Benedizione o Presa in Giro delle Coppie “Irregolari”? Con Danni Morali? Pensiero Cattolico.
19 Dicembre 2023
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, offriamo alla vostra attenzione questo commento apparso su Il Pensiero Cattolico, che ringraziamo per la cortesia. Buona lettura e diffusione.
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L’ennesima demolizione della fede e della morale cattoliche
Ieri, Francesco ed il suo sodale, il cardinal Victor M. Fernández, noto come Tucho, l’esperto di baci come qualcuno lo ha chiamato (L’«esperto di baci» Tucho nominato Prefetto del dicastero che fu di giganti come Carafa, Ghisleri, Rebiba, Merry del Val, Ottaviani, Ratzinger, Müller, in blog Messa in latino, 3.7.2023), hanno pubblicato una Dichiarazione concernente la benedizione delle coppie irregolari (cfr. T. Scandroglio, La posta di Tucho: la via dell’eresia è lastricata di dubia, in LNBQ 19.12.2023; L. Scrosatti, «Sì alla benedizione delle coppie gay». Il Papa accelera, ivi; Fiducia Supplicans: Dicastery for Doctrine of the Faith declaration opens door to “blessings” to all “irregular couples”, including homosexuals, in Rorate coeli, 18.12.2023; Ora si possono benedire i sodomiti, scrive la DDF con il placet di Francesco , in blog Messa in latino, 18.12.2023; T. S. Flanders, The Vatican Blesses “Same-Sex Couples”, in One Peter Five, 18.12.2023; M. Haynes, Pope Francis publishes norms for clergy to ‘bless’ homosexual couples, in Lifesitenews, 18.12.2023). Il documento non ha mancato di suscitare delle reazioni (cfr. S. Koks, Bishop Strickland urges bishops to say ‘no’ to Francis’ ‘blessings’ of homosexual couples, ivi. In traduzione italiana, in blog Messa in latino, 18.12.2023. Cfr. anche A. M. Valli, Benedizione alle coppie gay. Il nuovo documento vaticano e le prime reazioni. Monsignor Strickland: “I vescovi dicano no con una sole voce”, in blog Duc in altum, 18.12.2023. V. anche M. Haynes, Fr. James Martin announces he will bless his ‘friends in same-sex unions’ after Pope’s new text, in Lifesitenews, 18.12.2023; M. J. Matt, Normalizing Sodomy: The True Legacy of Francis, in The Remnant, 18.12.2023; J. Martin, Pope Francis’ same-sex blessings declaration is a major step forward for LGBTQ Catholics, in America, 18.12.2023).
Da parte nostra, pubblichiamo il contributo dell’Avv. Francesco Patruno, che ringraziamo, già diffuso ieri sul blog Duc in altum del giornalista Aldo Maria Valli e, questa mattina, su Messa in latino.
Qui si ricordi solo che Francesco non è legibus solutus, compreso il diritto divino naturale e positivo. Egli è soggetto pur sempre a questa legge. Riteniamo, con l’Avv. Patruno, che questo discutibile documento sia, in verità, più dannoso per le coppie irregolari che vantaggioso. Da parte la circostanza, che non si crede che ci siano eserciti di coppie irregolari ansiose di ricevere la benedizione, e che piuttosto questa dichiarazione sia puramente ideologica ed un ulteriore tassello che prova la sottomissione della Chiesa odierna all’agenda del mondo e del principe di questo mondo, nondimeno non potrà sfuggire che essa si rivela essere una vera e propria presa in giro per queste coppie. La Dichiarazione, infatti, specifica che questa benedizione, per un verso, non sarebbe un atto liturgico, ma piuttosto assimilabile ad un atto di devozione popolare (????); per altro verso, si spiega che essa sarebbe sostanzialmente “a traccia libera”, e non compiuta secondo un rito prestabilito.
Come dire … ciascun sacerdote s’inventi qualcosa per conto proprio. Ed il compimento della volontà di Dio, pur richiamata in diverse parti del documento, diventa solo un elemento opzionale nella “traccia libera” della presunta benedizione, ponendo seri dubbi sulla sua validità come sacramentale, portando a ritenere che si tratti, nella specie, di un atto sacrilego di un segno sacro – qual è la benedizione. Non può, infatti, pensarsi che, a voler tutto concedere, Dio possa benedire delle persone che non intendono chiedere a Lui un aiuto spirituale per la loro condizione irregolare affinché possano venir fuori da questa. In altre parole, Dio può solo benedire coloro che chiedono un aiuto da Lui per uscire dal fango e non già rimanerci e rotolarvisi. Dio, in effetti, non potrebbe benedire ciò che condanna nella Scrittura né può contraddirsi.
Scrive giustamente uno dei primi commentatori del documento: «Although “On the Pastoral Meaning of Blessings” may be well intended, it wreaks havoc on the very nature of blessings. Blessings are the Spirit-filled graces that the Father bestows upon his adopted children who abide in his Son, Jesus Christ, as well as upon those whom he desires to be so. Attempting immorally to exploit God’s blessings makes a mockery of his divine goodness and love» (Fr. T. G. Weinandy, God’s Blessings and Magisterial Teaching, in The Catholic Thing, 19.12.2023). Valutazione che non possiamo non condividere.
Ahhh …. scusate, dimenticavo: con l’epoca di Bergoglio assistiamo ad una nuova Rivelazione.
Buona lettura.
