Joseph Ratzinger, il Gesuitismo e S. Pietro: Questioni di Coerenza. Pensiero Cattolico.
23 Gennaio 2024
Pubblicato da Marco TosattiMarco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, offriamo alla vostra attenzione, su segnalazione di un fedele lettore del nostro sito, questo articolo apparso su Il Pensiero Cattolico, che ringraziamo per la cortesia. Buona lettura e diffusione.
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Augustinus Hipponensis
Joseph Ratzinger, il gesuitismo e S. Pietro: questioni di coerenza
Sed si subtiliter veritas ipsa requiratur,
hoc quod inter se contrarium sonuit,
quomodo contrarium non sit, invenitur
(S. Gregorio Magno, Homilia 7 in Evang., n. 1)
Secondo alcune prospettazioni, Joseph Ratzinger – Benedetto XVI, con il suo atto volontario di rinuncia, si sarebbe posto volontariamente in una condizione di auto-impedimento della sede e ciò allo scopo di “scismare” – si adopera proprio questo termine – gli eretici e gli oppositori al suo governo.
L’interrogativo che sorge è se questo piano, così congeniato, possa definirsi cattolico. Ne dubitiamo. Per coloro, che sostengono, invece, questa linea interpretativa, ciò sarebbe avvenuto, in quanto Benedetto XVI avrebbe agito nell’ambito di una restrizione mentale larga, modalità di azione, la quale – si afferma – sarebbe ammessa dalla teologia morale.
Andiamo con ordine.
Ad onor del vero, non ci sembra possibile applicare al defunto papa Benedetto le categorie moralistiche della restrizione mentale larga.
Per comprendere di cosa si tratta, dobbiamo ricordare che la restrizione mentale si verifica allorché, quando si comunica qualcosa, si restringe il significato delle parole che si proferiscono ad un altro senso, che non sarebbe così ovvio. In tale evenienza, se non vi sono circostanze esterne che aiutino l’ascoltatore o lettore a capire il diverso senso delle parole che si ascoltano o si leggono, si cadrebbe in un fenomeno di restrizione mentale stretta detta anche restrizione puramente mentale. Se, per es., si dicesse di aver visto una persona e non ci sarebbe alcuna circostanza esterna (ad es., un ritratto), che permettesse di poter intendere che si è vista quella persona solo in ritratto e non fisicamente, quell’affermazione sarebbe semplicemente menzognera e, quindi, immorale.
Tuttavia, v’è anche un altro tipo di restrizione mentale: quella larga. Il suo scopo intrinseco non sarebbe quello di indurre in errore, ossia far credere il falso, ma nascondere la verità in casi nei quali questa verità non debba essere manifestata, per es. per salvare delle vite umane.
La restrictio late mentalis con l’intenzione di nascondere la verità non è però lecita senz’altro e senza limiti: certamente si può tacere, a certe condizioni, una parte della verità, facendo appello al principio che non sempre è obbligatorio dirla positivamente, contemperando in tal modo le esigenze di giustizia con quelle della verità, ma altrettanto certamente mai la si può negare. I moralisti seri – i probati auctores – avevano però già messo le cose in chiaro, spiegando che, se il tacere la verità stravolga il senso di quello che si dice e induce in grave errore, non sarebbe più omissione di verità ma commissione di falsità … Questo va tenuto ben chiaro.
Quali sarebbero, dunque, le condizioni per una restrizione mentale larga? Si richiede che il nascondere la verità sia doveroso, o almeno molto utile, e non ci siano altri mezzi disponibili che questo. Queste sono le condizioni perché questa modalità di azione possa ritenersi lecita moralmente, che, in ogni caso, deve ritenersi non mezzo ordinario, ma eccezionale, in vista di un fine superiore, considerato doveroso o, almeno, utile.
Sulla casistica e sulla liceità morale di questa modalità di azione si è più volte interrogata la teologia morale, praticamente dai tempi di S. Agostino, e segnatamente sul quesito se sia lecito sempre e comunque dire la verità, anche allorché da questa possa derivare un grave danno per sé, ma soprattutto per gli altri (ad es., in tempi di persecuzione).
In epoca moderna, essa è stata una metodica particolarmente cara ai gesuiti, i quali pensavano di trovare un antecedente di questo trucco addirittura nel Vangelo di Giovanni, laddove Gesù dichiarava che non sarebbe andato in Giudea, quando invece vi andò “non pubblicamente, ma di nascosto”. Altro esempio lo si rinvenirebbe nel libro della Genesi allorché Abramo suggerì a sua moglie Sara, che era molto bella, che dicesse a tutti di essere sua sorella, in quanto temeva che, se avesse detto che egli fosse il marito e che l’aveva sposata ad Ur (Gen 11, 28-29), l’avrebbero ucciso pur di prenderla con sé (Gen 12, 13). Così Sara disse di essere sorella del Patriarca tanto al faraone d’Egitto (cfr. Gen 12, 11-13) quanto ad Abimelech (Gen 20,12). In seguito, Abramo spiegò ad Abimelech che Sara era davvero sua sorella, poiché condividevano lo stesso padre, Terach, sebbene avessero madri diverse.
Anche nella vita di Santi potrebbe ricercarsi comportamenti simili.
Un esempio spesso citato è un noto episodio della vita di S. Atanasio di Alessandria. Quando l’imperatore Giuliano l’Apostata stava cercando la morte di Atanasio, questi fuggì da Alessandria e fu inseguito lungo il Nilo. Vedendo che gli ufficiali imperiali stavano guadagnando terreno su di lui, Atanasio approfittò di un’ansa del fiume, che nascondeva la sua barca agli inseguitori, e ordinò a coloro che guidavano la sua barca, che tornassero indietro. Quando le due barche si incrociarono, gli ufficiali romani gridarono, chiedendo se qualcuno avesse visto Atanasio. Secondo le istruzioni del Santo, i suoi seguaci gridarono in risposta: «Sì, non è molto lontano». La barca, che inseguiva Atanasio, risalì allora frettolosamente il fiume, mentre Atanasio tornava ad Alessandria, dove rimase nascosto fino alla fine della persecuzione.
