Il Crollo dell’Impero Usa. Come e Perché. Vincenzo Fedele.
10 Gennaio 2024
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae Vincenzo fedele, che ringraziamo di cuore, offre alla vostra attenzione la terza parte delle sue riflessioni sulla situazione geopolitica. Le prime due sezioni le trovate a questo collegamento e a questo. Buona lettura e condivisione.
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IL CROLLO DELL’IMPERO USA – COME E PERCHÉ
Pur se molti ancora non lo percepiscono, stiamo assistendo al crollo dell’impero USA. Per meglio capire la situazione odierna occorre vedere come ci si è arrivati. La prima guerra mondiale pose le basi della travolgente ascesa degli Stati Uniti consacrata poi dalla seconda guerra mondiale. Poi venne la guerra fredda. Il mondo diviso in due blocchi contrapposti: USA e URSS. L’implosione improvvisa dell’impero sovietico, simbolicamente rappresentata dal crollo del muro di Berlino nel 1989, pone fine al dualismo obbligatorio. Il mondo si scopre all’improvviso unipolare.
Dominio assoluto USA. Potenza militare, tecnologica, finanziaria, economica, industriale. Il dollaro come moneta unica mondiale di scambio garantito dagli accordi di Bretton Wood. Quando Nixon dichiara (inizio anni 70) la fine del rapporto di conversione aurea del dollaro, si creano i petrodollari che da quel momento muoveranno l’economia. Il mondo unipolare viene globalizzato. Cioè il mondo deve allinearsi agli usi e costumi americani. La favola del villaggio globale sul modello USA viene alimentata dai nuovi potenti mezzi TV, dalle connessioni satellitari, dalla potenza di Hollywood e dei media informativi ed informatici che dominano lo scenario mondiale condizionandone sviluppo, vita e modo di vivere.
Il liquidatore dell’URSS, Gorbaciov, viene osannato, portato sugli altari per meglio cantare le lodi USA e sostituito con Eltsin il cui unico pregio era l’amore per le bottiglie di vodka. L’URSS sparisce, i suoi satelliti vengono catturati e riassegnati nel nuovo scacchiere mondiale mentre la stessa Russia viene smembrata e depredata dei propri beni e della propria identità. La tanto osannata libertà e democrazia, insieme a glasnost e perestroika vengono declinate in decentramento ed anarchia in tutta la Federazione russa. Ogni governatore regionale si trasforma in un piccolo despota onnipotente. In tutta la Russia si vive per bande nel caos assoluto dove imperversano gli avvoltoi di Wall Street con i loro trilioni di dollari a comperarne le spoglie per un tozzo di pane. L’ascesa di Putin in Russia, però, stravolge i piani del nuovo, unico, direttore d’orchestra e governatore mondiale. La strada corretta sarebbe stata quella prospettata da un certo Berlusconi che aveva sognato ed attuato il capolavoro di Pratica di Mare: La Russia che entra nella NATO e che è accettata nel consesso mondiale per uno sviluppo armonico e condiviso che avrebbe portato 6 miliardi di persone(allora) ad uno sviluppo ordinato e garantito dal vincitore incontrastato.
Appena rientrato negli USA,i falchi fanno cambiare idea a Bush padre. Una nazione sola al comando è l’imperativo da perpetuare in eterno. Si rompe il giocattolo virtuoso ed inizia il percorso dell’unico polo e della globalizzazione ad immagine e somiglianza del capo unico. La Cina, emarginata ed appena uscita dall’epoca agricola, diviene la manifattura a basso costo del mondo. La Russia inizia a riprendersi dallo sfacelo eltsiniano. Nasce il primo accordo tra Brasile, India, Cina, Russia e Sudafrica, chiamati BRICS con intento derisorio. Una nullità in confronto al G7. Viene anche varato il G20, per comunicare e rendere esecutivo nel mondo quanto il G7, cioè gli USA, decideva di volta in volta.
La Cina, intanto, faceva pazientemente tesoro di ogni nuova tecnologia che veniva trasferita al dragone per produrre merce a basso costo per il mercato occidentale. Non solo le fotocopiatrici funzionavano a pieno regime per duplicare progetti e tecnologie, anche la formazione dei giovani subisce una vigorosa accelerazione per formare una nuova generazione e competere al massimo livello culturale e tecnologico.