Augustinus Hipponensis
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BERGOGLIO APPROVA LA BENEDIZIONE DELLE COPPIE IRREGOLARI. UN DOCUMENTO AMBIGUO CON PROFILI DI ETERODOSSIA? UN PRIMO COMMENTO
Avv. Francesco Patruno
- Era il 15 marzo 2021 allorché l’allora Congregazione per la dottrina della Fede, pubblicava un proprio Responsum, risalente al 22.2.2021, nel quale rispondeva al dubbio se la Chiesa disponesse del potere di impartire la benedizione alle unioni di persone dello stesso sesso. La risposta che era data era negativa. Il Dicastero vaticano, all’epoca presieduto dal card. Luis F. Ladaria, argomentava, nell’allegata Nota esplicativa, che, essendo le benedizioni dei sacramentali (e non dei sacramenti!) richiedono, per coerenza, che, oltre alla retta intenzione di coloro che ne partecipano, «ciò che viene benedetto sia oggettivamente e positivamente ordinato a ricevere e ad esprimere la grazia, in funzione dei disegni di Dio iscritti nella Creazione e pienamente rivelati da Cristo Signore. Sono quindi compatibili con l’essenza della benedizione impartita dalla Chiesa solo quelle realtà che sono di per sé ordinate a servire quei disegni». Per questo, si affermava che non è «lecito impartire una benedizione a relazioni, o a partenariati anche stabili, che implicano una prassi sessuale fuori dal matrimonio (vale a dire, fuori dell’unione indissolubile di un uomo e una donna aperta di per sé alla trasmissione della vita), come è il caso delle unioni fra persone dello stesso sesso. La presenza in tali relazioni di elementi positivi, che in sé sono pur da apprezzare e valorizzare, non è comunque in grado di coonestarle e renderle quindi legittimamente oggetto di una benedizione ecclesiale, poiché tali elementi si trovano al servizio di una unione non ordinata al disegno del Creatore». Aggiungeva il Responsum: «La risposta al dubium proposto non esclude che vengano impartite benedizioni a singole persone con inclinazione omosessuale, le quali manifestino la volontà di vivere in fedeltà ai disegni rivelati di Dio così come proposti dall’insegnamento ecclesiale, ma dichiara illecita ogni forma di benedizione che tenda a riconoscere le loro unioni. In questo caso, infatti, la benedizione manifesterebbe l’intenzione non di affidare alla protezione e all’aiuto di Dio alcune singole persone, nel senso di cui sopra, ma di approvare e incoraggiare una scelta ed una prassi di vita che non possono essere riconosciute come oggettivamente ordinate ai disegni rivelati di Dio». Per questo concludeva che «la Chiesa non dispone, né può disporre, del potere di benedire unioni di persone dello stesso sesso». Il Responso e la Nota esplicativa erano approvati da Bergoglio.
- Nel frattempo, nonostante questo chiaro responso della Santa Sede, diverse conferenze episcopali adottavano, in decisa rottura con le indicazioni rinvenienti dal documento, delle benedizioni alle “persone” conviventi nelle coppie omosessuali. Tra queste conferenze vi è quella dei vescovi del Belgio. Fu lo stesso vescovo di Anversa, mons. Johan Bonny, chiamato ad esprimere, nel sinodo tedesco, la propria esperienza, a raccontare che i vescovi belgi avrebbero ricevuto l’approvazione del loro rito di benedizione direttamente da Bergoglio nel corso di una visita ad limina il 22 novembre 2022 (cfr. L. Scrosati, «Noi vescovi belgi benediciamo le coppie gay, con l’ok del Papa», in LNBQ, 22.3.2023; N. Spuntoni, “Ci lascia fare…”. Un vescovo “inguaia” il Papa sulle coppie gay, in Il Giornale, 26.3.2023. Sul rito, cfr. Vescovi fiamminghi: pastorale delle persone omosessuali, in Il Regno-Documenti, 2022, n. 19, pp. 604 ss.). Per questo, l’assemblea sinodale tedesca, forte di questo “precedente”, pur essa approvava a larga maggioranza l’apertura alla benedizione della coppie omosessuali (v. G. Cardinale, Benedizioni delle coppie omosessuali e celibato, strappo della Chiesa tedesca, in Avvenire, 11.3.2023), che era prontamente attuata da alcuni presuli, tra i quali quello di Spira (v. N. Spuntoni, “Benedite le coppie gay”: lo “strappo” del vescovo tedesco, in Il Giornale, 4.11.2023; Vescovo tedesco ai suoi preti: benedite le coppie gay, in La Stampa, 3.11.2023). Non è mancato, peraltro, chi sottolineava il valore liturgico di queste benedizioni (cfr. P. Zambaldi, Il docente di liturgia Ewald Volgger: La benedizione delle coppie omosessuali è ovviamente liturgia!, in Leggere i segni dei tempi, 5.10.2022).
A ridosso del c.d. sinodo dei sinodi, la cui prima fase si svolgeva in Vaticano lo scorso ottobre, era resa nota la risposta che Bergoglio, riscontrando la lettera inviategli da alcuni porporati, aveva loro fornito, nella quale, per quanto qui interessi, pur ribadendo la concezione chiara che la Chiesa ha del matrimonio, annunciava un cambiamento di prospettiva: «Nei rapporti con le persone, tuttavia, non dobbiamo perdere la carità pastorale che deve permeare tutte le nostre decisioni e i nostri atteggiamenti. La difesa della verità oggettiva non è l’unica espressione di questa carità, che è fatta anche di gentilezza, pazienza, comprensione, tenerezza e incoraggiamento. Non possiamo quindi diventare giudici che si limitano a negare, respingere, escludere. La prudenza pastorale deve quindi discernere adeguatamente se esistono forme di benedizione, richieste da una o più persone, che non trasmettano una concezione errata del matrimonio. Giacché infatti, quando si chiede una benedizione, è una richiesta di aiuto a Dio, una supplica per un modo migliore di vivere, una fiducia in un Padre che può aiutarci a vivere meglio» (La risposta di Francesco ai Dubia del 10 luglio 2023, in blog Scuola Ecclesia Mater, 2.10.2023). I porporati interpellavano nuovamente Bergoglio, con una nota datata 22.7.2023, nella quale, per quanto qui ci interessa, gli stessi si dicevano preoccupati che «la benedizione di coppie omosessuali possa creare in ogni caso confusione, non solo in quanto possa farle sembrare analoghe al matrimonio, ma anche in quanto gli atti omosessuali verrebbero presentati praticamente come un bene, o almeno come il bene possibile che Dio chiede alle persone nel loro cammino verso di Lui» (I nuovi Dubia ed il sinodo della discordia, ivi). Ovviamente, questa volta Bergoglio non rispondeva in alcun modo.