Un altro aneddoto spesso utilizzato riguardava S. Francesco d’Assisi. Una volta egli vide un uomo fuggire da un assassino. Quando poi l’assassino si imbatté nel Santo, questi gli chiese se la sua preda fosse passata di lì. Francesco rispose: «Non è passato di qui», infilando l’indice nella manica della tonaca, ingannando così l’assassino e salvando una vita. Una variante di questo aneddoto è citata dal canonista Martin de Azpilcueta per illustrare la sua dottrina di una parola mista (oratoria mixta), che unisce la parola e la comunicazione gestuale.
I gesuiti – e non solo loro – poi, adoperando di continuo questa categoria di restrizione mentale unitamente all’anfibologia, finirono per cadere nella casistica e nel probabilismo, tanto care a Bergoglio. Non desta meraviglia, quindi, se da ciò si siano accusati i gesuiti del c.d. gesuitismo, ovverosia di ipocrisia e doppiezza, messi anche in ridicolo dai commediografi come Molière, che nella commedia Il Tartufo (Tartuffe ou l’Imposteur), in cui Tartufo sarebbe il prototipo della perversità e della corruzione dissimulate ipocritamente e considerate come personificazione del gesuitismo.
Non a caso, specie nel ‘700, i domenicani criticarono aspramente queste metodologie.
Blaise Pascal, d’altronde, in un celebre passo di una sua opera, metteva in bocca ad un gesuita questa celebre frase: «Una delle cose più imbarazzanti che esistono è quella di evitare la menzogna, soprattutto quando si vorrebbe dare ad intendere una cosa falsa. A ciò serve meravigliosamente la nostra dottrina degli equivoci, grazie alla quale è permesso usare termini ambigui, facendoli intendere in un senso diverso da quello in cui li si intendiamo noi stessi, come dice [Tomas] Sanchez […]»; concludeva che quando non si trovassero parole equivoche, si doveva ricorrere a «la dottrina delle riserve mentali». Aggiungeva, infine, «Sanchez la espone al medesimo luogo: “Si può giurare, dice, di non aver commesso una cosa, sebbene la si sia effettivamente commessa, intendendo dentro di sé di non averla commessa un certo giorno, o prima d’esser nati, oppure sottintendendo qualche altra circostanza simile, senza che le parole di cui ci si serve abbiano senso alcuno che possa farlo capire; e questo è assai comodo in molti casi, ed è sempre giustissimo, quando è necessario o utile per la salute, per l’onore o per i propri beni”» (Blaise Pascal, Lettera IX).
Per Pascal – la cui presentazione della pratica appare più caricaturale che esatta – la riserva consisterebbe dunque nel “dire una piccola verità e una grande menzogna”.
Il papa Innocenzo XI, inoltre, nel condannare il lassismo, aveva anche stigmatizzato, nel 1679, la seguente proposizione ispirata dal Sanchez: «Se uno, da solo o davanti ad altri, interrogato o di sua spontanea volontà, per divertimento o per qualsiasi altro scopo, giura di non aver fatto qualcosa che in realtà ha fatto, intendendo però dentro di se un’altra cosa che non ha fatto, o una via diversa da quella nella quale ha fatto, o una qualsiasi cosa vera aggiunta, in realtà non mente e non è spergiuro» (Denzinger, 2126).
La discussione, intorno, dunque alla restrizione mentale non è stato così pacifico, visto che si è riproposto, come abbiamo detto, in diverse epoche. Per es., nei manuali inquisitoriali erano fornite indicazioni su come ci si dovesse comportare in presenza di imputati che ricorressero a questa metodologia, soprattutto per non rivelare eventuali correi.
Fin dall’inizio del XIII sec., nella Summa poenitentialis, composta tra il 1222 e il 1229, il domenicano S. Raimondo di Peñafort, penitenziere del papa, propose un caso reso classico da sant’Agostino (De mendacio, V, 5; V, 9 e XIII, 22-23) nella seguente forma: come dovesse agire colui al quale si domandasse dove si trovasse, in previsione di ucciderlo, un uomo ch’egli sapesse essere nascosto in casa sua. Per cavarsi d’impiccio, S. Raimondo suggeriva, cosa che Agostino non avrebbe fatto, l’impiego di una locuzione equivoca, “non mangia qui”, in latino non est hic, che però l’interlocutore avrebbe intenso nel senso più ovvio di “non è qui” (est può essere terza persona singolare del presente indicativo di edere, mangiare, come di esse, essere). E ciò per un’evidente buona ragione.
Il problema della restrizione mentale è, quindi, tuttora dibattuto in teologia morale. Certo è che, se tutti la usassero senza limiti ai casi più o meno urgenti, si dovrebbe continuamente temere di essere in errore circa il senso delle parole degli altri, cosa che renderebbe molto difficile la vita sociale e qualsiasi relazione.
Con riferimento a Benedetto XVI, da parte la circostanza che non sono emerse evidenze documentali, che dimostrino che il papa adoperasse questa metodologia e, d’altronde, non si comprenderebbe l’urgenza e la necessità di usarla. Per giunta, se fosse vera la prospettiva di coloro che sostengono che Benedetto avrebbe voluto, così facendo, “scismare” una parte della Chiesa, provocando l’espulsione di una parte, più o meno consapevole, di fedeli dell’intero orbe cattolico, vi sarebbe più di un dubbio sull’utilizzo lecito – da un punto di vista morale – di una siffatta modalità di azione.
