No al ddl Roccella sulla Violenza alle Donne. Stefano Fontana, Van Thuan Observatory.

29 Novembre 2023 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, offriamo alla vostra attenzione questo articolo pubblicato dall’Osservatorio Internazionale Cardinale Van Thuan. Buona lettura e condivisione. 

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Il nostro Osservatorio esprime una valutazione molto negativa del cosiddetto ddl Roccella (dal nome del ministro della famiglia e delle pari opportunità), approvato definitivamente dal Senato nei giorni scorsi e avente ad oggetto “Disposizioni per il contrasto della violenza sulle donne e della violenza domestica”.

Sia il governo che il parlamento hanno preferito seguire l’emozione della pubblica opinione costruita ad arte dopo l’omicidio di Giulia, aderendo a una visione della problematica distorta dall’ideologia e approvando delle misure nell’ambito della educazione e della pubblica istruzione decisamente inaccettabili. La maggioranza parlamentare e il si sono adeguati, per carenza di criteri culturali alternativi, alla corrente di pensiero di sinistra e radicale, rumorosa e tendenziosa ma non per questo attendibile.

La drammatica e riprovevole vicenda dell’omicidio di una giovane donna, rubricata sotto l’etichetta ideologica di “femminicidio”, corrisponde ad una realtà volutamente deformata a cui si sono prestate le maggiori testate giornalistiche e, soprattutto, le televisioni nazionali sia private che statali. Tutti hanno recitato con pressante insistenza e pervasività lo stesso copione.

Nelle scuole statali si è iniziata una propaganda a senso unico. Anche il mondo cattolico vi ha ampiamente aderito, se i settimanali diocesani non hanno avuto dubbi a parlare di “violenza di genere”, accodandosi alla versione “ufficiale”, e se nelle omelie domenicali i sacerdoti hanno ampiamente ripreso questo fatto, dopo aver nascosto invece quello di Indi Gregory.

La linea culturale è stata dettata dalla sinistra sociale e dal movimentismo femminista e omosessualista secondo i quali il “femminicidio” è un disastro diffusissimo, le donne sono vittime in quanto donne, essere donna è la più recente delle forme di discriminazione, la colpa è del maschio in quanto tale, questi fatti avvengono prevalentemente in famiglia e tra le mura domestiche, sono in pericolo i diritti delle donne ma anche quelli di ogni “diverso”, la rivoluzione femminista e di genere non è ancora finita perché in Italia c’è un rigurgito di “fascismo”, di sessismo e di visione patriarcale.

Peccato, come dicevo, che il governo e i parlamentari abbiano assunto acriticamente queste invenzioni funzionali a far passare una linea culturale radicale.

I fenomeni di uccisione di donne per motivi di relazione con il partner maschio sono molto più limitati di quanto si dice, come ha anche affermato di recente il prefetto di Padova.

Il movimentismo sociale di sinistra, femminista e omosessualista, ha compiuto un vero e proprio attacco terroristico alla sede romana di Pro Vita e Famiglia – cui va la nostra solidarietà -, con un atto proditorio che nessuno di quell’area sociale e politica ha condannato. Segno, questo, che c’è una regia dietro questa messa in scena del femminicidio e che la polemica è destinata ad altre finalità.

Nell’attuale cultura woke la tesi del femminicidio assume il carattere della condanna del maschio in quanto maschio e del padre in quanto padre e quindi viene finalizzata alla distruzione della famiglia naturale.

A questo proposito, i dati delle situazioni rubricate come “femminicidio” dimostrano che si tratta quasi sempre di relazioni più o meno irregolari e disturbate, ma ciononostante l’opinione pubblica viene indotta ad accusare la famiglia in quanto tale, considerandola fonte di violenza in se stessa – anche il titolo della legge parla di “violenza domestica” -, mentre la causa vera è la crisi della famiglia programmata e caparbiamente portata avanti.

L’assunzione della donna come simbolo del “diverso” discriminato conduce ad allargare per analogia il discorso ad altri supposti “diversi” come sessuali e transessuali. Le vere situazioni di violenza contro le donne, dall’aborto selettivo all’utero in affitto, non vengono minimamente ricordati.

Il ddl Roccella accoglie tutto questo, dato che è impossibile assumere la ratio del “femminicidio” così come oggi viene impostata senza accogliere anche tutti questi suoi effetti collaterali. È molto grave che, su questa base, si sia pensato di dover intervenire nella scuola pubblica con percorsi obbligatori di educazione alle relazioni sentimentali e alla diversità.

Molto grave prima di tutto perché è una nuova ingerenza dello Stato in ambiti non di sua competenza, tagliando fuori ancora una volta i genitori e imponendo una educazione che ha tutte le caratteristiche di una ri-educazione ideologica voluta e attuata dal potere centrale. Di tutto abbiamo bisogno ma non di un ulteriore accentramento statalistico, soprattutto in campo educativo.

Molto grave, poi, perché questi percorsi di educazione forzata saranno riempiti di contenuti assolutamente negativi, prima di tutto dal punto di vista morale. Data la composizione del corpo insegnante della scuola statale, che coltiva in massima parte una cultura ideologicamente di sinistra, relativista e irreligiosa, è inevitabile che il nuovo insegnamento venga riempito di contenuti diseducativi.