In precedenza, era intervenuto anche il card. Müller, il quale affermava che «la benedizione delle coppie arcobaleno è un’eresia. I vescovi belgi non possono legittimarle facendo riferimento a presunte dichiarazioni del Papa. Anche se lo avesse detto, non è di sua competenza cambiare la Rivelazione» (N. Spuntoni, Müller: «Neanche il Papa può decidere di benedire le coppie gay», in LNBQ, 3.4.2023).
- Sotto la guida del neo-prefetto, il cardinal Victor M. Fernández, il Dicastero per la dottrina della fede si è mostrato, dal settembre 2023, molto sensibile alle istanze legate al mondo LGBT nell’ambito della Chiesa. Commenta il giornalista Spuntoni: «Fernández è entrato in carica da pochi mesi, ma la linea che sta perseguendo è di rottura coi suoi predecessori. Il Papa lo aveva spronato in una lettera ad inizio mandato a svoltare pagina» (così N. Spuntoni, Bergoglio dice sì alle benedizioni arcobaleno, in Il Giornale, 18.12.2023).
A titolo esemplificativo di questa “sensibilità” nuova, può segnalarsi che, in data 31.10.2023, il Dicastero de quo forniva alcune Risposte a Mons. José Negri, Vescovo di Santo Amaro in Brasile, concernenti alcune domande riguardo alla possibile partecipazione ai sacramenti del battesimo e del matrimonio da parte di persone transessuali e di persone omoaffettive. In particolare, si rispondeva positivamente ai dubbi circa la possibilità che un individuo transgender od omoaffettiva e che convive possa essere testimone ad un matrimonio, non essendoci nella legislazione universale della Chiesa delle disposizioni che impediscano o inabilitino un soggetto transgender od omosessuale convivente dall’assumere la veste di testimone di nozze.
Da ultimo, in data 18.12.2023, il predetto Dicastero vaticano presieduto dal Fernández, ha diramato una dichiarazione, dal titolo Fiducia supplicans, approvata ex audientia in pari data da Bergoglio, sul “senso spirituale delle benedizioni”. Come ci ricorda Vatican News, erano 23 anni che l’ex Sant’Uffizio non pubblicava una dichiarazione (l’ultima fu nel 2000 Dominus Jesus), documento dall’alto valore dottrinale (Dichiarazione dottrinale apre alle benedizioni per coppie “irregolari”, in Vatican News, 18.12.2023).
Il gesuita americano P. James Martini, vicino notoriamente al mondo LGBT, membro del sinodo e consultore del Dicastero per la Comunicazione, ha twittato su X, all’uscita della dichiarazione: «This is a major step forward in the church’s ministry to LGBTQ people and recognizes the desire for same-sex couples for God’s presence and help in their committed and loving relationships». Ancora, P. Martin, commentando il valore dirompente del documento, rammenta, sempre su X, «The declaration opens the door to non-liturgical blessings for same-sex couples, something that had been previously off limits for bishops, priests and deacons» ed infine, sempre su X: «In short, yesterday, as a priest, I was forbidden to bless same-sex couples at all. Today, with some limitations, I can».
Di là dei commenti entusiasti di Padre Martin, va detto che questo nuovo documento, composto da una Presentazione, una Introduzione e da quattro capitoli, divisi a loro volta in 45 punti, non sembrerebbe porsi come atto vincolante, ma come un atto volto a favorire, «insieme alla comprensione della dottrina perenne della Chiesa, la ricezione dell’insegnamento del Santo Padre» (Presentazione). Si spiega, poi: «Come nella già citata risposta del Santo Padre ai Dubia di due Cardinali, la presente Dichiarazione resta ferma sulla dottrina tradizionale della Chiesa circa il matrimonio, non ammettendo nessun tipo di rito liturgico o benedizioni simili a un rito liturgico che possano creare confusione. Il valore di questo documento, tuttavia, è quello di offrire un contributo specifico e innovativo al significato pastorale delle benedizioni, che permette di ampliarne e arricchirne la comprensione classica strettamente legata a una prospettiva liturgica. Tale riflessione teologica, basata sulla visione pastorale di Papa Francesco, implica un vero sviluppo rispetto a quanto è stato detto sulle benedizioni nel Magistero e nei testi ufficiali della Chiesa. Questo rende ragione del fatto che il testo abbia assunto la tipologia di “Dichiarazione”. Ed è proprio in tale contesto che si può comprendere la possibilità di benedire le coppie in situazioni irregolari e le coppie dello stesso sesso, senza convalidare ufficialmente il loro status o modificare in alcun modo l’insegnamento perenne della Chiesa sul matrimonio» (ivi).
Nell’Introduzione si aggiunge che questa Dichiarazione intenderebbe venire incontro a coloro che non avrebbero condiviso il Responso dell’allora Congregazione per la dottrina della fede: «appare opportuno riprendere il tema ed offrire una visione che componga in coerenza gli aspetti dottrinali con quelli pastorali, perché “ogni insegnamento della dottrina deve situarsi nell’atteggiamento evangelizzatore che risvegli l’adesione del cuore con la vicinanza, l’amore e la testimonianza”».
Sebbene si evidenzi il rischio «di confondere una benedizione, data a qualsiasi altra unione, con il rito proprio del sacramento del matrimonio» (n. 6), bisognerebbe evitare anche il pericolo di «pretendere, per una semplice benedizione, le stesse condizioni morali che si chiedono per la ricezione dei sacramenti. Tale rischio esige che si ampli ulteriormente questa prospettiva. Infatti, vi è il pericolo che un gesto pastorale, così amato e diffuso, sia sottoposto a troppi prerequisiti di carattere morale, i quali, con la pretesa di un controllo, potrebbero porre in ombra la forza incondizionata dell’amore di Dio su cui si fonda il gesto della benedizione» (n. 12).
