Panorama Geopolitico. Introduzione, Prima Parte. Vincenzo Fedele.
8 Gennaio 2024
Marco Tosatti
Carissimi StilumCuriali, Vincenzo Fedele offre alla vostra attenzione alcune riflessioni sulla situazione e le prospettive geopolitiche in una serie di articoli di cui questo rappresenta l’introduzione. Buona lettura e diffusione.
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Panorama geopolitico 1 – Introduzione
Abbiamo appena finito di brindare al nuovo anno ed alle speranze che in esso riponiamo, ma la vera notizia è che l’anno appena trascorso è stato l’anno spartiacque. Un anno fondamentale.
L’anno che è appena arrivato tra un anno passerà (sembra che qualcuno mi abbia già copiato da tempo questa idea geniale), ma è importante che questo potrà essere il primo anno di una nuova era inaugurata nell’anno appena trascorso.
In realtà le svolte storiche non accadono mai in tempi brevi. Quello che accade in tempi brevi è il segnale concreto, palpabile e percepibile che gli avvenimenti maturati nel tempo hanno imboccato una strada diversa e, quindi, niente sarà più come prima.
Nel 2023 sono accadute un mare di cose, tutte talmente importanti e tutte talmente collegate che dovremo fare una narrazione a puntate per cercare di avere il quadro completo. Sarà impossibile illustrare il tutto, ma almeno servirà come traccia per comprendere cosa sta accadendo ed in quale direzione si dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) muovere il mondo in futuro.
Saremo travolti dalla cronaca, ma cercheremo di evitare il commento a caldo del giorno per giorno. Utilizzeremo gli avvenimenti in progredire per meglio illuminare il panorama e comprendere come e perché sta cambiando e sempre di più cambierà in futuro.
I punti principali da focalizzare, come partenza, sono 3: Ucraina – Medio Oriente – Taiwan.
Da qui si diramano una infinità di strade, che a loro volta avranno ulteriori diramazioni, ma tutte convergenti allo stravolgimento del mondo e dei rapporti internazionali come li abbiamo finora conosciuti.
Ogni puntata della saga riguarderà un aspetto singolo ma interconnesso con il resto del quadro che abbiamo sotto gli occhi, ma che non ci vogliono far vedere.
Andremo quindi ad esplorare la crisi Ucraina.
Questo ci porterà a considerare gli aspetti analoghi e diversi della crisi mediorientale.
Entrambe hanno implicazioni in campo geopolitico, economico, militare, informativo, informatico ed etico-morale che, oltre ad avere valenza autonoma, hanno impatto esplosivo se si considerano le interconnessioni.
Non è che ci siamo dimenticati di Taiwan, dopo averla inserita fra i tre punti focali dello spettacolo in corso. E’ solo che è quella più importante e, per quanto ancora latente, sarà il culmine di tutta la sceneggiata. Quando entrerà in campo Taiwan lo scenario sarà totalmente diverso rispetto ad oggi.
Quindi sarà il corollario finale.
Prima sarà bene esplorare tutti gli altri aspetti.
Ci rendiamo conto di averne sottintesi molti e, fra questi, quelli che ci toccano più da vicino sono senza dubbio L’Unione Europea, (e la Germania in particolare), la Chiesa cattolica, il nostro Governo e la nostra Nazione. Non potremo tralasciare la crisi, perché di crisi palese si tratta, degli USA, così i sommovimenti in Asia e soprattutto in Africa che vivrà uno sviluppo al momento impensabile.
Fin qui i titoli che come si vede,pur andando per slogan, occupano mezza pagina dattiloscritta.
Oggi, però, non affronteremo apertamente nessuno dei temi proposti. Ci limiteremo ad una veloce descrizione della cornice di riferimento.
Da Venerdì 29 dicembre, i monitor ucraini, o NATO che dir si voglia, hanno terrorizzato gli operatori con oltre cento puntini rossi in movimento su tutta l’Ucraina.
Missili russi in volo verso i diversi obiettivi tutti raggiunti. Tutti.
Può sembrare strano a sentire le notizie in arrivo ma, lo vedremo nel dettaglio, il fatto che con oltre 100 missili al giorno ci siano “solo” 40 morti o poco più e che il 60 % dei missili e droni sia stato intercettato fa pienamente parte del gioco di guerra in atto.
Questa, in realtà, è stata la prima risposta russa all’attacco alla nave Novokercassk ancorata nel porto di Feodosia, vicino Sebastopoli, in Crimea ed all’attacco ucraino alla città di Belgorod in Russia. Non è importante che la nave sia stata distrutta o meno. E’ importante che l’attacco sia stato sferrato e che, per essere attuato, debba essere stato coordinato dalla NATO sia come satelliti di supporto che come intelligence, che i missili inglesi utilizzati abbiano avuto una gittata ben superiore a quella di 250 Km dei missili Storm Shadow che gli inglesi hanno finora dichiarato di aver fornito a Zelenskj. I missili che Kiev ha ricevuto, infatti, sono quelli Storm Shadow in dotazione alla NATO, con gettata di 560 Km.