Purtroppo, ciò varrà anche per le scuole cattoliche paritarie, integrate come sono nel sistema pubblico di istruzione, le quali non si sottrarranno all’inganno essendo già ora permeate della stessa cultura post-naturale di quelle statali strettamente intese.

Chiesa e cattolici in genere non hanno nulla da obiettare, perché dovrebbe obiettare un preside di una scuola cattolica paritaria?

Il ddl Roccella è una nuova spinta ad uscire dal sistema mediante la scuola parentale cattolica.

Stefano Fontana

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5 commenti

  • Davide Scarano ha detto:

    “Maschio e femmina li creò”, sta scritto nel libro della Genesi. La semplice accettazione di parole che non hanno nulla a vedere con la “pari rilevanza” e con “l’unità nella differenza” tra Uomo e Donna, per giunta non confermate da alcuna evidenza statistica, almeno per quanto riguarda l’Italia, sono già una ferita che alimenta una guerra che vedrà solo sconfitti, in primo luogo chi la combatte, perchè costretto a scontare solitudine e/o paura. PS Chissà se negli anni ’60, in cui i corteggiamenti erano più audaci, talvolta più volgari, i cosiddetti femminicidi erano maggiori o minori. Dopo essermi fatto questa domanda che considero utile per capire davvero come stanno le cose, ho anche immaginato possibili obiezioni del tipo “ma a quei tempi non denunciavano” oppure “certi atteggiamenti e comportamenti comunque non debbono più ripetersi (costi quel che costi?)”. In sintesi, al di là della questione contingente, per discutere occorre che ciascuno dei partecipanti sia animato di buona volontà e rispetto, altrimenti è tempo perso o, nei casi peggiori, censura per i dissenzienti.

  • Mara ha detto:

    Chi, la Roccella, una ex del partito radicale? Ma siamo seri!!!

  • Marco ha detto:

    La simmetricità delle violenze nelle coppie, ossia l’esistenza d’una violenza femminile diffusa quanto quella maschile, è un fatto accertato nella sociologia e nella criminologia. Murray A. Straus condusse uno studio di metanalisi, aggregando appunto tutti i dati provenienti da tutti gli studi svolti dagli anni ‘70 al 2011 in America settentrionale ed Europa. Questo riconfermò ciò che già era stato provato e riprovato, che le donne esercitano violenza contro gli uomini nelle coppie, quanto od addirittura di più (secondo alcune analisi). Lo studio “Murray A. Straus Gender Symmetry” è celebre, citatissimo da altri studiosi e facilmente reperibile, ma totalmente e volutamente ignorato da chi strilla di “emergenza femminicidio” e “patriarcato”. https://www.researchgate.net/publication/228350210_Gender_symmetry_in_partner_violence_The_evidence_the_denial_and_the_implications_for_primary_prevention_and_treatment La violenza delle donne sugli uomini ha percentuali comparabili a quella degli uomini sulle donne, mediamente poco inferiori nel mondo e, secondo alcuni studiosi, persino superiori. Ad esempio, la voce Battered husbands (Mariti picchiati) presente nella Encyclopedia of Domestic Violence (a cura di Nicky Ali, New York 2007, pp. 53-59), scritta da una studiosa donna, Suzanne K. Steinmetz, calcola che la percentuale media di mogli vittime di violenza sia del 26%, contro una del 39% fra i mariti. Vi sarebbero quindi più mariti percossi, minacciati, umiliati che mogli, dunque sarebbe più grave la violenza domestica femminile che maschile. Va poi aggiunto che vi è la violenza psicologica ed economica di moltissime donne verso gli ex mariti, che sono rovinati economicamente, spesso socialmente da false accuse, così indotti al suicidio. Tornando all’Italia, nel solo anno 2009 vi sono stati 200 suicidi di padri separati. Una cifra superiore al totale dei cosiddetti “femminicidi”, di gran lunga inferiori. Alcune tipologie di violenza poi sono sicuramente a prevalenza femminile, come quella sui bambini uccisi o maltrattati. Ad esempio, dal 1970 al 2008 si sono consumati 378 infanticidi, con la media di circa 10 all’anno e perpetrati nel 90% dalle madri. In criminologia poi si ritiene che la percentuale di infanticidi reale sia più alta di quella registrata, perché . Gli autori degli infanticidi (da zero a sei anni) sono nel 90% dei casi le madri.

  • nuccioviglietti ha detto:

    Si vedono già primi pratici risultati di manifestazioni eterodirette contro violenza su donne… recrudescenza mai vista di omicidi con vittime femminili in ultima settimana!…!!…https://ilgattomattoquotidiano.wordpress.com/

  • Margotti ha detto:

    Ottimo Stefano Fontana, che ha il pregio di parlare chiaro e dire cose molto sensate.
    Purtroppo così e’, anche se non dovrebbe essere, almeno per coloro che ancora ragionano, soprattutto cattolici.
    E purtroppo da tal ministro e da tal maggioranza non c’è da attendersi molto, seppur sia preferibile all’orribile mondo sinistrorso.
    Qui occorre veramente rievangelizzare la società, passando però prima dalla Chiesa, che sta denotando una senescenza precoce in larga parte dei suoi ministri.