Dopo aver ripercorso il senso delle benedizioni nella sacra Scrittura, si afferma: «Nel suo mistero di amore, attraverso Cristo, Dio comunica alla sua Chiesa il potere di benedire. Concessa da Dio all’essere umano ed elargita da questi al prossimo, la benedizione si trasforma in inclusione, solidarietà e pacificazione. È un messaggio positivo di conforto, custodia e incoraggiamento. La benedizione esprime l’abbraccio misericordioso di Dio e la maternità della Chiesa che invita il fedele ad avere gli stessi sentimenti di Dio verso i propri fratelli e sorelle» (n. 19).
Con riferimento alle c.d. coppie irregolari e segnatamente quelle composte da persone dello stesso sesso, si afferma che «si impartisce una benedizione che non solo ha valore ascendente ma che è anche l’invocazione di una benedizione discendente da parte di Dio stesso su coloro che, riconoscendosi indigenti e bisognosi del suo aiuto, non rivendicano la legittimazione di un proprio status, ma mendicano che tutto ciò che di vero di buono e di umanamente valido è presente nella loro vita e relazioni, sia investito, sanato ed elevato dalla presenza dello Spirito Santo. Queste forme di benedizione esprimono una supplica a Dio perché conceda quegli aiuti che provengono dagli impulsi del suo Spirito – che la teologia classica chiama “grazie attuali” – affinché le umane relazioni possano maturare e crescere nella fedeltà al messaggio del Vangelo, liberarsi dalle loro imperfezioni e fragilità ed esprimersi nella dimensione sempre più grande dell’amore divino» (n. 31).
Con questo pensiero, obiettivamente, si può convenire, tuttavia, esso appare incompleto, come avremo modo di osservare in seguito.
Andiamo, però, avanti: «non si deve né promuovere né prevedere un rituale per le benedizioni di coppie in una situazione irregolare, ma non si deve neppure impedire o proibire la vicinanza della Chiesa ad ogni situazione in cui si chieda l’aiuto di Dio attraverso una semplice benedizione. Nella breve preghiera che può precedere questa benedizione spontanea, il ministro ordinato potrebbe chiedere per costoro la pace, la salute, uno spirito di pazienza, dialogo ed aiuto vicendevole, ma anche la luce e la forza di Dio per poter compiere pienamente la sua volontà» (n. 38).
Di per sé, si potrebbe dare di questo passo del documento un’interpretazione, potremmo dire, ortodossa, nella misura in cui si specifica che la benedizione sia richiesta, senza rivendicare la legittimazione dello status personale, quale ausilio a Dio perché quella persona possa compiere la sua volontà, che, logicamente, dovrebbe essere quella di allontanarsi da una situazione di peccato. Si spiega, in effetti, in vari punti della dichiarazione: «Da un punto di vista strettamente liturgico, la benedizione richiede che quello che si benedice sia conforme alla volontà di Dio espressa negli insegnamenti della Chiesa» (n. 9). Ed ancora: «Chi chiede una benedizione si mostra bisognoso della presenza salvifica di Dio nella sua storia e chi chiede una benedizione alla Chiesa riconosce quest’ultima come sacramento della salvezza che Dio offre. Cercare la benedizione nella Chiesa è ammettere che la vita ecclesiale sgorga dal grembo della misericordia di Dio e ci aiuta ad andare avanti, a vivere meglio, a rispondere alla volontà del Signore» (n. 20). E poi: «La grazia di Dio, infatti, opera nella vita di coloro che non si pretendono giusti ma si riconoscono umilmente peccatori come tutti. Essa è in grado di orientare ogni cosa secondo i misteriosi ed imprevedibili disegni di Dio. Perciò, con instancabile sapienza e maternità, la Chiesa accoglie tutti coloro che si avvicinano a Dio con cuore umile, accompagnandoli con quegli aiuti spirituali che consentono a tutti di comprendere e realizzare pienamente la volontà di Dio nella loro esistenza» (n. 32).
Il documento, nondimeno, appare volutamente ambiguo, perché tace su cosa consista esattamente, nella specie, questa volontà di Dio, più volte evocata, ma mai delineata nei suoi contorni, lasciando all’interprete la sua individuazione. E diremmo, interpretazione.
Tuttavia, c’è un aspetto a nostro avviso davvero inquietante – e forse questo potrebbe celare possibili profili di eterodossia: vale a dire, la dichiarazione rimette al ministro ordinato la possibilità di chiedere («potrebbe chiedere»), nel rito “a traccia libera”, «… anche la luce e la forza di Dio per poter compiere pienamente la sua volontà». Insomma, l’introduzione nel testo del verbo «potrebbe» e della congiunzione «anche» riduce, in pratica, il compimento della volontà divina ad elemento accessorio ed opzionale, a mera facoltatività, che potrebbe, perciò, mancare del tutto nella benedizione, non rivestendo carattere, invece, primario come ci si sarebbe dovuti attendere dalle premesse da cui la Dichiarazione muoveva.
Si aggiunge: «proprio per evitare qualsiasi forma di confusione o di scandalo, quando la preghiera di benedizione, benché espressa al di fuori dei riti previsti dai libri liturgici, sia chiesta da una coppia in una situazione irregolare, questa benedizione mai verrà svolta contestualmente ai riti civili di unione e nemmeno in relazione a essi. Neanche con degli abiti, gesti o parole propri di un matrimonio. Lo stesso vale quando la benedizione è richiesta da una coppia dello stesso sesso» (n. 39).
