Giulia: Funerali Show. Come Strumentalizzare un Cadavere. Vincenzo Fedele.
7 Dicembre 2023
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, il nostro Vincenzo Fedele offre alla vostra attenzione queste riflessioni sul caso dell’omicidio di Giulia, e sulle sue esequie. Buona lettura e condivisione.
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Giulia: funerali show
Ieri l’altro, 5 dicembre, sono stati officiati i funerali della povera Giulia Cecchettin, praticamente a reti unificate, con evidenza maggiore che a un funerale di Stato. Personalmente sono rimasto sconvolto da questa inaudita spettacolarizzazione del dolore esposto in tutte le salse esclusa quella del raccoglimento e della preghiera.
Che fosse solo uno spettacolo lo si era capito dall’invito preventivo del padre di Giulia a presenziare alle esequie a Padova, seguito alla sconcertante dichiarazione che la famiglia si è “sacrificata” a condividere pubblicamente il proprio dolore perchè “Giulia è di tutti” ed altre simili amenità. Finora si era invitati ad una festa, un matrimonio, un battesimo, un compleanno ….. ma i tempi cambiano.
Io mi sarei chiuso in me stesso, cercando di parlare con chi non c’è più, con i figli rimasti, per consolare ed essere consolato, con il Padreterno per chiederGli perchè si è ripreso così una giovane vita, (sapendo che la risposta la comprenderemo, forse, quando anche noi attraverseremo l’eternità), con la Mamma che la attendeva dall’altra parte.
Avrei mandato a quel paese Rai, Mediaset, giornalisti e giornalai,politici ed avvoltoi vari assetati di sangue da esibire per confermare l’invenzione del “Patriarcato” che sarebbe all’origine della sua morte.
Semmai avrei abbaiato, inutilmente, contro la fine del presunto patriarcato, perchè se il patriarcato ci fosse ancora ci sarebbero i valori che lo hanno sorretto per millenni, perchè il “patriarca” era autorevole prima di essere autoritario, era riconosciuto dalla comunità come la guida e non come il tiranno di turno, perchè con un “patriarca” queste cose non sarebbero accadute, perchè con una società ordinata e gararchicamente accettata si è sviluppata la civiltà molto prima dell’avvento di Cristo e della Chiesa. Oggi che i patriarchi non ci sono più è terminata anche la civiltà.
Ma torniamo ai funerali spettacolo di ieri, preparati e pianificati come fossero una finale di Champions League.
Non solo riunioni in prefettura, blocco della città, antiterrorismo in azione e quant’altro di inusitato si possa ipotizzare.
C’è stata anche, con due giorni di anticipo, la conta preventiva dei partecipanti: 10.000.
E se si sbandiera una cifra è perchè si attende che sia il minimo sindacale, aspettandone almeno il doppio per essere certi che lo “spettacolo” abbia avuto successo.
Nonostante la mobilitazione mediatica, i giornalisti hanno confermato i 10.000. Le cifre ufficiali, mi sembra, parlino di 7.000. A mio parere, dalle immagini televisive e conoscendo Prato della Valle, i partecipanti non erano più di 5.000.
Lasciamo anche stare il gusto sadico e finora inedito di salutare la salma con i campanacci, i campanellini o facendo tintinnare le chiavi di casa. Finora ci si limitava agli applausi ed ai palloncini. Spero non sia nata una nuova orrenda moda da imitare ed amplificare.
Del resto lo spettacolo è spettacolo ed occorre stupire.
Anche la regia televisiva era adeguata allo scopo. Poche immagini, ma prese dall’angolazione giusta, per simulare una piazza gremita, sullo stile di Piazza San Pietro semivuota, ma spacciata per strapiena. La sorella aggrappata al braccio del padre, il fratello accantonato quasi fosse un estraneo, i politici con la faccia di rito ed altre simili amenità.
Almeno sarebbe stato opportuno che il regista fosse cattolico o avesse una conoscenza, anche superficiale, del rito che finora è conosciuto come Santa Messa. Per dirne solo una, al momento della consacrazione, invece dell’elevazione della Sacra Particola, i regista ha inquadrato la croce sull’altare per poi allargare l’immagine e riprendere il Vescovo quando l’Ostia era già deposta. All’elevazione del calice le immagini erano sulla famiglia e poi sul pubblico. Qualcuno avrebbe anche potuto suggerire a regista ed operatori che quelli sono i due punti cruciali e non c’è immagine più sublime di Gesù innalzato sull’altare in Corpo e Sangue, Anima e Divinità, in questo caso anche ad accarezzare ed accompagnare la povera Giulia che veniva benedetta e salutata per salire a cielo insieme al Re dei Re.