Per cui, la figura del defunto papa Ratzinger ne uscirebbe seriamente compromessa, dal punto di vista dell’etica cattolica, dal momento che giammai la Chiesa ha inteso provocare – nella storia – una sorta di espulsione di massa, per giunta inconsapevolmente da parte di molti fedeli. Neppure all’epoca dell’eresia ariana, che pure era la maggioranza ai tempi di S. Atanasio, la Chiesa fece ricorso a siffatto metodo per espellere “senza che se ne accorgessero” gli eretici.
L’erroneità di attribuire a Ratzinger un pensiero quasi di stampo gesuitico si fonda, in realtà, sul convincimento che l’ufficio papale fosse di “proprietà” del papa, che, di volta in volta, lo ricopre; in verità, non è così, giacché esso – come qualsiasi altro ministero nella Chiesa – è di Dio ed è per il bene del gregge e per la gloria di Dio. Gesù stesso, durante la sua vita pubblica, ha indicato che gli uffici nella Chiesa sono a beneficio ed a servizio dei fratelli: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno. […] Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate nessuno “padre” sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo. E non fatevi chiamare “maestri”, perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo. Il più grande tra voi sia vostro servo; chi invece si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato».
Se è così, quindi, e se Ratzinger non è proprietario dell’ufficio papale, va dimostrato che abbia concepito il disegno “gesuitico” per il servizio dei fratelli. E che beneficio, di grazia, avrebbe apportato questo progetto alle pecore del gregge, che sono disorientate, confuse e perplesse? Soprattutto se è vero, come sostenuto, che il linguaggio adoperato da Benedetto XVI fosse “anfibologico” e quindi non facilmente intellegibile se non ad una cerchia ristretta di “eletti”, che l’avrebbero decodificato? Se fosse stato a beneficio dei fratelli, avrebbe dovuto parlare chiaro, con il limpido “sì, sì, no, no” evangelici, senza ricorrere ad un linguaggio equivoco, o se vogliamo “politico” o ricorrendo ad una riserva mentale larga.
Né può paragonarsi Ratzinger a Gesù, il quale parlava in parabole con gli avversari (gli scribi ed i settari farisei), ma non con i discepoli, cioè con i suoi seguaci perché, diceva il Signore, «a voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato». Al contrario, Ratzinger, stando alle mentovate chiavi di lettura, avrebbe usato il linguaggio “anfibolitico” con chiunque, sia amici sia avversari, senza lasciare alcuna spiegazione (come invece avrebbe fatto Gesù, il quale non mancava di decodificare il suo linguaggio ai discepoli), neppure scritta e post mortem. Almeno, ad oggi, non è noto nulla di tutto ciò.
In ogni caso, Gesù usava un linguaggio anfibolico, che comunque attingeva dalla realtà che aveva dinanzi e che lo stesso adoperava non tanto per celare certe verità agli avversari, quanto piuttosto per venire incontro ai semplici, facendo esemplificazioni tratte dalla vita quotidiana di tutti i giorni.
Comunque, a prescindere dal linguaggio ratzingeriano, assuntamente anfibolico, dicevo Ratzinger avrebbe commesso un gravissimo peccato. In effetti, egli portandosi presuntamente e volontariamente con sé l’asserito munus, certamente non sarebbe stato coerente con quanto Cristo avrebbe chiesto sempre ai suoi Vicari: cioè di patire e di soffrire con il proprio gregge.
L’esempio del Quo Vadis, evocato da taluno, appare illuminante. S. Pietro, come si sa, era in fuga da Roma, funestata dalla prima persecuzione, quella di Nerone. Per la verità, egli accettò la fuga su sollecitazione della comunità cristiana, che lo invitava a mettersi in salvo. Mentre era per strada, poco fuori le mura di Roma, sulla via Appia, si presentò il Signore, al quale l’Apostolo chiese dove stesse andando (Quo vadis Domine?). Gesù gli rispose che, se lui avesse disertato il suo popolo, sarebbe andato a Roma a farsi crocifiggere di nuovo (Venio Romam iterum crucifigi). Parole, il cui significato era quello di ammonire l’Apostolo per la scelta di darsi alla fuga e di indicargli quale fosse la via corretta da seguire. Pietro comprese il messaggio del Signore, tornò a Roma e accettò il martirio.
Benedetto XVI, quindi, assuntamente auto-impedito e prigioniero in Vaticano, avrebbe dovuto accettare sino in fondo il martirio e di morire, persino, piuttosto che fuggire dinanzi ai lupi (ricordiamo le parole del giorno di elezione di Ratzinger: «pregate perché non fugga dinanzi ai lupi»).
Cosa sarebbe successo?
Beh, se avesse accettato il martirio e quindi la sua suprema testimonianza, avremmo avuto un papa legittimo e pienamente legittimato.
Ma sarebbe salito al trono un Bergoglio, che è ritenuto un eretico?
Beh, questo a Ratzinger non interessava, perché – come detto – il papato non è del papa, che ricopre in un certo momento storico quell’ufficio, ma è di Cristo e Cristo avrebbe provveduto alla sua Chiesa, tenendo fede alla sua promessa «le porte degli inferi non prevarranno». O forse Ratzinger – dobbiamo supporre – non credeva a questa verità? O forse concepiva il papato come un ufficio secolare, non dissimile da quello di un qualsiasi Presidente della Repubblica?
Alcuni autori evocano a questo proposito – e direi giustamente – l’esempio di Enea Silvio Piccolomini, che, benché – non dico – eretico, ma che aveva certe idee non proprio ortodosse (era conciliarista! Ed i suoi libri erano all’Indice), eletto papa, col nome di Pio II, le abiurò formalmente, uscendo con la celebre frase “rifiutate Enea, accogliete Pio”.
Qualcosa di analoga fece anche Paolo VI, ricordando che Montini era morto e che c’era appunto Paolo.