Ed ancora: «Tale benedizione può invece trovare la sua collocazione in altri contesti, quali la visita a un santuario, l’incontro con un sacerdote, la preghiera recitata in un gruppo o durante un pellegrinaggio. Infatti, attraverso queste benedizioni che vengono impartite non attraverso le forme rituali proprie della liturgia, bensì come espressione del cuore materno della Chiesa, analoghe a quelle che promanano in fondo dalle viscere della pietà popolare, non si intende legittimare nulla ma soltanto aprire la propria vita a Dio, chiedere il suo aiuto per vivere meglio, ed anche invocare lo Spirito Santo perché i valori del Vangelo possano essere vissuti con maggiore fedeltà» (n. 40).
Con specifico riferimento alle coppie omosessuali si conclude, per quanto ci interessa: «Quanto detto nella presente Dichiarazione a proposito delle benedizioni di coppie dello stesso sesso, è sufficiente ad orientare il prudente e paterno discernimento dei ministri ordinati a tal proposito. Oltre alle indicazioni di cui sopra, non si debbono dunque aspettare altre risposte su eventuali modalità per normare dettagli o aspetti pratici riguardo a benedizioni di questo tipo» (n. 41).
- Che dire, in conclusione, di questa nuova dichiarazione della Santa Sede?
Esso, come molti documenti prodotti sotto il regno di Bergoglio, presenta una buona dose di ambiguità nella misura in cui non si spieghi in cosa consista esattamente la volontà di Dio di cui la benedizione costruirebbe un aiuto spirituale nel suo compimento.
Soprattutto rimane in ombra, per non dire del tutto oscurato, l’aspetto che la richiesta di aiuto nel compimento della volontà divina sia, nel rito di benedizione “a traccia libera”, soltanto un elemento opzionale delle possibili richieste a Dio.
Per di più, si omette di sottolineare che la benedizione, essendo un sacramentale e non un sacramento, conferisce la grazia ex opere operantis (Ecclesiae), ossia in forza del soggetto – la Chiesa, attraverso il suo ministro ordinato – che compie quel rito (cfr. can. 1166 codice diritto canonico), ma pure dalle disposizioni interiori del fedele che la richiede. Ed è chiaro che sia difficile ipotizzare, in concreto, che una persona omoaffettiva convivente, richiedente questo sacramentale, sia ben disposta a compiere la volontà di Dio, vale a dire abbandonare quella sua condizione di convivenza.
C’è poi un ultimo aspetto da porre all’attenzione. Il can. 1167 § 2 del codice di diritto canonico stabilisce: «Nel porre o amministrare i sacramentali si osservino accuratamente i riti e le formule approvate della Chiesa». Nella dichiarazione odierna si afferma, al contrario, che questa benedizione non sarebbe un atto liturgico, bensì di pietà popolare, per cui si dovrebbe ricorrere ad una formula a traccia libera: «non attraverso le forme rituali proprie della liturgia, bensì come espressione del cuore materno della Chiesa, analoghe a quelle che promanano in fondo dalle viscere della pietà popolare» (n. 40). Per cui, ci sarebbe da domandarsi (e lasciamo questa domanda aperta a possibili risposte), in buona sostanza, che validità possa avere una benedizione di tal fatta e che non si tratti, in realtà, solo di una sonora presa in giro delle coppie irregolari, arrecandosi ad esse piuttosto un danno spirituale, anziché un beneficio. Ci auguriamo che queste coppie non si ritrovino a dover esclamare come la buon’anima di Massimo Troisi, «pensavo fosse amore ed invece era solo un calesse» … .
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Categoria: Generale
La dubbia apertura alla benedizione delle coppie “irregolari”
Con riferimento alla recente Dichiarazione “Fiducia supplicans” del Dicastero per la dottrina della fede del 23.12.2023, approvata da Papa Francesco, in tema della benedizione delle coppie di omosessuali e di divorziati risposati, è preliminarmente opportuno fare riferimento ai precedenti documenti ufficiali della Chiesa cattolica che hanno trattato di tale argomento.
Nel testo dell’Esortazione apostolica Sacramentum caritatis del 22.02.2007, sottoscritto da Papa Benedetto XVI, a proposito dei divorziati risposati, dopo aver affermato che , “la Chiesa incoraggia questi fedeli a impegnarsi a vivere la loro relazione secondo le esigenze della legge di Dio, come amici, come fratello e sorella; così potranno riaccostarsi alla mensa eucaristica, con le attenzioni previste dalla provata prassi ecclesiale e che tale cammino, perché sia possibile e porti frutti, deve essere sostenuto dall’aiuto dei pastori e da adeguate iniziative ecclesiali”, questi ultimi vengono esplicitamente invitati ad “evitare, in ogni caso, di benedire queste relazioni, perché tra i fedeli non sorgano confusioni circa il valore del Matrimonio”.
Nel “Responsum della Congregazione per la dottrina della fede ad un dubium circa la benedizione delle unioni di persone dello stesso sesso del 15.03.2021” si sostiene, con l’esplicita approvazione di Papa Francesco, che “quando si invoca una benedizione su alcune relazioni umane occorre – oltre alla retta intenzione di coloro che ne partecipano – che ciò che viene benedetto sia oggettivamente e positivamente ordinato a ricevere e ad esprimere la grazia, in funzione dei disegni di Dio iscritti nella Creazione e pienamente rivelati da Cristo Signore. Sono quindi compatibili con l’essenza della benedizione impartita dalla Chiesa solo quelle realtà che sono di per sé ordinate a servire quei disegni.
Per tale motivo, non è lecito impartire una benedizione a relazioni, o a partenariati anche stabili, che implicano una prassi sessuale fuori dal matrimonio (vale a dire, fuori dell’unione indissolubile di un uomo e una donna aperta di per sé alla trasmissione della vita), come è il caso delle unioni fra persone dello stesso sesso. La presenza in tali relazioni di elementi positivi, che in sé sono pur da apprezzare e valorizzare, non è comunque in grado di coonestarle e renderle quindi legittimamente oggetto di una benedizione ecclesiale, poiché tali elementi si trovano al servizio di una unione non ordinata al disegno del Creatore.