Le centinaia di puntini rossi che segnalano i missili in arrivo sono per metà missili “civetta” per stanare le postazioni antiaeree, gli antimissili Patriot tanto per intenderci, che così sono stati distrutti da un buon 20 – 30 % degli altri missili in arrivo mentre il rimanente 30 – 20 % è andato a colpire, oltre ai depositi di missili e munizioni appena consegnati, anche le fabbriche ucraine di armamenti, comprese quelle di droni, i siti di manutenzione et similaria.
Le vittime, meno di 100 in una settimana di attacchi, sono dovute per lo più a frammenti incontrollati dei missili distrutti in volo dalla contraerea. Ogni morto è una perdita immane per l’intera umanità, ma è altamente ipocrita la tragicomica usanza di stracciarsi le vesti per indesiderati effetti collaterali di attacchi veramente chirurgici in Ucraina e chiuderli davanti ai massacri continui e pianificati di Gaza che pure ci vengono mostrati ma minimizzandoli e giustificandoli con la caccia a qualche capo di Hamas.
L’Ucraina continua ad atteggiarsi a povera vittima, spalleggiata dall’editoria nostrana, cartacea, televisiva e informatica, ma è solo vittima dell’arroganza e degli errori tattici e strategici di USA e UK.
Man mano che il conflitto ucraino va avanti si scoprono forniture di armi che l’occidente aveva sempre dichiarato che non avrebbe mai fornito a Kiev, fra le quali armi che potevano raggiungere il territorio russo e fare scattare una escalation potenzialmente incontrollabile che potrebbe portare alla terza guerra mondiale. Nonostante queste dichiarazioni di facciata l’escalation è già in atto con cadenza preoccupante su tutta la linea. L’esito insignificante della controffensiva ucraina pubblicizzata per mesi e rimandata in attesa delle nuove armi risolutive, finita in una bolla di sapone con le nuove armi super competitive totalmente distrutte e con perdite umane paurose, si somma all’attuale controffensiva russa, lenta e costante, che dalle posizioni fortificate intatte ha ultimamente riconquistato la posizione strategica di Marynka con l’accerchiamento quasi completo dello snodo di Avdeevka in cui, se gli ucraini non andranno via, saranno totalmente debellati come uomini e come attrezzature.
Intanto è arrivato a Zelensky l’ultimo regalo militare del 2023 per poco più di 250 milioni di dollari USA a fronte degli oltre 60 miliardi di dollari promessi, facenti parte del pacchetto di 110 miliardi di dollari che dovevano servire anche per Israele e altre cosucce in giro per il mondo, che Biden aveva proposto e che sono bloccati dal Congresso USA a maggioranza Repubblicana.
La vera bomba, però, sta per scoppiare proprio negli USA e non si tratta del tentato blocco alla candidatura Trump o alla ritorsione, con moneta analoga, dei repubblicani contro Biden. La bomba riguarda la proposta Biden di utilizzare i fondi confiscati ai russi ed attualmente congelati, per aggirare il blocco dei fondi per l’Ucraina.
Si parla di circa 300 miliardi di dollari di asset finanziari che, se utilizzati per supportare Zelenskj, comporterebbero violazioni a catena del diritto internazionale e creerebbero una fuga generalizzata degli investitori internazionali dalle banche USA e occidentali in genere nel timore di confische future.
Per l’economia USA, già azzoppata pesantemente, sarebbe uno sfacelo immane, trascinando nella catastrofe l’intera finanza occidentale.
Le implicazioni legali di tale assurda mossa si legherebbero a quelle etiche mettendo in discussione tutte le “regole” che finora hanno indirizzato il vivere civile nel mondo. Non è che non fosse chiaro che le regole le abbia sempre scritte zio Sam e, di volta in volta, le abbia sempre adattate, corrette, dimenticate, applicate o trasformate a seconda dello scenario applicativo e degli attori in campo. Ma a tutto c’è un limite, soprattutto quando c’è il rischio che qualcuno ti metta le mani in tasca per derubarti dei tuoi averi. Finchè le vittime sono state piccoli Stati, singoli e sacrificabili, la potenza USA è riuscita finora a tacitare le rimostranze, spalleggiata dall’informazione mainstream che tutto copre e tutto giustifica. Se l’utilizzo “allegro” delle regole può incidere sul 70 % dell’economia mondiale allora le cose cambiano. Anche per coloro che adesso sono “amici” della potenza a stelle e strisce. Anche Saddam lo era prima di finire molto male. Anche l’ISIS era stata creata dagli USA. L’Afganistan era il fiore all’occhiello, prima di essere abbandonato in modo ignominioso. Inutile andare avanti con gli esempi quando gli obiettivi potrebbero essere ognuno dei competitor USA, dalla Cina all’Arabia Saudita, dall’India al Qatar al Brasile, ecc. Solo l’Europa, inteso come organismo burocratico informe ed uniforme, sembra esente da reazioni essendo ormai condannato all’irrilevanza. Per i singoli Stati europei, invece, il discorso è diverso, anche se in una cornice pessima.