Proprio per la garanzia soprannaturale che assiste l’ufficio papale, se Ratzinger avesse accettato il martirio ed avesse perciò pienamente rinunciato, sarebbe stato eletto un Bergoglio o chiunque altro, che, benché fossero stati grandi peccatori, c’era la garanzia che non avrebbero potuto deflettere dal depositum fidei. Se invece, oggi, Bergoglio deflette, gettando la comunità cattolica in confusione, ciò è da ascrivere alla grave responsabilità di Ratzinger che – stando menzionata chiave interpretativa – si sarebbe trattenuto volontariamente il munus, ritenendosene padrone e concependo erroneamente il papato come un ufficio politico con cui fare giochini di varia natura.
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Tag: dimissioni, munus, pensiero cattolico, ratzinger
Categoria: Generale
Ottimo articolo ! eccellente messa a fuoco della più credibile mens di BXVI, in tutti i suoi risvolti , in occasione della sua problematica e controversa rinuncia, vista nella maggiore obiettività possibile finora.
Grazie dott. Tosatti, per aver riportato questa acuta analisi il cui autore sgombra il campo da tante astruserie enigmistiche, inutili fumosità e illusionismi, non idonei a capire e chiarire la vessata questione sul tavolo da tanti anni.
Caro dottor Tosatti, mi chiedo come si può scrivere un articolo simile?
Riguardo alla restrizione mentale larga, ad esempio, ” con riferimento a Benedetto XVI non si comprenderebbe l’urgenza e la necessità di usarla”
Ma forse a qualcuno sfugge il complotto per ucciderlo.
E ancora “Gesù parlava così con gli avversari ma non con i discepoli”
Ma dov’erano i discepoli? Dov’erano i prelati che gli ubbidivano, che gli erano amici?
Molti non si degnavano neanche di dargli la mano!
Dirò di più
Quanti sono, ORA, i suoi amici?
Considerando gli articoli che leggo sul suo blog e negli altri blog cattolici, molto pochi
Anche dopo la sua morte non si perde occasione per dileggiarlo e screditarlo
Parlano di tutto divagano su mille argomenti senza riconoscere il punto fondamentale
Benedetto ha rinunciato al MUNUS?
NO
Da questo si può partire con i ragionamenti su tutto il resto
Altrimenti si scrive tanto per scrivere, non per la ricerca della Verità
Mi dispiace, ma non essendo normoragionante, non riesco a trarre un punto fermo dal confronto fra Pensiero Cattolico, Una Opinione, Signora di tutti i popoli e, perché no, Lucia Buttaro.
Troppe parole, troppe spiegazioni, troppi particolari per dimostrare un fatto semplice come la ritenzione del munus.
Grazie lo stesso.
Basta passare oltre senza soffermarsi (per quanto mi riguarda).
@ “La Signora di Tutti i Popoli” – Grazie per avermi salvato dalle finezze verbali di Enrico Nippo.
E, per intuizione e a favore della tesi che Ratzinger è rimasto pieno Papa anche dopo la “rinuncia” e fino alla sua morte, mi sento di avanzare (e quindi ognuno dovrebbe tenere conto che si tratta di una ardita opinone … che peró forse puó essere vera) la seguente possibilitá.
E cioé: “Papa Benedetto ha fatto di tutto per rimanere “il Papa” per rimadare nel tempo le disgrazie che avrebbero colpito l´umanitá una volta che lui stesso non sarebbe stato piú Papa (per morte o altro).
E a sostegno di questa tesi io mi rifaccio alle parole della Madonna a Garabandal … “ancora tre Papi e poi …”. Ecco … il primo papa successivo ha secondo me fatto di tutto per rimandare avanti nel tempo la sua dipartita come Papa, o per morte oppure non dando le dimissioni, pur essendo nella evidente condizione fisica di non poter proseguire. Come si fa a non ricordarsi delle condizioni di Papa Giovanni Paolo II che negli suoi ultimi giorni appariva come se sembrasse portare sulle sue spalle tutto il peso del mondo? Era visibilmente malato eppure ha eroicamente resistito “proprio per la garanzia soprannaturale che assiste l´Ufficio papale”. Ecco … io qui avanzo l´ipotesi che il tutto sia legato al desiderio di Papa Giovanni Paolo II di rimandandare il piú avanti possibile nel tempo il compiersi della “fine dei tempi” (e naturalmente anche perché Lui conosceva pienamente il contenuto del terzo segreto di Fatima).
E se cosí fosse, si puó mai ipotizzare che il cardinale Ratzinger non fosse a conoscenza del perché Papa Giovanni Paolo, nonostante fosse fisicamente grandemente impedito, insistesse a rimanere Papa? Io stesso a quel tempo in cui preferivo piú a pensare ai fatti miei l´intera settimana che andare almeno una volta in chiesa, mi chiedevo: “Ma chi gli da la forza di continuare? E in queste condizioni sta facendo veramente un servizio alla Chiesa oppure non è forse meglio che uno piú giovane lo sostituisca?” E non capivo.
Ma ora capisco il pensiero di Papa Giovanni Paolo (e credo che questo fosse il principale motivo di tale risolutezza): “Essere piú a lungo il Papa per rimandare piú avanti nel tempo il grave destino che stava aspettando inevitabilmente l´umanitá”.
E si puó pensare che il cardinale Ratzinger, primo strettissimo collaboratore di Papa GPII, conoscendo questo “segreto” non abbia assunto su di sé, una volta diventato lui stesso Papa, questo peso … in qualità di penultimo Papa di rimandare il piú possibile la sua dipartita da Papa (per morte o altro)?
Ecco … se cosí non fosse, qui sí che avrebbe commesso un “gravissimo peccato” di fronte a Dio … quello di abbandonare la testa del “Suo Esercito” sulla Terra mentre la battaglia infuriava.