La dichiarazione di illiceità delle benedizioni di unioni tra persone dello stesso sesso non è quindi, e non intende essere, un’ingiusta discriminazione, quanto invece richiamare la verità del rito liturgico e di quanto corrisponde profondamente all’essenza dei sacramentali, così come la Chiesa li intende. Inoltre, poiché le benedizioni sulle persone sono in relazione con i sacramenti, la benedizione delle unioni omosessuali non può essere considerata lecita, in quanto costituirebbe in certo qual modo una imitazione o un rimando di analogia con la benedizione nuziale, invocata sull’uomo e la donna che si uniscono nel sacramento del Matrimonio, dato che non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppur remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia.
Per i suddetti motivi, la Chiesa non dispone, né può disporre, del potere di benedire unioni di persone dello stesso sesso nel senso sopra inteso”.
Nello stesso documento su richiamato, viene, anche aggiunta la seguente precisazione: “La risposta al dubium proposto non esclude che vengano impartite benedizioni a singole persone con inclinazione omosessuale, le quali manifestino la volontà di vivere in fedeltà ai disegni rivelati di Dio così come proposti dall’insegnamento ecclesiale, ma dichiara illecita ogni forma di benedizione che tenda a riconoscere le loro unioni. In questo caso, infatti, la benedizione manifesterebbe l’intenzione non di affidare alla protezione e all’aiuto di Dio alcune singole persone, nel senso di cui sopra, ma di approvare e incoraggiare una scelta ed una prassi di vita che non possono essere riconosciute come oggettivamente ordinate ai disegni rivelati di Dio.
Nel contempo, la Chiesa rammenta che Dio stesso non smette di benedire ciascuno dei suoi figli pellegrinanti in questo mondo, perché per Lui siamo più importanti di tutti i peccati che noi possiamo fare. Ma non benedice né può benedire il peccato: benedice l’uomo peccatore, affinché riconosca di essere parte del suo disegno d’amore e si lasci cambiare da Lui. Egli infatti ci prende come siamo, ma non ci lascia mai come siamo”.
Con la recentissima Dichiarazione “Fiducia supplicans” del 18.12.2023, esplicitamente approvata da Papa Francesco, viene preliminarmente chiarito che lo scopo del documento in questione “è quello di offrire un contributo specifico e innovativo al significato pastorale delle benedizioni, che permette di ampliarne e arricchirne la comprensione classica strettamente legata a una prospettiva liturgica” che renda, invece, “inammissibili riti e preghiere che possano creare confusione tra ciò che è costitutivo del matrimonio, quale unione esclusiva, stabile e indissolubile tra un uomo e una donna, naturalmente aperta a generare figli, e ciò che lo contraddice. Questa convinzione è fondata sulla perenne dottrina cattolica del matrimonio. Per questo motivo, a proposito delle benedizioni, la Chiesa ha il diritto e il dovere di evitare qualsiasi tipo di rito che possa contraddire questa convinzione o portare a qualche confusione. Tale è anche il senso del Responsum dell’allora Congregazione per la Dottrina della Fede laddove afferma che la Chiesa non ha il potere di impartire la benedizione ad unioni fra persone dello stesso sesso”.
Con un ragionamento di obbiettiva non facile comprensione, la Dichiarazione in questione, suggerendo una visione non più liturgica, ma pastorale della benedizione, testualmente afferma che “tale riflessione teologica, basata sulla visione pastorale di Papa Francesco, implica un vero sviluppo rispetto a quanto è stato detto sulle benedizioni nel Magistero e nei testi ufficiali della Chiesa” pervenendo, così, alla conclusione che “proprio in tale contesto si può comprendere la possibilità di benedire le coppie in situazioni irregolari e le coppie dello stesso sesso, senza convalidare ufficialmente il loro status o modificare in alcun modo l’insegnamento perenne della Chiesa sul matrimonio”, in evidente contrasto con le precedenti affermazioni.
La possibilità di benedire le coppie in situazioni irregolari, così come presentata nella suddetta Dichiarazione, è stata accolta da più parti come autentica rivoluzione, ma un’attenta lettura del testo sembra offrire una contraria conclusione.
In tale documento si legge, infatti, che “nelle benedizioni di coppie in situazioni irregolari e di coppie dello stesso sesso si impartisce una benedizione che non solo ha valore ascendente ma che è anche l’invocazione di una benedizione discendente da parte di Dio stesso su coloro che, riconoscendosi indigenti e bisognosi del suo aiuto, non rivendicano la legittimazione di un proprio status, ma mendicano che tutto ciò che di vero di buono e di umanamente valido è presente nella loro vita e relazioni, sia investito, sanato ed elevato dalla presenza dello Spirito Santo. Queste forme di benedizione esprimono una supplica a Dio perché conceda quegli aiuti che provengono dagli impulsi del suo Spirito – che la teologia classica chiama “grazie attuali” – affinché le umane relazioni possano maturare e crescere nella fedeltà al messaggio del Vangelo, liberarsi dalle loro imperfezioni e fragilità ed esprimersi nella dimensione sempre più grande dell’amore divino……… Nella breve preghiera che può precedere questa benedizione spontanea, il ministro ordinato potrebbe chiedere per costoro la pace, la salute, uno spirito di pazienza, dialogo ed aiuto vicendevole, ma anche la luce e la forza di Dio per poter compiere pienamente la sua volontà”.
Con tali affermazioni si dà, infatti, per scontato, nei richiedenti, la sussistenza di un atteggiamento – consapevolezza dell’irregolarità del proprio stato, assoluta assenza di richiesta di legittimazione dello stesso, riconoscimento della propria indigenza e richiesta di aiuto a Dio per liberarsi delle proprie imperfezioni e crescere nella fedeltà al messaggio del Vangelo – tutti elementi che, nel “Responsum” su citato, venivano indicati come valido atteggiamento per conseguire una benedizione, in deroga al divieto a carattere generale come sopra fatto presente.
