L’Avvento, un Invito alle Nozze. R.S. (Prima Parte).
21 Novembre 2023
Marco Tosatti
Carissimi StilumCuriali, il tempo di Avvento si avvicina, e un amico fedele del nostro sito, R.S., offre alla vostra attenzione questi pensieri. Quella che state per leggere è la prima parte delle sue riflessioni. Buona lettura e condivisione.
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L’AVVENTO: UN INVITO A NOZZE (I parte)
Dopo quello dedicato alla piccolezza, la lettura di Apocalisse apre lo sguardo sulla realtà ottimale stabilita da Dio per generare i bambini: le nozze.
Il prossimo tempo di Avvento è particolarmente favorevole alla contemplazione del mistero nuziale, un tempo grande ed ora precipitato nella minorità e nell’insignificanza in cui è ridotto il matrimonio cristianamente inteso, che è un sacramento, un segno della grazia.
Purtroppo è stato deprezzato anche da chi avrebbe dovuto annunciarne la bellezza, ma questo non deve impedire il coronamento della volontà di amore e di bene in chi ne sente la vocazione, senza farsi rovinare la festa dagli invidiosi e cadere nelle provocazioni di chi lo vuole arrabbiato.
L’Avvento di cui parliamo è la venuta del Signore dei signori, del Re dei re…
Sta per venire il Re della Gloria.
E’ già stato tra noi: infatti festeggiamo anche il Natale di Nostro Signore Gesù Cristo, con la memoria dell’incarnazione nella pienezza dei tempi, quando Maria divenne la Madre del Verbo di Dio fatto uomo.
Colui che è già venuto ha detto che tornerà ed è questo l’Avvento che attendiamo con la venuta definitiva di Cristo al compimento dei tempi.
Il Signore non tornerà ancora come un bambino, ma scenderà glorioso dal cielo vestito da sposo per le nozze dell’Agnello.
Questa nostra vita è un invito a nozze: siamo tutti convocati a questa gioia, perché il Signore viene per sposare l’umanità fedele.
Il traguardo di tutta la storia è una festa senza fine nella Gerusalemme celeste, il luogo del riposo in Dio. Senza questo la vita, ogni vita, è priva di scampo; ma anche così si presta a una duplice incontro: letizia eterna o… restare fuori.
Gesù se l’è chiesto: “al ritorno troverò ancora la fede sulla terra?”. Beato quel servo che il padrone al suo ritorno troverà intento al suo dovere… Che è quello di essere giusti, rispettare i comandamenti, chiedere perdono a Dio per i peccati, formulare precisi propositi di ravvedimento, fare penitenza sforzandoci di amare Dio e il prossimo nell’occasione favorevole e sfavorevole, nell’opportuna e inopportuna per vivere la carità.
Il centro dell’Avvento è Colui che viene, non colui che attende e anche questa è una forma di piccolezza, diminuendo il mio ruolo.
Lo sposo non arriva al tramonto, ma a mezzanotte, nel buio più fitto… Come si legge nella parabola delle vergini sagge e di quelle stolte, nell’attesa può accadere di restare senz’olio nella lampada e senza scorte; può succedere di sentirsi dire dallo sposo: “non vi conosco”. E così di restare fuori.
Le lampade sono la nostra fede: lo Sposo arriva di notte (il buio del mondo attuale) e senza luce non lo vediamo: vedremo solo quello che vede chi è nel buio, cioè niente. Ma come può continuare a restare accesa la luce della fede? Alimentandola con l’olio della preghiera, dei sacramenti e della carità, che è ben altro da un mondano “fare del bene” (1 Cor 1-13) specie se inorgoglito di visibilità agli occhi del mondo (Mt 6,1-4).
Il tempo di attesa e di vigilanza è un tempo bello se rivolto a Qualcuno che non delude: ha detto che viene, ma non ha detto quando. Bisogna vigilare molto su di noi, perché risponderemo dei nostri comportamenti proporzionalmente a quanto avremo ricevuto.
Siamo consapevoli che il tempo per operare non è infinito e quando finirà per qualcuno la porta resterà chiusa.
La prospettiva della pazienza è un insieme di attesa, di perseveranza, di vigilanza, di chiaroveggenza, di insistenza, di sopportazione e di sofferenza tribolatissima.