Ma io sono convinto che cosí non sia stato. Papa Ratzinger, conscio del fatto che sarebbe stato il penultimo Papa, ha anche lui preso sulle spalle il particolare testimone che Papa Giovanni Paolo II gli ha trasmesso (p.e. “Sii Papa fino alla tua morte qualunque cosa succeda… per il bene della Chiesa e dell´umanitá … ”) e, una volta vistosi costretto all´atto per manifesta inferiorità di uomini e di mezzi (e qua lascio al giornalista Cionci e ai suoi detrattori discutere come ció si sia concretamente avvenuto), ha inscenato una “rinuncia” (io la chiamo “ritirata strategica”) fatta in maniera tale da indurre i suoi persecutori a non attaccarlo piú seriamente personalmente e fisicamente almeno per quasi dieci anni (che per me equivale: “Il nemico Benedetto si è ritirato definitivamente e non ci disturberà mai piú …”, salvo poi ricredersi dopo quasi dieci anni) … dieci anni che hanno impedito al Diavolo di operare come avrebbe voluto, secondo me. Questo è secondo me quello che è successo … questo era il pensiero principale che ha indotto Papa Benedetto ad inscenare la “rinuncia” (o quello che è – e qui vorrei ricordare che non sono un conoscitore della materia e scrivo per intuizione – o speculazione come altri preferirebbero … per cui sono normalmente a corto di “spiegazioni”).
Concludo il mio pensiero sulla cosidetta “rinuncia”: cosí come Cristo si è sacrificato sulla Croce per tutta l´umanitá cosí Papa Benedetto si è sacrificato per tutta l´umanitá rinunciando apparentemente alla aperta battaglia ma proseguendola in altra maniera. E qui secondo me non siamo stati solo di fronte ad una genialitá umana ma soprattutto ad una genialitá divina. Per me questo è un motivo aggiuntivo per cui, con l´aiuto di Dio, Papa Benedetto è stato Papa fino alla sua morte.
Mia opinione.
Benedetto XVI sapeva benissimo cosa si celava all’ interno della Chiesa e insieme a Giovanni Paolo II hanno studiato una strategia per salvare la Vera Chiesa! Gesù fondando il Cristianesimo non si separò dall’ ebraismo? Che cosa c’ é di così anomalo? Per la gente che ancora ignora( poca in realtà) c’é la protezione che viene dal cielo! Quindi finitela di attaccarvi agli specchi e difendete il nostro caro e Unico Papa che vi guarda dal cielo e si fa beffe del vostro ego!
Ho iniziato a leggere l’articolo scritto nientepopodimeno che da “Agostino d’Ippona” su BiPensiero Cattolico, e confesso di avere resistito alla tentazione di fermarmi dopo 10/15 secondi.
Il coraggioso autore dell’articolo, che non si firma e scrive a Papa morto e freddo, dice che è tutta colpa di “Ratzinger”, senza spiegare il perchè.
Sono sempre più convinto che Benedetto XVI si sia fatto relegare in sede impedita per dare pieno compimento al disegno divino preannunciato con il terzo segreto di Fatima, il cui scopo è quello di far venire a galla tutto il marcio che a vari livelli sta covando nella Chiesa di Cristo da molti anni.
troppe concetture. Benedetto XVI sapeva che sarebbe stato eletto quello della fine del mondo.? Nessuno ricorda che fu annunciata le elezione del Cardinale Scola? 5 e non 4 votazioni? chiedete a Socci se ricorda. Il fatto è che dopo la rinuncia nessuno si aspettava questo guaio. come dopo il concilio chi mia poteva prevedere il precipizio. Lo stesso Paolo IV ne fu sorpreso. E certamente fu sorpreso il Papa Emerito e ha dovuto subire lo scempio de suo pontificato e vederlo da vicino e qui, si, veramente impedito. Il fatto è che una banda di viziosi più attivi, anziché la Grazia dall’Alto hanno la carica da dietro. Più spiegato di così. Ma il Buon Dio Vede e Provvede.
Mi rifaccio a UNAOPINIONE laddove dice a proposito di Ratzinger
“ritenendo il cd. ‘Munus’”,
C’è qualcuno che sappia spiegare come si fa a “ritenere il munus”?, Ovvero: qual è l’atto con cui si ritiene il munus?
Non posso pensare che si tratti solo di un’intenzione.
Dev’esserci un atto ben preciso, evidente, quindi non “in codice”, altrimenti si sta parlando del nulla.
Le rispondo io, caro Enrico, come posso, dimostrando che non fu una ‘ritenzione’ ma un diniego di volontà nella situaziome che di fatto si verificava nell’aver perso il Ministerium. Per Benedetto non si trattò di cedere quest’ultimo e di ritenere il Munus ma di rimanere ad una determinata contingenza (omdiziome conclave) solo con in mano il Dono divino, ben guardandosi dal rinunziarvi.
La confusione che lei nota, ed è evidente anche nell’articolo, è in che quella “rinuncia” è subita e non un è atto amminitrativo (dichirazione di desiderio o di volonta del titolare dell’Ufficio): è una accettazione subita cui segue una mancata volontà spirituale di rinunziare al restante Munus. La colpa vera della confusione è che non si è letto il “Codice Ratzinger” e ci si avvale di dichiarazioni esemplificative per il volgo.
Vorrei far notare all’uopo che:
“Secondo alcune prospettazioni Benedetto XVI, con il suo atto volontario di rinuncia, si sarebbe posto volontariamente in una condizione di auto-impedimento della sede […]”
Contrariamente a quello che dichiara, questo incipit dimostra che l’articolo svilupperà una tesi partendo da elementi sconosciuti e non oggettivi: in verità non prenderà affatto in considerazione quelli proposti da Cionci. Questa omissione confonderà il lettore come ha confuso l’articolista per la sua pigrizia. Elementi che per logica investigativa sono nel libro di Cionci e sono una base accettabile per trarre delle conclusioni ragionevoli o addirittura inoppugnabili.