E’ evidente che presumere la sussistenza della suddetta particolare predisposizione d’animo, da parte dei richiedenti, non fa altro che ribadire implicitamente la sua necessità al fine di ottenere la benedizione richiesta, anche se quanto sopra riportato non ha formato oggetto di particolare attenzione, perché del tutto dimenticato.
Per concludere, nulla è cambiato sull’argomento in oggetto rispetto alle precedenti determinazioni, tranne l’insorgere di un evidente equivoco che può solo alimentare confusione e dannosi disorientamenti.
Il ” solve et coagula ” perseguito da costoro e’ fin troppo facile da individuare, puerile ma….. terribilmente disgustoso nei malefici fini. Un odio furibondo li anima la cui origine metafisica non puo’ essere messa in dubbio.
Eh…eh..eh… tutto procede secondo i piani, con la differenza che adesso altri vedono quello che per i più scafati era chiaro come il sole sin dall’inizio.
Ma ormai il danno è fatto… tornare indietro dal “misericordiosismo” babelico Bergogliano è impossibile, reclamando ormai il gregge ogni capriccio, poiché la sofferenza di una qualsiasi rinuncia non è più categoria concettualmente pensabile.
Tutti diritti, nessun dovere e , sopra tutto, nessun Sacrificio di sé – asse portante della Salvezza -, essendo tutti, sin d’ora, todos caballeros in Cielo.
kgf
vru
Attenzione ora alla “smania” di certi “smaniosi” tutt’altro che motivati a ricevere una benedizione… Era prevedibile che sottoponessero a certo discrimine.
Qui pourra et voudra bien nous donner une réponse crédible, digne de foi et de confiance ?
Déclaration de l’archevêque d’Astana :
”Nous exhortons et interdisons aux prêtres et aux fidèles de l’archidiocèse de Sainte-Marie d’Astana d’accepter ou de pratiquer toute forme de bénédiction de couples en situation irrégulière et de couples de même sexe.”
Ce que proclame cet archevêque est entièrement conforme à l’enseignement traditionnel de l”Eglise et a donc une valeur morale pour tous les prêtres et tous les fidèles. Mais cela suscite bien logiquement plusieurs questions que l’archevêque n’a pas considérées :
▪︎ Dans une paroisse, comment vont devoir réagir les fidèles si le prêtre soutient les hérésies de Bergoglio et, pire encore, s’il les met en pratique ?
▪︎ Faut-il s’abstenir de participer aux offices d’un tel prêtre ?
▪︎ Faut-il se retirer d’une communauté qui soutiendrait ou justifierait ces pratiques ?
Désormais, le schisme est inévitable, est déjà consommé partout où l’immortalité est acceptée.
Et, avec Bergoglio, il n’y a jamais de possible retour en arrière, on a pu le voir avec Amour Laetitia.
In periodo Covid le Benedizioni furono precluse a tutti, etero e omo, anche ai malati, con la scomparsa sine die dell’Acqua Santa dalle chiese. C’e una domanda preliminare che ci si dovrebbe porre: le Benedizioni sono utili o non lo sono? Sono sostanza od orpello superstizioso? Si crede davvero nella loro efficacia o le si dispensa in modo politico ed opportunistico?
La Chiesa si rivolta nel mondo……..
https://www.maurizioblondet.it/rivolta-generale-ecclesiale-contro-la-benedizione-di-bergoglio-ai-kulatons/
Caro Nicola,
ho letto l’articolo molto ricco di notizie. La mia impressione è che El Jefe pensi di trovarsi dietro quel banco da macellaio che era il fulcro dei suoi sogni d’infanzia, e che da lì creda di poter attirare nuovi clienti facendo passare trippe di poco valore per sostanziosi roastbeef e controfiletti di autentica carne. Il che è “leggermente” offensivo sia per chi va a comprare, sia per
i vecchi clienti disgustati dal cambio di gestione della antica macelleria.
Come egli stesso ammise un tempo, gli Argentini sono pieni di sé- ed egli è Argentino-. Non ha ricordato però che i bottegai di viveri italiani -ed egli è Italiano- venivano chiamati dagli Argentini “carcamano” per il vizietto tra di loro molto diffuso di aggiungere nascostamente sul piatto della bilancia il peso della propria mano a quello della merce da vendere.
Forse i tempi sono un pochino cambiati rispetto ad allora e forse la clientela si è fatta più avveduta, almeno su un certo tipo di marketing molto misericordioso e beneficente, ( il caso Fedez-Ferragni insegna ).
L’Arcivescovo Peta e il Vescovo Schneider continuano però a rivolgersi a lui ” con sincero amore fraterno e con il dovuto rispetto “…Capisco che essi si rendono conto di quale grave sbilanciamento su tutta la Istituzione ecclesiastica rappresenti l’improvviso (?) “napoleonico” colpo di stato morale e dottrinale di El Jefe e che perciò si esprimano con cautela, ma temo che tanto cortese genuflettersi sia oramai per la loro categoria solo un impaccio a muoversi.
Certo che chiamare giganti due modernisti come Ratzinger e Muller ce ne vuole….
Anch’io penso che non siano molti i gay desiderosi di ricevere la benedizione del sacerdote in chiesa. Penso invece che siano molti e molti di più gli scioccati da questa apertura di tanti vescovi col beneplacito di Francesco papa. Vista e considerata ovviamente la posizione e l’azione della storia cattolica fin qui.
Certo, bisogna far festa anche per queste pecorelle che confessano di non volersi allontanare dall’ovile, Ma forse più che questo intento, sta la convinzione che l’amore, ogni amore, senza distinzione viene da Dio. Un Dio che ama se stesso.
Se è il Dio che si esprime per bocca di Isaia (45:7)…capisco.
