Festa della Toscana Dedicata a don Milani. Una Lettera Aperta, Molti i Dubbi.

1 Dicembre 2023 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, riceviamo, e volentieri portiamo alla vostra attenzione, questa lettera indirizzata da una blogger fiorentino, Pier Luigi Tossani, in relazione alla Festa della Toscana 2023 dedicata a don Lorenzo Milani. Buona lettura e diffusione.

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Comunicato stampa

agli organi di informazione

Lettera aperta alle Istituzioni civili e religiose per la Festa della Toscana 2023, dedicata a don Lorenzo Milani:
“Signori, seguitiamo a raccomandarVi la ricerca della veri
Firenze, 1.12.2023
La Festa della Toscana al Cinema La Compagnia, ieri 30 novembre
 
A seguire una prima lettera aperta inviata il 19 aprile scorso alle Istituzioni in occasione dell’apertura delle celebrazioni per il centenario della nascita di don Lorenzo Milani,  Giuseppe (Pucci) Cipriani, scrittore e giornalista pubblicista di Borgo San Lorenzo, direttore della rivista “Controrivoluzione“, e Pier Luigi Tossani, cittadino e blogger fiorentino a “La Filosofia della TAV” si rivolgono oggi nuovamente in lettera aperta alle Istituzioni civili e religiose per la Festa della Toscana 2023, giustappunto dedicata quest’anno al priore di Barbiana (la versione integrale della seconda lettera aperta è allegata alla presente)
 
Stavolta si aggiungono agli indirizzi e-mail dei destinatari istituzionali  quelli di figure importanti che la volta precedente non erano contemplate: il Presidente del Consiglio Regionale della Toscana Antonio Mazzeo, il Rabbino Capo della Comunità Ebraica di Firenze Gad Fernando Piperno, l’Imam della Comunità Islamica di Firenze Izzedin Elzir, e infine la Presidente emerita della Corte Costituzionale Silvana Sciarra.
Gli argomenti sono i medesimi della volta precedente, che evidentemente a suo tempo non sono stati purtroppo recepiti dai destinatari. Essi infatti ieri, in occasione del primo dei due giorni della Festa della Toscana, tenutasi a Firenze presso il Cinema la Compagnia, si sono ancora espressi positivamente circa l’esperienza milaniana, tacendone gli impressionanti lati oscuri, che peraltro sono sempre stati sotto gli occhi di tutti. Cipriani e Tossani auspicano pertanto una maggiore ricettività da parte dei nuovi importanti destinatari, e concludono la loro lettera aperta nel modo seguente:
“A questo punto riteniamo opportuno fermarci per non appesantire ulteriormente la nostra missiva, rimandandovi al testo integrale del dossier per gli altri temi pur importanti che vi abbiamo estesamente trattato, come da indice. Tutto ciò premesso, leggevamo sul Corriere Fiorentino in data 7 dicembre 2022 a questo link, circa le commemorazioni milaniane, che in proposito la Presidente del Comitato Nazionale milaniano, Rosy Bindi, si espresse nel modo seguente:
«Per dodici mesi, quindi anche nel 2024, non vogliamo celebrare, una parola cui lui era allergico, ma farlo parlare oggi, farlo parlare in primo luogo ai giovani, ai ventenni, motivo per cui ci sarà anche un sito del centenario e coinvolgeremo le scuole con iniziative, concorsi, premi, borse di studio collettive — spiega Rosy Bindi — il sito oltre a coinvolgere i giovani avrà spazio per tutte le iniziative legate al priore di Barbiana, non solo per quelle che faremo noi, poche, di livello nazionale e mi auguro di qualità».

Ebbene Signori, di cosa vogliamo far parlare oggi don Milani, ai giovani, ma anche a noi stessi? Qual è la lezione che traiamo oggi dal priore di Barbiana? E’ forse cambiato qualcosa rispetto al passato, rispetto alle valutazioni che su don Milani avevano dato i suoi diretti superiori dell’epoca, il Venerabile Cardinale Arcivescovo Elia Dalla Costa e il Cardinale Ermenegildo Florit, ma anche il patriarca di Venezia Angelo Giuseppe Roncalli, che sarebbe stato poi il pontefice Giovanni XXIII? E’ cambiato qualcosa rispetto alle valutazioni che ciascuno di noi ancora oggi può fare circa la lezione milaniana, attingendo direttamente alle parole del priore? Può essere che la débâcle educativa milaniana, la ribellione sistematica verso i superiori, l’apologia della lotta di classe e della violenza rivoluzionaria, dello spargimento del sangue dei nemici del popolo e della lotta armata di stampo proto-brigatista e finanche – ma di questo Dalla Costa e Florit non erano a conoscenza – l’orgogliosa rivendicazione di pulsioni omosessuali e pedofile (il tutto dettagliatamente documentato nei capitoli del dossier), non siano più censurabili come lo erano una volta? 

Signori, si assume una grave responsabilità chi presenta il priore di Barbiana non soltanto ai giovani, ma a tutti, come un modello da imitare. L’elementare principio di precauzione lo sconsiglia vivamente. Se le parole hanno ancora un senso siamo anche molto preoccupati, perché se non guardiamo la realtà in faccia e non andiamo immediatamente a dismettere il pernicioso mito milaniano, anche per questo la realtà ci travolgerà. Anzi ha già cominciato a travolgerci, come ben si vede se appena alziamo il capo e ci guardiamo intorno. 

Concludendo, ci pare evidente che a questo punto il tema centrale della questione vada ben oltre il pur importante ed esemplare caso specifico di don Lorenzo Milani. Segnaliamo piuttosto l’urgenza della ricerca della verità, ponendo sulla realtà uno sguardo libero da ideologie. Potremo così anche dare un giudizio chiaro e univoco a pro di tutti, non sulla persona di don Lorenzo Milani, cosa che ci guardiamo bene dal fare, avendo anzi verso di lui la massima compassione a motivo delle gravi problematiche d’anima delle quali egli soffriva, quanto piuttosto sulle parole inequivocabilmente infelici che egli volle convintamente pronunciare e sugli atti che egli compì. Una volta accantonato il mito ingombrante potremo pienamente affidare il priore di Barbiana alla Misericordia di Dio e lasciarlo riposare in pace.

Václav Havel, nel Potere dei senza potere, scriveva:
“La prima politica è vivere nella verità”
Non sarà mai troppo tardi per riconoscere questo elementare dato di fatto”.

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