Dopo aver letto il primo periodo dell’articolo, appare chiaro che le deduzioni successive non possono essere nè vere nè veritiere poichè -ab initio- l’articolista non tiene conto di fatti probanti, dettagli di atti e parole, che invece Cionci nel suo codice ha semplicemente messo in evidenza e utilizzato per la sua analisi: è quindi inutile proseguire nella lettura dell’articolo. Tali lacune non possono razionalmente verificare cosa avvenne in una sede papale totalmente impedita e spiegare la ratio delle azioni di Benedetto.
Per 3 motivi l’articolista non può produrre una tesi valida non solo perchè ninparte da ipotesi vere e valide, ma non esamina attentamente il perchè la “declaratio” riporti e spieghi come “accettazione” la rinuncia al solo Ministerium.
1. Quando si parla di un libro-indagine occorre prima conoscerlo a fondo altrimenti si fanno brutte figure, non basta sfogliarlo. Se ci si esprime in merito, dimostrando che le “prospettazioni” NON sono state lette o che NON si è capaci di capirle, si farà credere che non si è lavorato seriamente e in perfetta onestà intellettuale.
2. A pag. 49 e 54 il “codice” riporta chiaramente che la declaratio è “un annuncio di auto-esilio” in situazione canonica di sede impedita. Esiste di fatto una “dichiarazione” scritta, che acclara, preannunciandola, che una sede impedita si concreterà (accadimento, pubblico, esterno alla volontà del dichiarante, che avverrà in un determinato momento successivo).Il tutto visto in contesto formale e ufficiale scritto che non riporta “renuntiatio” (pag.54) ma :declaratio”.
3. L’articolista, che dichiara di partire da “alcune prospettazioni”, di fatto dimostra il contrario nel non aver letto correttanente la declaratio e neanche il libro di Cionci pochè dice che:
“secondo(~) alcune (▪) prospettazioni(°) Benedetto XVI, con il suo atto volontario di rinuncia [a cosa?? usiamo bene la lingua italiana](•) , si sarebbe posto(1*) volontariamente(2*) in […]autoimpedimento (3*) dalla sede(^).
Ci sono almeno 1(~) grave inesattezza, 3(*) grossi errori e 3(°)(•)(^) imprecisioni sulle poche parole significative, il che rende la frase inaccettabile:
L’inesattezza è stata dimostrata dalla disattenta lettura del “codice Ratzinger” (vedasi punto 3).
Il primo errore è nel “si sarebbe posto” poichè Cionci non da interpretazioni condizionali ma azioni condizionate da fatti concreti = “fu posto”.
Il secondo è considerare come “volontario” ciò che fu invece non lo fu, per l’indizione di un Concilio elettivo a papa vivo e con Munus in pectore = “subito”: a pag 52 si precisa non vi fu una vera rinuncia al Ministerium: Benedetto di fatto la subì, dovette accettarla.
Il terzo è una sinonimia retorica del secondo errore, che dichiara ancora erreoneamente la volontà di Benedetto di voler mettersi in sede impedita.
Le imprecisioni sono nel considerare:
– “alcune” tesi quando di fatto solo Cionci per primo ha individuato un’unica situazione denominata “sede impedita”;
– non sono “prospettazioni” i fatti certi e loro interpretazioni logiche che portano ad una sola univoca figura canonica, unica “proposizione logica” definita “sede impedita”;
– “la rinuncia” non riguarda la sede impedita, nè il Munus, nè la declaratio che non ha oggetto una abdicazione. Si tratta solo di un “annuncio” o “constatazione” di auto-esilio”.
B.XVI “ha docilmente rinunciato a quello che già gli impedivano di esercitare” (pag 56). Lasciò quindi la sede vuota per esser occupata da un usurpatore (pag 53), divenendo per lui totalmente impedita, che non è decisa per “autoimpedimento” ma accettata obtorto collo, perchè imposta: “c’è e basta” […] “il titolare non può esercitare il suo Ministerium che, strappato al suo potere, è ceduto per forza” (pag 56).
Prima di far domande bisogna studiare opportunamente bene la materia del contendere.
Grazie, complimenti per la disamina accuratissima. Meno male che ci sono ancora normoragionanti in giro.
La conclusión de este artículo es la única que veo razonable y acertada. LA RESPONSABILIDAD DE RATZINGER ES GRAVÍSIMA. Mucho más que la de Bergoglio.
Quante bestemmie in questi articoli di presunti cattolici, ma in realtà “scismatici” , perché seguaci della setta massonica PRO-LGBT dell’impostore Bergoglio privo del Munus Petrino.
E tutto questo per quale scopo?
FORSE per assicurare ai fedeli l’Eucaristia invalida e sacrilega celebrata in comunione con un ANTIPAPA ERETICO, IDOLATRA, BESTEMMIATORE E SACRILEGO?
Se voi aveste studiano le Encicliche come MYSTICI CORPORIS CHRISTI di PAPA PIO XII, o UNAM SANCTAM di Bonifacio VIII, sapreste che VOI GIUDICANDO E CALILUNNIANDO LA DIVINA AUTORITÀ DI PIETRO (BENEDETTO) AVETE GIUDICATO E CALUNNIATO GESÙ CRISTO, CHE, nella persona di Pietro ha fatto l’unica cosa giusta e necessaria:
Lasciar crescere il. buon GRANO con la ZIZZANIA, fino al tempo della mietitura, quando Gesù dividerà le PECORE a Lui fedeli. dai CAPRI seguaci dell’antipapa e della sua setta massonica PRO-LGBT.
Se voi volete continuare a riconoscere l’eretico come vostro capo liberi.
Ma S Giovanni. vi ammonisce :
“CHI SALUTA L’ERETICO PARTECIPA DELLE SUE OPERE DIABOLICHE.”
E s Pio X nel suo catechismo ribadisce che è grave PECCATO CONTRO LO SPIRITO SANTO ‘IMPUGNARE’ LA VERITÀ dei fatti e del S Magistero della CHIESA, per scandalizzare i fedeli e indurli a restare nella setta ANTICRISTICA dell’impostore iniquo.