Gli studenti cinesi vengono inviati nelle migliori università americane ed europee, vengono finanziati centri tecnologici cinesi in ogni paese occidentale. Il centro di ricerca Huawei vicino Milano impiegava centinaia di ingegneri elettronici, così in ogni altra capitale europea. Dal brutale furto legalizzato di tecnologia importata si passa ai brevetti avanzati made in Pechino.
In parallelo la Cina inizia a guardare all’Africa, dove entra in punta di piedi per non impensierire USA, Francia e Inghilterra che, da ex dominatori coloniali continuano lo sfruttamento indiscriminato dietro paraventi di governi fantoccio, corrotti e telecomandati. L’esperienza attuata in Cina, con una società agricola e rurale portata in pochi anni sulla via dell’industrializzazione, viene esportata con successo nell’arretrato e tribale mondo africano. Investimenti mirati, finanziamenti diretti e realizzazione di infrastrutture consentono una penetrazione capillare e di basso profilo di Pechino in tutto il continente africano.
La Russia segue una strada diversa da quella cinese. Non sviluppa una propria industria manifatturiera a meno di quella orientata al mondo militare. Cerca di valorizzare le proprie materie prime, minerarie ed energetiche, gas e petrolio. Sviluppa l’agricoltura per la propria autonomia e per l’esportazione. Riprende i contatti della vecchia URSS, ma a condizioni paritarie accantonando gli intenti dominatori dei sovietici che, invece, vengono perpetuati dagli USA e dal mondo occidentale con Francia ed Inghilterra in testa.
I vecchi contatti della Russia, modernizzati ed attualizzati da Putin, ed i nuovi contatti e progetti cinesi iniziano a smuovere tutta l’Africa che, pur nella corruzione di governi asserviti, vede la possibilità di affrancamento oltre il vassallaggio ed ai finti aiuti pelosi del Fondo Monetario Internazionale indirizzati dove vuole il nocchiero americano ed alle sue condizioni.
L’India è ancora più indietro, ma la sua formidabile propensione per le scienze matematiche e la lungimiranza dei leader che si succedono al governo, fanno imboccare anche a Nuova Delhi la strada dello sviluppo autonomo, della valorizzazione delle proprie risorse e del proprio capitale umano. Con la complicità degli errori della politica cinese del figlio unico, diviene la nazione più popolosa del mondo.
Il vaso di Pandora è scoperchiato, ma gli USA e l’Europa neanche se ne accorgono. Sottovalutano gli effetti devastanti della nuova situazione e non sanno gestirla, continuando a delegare la produzione di beni e tecnologie a quelli che ritengono ancora paesi emergenti da guardare dalla torre inaccessibile del primato tecnologico. Anche le multinazionali ed i colossi finanziari continuano a lucrare sulle rendite monopolistiche senza rendersi conto che si stanno demolendo le fondamenta di costruzioni ritenute inattaccabili.
Istituzioni come Blackrock muovono trilioni di dollari con disinvoltura condizionando governi alleati, facendo cadere governi dubbiosi o eliminando fisicamente leader indesiderati. Non bisogna pensare solo a quelli più eclatanti, come Gheddafi e Saddam, ma anche a tutti i piccoli despoti africani assassinati sino ad arrivare, parlando di casa nostra, allo stesso Berlusconi, sepolto sotto i sorrisini della Merkel e di Sarkosì, prima che la scure del potere si abbatta anche su di loro intercettati e condizionati da oltre oceano a loro insaputa.
L’allargamento ad est della NATO, strategicamente inutile a livello militare dopo il disfacimento del patto di Varsavia, doveva completarsi con il colpo di stato in Ucraina del 2014. I maneggi dei vari Soros, Nuland e compagnia raggiungono gli obiettivi immediati, ed il governo ucraino democraticamente eletto viene sostituito con uno in cui i ministri sono designati dall’ambasciata USA a Kiev. Da lì, però, inizia l’evidenza (cominciata molto prima) della lenta decadenza dei sogni imperiali delle elite del comando e del pensiero unico.