C’è un’imminenza nell’immanenza e ci trascenderà trasfigurandoci!
Dobbiamo pregare per non cadere nella tentazione. In fondo l’attesa è un resistere all’andazzo di chi si stufa e si abbandona al sonno del mondo, per tener vivo il desiderio dell’incontro con chi arriva!
Per capire la fine bisogna aver letto tutto, Antico e Nuovo Testamento. Altrimenti sarebbe come leggere l’ultima pagina del giallo, sembra tutto assurdo e invece è tutto perfettamente descritto, anche tra le righe.
Il matrimonio al quale siamo invitati è denso di questi misteri in riferimento a Cristo e alla Chiesa.
Innanzitutto partiamo dalla natura: un bel giardino senza cura e manutenzione diviene ben presto una selva piena di bestie selvatiche.
La natura ferita dal peccato non riconosce l’uomo peccatore come amico e tende un po’ alla confusione, perché senza Dio non c’è ordine; se Dio educa l’uomo, allora nell’ambiente ci sono ordine e pace (San Francesco e il lupo).
La Sposa dello Spirito è Maria (prima venuta di Cristo) e genera il Figlio, il Verbo, divenendo Madre di Dio che partorisce senza dolore a Betlemme. Lo Spirito che sposa la Chiesa ha Maria per Madre che partorisce nel dolore al Calvario.
Infine ci sarà la sposa-umanità, cioè la Babilonia trasfigurata in Gerusalemme celeste: le nozze dell’Agnello, il matrimonio tra Dio e l’umanità. La sposa prende possesso del Regno.
La volontà di Dio non è mai cambiata, ma l’uomo ha il tempo per scegliere.
Era già tutto pronto dall’eternità, ma poi l’uomo con il Peccato Originale ha rotto il fidanzamento. Dio ha seguitato ad amare. Maria è la creatura che rinsalda le sorti con l’incarnazione quando avviene lo sposalizio della divinità con l’umanità (unione ipostatica). Ma è necessario un ulteriore passaggio prima del compimento degli effetti della nuova ed eterna alleanza: quello che va dal nuovo fidanzamento alle nozze dell’Agnello.
Il diavolo è caduto nella trappola tesagli all’incarnazione: pensando di risolvere tutto facendo morire in croce il Cristo ha perso definitivamente, pur restando necessario che la Chiesa riviva lo stesso calvario e giunga alla sua croce prima di rivedere la luce. Alla Pasqua si giunge tramite il sacrificio e la tribolazione. Alcuni santi hanno già vissuto misticamente le nozze con Cristo.
La città dell’Anticristo c’era già e si manifesta spudoratamente solo rimosso il katechon.
L’epilogo la trasfigurerà nella Gerusalemme celeste.
Colui che attesta queste cose dice: “Sì, verrò presto!”. Amen. Vieni, Signore Gesù.
Come in cielo così in terra e non come in terra così in cielo…
E’ quasi stregoneria il voler la mia volontà come preghiamo spesso, rivolti ad … io.
La fornicazione è idolatria, ma lo è anche l’impurità del cuore. Gli uomini possono rifiutarsi di convertirsi (Ap 8, sesto angelo).
La sposa è pronta alle nozze. La sposa non è un’altra, ma Babilonia caduta la maschera. L’uomo vecchio si va disfacendo e resta l’uomo nuovo. L’amata come l’amato: sono diventati simili. Dopo la via purgativa e quella illuminativa, finalmente la via unitiva e le nozze. Ripulita dal peccato la sposa mostra tutta la sua bellezza.
La fidanzata attesa è pronta: è il compimento della storia.
Dio non si limita all’assistenza dell’umana natura povera e malcapitata, ma ne fa la sposa!
La salvezza non è per uno solo, ma per l’umanità che accetta: il giudizio finale è… un matrimonio!
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Tag: avvento, prima parte, R.S.
Categoria: Generale
Forse, a volte è bene dare un colpo al cerchio e uno alla botte.
Quanto qui sotto sembra esente da eresie, satanerie e quant’altro. Tutt’altro.
https://www.avvenire.it/agora/pagine/papa-francesco-e-il-senso-del-presepe