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L’importante che piano piano i vescovi, i sacerdoti e i fedeli comprendano che:
1️⃣ Bergoglio è un antipapa privo del. Munus Petrino, e capo di un’antichiesa massonica.
https://youtu.be/_Shymb7J6ZI?si=h9Rl6aGV-aQOa_zH
2️⃣ Benedetto XVI essendo rimasto papa fino la morte è rimasto anche il legittimo Capo della vera Chiesa di Cristo.
https://youtu.be/jdHXf5jUV1M?si=mATyF0J1DjADL9uN
3️⃣ E pertanto SCISMATICI sono i battezzati che ricusano ostinatamente di sottostare ai legittimi Pastori, (Benedetto XVI e il suo legittimo Successore non ancora eletto) e perciò sono separati dalla Chiesa…. perché, per vile interesse, scelgono di restare nella setta massonica dell’antipapa prolgbt, pur con piena avvertenza e deliberato consenso.
Catechismo Spio X n. 225 – 230 https://www.museosanpiox.it/sanpiox/catechismomaggiore/cma1.html
4️⃣ Ma i veri Pastori sono i cardinali, vescovi e sacerdoti Cristiani che riconoscono Benedetto XVI quale unico e legittimo papa stabilito da Cristo, eleggono il suo legittimo successore.
(vedi risoluzione proposta alla fine del video) :
https://youtu.be/_Shymb7J6ZI?si=h9Rl6aGV-aQOa_zH
5️⃣ E sopratutto, in obbedienza alle indicazioni profetiche del 1999 sulla futura chiesa Spirituale dell’allora card. Ratzinger, escono dalle strutture occupate per dare il Pane della Vita ad una moltitudine di fedeli da troppo tempo privati del S Sacrificio e dei SACRAMENTI.
Appello ai Sacerdoti figli prediletti di Maria
https://youtu.be/W2OroxyP3Qo?si=1tCcmTZsakzHOSeP
La questione è chiarita!
Ratzinger ha riformato in senso luciferino il PAPATO!
Lui voleva ciò che ha fatto: il Papa Emerito e un Papa con il solo Governo della Chiesa Cattolica!
Il Professor Viglione ha colto il nocciolo della questione!
Non dobbiamo affatto sottacere le conseguenze di questa decisione di Ratzinger: egli ha voluto riformare il PAPATO con l’assenso di Francesco.
Quando Francesco si è affacciato sulla loggia appena eletto , lo Stemma papale è stato coperto proprio per indicare il nuovo corso: due papi, uno orante l’altro operante.
Francesco ha poi posto il sigillo: non sono il Vicario di Cristo ma un Capo di Stato , di uno Stato etico che crede in qualunque Dio purché garantiamo la Pace il benessere ,il pianeta, , un nuovo ordine mondiale.
Questo nuovo Capo di Stato della Città del Vaticano può andare in pensione e fare andare in un unico collegio papale Emeriti di TUTTE le religioni che si riconoscono nel Dio di Abu Dhabi.
Per questo motivo Francesco precisa che “Dio non è Cattolico” ma è ecumenista, ecologista, mondialista.
Attendiamo che Gesù Cristo, Capo della Chiesa Cattolica attivi la mente il cuore le forze dei Cardinali perché trovino il coraggio di agire!
Pace e bene
Caro seguace della SETTA MASSONICA dell’antipapa Bergoglio, la smetta di BESTEMMIARE in tutti i suoi internti.
E sopratutto abbia la correttezza di sottoscrivere le sue ostinate BESTEMMIE col suo vero nome: LUCIFERO.
La Verità ci farà liberi!
E, la Verità sta trionfando!
Tu sei l’eterno perdente e strisci da FALSO e menzognero viscido perché vedi che il Signore ti distrugge con il Soffio della Sua Bocca!
Ogni mia parola è la Sua PAROLA!
Tutti i peccati vi saranno perdonati ma non quelli commessi contro lo Spirito Santo.
Il Capo della Chiesa Cattolica è Gesù Cristo non come da questo impostore affermato!
Un Papa è sempre libero di agire anche contro il Capo della Chiesa Cattolica perché esercita il libero arbitrio.
Ratzinger è andato in pensione volontariamente e non ha voluto rinunciare a rimanere Papa per sempre!
Ha deciso di istituire la blasfema figura del Papa Emerito consapevole del parere contrario dei Cardinali costituiti in commissione per esprimere un parere sulla possibilità che ci si potesse mettere in pensione fuori dai casi previsti dal diritto canonico.
Tutti vedono che sei tu Lucifero!
Hai giudicato a tuo piacimento le intenzioni del perfido Ratzinger inventandoti introspezioni suggestioni congetture che soltanto chi è figlio di Satana può sostenere.
I figli della luce si limitano a giudicare i fatti, i comportamenti e i loro frutti.
Ratzinger si è dimesso e ha riformato il PAPATO creando e sdoppiando il PAPATO in due corpi: uno attivo e uno contemplativo.
Questo è un fatto!
Siete voi che attribuite intenzioni arbitrarie e lunari a questo dato di fatto oggettivo e certo.
Dai frutti li riconoscerete e i frutti sono sotto gli occhi di tutti!
Spetta al Cardinal sollecitare Francesco e noi Cattolici fiduciosi che Gesù Cristo non abbandona la Sua Sposa attendiamo che la Chiesa Cattolica si pronunci.
Finché Cardinali e Vescovi riconoscono che Francesco è il Papa noi crediamo che Francesco è Papa!
Sono proprio le intenzioni di Ratzinger che Cardinali e Vescovi non hanno assecondato ma hanno ignorato!
Se Ratzinger ha voluto riformare il PAPATO in senso collegiale i Cardinali hanno giudicato che con la rinuncia si è legittimamente convocato il Conclave che ha eletto un vero Papa nonostante la trappola luciferina piazzata dall’Emerito che si voleva appropriare del munus!