Putin si riprende la Crimea che, in un contesto molto diverso, Kruscev aveva assegnato amministrativamente all’Ucraina, pur non avendone mai fatto parte. La Cina procede nel proprio sviluppo trattando direttamente con i produttori energetici e si allarga all’Arabia Saudita ed a tutto il mondo arabo. I rapporti tra i BRICS si allargano e si intensificano unendo la diplomazia ai sostegni militari ed agli aiuti finanziari, progettuali, economici e tecnologici ai paesi detti del terzo mondo, principalmente quelli africani che hanno quantità enormi di materie prime del loro sottosuolo.
Il COVID sembra interrompere questo percorso. Gli USA, che stavano per entrare in recessione, riprendono a stampare dollari a spron battuto inondando il mondo di carta straccia al valore facciale stampato sopra, con la scusa dell’inevitabile sostegno all’economia sacrificata e messa in difficoltà dalla pandemia che in modo inatteso (inatteso ?) ha invaso il mondo.
La Cina ha il timore che, pur se il virus è stato ingegnerizzato nei suoi laboratori, la pandemia colpisca la sua popolazione e la indebolisca militarmente, non essendo ancora tecnologicamente alla pari con il mondo occidentale, decimando la propria popolazione e, quindi, il proprio esercito che, non potendo competere con l’avanguardia dei mezzi tecnici, può incutere timore solo con la superiorità numerica minacciata dalla nuova peste planetaria.
La politica della tolleranza zero, con segregazioni forzate di intere regioni, con centinaia di milioni di cinesi costretti a casa, con aziende, porti ed aeroporti chiusi, ferma il dragone e lo costringe a riprogrammare il proprio sviluppo. I contatti diplomatici, militari e di cooperazione in generale, però non si fermano, anzi si intensificano. Il mondo BRICS si apre ad accordi di cooperazione esterna con altre nazioni che vogliono affrancarsi dal tallone del potere unico.
Putin, intanto, si rende conto che l’accerchiamento NATO sta per completarsi. Gli accordi di Minsk e poi di Minsk 2, sottoscritti anche dalle nazioni occidentali, servivano solo a far guadagnare tempo per armare adeguatamente l’Ucraina e metterla in condizione di combattere una potenziale guerra con la Federazione Russa. Rompe gli indugi ed ordina la sua “operazione speciale” per “liberare” le regioni russofone che dal 2014 sono sotto il tiro delle artiglierie di Kiev nel silenzio di tutto l’occidente.
Partono le sanzioni contro la Russia, dopo quelle già operative dal 2014, cioè dall’annessione della Crimea alla Federazione Russa. Oltre al blocco dei commerci con Mosca, vengono requisiti anche i fondi russi nelle banche occidentali, sia quelli pubblici che quelli privati. Viene bloccata la possibilità di transazioni nel circuito SWIFT, cioè nel circuito finanziario mondiale, blocco già subìto dal Vaticano subito prima delle dimissioni storiche di Benedetto XVI e subito ripristinate appena il Papa aveva comunicato al mondo la propria rinuncia al papato.
Arriviamo al 2023, con l’evidenza del cambio di spartito e suonatori, ma con un processo ed una rincorsa che inizia da lontano. Forse è la nemesi storica che ogni secolo richiede un diverso conduttore. Gli USA hanno guidato il XX secolo ereditandolo dagli inglesi che a loro volta lo avevano strappato ai francesi nel secolo precedente. La “disciplina” imposta dal mondo bipolare scaturito dal 1945 è stata molto mal interpretata dalle elite statunitensi tanto che, quando la costrizione doveva essere eliminata, per rinuncia dell’antagonista sovietico, e trasformata in amicizia collaborativa, pure se fortemente “consigliata” dai primati tecnici ed economici USA, è invece continuata in modo subdolo ed impositivo. La stessa autopercezione USA di gendarme del mondo anche contro il desiderio di autonomia di chi “doveva” essere protetto ha contribuito a questa corsa verso il baratro ed alla ricerca, da parte dei governati controvoglia a ricercare alternative e, in assenza, inventarle.