A parte queste considerazioni, certo non secondarie, mi chiedo (ma sò bene che è una domanda retorica), perchè questa esposizione mediaiica per Giulia. Le altre vittime di quello che, con termine orrendo, chiamano “femminicidio” non avevano diritto ad analoga attenzione ? Le altre donne sono vittime di serie B ? Valgono di meno ? Anche qualcuna tagliata a pezzi e messa in valigia ? Sono meno funzionali al messaggio, politicamente interessato, da trasmettere a reti unificate ?
La strumentalizzazione di una ragazza morta può arrivare a tanto ?
Si. Lo abbiamo visto.
Può arrivare a tanto ed anche oltre se si è riusciti a tirare in ballo, nel furore assassino di un ragazzo immaturo che dovrebbe essere un uomo, non solo il Governo (il Governo ?), ma anche lo Stato (lo Stato ?) come nullafacente per contrastare la violenza contro le donne, per contrastare il rigurgito patriarcale madre (scusate il bisticcio) di tutte le violenze.
Tralascio volutamente tutte le incongruenze che vedo in questo caso anomalo da qualunque angolazione lo si guardi:
Telecamere che riprendono a centinaia di metri di distanza sagome indistinte (il Corrierone ha diffuso disegni visto che le immagini non facevano vedere nulla) eppure riescono ad identificare i due. Filippo che carica sull’auto il corpo di Giulia e poi fa 140 Kilometri per nasconderlo. Un cane superaddestrato che riesce a trovare il cadavere in un battibaleno quando per la povera Gambirasio torme di segugi “molecolari” hanno fallito per intere settimane. Filippo ritrovato i Germania fermo a bordo strada senza benzina, ma con 200 Euro in contanti. L’auto che, come sembra, non ha tracce di sangue nonostante le coltellate inflitte alla povera Giulia. L’autopsia eseguita a distanza di settimane dal ritrovamento, ma subito divulgata nei particolari più raccapriccianti. L’auto che rimane tuttora in germania mentre Filippo è già da diversi giorni in un carcere italiano. La sorella (lasciamo stare i simboli satanisti e amenità analoghe) che prima di subito anaugura la stagione di caccia al patriarcato. Tutti i media che da settimane dibattono H24 in merito con titoloni in prima pagina ed apertura dei telegionali, relegando ad accessorie le stragi della striscia di Gaza ed altre secondarie notizie, mentre l’Ucraina è già uscita da tempo dai radar mediatici.
Di meglio si era fatto solo ai tempi del COVID, ma c’è tempo per recuperare, visto che senza dubbio siamo solo agli inizi ed ogni sospiro di Filippo, ogni singulto di Elena (la sorella di Giulia), ogni dichiarazione del padre, ogni atto giudiziario saranno motivi ottimi per rinfrescarci la memoria e proseguire nella strumentalizzazione ideologica.
Il mio pensiero va anche a Filippo ed alla sua famiglia che ritengo fra le vittime dell’assassinio di Giulia. Soprattutto il padre che continua a chiedersi, con riservatezza, dove ha sbagliato nell’educazione del figlio descritto come un ragazzo “normale”. Una famiglia che ha avuto timore ad andare a trovare il figlio rientrato in manette in Italia, pur nella cosapevolezza di dovergli stare vicino. Forse la risposta è che spesso si può sbagliare per troppo amore. Si può sbagliare nel non voler dire “NO”, nell’evitare i conflitti, nel cercare di evitare ai figli il confronto con la realtà, con i sacrifici e con le possibili sconfitte. Riflettevo su una frase, non mi ricordo di chi, che la scalata di una vetta, come della vita, presuppone anche un fallimento, una caduta, forse anche la morte, altrimenti è solo un comodo pic nic in montagna.
La povera Giulia è tornata nella casa del Padre. I parenti, padre, sorella e fratello, metabolizzeranno il dolore quando riusciranno ad allontanarsi dallo show mediatico, ma la famiglia di Filippo sarà quella che ne porterà il peso per sempre insieme a Filippo stesso, quando anche lui metabolizzerà realmente il male che ha fatto.
