nel seno della Chiesa di Cristo, dov’è la ribellione cattolica?
José Arturo Quarracino
28 gennaio 2024
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[1] Se lo puede leer en https://gloria.tv/post/
[2] Los detalles de este vínculo y del mito de “Bergoglio peronista” se pueden encontrar en la entrevista “Bergoglio no es peronista”, publicada en https://gloria.tv/post/
[4] https://www.vatican.va/
[6] En https://press.vatican.va/
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Tag: bergoglio, quarracino, soros
Categoria: Generale
bergoglio viene dalla fine del mondo ( jules verne) e non lo comprendiamo . un po’ come Woitila . che per molto tempo non è stato compreso nella sua semplicità di fede . Per JMB parlare di coordinate culturali ovvero punti di riferimento del suo modo di pensare mi pare eccessivo . ripeto JMB è un povero perito chimico che poi è entrato nei gesuiti . come mai l’hanno accettato :era cosi brillante oppure aveva altri talenti ? di sicuro JMB aveva tanta fame ed ambizione . E tanta furbizia . Ha imparaticchiato dagli Arrupe e dalla generazione dei gesuiti post CVII . Ha imparato a cantare la “messa” dei capi ma essendo dotato di una furbizia grossolana ma genuina ha capito che non doveva il tenore con il rischio di essere reso superfluo al cambio di spartito . cosi all’arrupeismo ma sempre declinato sempre in seconda fila s’intende , ha sostituito le altre varianti del teologia della liberazione nelle varianti sudamericane e non centro americane, ma senza capirne nessuna . Ed alla fine schivando i colpi è rimasto l’unico o uno dei pochi che poteva prendere il volo in conclave . la mafia di sangallo lo ha scelto e l’elezione non è valida ? chi mette la mano sul fuoco che ratzinger non abbia avuto una cordata d’appoggio a sua volta ? gli accordi extra o pre quanto sono validi ai fini della invalidità dell’elezione ? qualche giorno fa a ouillet , il cardinale lussemburghese mi pare , veniva accusato di essere un volta gabbana :prima C&C con ratzinger ora C&C con Bergoglio . Pensate alla traiettoria di walter kasper da GPII a BXVI a francesco , verso il quale ora si mostra tiepido pronto a sganciarlo . sono uomini di potere oppure anche possiamo vederli come grandi funzionari . Di talleyrand che servi luigi XVI , napoleone e lugi XVIII si dice che servi la francia … non si dice che si riempi l’ego e le tasche no? Ecco bergoglio ha riempito il suo ego ma la la sua capacità è limitata . Fare il Papa non è una questione solo di potere anche se c’è anche quello . Sono rimasti nel collegio cardinalizio degli uomini di fede ? paradossalmente forse i “giovani turchi” forse lo sono .
Concordo sul fatto che Bergoglio sia un globalista convinto. I fatti depongono chiaramente a favore della tesi qui formulata. Va detto che la accettazione del globalismo, a mio avviso, non sia fine a se stessa, né è finalizzata ad un sostrato unipolare (Occidente), né ad un sostrato apolare (tecnocrazie sovranazionali). A me Bergoglio pare strizzare l’occhio all”alter mondialismo, marx- trozckista che sostiene la necessità delle migrazioni verso il mondo ricco e globalizzato di popolazioni non autoctone (i migranti), da sfruttare. Questi, opportunamente motivati da una rinnovata e globale lotta di classe, saranno il nuovo proletariato che metterà la parola fine ad ogni capitalismo con la rivoluzione universale. (Cfr. M. Hardt-A. Negri, Impero: il nuovo ordine della globalizzazione, 2003). D’altronde, Bergoglio non ha mai nascosto la sua simpatia verso il marxismo in salsa sudamericana.