L’attacco alle torri gemelle segna un altro spartiacque nel perpetuare questa fallace utopia che ha portato Washington a reazioni compulsive iniziate con le bugie sull’Iraq, tacitate con la complicità dei media mondiali e proseguite con la vittorie iniziali in Iraq e poi via via con debacle sempre più evidenti. Dallo stop in Siria alla creazione dell’ISIS ed al boomerang conseguente e giù giù sino a dover permettere alla Turchia di giocare su più tavoli anche avversi ed alla conclusione con la fuga ignominiosa dall’Afganistan. Un Paese che esporta democrazia targata stelle e strisce ed occulta potenziali brogli nelle elezioni interne. Che cerca di emarginare un candidato alla Casa Bianca, quasi certamente vincente, combattendolo con accuse speciose nelle aule giudiziarie per evitare il verdetto delle urne.
Il delirio di onnipotenza si concretizza infine nell’attuale crisi ucraina prima con una ricerca spasmodica di un governo amico anche contro gli alleati europei. Rimarrà nella storia il “si fotta l’Europa” di Victoria Nuland. Poi con la farsa degli accordi di Minsk e Minsk 2 per avere il tempo di rifornire di armi l’Ucraina. Infine con il diniego al governo ucraino di firmare gli accordi di pace nel marzo 2022 certi del collasso russo e della presunta superiorità tecnologica occidentale.
Il resto del mondo vede la crisi ucraina come l’ennesima prevaricazione occidentale, Usa ed Europa, per imporre le proprie scelte al resto del mondo anche se l’Europa è, in realtà, succube dei diktat USA.
Lo stesso attacco di Hamas e la tragica ed eccessiva risposta israeliana sono emblematici sia degli errori USA in Medio Oriente, sia della perdita di leadership americana. Mai nel mondo sono stati accettati genocidi come quelli che si stanno perpetrando a Gaza davanti alla platea mondiale. Nel breve sembra che tutto taccia e tutto si accetti nell’illusione di distruggere così Hamas. Ma tutte le migliaia di morti innocenti saranno ricordati negli anni e nei secoli avvenire a imperitura vergogna del popolo ebreo che sarà sempre confuso con i sionisti di Netanyahu coperto dalla follia di Biden.
La crisi di un impero si vede anche dal livello di influenza che i presunti vassalli, o pretoriani, hanno sull’imperatore. Israele è certo che soprattutto negli anni di elezioni, anche quelli di metà mandato, può fare quello che vuole visto che l’influenza della lobby ebraica condiziona pesantemente il Presidente USA. Questo non da oggi, bensì da sempre. J F Kennedy aveva messo con le spalle al muro Ben Gurion che cercava di occultare agli Stati Uniti gli esperimenti per avere la bomba atomica mascherati da centrali elettriche civili. Aveva imposto visite semestrali a garanzia di cosa si stesse realmente svolgendo nei siti riservati israeliani. Stranamente Kennedy venne ucciso prima che le visite iniziassero. Con Lindon Johnson non se ne fece più niente e nessuno più parlo dell’atomica israeliana. La tattica di fare quello che si vuole negli anni di elezioni è stata ampiamente praticata da molti altri, compresi Begin ed Ariel Sharon. Netanyahu ha imparato molto bene da loro e già all’epoca di Clinton si vantava apertamente di prendere in giro il Presidente USA fingendo di attuare gli accordi di Oslo mentre in realtà li affossava. Oggi si ripete, con esiti tragici, il medesimo copione. Si sorvola sui genocidi nel silenzio ottuso e complice dell’imperatore alla fine del suo mandato e, forse, dell’impero che rappresenta
Leggevo un impressionante studio dell’Università di Cambridge su come sono valutate Russia e Cina nel mondo. Per il mondo occidentale, cioè poco più di 1 miliardo di persone, La Cina è vista negativamente dal 75 %, della popolazione. Percentuale che sale addirittura all’87 % nei confronti della Russia. Valutazione esattamente opposta per i quasi 7 miliardi del resto del mondo che valuta positivamente l’operato cinese al 70 % e per il 66 % apprezza il comportamento di Mosca.
Una totale sfiducia nelle democrazie occidentali che adattano le regole ai propri interessi e che ha anche perso i propri valori di riferimento su cui si è fondata, nel bene e nel male, la rinascita dopo la tragedia della seconda guerra mondiale.
Il mondo non è più unipolare. Forse non è ancora multipolare, quindi entriamo in un periodo di disordine planetario da governare con una nuova saggezza che al momento non si vede all’orizzonte.