Il munus lo conferisce Gesù Cristo non lo possiede un usurpatore dei diritti di Dio!
Tu sei SATANA!
Dal lungo ed articolato testo si evince che il concetto di “ restrizione mentale larga” sia perfettamente in linea con un atteggiamento cristiano, quando appunto il “Fine” Giustifica i mezzi… il Fine Supremo, Assoluto, ed i mezzi non nell’accezione umana-mondana, intesa cioè come tutti i mezzi… D’altro canto traspare chiaramente dall’ articolo come questa “restrizione”, dovendola applicare a Papa BXVI, acquisti un significato negativo, addirittura si ribalta al punto tale che proprio/solo lui non possa assolutamente ricorrervi, per non diventare un menzoniero, un ingannatore!!! Ma cercando, da parte mia, di andare oltre, ritengo che il vero nocciolo della questione non sia la restrizione mentale larga, ma la non valida rinuncia di Papa BXVI, avvenuta non a norma Canonica! Il fine, lo scopo, le motivazioni, vengono dopo, e, a mio modesto avviso, necessitano più che di una “restrizione mentale”, di un’apertura mentale e spirituale a 360 Gradi!!!
Beh è vero, si può discutere su tutto e, senza mancarsi di rispetto, opporre anche la più suggestiva delle interpretazioni sulle intenzioni di Benedetto e intersecarla con la realtà dei fatti. Niente di male! se non almeno che sia necessario possedere una serie di conoscenze su Benedetto e dintorni.
Però pensavo proprio alla sue parole E.A. e al libro di Cionci, che ha dovuto penare anni per comporlo nell’interpretare fatti e parole…fino ad arrivare poi ad una conclusione concreta, solo prima subodorata. Semplice in se che, anche se sudata e sofferta, alla fine orienta i risultati di tutte le ricerche consolidandosi in una verità che ora ci sembra -ed è- la più importante: BENEDETTO È RIMASTO PAPA, L’ULTIMO.
Si può discutere lecitamente sui corollari, anche discettarne e avere mille interpretazioni, ma ciò che è indiscutibile rimane la constatazione sicura che Bergoglio NON È MAI STATO PAPA. E su questo bisogna avere, davvero!, quella che lei indica: una espansione mentale talmente consapevole (ma anche disposta al sacrificio delle convenienze e al rischio di un futuro diffiicile) da sapersi regolare di conseguenza, orientando corpo e spirito verso questa verità e rigettando con forza la contingente presenza di questo impostore.
Grazie per i suoi sempre preziosi interventi… quello che più addolora non è solo il fatto che il gesto ( la Declaratio) di Papa BXVI non venga compresa ed “apprezzata” nel suo intrinseco ed inestimabile valore, da tutti i credenti, come dovrebbe essere, ma che le motivazioni che l’hanno ispirato e le finalità ad esso connesse, vengano fraintese o addirittura utilizzate contro Papa BXVI stesso! Sarebbe pertanto auspicabile che tutti i Cattolici convenissero almeno sul fatto che la Rinuncia è invalida sul piano Canonico, come egregiamente dimostrato dal dott Cionci, Sia poi il Signore ad aprire i cuori affinché ognuno possa “pienamente “ vedere il Sacrificio compiuto da Papa BXVI, su cui si Stende Potente la Mano e la Volontà Divina!
Lascio la prima parte riguardo la “restrizione mentale” … argomento troppo ostico per me (in quanto non ho le basi filosofiche e teologiche per discettarvi), ma mi addentro in questa affermazione: “… Ratzinger avrebbe commesso un gravissimo peccato. In effetti, egli portandosi presuntamente e volontariamente con sé l’asserito munus, …”. E viene additato l´esempio di Pietro che abbandona Roma, eccetera …
Ebbene io non trovo corrispondenti a realtá questa e le successive affermazioni riguardanti Papa Benedetto. Infatti:
Papa Benedetto, a differenza di Pietro, non ha mai abbandonato Roma ma vi è rimasto. Vi è rimasto perché vi è stato costretto (di fatto essendo prigioniero) oppure di propria volontá? In entrambi i casi, ritenendo il cd. “Munus”, egli ha patito e sofferto “con il proprio gregge”, e questo perché o vi è stato costretto oppure perché ha preso in considerazione il fatto che i suoi oppositori lo avrebbero fatto soffrire (cosa che mi pare essere in ogni caso avvenuta checché ne pensassero i suoi oppositori della sua “rinuncia”).
E poi … … chi garantisce che Papa Benedetto sia morto di morte naturale e non sia stato ammazzato dai suoi avversari per ottenere via libera/rimuovere ogni ostacolo ai loro piani?
Se cosí fosse, il tutto taglierebbe definitivamente la testa al toro in quanto in questo caso, secondo me probabilissimo, sarebbe dimostrato che Papa Benedetto ha accettato fin dall´inizio della sua nomina a Papa e non fin dall´inizio della sua “riununcia”, di andare incontro al martirio “proprio per la garanzia soprannaturale che assiste l´Ufficio papale”. Conseguenza (per me sicura): Papa Benedetto ha trovato la forza, sicuramente rinforzata dalle preghiere di chi lo ha ritenuto sempre legittimo Papa, di non fuggire mai davanti ai lupi … ma di presentare la propria “rinuncia” suonandogliela a modo proprio, certamente …”
Questa è la mia opinione pur non essendo conoscitore della materia.
Ho già espresso la mia opinione invitando i lettori a seguire l’ultima e recentissima intervista di Aldo Maria Valli al prof. Massimo Viglione ( si trova sia sul blog di Aldo Maria, sia sul suo fb ).// M.Viglione, autore del libro sul papa eretico, rinuncia sede vacante, scisma e accurato esame storiografico su tali argomenti.