…nel senso che avrei da obiettare, non sulle persone, ma sull’Amore- Entità eternamente misteriosa- che, svolazzando tra gli esseri umani, mi sembra sia stato fin troppo spesso mutilato delle penne delle sue ali…quelle che sarebbero dovute servire a portare nell’immortalità le anime innamorate.
“Amore” … “amore” … “amore” …
la parola più abusata per approfittare e fare il proprio comodo.
Ben più “schiettamente”, altrove hai scritto:
“GRANDE papa Francesco che ispirato dalla tragedia del Bene Comune colpisce al cuore Il dolo di ogni Istituzione, il vero ed unico peccato originale secondo il grande Charles Darwin! A cominciare da quelle di presunta divina istituzione!”…
“GRANDE”, dici tu; grandissimo dico io, sì perchè il “miserando atque eligendo” Papa Francesco è ormai talmente “GRANDE”, grandissimo, che il povero Giuda dovrà cedere lo scettro – e il suo meritato posto – a chi è riuscito incredibilmente a superarlo…
Questo sì che è quel caso: “l’allievo batte il maestro”…
Riguardo ai tuoi enormi spropositi (eufemismo), povero, carissimo Rolando, sono semplicemente in linea e nel mucchio insieme a tutti quelli che circolano ultimamente…d’altronde, motus in fine velocior…
***
A tutti gli STILUMCURIALI: ma quelli infervorati da Michael Cassidy ‘ndò stanno? A caccia della statua di gesso del Bafometto? E poi, nella realtà, quando pensano di intervenire?!
Tutti contro il “lontano” e “surreale” Francesco ma blasfemie e bestemmie che ci passano vicino le lasciamo sempre circolare senza fiatare?!
E’ pur vero, però: non si è tenuti sempre a ribadire, sempre a ripetere. Se uno vuol morire peccatore, convintamente, nonostante incontri e parole provvidenziali e previdenti, si è costretti a lasciarlo fare.
Ma ci sono anche altre anime, confuse, fragili e tentate, da preservare e difendere!
In tutto ciò, a partire da Amoris Laetitia fino a Fiducia Supplicans, mi pare doveroso sottolineare che l’INDOTTRINAMENTO delle SINISTRE ha dato i suoi frutti.
Tanto più diabolici quanto più generati in ambito clericale.
Ma la Chiesa di Cristo, nei Suoi veri apostoli e discepoli, brilla ognor di più!
Non nisi in obscura sidera nocte micant! Solo nella notte oscura brillano le stelle!
Fraternamente.
Ieri , sul Foglio ampissimo articolo di Matteo Matzuzzi. Il vaticanista del suddetto giornale.
Dopo ampia disanima sul pontificato di Francesco, il nostro conclude con quanto detto da monsignor Fernandez in una intervista al Clarin del 2018 ovvero che con Bergoglio si e’ avuta una demitizzazione irreversibile dell’uffio papale.
E questo perche’ “Francesco non vuole essere un supereroe”. “Ha tolto al papa l’aureola sproporzionata di santo, quella di un essere superiore e intoccabile”.
Un semplice uomo, quindi. Però faccia attenzione a non diventare un “sotto-uomo”, un untermenschen.
Afferma Augustinus Ipponensi che Bèrgoglio non e’ legibus solutus. Ma se si seguono i suoi interventi ci si rende conto che lui si considera , proprio perche’ pensa di essere papa, al di sopra delle leggi.
Anche monsignor Bux lo aveva detto nei giorni scorsi : riferendosi al mutamento climatico aveva rilevato che sarebbe stato meglio il silenzio di Bergoglio su questo argomento , visto che il cambiamento climatico non e’ una verita’ scientifica e ci sono fior di docenti universitari in disaccordo con i catastrofisti.
Dopo la Chiesa
militante
purgante
trionfante
siamo arrivati alla CHIESA DELIRANTE.
Delirante ?
Trovo un sostanziale accordo con quanto afferma Matteo Matzuzzi sul Foglio di ieri . Copio con cura :
IL CAOTICO TRAMONTO DEL PONTIFICATO DI FRANCESCO NON PUO’ ESSERE CONSIDERATO UNA SORPRESA.
IL PRINCIPIO ISPIRATORE E’ SEMPRE STATO QUELLO DI METTERE LA BARCA IN MARE E ANDARE AL LARGO SENZA METE PREFISSATE E OBBIETTIVI DA PORTARE A CASA ENTRO LE SCADENZE.
Ma solo con una pianificazione feroce si puo’ arrivare al pronunciamento della congregazione al cui vertice siede Fèrnandez.
Eppure, da quanto mostra la trasmissione televisiva “A sua immagine” sembra che invece tutto vada a gonfie vele e papa Francesco venga portato su un un piatto d’argento.
La conduttrice Bianchetti è un mix perfetto di serietà e di gioia, di espressioni addolorate ed entusiaste.
E’ evidente che il delirio non ha avuto inizio adesso, ma prima era meno appariscente. Adesso sta esplodendo con manifestazioni clamorose che non hanno fondamento razionale e con argomentazioni delle quali ogni persona normale è in grado di dimostrare l’insussistenza.
Al di là dei mille sotterfugi curialeschi per confondere le idee, oggi la neo-lingua dominante chiama senza mezzi termini matrimonio le “unioni civili”, e marito moglie gli accoppiati omosessuali. La dichiarazione spalanca le porte al Business già esistente ma da ora in florida espansione dei finti matrimonii, con tutto il codazzo di spese e di sfarzi, e con in più lo sfondo sempre ambito di una chiesa artistica degradata a impura “location”.
Per tutti i simpaticoni unacum che la prendono con ironia si ricorda che il parlamento continuava a esistere quando il potere c’è l’ aveva il gran consiglio, era solo diventato obsoleto. Così sarà per il sacramento matrimonio, sorpassato dalle dinamicissime benediZioni che poi verranno convogliate a nozze nei municipi.
Bergoglio a Santamaria maggiore i Papi con la Pacjamama e l’albero del male.