Da questo caos competitivo penso che non uscirà vittorioso un singolo Stato, tanto meno la Cina. Penso ad una futura governante diffusa incentrata sul modello BRICS, con baricentro ad est, con importanza sempre maggiore del Pacifico a scapito dell’Atlantico. Paesi collegati tra loro ma singolarmente sovrani, che dovranno cercare di produrre regole vere e durature, che siano competitivi e sensibili ai propri interessi nazionali in un quadro generale realmente multipolare. La competizione, anche forte e realista, sarà il nuovo motore di sviluppo in sostituzione di un anacronistico potere basato solo sulla potenza economica pregressa che permette di spostare trilioni di valuta verdastra per affossare o esaltare regimi utili o da emarginare in base alle convenienze del momento o del tiranno occulto di turno.
L’Europa, in primis, dovrà cambiare totalmente la propria idea di governance di sviluppo e di convivenza. Dal caos si uscirà, ma come ne usciremo dipende da noi.
Purtroppo non solo da noi, ma certamente anche da noi.
Vincenzo Fedele
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Tag: fedele, panorama geopolitico, terza parte, usa
Categoria: Generale
Bah non so…. forse che si forse che no (g. D annunzio). Gli Usa sono stati dichiarati morti e falliti più volte da almeno 50 anni: “fusse che fusse la volta bbona?”(saturnino Manfredi in arte Nino).
Argomento troppo grande per me. Però osservò che senza Usa quel pochino di democrazia e stato di diritto che abbiamo, ben poco s intende, che fine fa’? Ci aspettiamo che china india Russia Arabia (ed arabi in genere) Turchia ma anche Germania e Francia c’è la garantiscano loro? Siete pronti non al 1% di pil in spese militari ma non il 2 % ma il 4 o persino 5% del PIL in spese militari? Si perché in politica estera le parole contano un po’ ma le armi e la ferma intenzione di usarle conta molto molto di più ( e l ONU non conta un tubo e spero che i lettori lo abbiano capito da anni) . E quindi quanti servizi sociali sanitari scolastici di trasporto, quante facilitazioni, benefit ,sconti e agevolazioni perderemmo?tutte cose buone che consideriamo diritti e diritti inalienabili no? Siamo pronti a questo oppure come certi politici del passato malediremo un destino cinico e baro ( e non la nostra cecità ed incapacità?). Lunga vita agli Usa non perché li amo ma perché sono a tutt’oggi il meno peggio per la nostra libertà nonostante woke, black matter, Trump o biden che siano. Non è un caso che in quella terra di libertà seppur incompleta vi siano gli Strickland ed i Burke ed anche padri Martin s’intende. Da noi abbiamo solo biancalani, Zuppi, castellucci e becciu. Non vi ricordate che sul sito di valli, valli ha dovuto cancellare la lista dei vescovi abbastanza conservatori, su richiesta degli stessi perché era una iniziativa divisiva. In Italia i coglioni ce li hanno tagliati da piccoli quando avevamo…. Etc etc etc . Buona serata.
Ma che discorso è?
Questa storia che dobbiamo ringraziare gli USA perché così risparmiamo per le spese militari è una scemenza, visto e considerato che il solo fatto di ospitare basi, truppe e armamenti USA sul territorio italiano ( totalmente contrarie alla Costituzione ) espone di fatto l’Italia ad attacchi e ritorsioni esterne
La principale garanzia di pace e stabilità internazionale è proprio un Italia NEUTRALE
Se nessuna potenza nucleare può sfruttare la portaerei naturale in mezzo al Mediterraneo si crea di fatto un EQUILIBRIO DI POTENZA che riduce enormemente la probabilità di tensioni e guerre
E poi quale sarebbe sta “democrazia” USA?
La parola “democrazia” non compare nemmeno sulla Costituzione statunitense e comunque lo ha dimostrato addirittura l’università di Princeton con uno studio del 2014 che gli USA NON sono una democrazia ma casomai un OLIGARCHIA
Grazie per questa interessante e chiara analisi che tocca tutti i punti salienti della storia recente. Il modello anglo-americano è materialista,non ci sono più al mondo valori spirituali e culturali?
Ottima analisi! La grande incognita rimane Taiwan!
Crollo di Stati Uniti… e conseguente salvifica scomparsa di secolare Impero di… Uccidente!…!!…https://ilgattomattoquotidiano.wordpress.com/