Spero che su tutta questa storia cali il silenzio, lasciando che i giudici terreni siano messi in condizione di giudicare senza preconcetti, influenze o intralci. Sò già, però, che le mie speranze sono molto mal riposte.
Vincenzo Fedele
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Categoria: Generale
“accarezzare ed accompagnare la povera Giulia che veniva benedetta e salutata per salire a cielo insieme al Re dei Re.”
Questo spetta solo a Dio decidero.Il Giudice è uno solo.
Nessuno va in Paradiso d’ufficio.
Passaggio che mi auguro per la vittima,non in quanto vittima,ma figlia di Dio e meritoria della vita eterna.
Dispiace che un vescovo e un clero si prestino, per l’ennesima volta, a codeste pagliacciate, che nulla hanno che fare con l’austera liturgia delle esequie cristiane.
Caro ex, di capire le ragioni profonde di certi comportamenti non frega nulla a nessuno, quelli che conta è lavarci il cervello con le cretinate lgbtq…inutile votare Meloni, la lobby Gaia è troppo potente e strumentalizza tutto.
Siamo d’accordo, ma non era questo che contestavo con la mia risposta.
Questa voleva essere una risposta alla Signora Paoletta (7 Dicembre 2023 alle 14:38)
Leggo su Wikipedia, su “Gavino Ledda”:
«Nel 1975, col romanzo Padre padrone, narrò la propria vicenda autobiografica».
Non voglio prendere posizione nella diatriba su “era meglio prima”/”è meglio adesso”, ma non mi sembra che un caso personale aiuti a risolverla, raccontata peraltro dal diretto interessato e quindi – è più che comprensibile – senza la dovuta obiettività che si richiede a chi debba studiare un certo fenomeno di carattere sociale.
Sarebbe anche opportuno, qualora si voglia dare all’argomento una certa impronta di obiettività, lasciando da parte quindi sentimenti, strumentalizzazioni, ideologie, rancori fomentati artificiosamente e menzogne, non fermarsi al “fatto conclusivo”, ma all’origine che lo ha provocato: studiare di ogni caso (e non mi riferisco in particolare a quello in oggetto) il cammino che lo ha portato alla tragedia finale. Mi pare che questo sarebbe molto utile proprio per cercare di porre rimedio a questa situazione, e che non venga mai fatto, o vien fatto in modo molto superficiale e senza controtesti nei processi mediatici che sùbito si imbastiscono in tutti i canali televisi e nei quotidiani, e che influenzano pesantemente (lo dicono gli stessi giuristi: magistrati ed avvocati) i successivi processi che si svolgono nei tribunali.
E influenzano, purtroppo anche il Governo, visto che il Ministro dell’Istruzione, facendo propria la «crociata contro il maschilismo», ha messo «un’attivista LGBT a capo di una commissione educativa che darà la linea ai corsi di “rieducazione” dei maschi nella scuola» ( cfr. https://lanuovabq.it/it/la-concia-rieduchera-i-maschi-a-scuola-il-ministro-e-fuori-di-destra).
La strumentalizzazione di quella che è una grande tragedia è evidentissima. Preparano il campo innaffiandolo di odio, concimandolo col patriarcato ( ? ) per poi seminarlo con la fluidità gender. Mostruoso, diaboliche le menti.
https://www.maurizioblondet.it/il- pianto-su giulia-doveva-servire-a-questo/;
perciò non si arretra di fronte a nessun costo, a nessuna spesa. A proposito… quanto è costato quella kermesse e chi l’ha finanziata?
E.C.
https://www.maurizioblondet.it/il-pianto-su-giulia-doveva-servire-a-questo/
Agata Christie: seguite il denaro fino alla fonte e troverete le risposte ( quelle vere ).
Ritengo l’ analisi di Vincenzo Fedele riguardo al funerale della povera Giulia più che corretta e, a mio avviso, condivisibile.
Detto questo vorrei spezzare una lancia in favore del padre di Giulia : è pur vero che certe sue prese di posizione, atteggiamenti e dichiarazioni sono per certi versi molto discutibili
Dice bene Vincenzo Fedele “Io mi sarei chiuso in me stesso …ecc…ecc “, ma mettiamoci nei panni di un padre sulla cui testa sia improvvisamente caduta una simile tegola, proviamo a immaginare lo stress psicologico ed emotivo a cui si è sottoposti in simili circostanze…difficile prendere decisioni con la stessa razionalità di chi vive la vicenda ” dal di fuori” e per giunta con la serenità dei nervi distesi.