Le connessioni economiche, che andremo ad esplorare, si connettono strettamente con quelle geopolitiche e militari e partiremo proprio dai BRICS di cui nessuno quasi parla e che, invece, sono la realtà più dinamica e innovativa dell’anno trascorso.
I genocidi in atto a Gaza, oltre ad irritare fortemente l’IRAN che sta facendo enormi sforzi per non reagire direttamente, stanno agitando analoghe reazioni di massa, apertamente contrarie, in Libia, Algeria, Tunisia ed Egitto. Gli attacchi, per quanto al momento limitati, dallo Yemen alle navi in transito verso Suez hanno già alzato a dismisura il costo assicurativo e molti armatori, fra cui i principali leader mondiali, stanno optando per passare da Città del Capo, con settimane aggiuntive di navigazione e costi conseguenti, pur di ridurre i rischi.
Le implicazioni sono enormi per tutto il commercio mondiale messo sotto scacco da un esercito finora insignificante e neanche preso in considerazione come gli Hauthi yemeniti dietro cui c’è l‘IRAN dietro cui c’è la Russia in una catena che si allunga sempre più.
L’attentato nella città di Kerman in Iran, che ha causato oltre 100 morti e centinaia di feriti, non sarà senza conseguenze, per l’Iran e per tutto il mondo arabo.
Qualora Libia Tunisia e Algeria dovessero scendere veramente in campo per affiancare gli iraniani o per contestare i genocidi israeliani a Gaza, anche senza interventi militari diretti, che fine farebbero i nostri approvvigionamenti energetici di gas visto anche che dietro la Sonatrac algerina c’è la russa Gazprom ?
Le implicazioni dei genocidi israeliani si arricchiscono ogni giorno di nuovi tavoli e nuove prospettive. Dalle mancate risoluzioni ONU per ufficializzare a genocidi legali quelli che lo sono di fatto davanti agli occhi di tutto il mondo, al pronunciamento della Suprema Corte Israeliana che ha bocciato la Legge di “ragionevolezza” con cui Netanyahu cercava di affrancarsi dal controllo della Magistratura e che, per quanto minimizzata dai media nostrani, avrà impatto devastante in Israele.
Un capitolo a parte dovremo dedicarlo all’informazione, o alla disinformazione, che per tutto l’anno ha continuato lo sport preferito da decenni di occultare la verità e deformare gli avvenimenti.
Anche da qui, però, proprio nell’anno che forse ha raggiunto l’apice di disinformatia, vedo elementi di speranza.
Pur nel mare di bugie che continua ad imperare, il fatto che molte fonti siano state costrette ad ammettere che non è proprio normale parlare con noncuranza di centinaia di bambini morti a Gaza, considerare normali centinaia di morti in Cisgiordania che ufficialmente nulla c’entra con Gaza, che molti iniziano a parlare di una trattativa per l’Ucraina come una idea non proprio peregrina, che siano stati costretti ad accennare, almeno, al fenomeno BRICS, indica che la diga che era stata eretta a protezione delle scelte scellerate delle elite ha più di qualche incrinatura.
Proprio nel periodo più buio si apprezza lo spiraglio di luce che potrà sembrare lontano, ma è la speranza dell’alba che non muore, insieme alla certezza che arriverà.
E’ troppo poco ? Certo che è troppo poco. Ma è un inizio. L’inizio della fine per lor signori.
Vincenzo Fedele
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Tag: fedele, geopolitica, introduzione
Categoria: Generale
Grandi valanghe iniziano sempre con minimi movimenti… piccole slavine!…!!…https://ilgattomattoquotidiano.wordpress.com/
Gli anglo hanno due storiche ossessioni: la Russia e il “pericolo giallo”. E sono talmente ingabbiati nel dogma della loro superiorità che prima o poi decideranno di dare torto alla realtà e risolvere entrambe.
Mancano 11 mesi alle elezioni, e tutto (Epstein) lascia intendere che le due fazioni andranno alla resa dei conti.
Voleranno stracci e cose che noi umani… Nota: per abboccare in quel modo a quell’esca bisognava essere totalmente privi di sostanza morale e/o mentale. Miserabili e idioti sono perfetti rispettivamente come esecutori e teste di legno, ma, se le cose volgono al peggio, si trasformano in pesi di piombo. E la classe rappresentativa dell’Impero e delle colonie è tutta e da decenni accuratamente selezionata su questi due unici criteri.
Nella scienza investigativa i modus operandi sono indicazioni quasi infallibili: un’irrefrenabile propensione a circondarsi di ricattabili per motivi abietti e pornografi mancati, ad esempio, rivelerebbe di qualcuno molto più che un test del Dna.
https://ilsimplicissimus2.com/2024/01/08/la-marcia-dei-trattori-su-berlino/
https://www.fanpage.it/innovazione/tecnologia/perche-mark-zuckerberg-sta-costruendo-di-nascosto-un-mega-bunker-alle-hawaii/
Poi, chi vuol proprio credere a miserabili e tg, vada a farsi benedire da Kermit la rana.