In poche parole: lecite le valutazioni di carattere generale riguardo all’ evento ma eviterei di esprimere giudizi sui famigliari coinvolti.
Ma… non vi rendete conto che quando recitiamo il Padre Nostro ci rivolgiamo a una persona che e’ si Dio ma che è anche padre di tutti noi ?
Se la famiglia fosse costituita secondo il Vangelo e la Bibbia tutta l’intera società funzionerebbe meglio.
Dove non c’è una autorità riconosciuta non c’è una guida sicura e la possibilità di sbagliare, di smarrire il cammino cresce a dismisura.
Non vi auguro certo di vivere in un matriarcato.
In estrema sintesi: la messa “Vetus ordo” non può, per sua natura, trasformarsi nella tribuna di un comizio, come invece accade sempre più spesso durante i funerali, vuoi di amici e conoscenti, vuoi di personaggi famosi. Credo che sia difficile negare la verità di tale assunto. Probabilmente anche nella messa “novus ordo” i laici dovrebbero stare al “loro posto”, però, direbbe qualcuno, se soffia il “vento dello spirito/del cambiamento/dell’Amore e di chissà cos’altro” è normale che qualcosa (Qualcosa?) possa andare fuori posto.
La nonna di Giulia avrà messo un gazebo fuori dal cimitero per promuovere il suo libro che, guarda caso, ha il patriarcato come argomento.
Il padre invece ha comunicato che lascerà il lavoro in vista di un non meglio precisato “impegno civico”.
A me sembra che della ragazza non freghi nulla a nessuno.
RIP Giulia
L’argomento è importante e mi sembra doveroso rispondere tralasciando per quanto possibile ogni forma di sentimentalismo e di riferimento ad ideologie e contro-ideologie oggi imperanti.
Indipendentemente dalla condanna che gli verrà inflitta il ragazzo si è rovinata la vita per sempre, non c’è dubbio, e l’ha rovinata alla sua famiglia ancor più che a quella della ragazza, ottenendo il risultato opposto a quello che desiderava: avere Giulia tutta e solo per sé. Non basterebbe questo per dire che è un folle? E a farci provare per lui un senso di profonda compassione??
Sul grande palcoscenico si sono esibiti psicologi, psichiatri , giornalisti, scrittori, giuristi, magistrati, personaggi conosciuti e sconosciuti per illuminarci sui motivi esterni ed interni che hanno determinato l’inspiegabile comportamento di Filippo, tirando in ballo di tutto. A parer mio sarebbe stato molto più serio da parte loro dire: prima fatemi parlare con lui e poi vi dirò che cosa ne penso. Invece no! Si sono lette e sentite solo indebite sentenze tanto assurde quanto inappellabili.
E a proposito di femminicidio qualcuno ricorda Leonarda Cianciulli detta la Saponificatrice di Correggio ? Costei, moglie di un impiegato del catasto e madre di numerosi figli, uccise tre donne, ne fece a pezzi i cadaveri e li usò per farne sapone. Ma poiché lei era una donna, benché le sue vittime fossero tutte e tre donne sole, nessuno parlò di femminicidio…. Chissà perché.
Vorrei ricordare che ai tempi in cui il cosidetto ” patriarcato ” era ancora una realtà , chiunque avesse assassinato la moglie o la fidanzata finiva con ” la testa sul ceppo” sulla pubblica piazza. Bisognerebbe quindi far osservare a questi ignorantoni che la causa di quest atti criminali commessi da truci ” Patriarcal-fascisti ” ( sembra incredibile ma qualcuno ha già coniato questo epiteto) non è un presunto autoritarismo maschilista ma il frutto avvelenate dell ‘ ideologia sessantottina che ha demolito ogni concetti di autorevolezza e disciplina. Pertanto, care femministe, on. Schlein
PiDiote e PiDioti tutti, mettetevi il cuore in pace : il cosidetto ” femminicidio” non è nient’ altro che la logica conseguenza maturata in una società da voi stessi modellata.
Non che prima fosse tutto rose e fiori…prova a leggerti “ padre padrone “ di Gavino Ledda.
Ma per carità, Paoletta, non ne dubito affatto, la mia era più che altro una provocazione per fare intendere che il patriarcato con questo tipo di delitti centra come i cavoli a merenda, mi guardo bene dal ” riabilitare ” la figura del padre padrone.