Brasilia, Cattedrale. Rito Candomblé. Scherziamo? Benedetta De Vito.
17 Novembre 2023
Marco Tosatti
Carissimi StilumCuriali, la nostra Benedetta De Vito offre alla vostra attenzione queste riflessioni indignate su qualcosa che ha scoperto in rete…buona lettura e condivisione.
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Eccomi, sono io, sposata da due mesi, io in Brasile, anzi proprio a Brasilia, perché è nato il primo bambino di mio fratello che in Brasile – e proprio a Brasilia – vive e viveva anche allora. Eccomi, sono io, con un prendisole di jeans e gli stessi capelli lunghi di allora, sono io nella stupenda Cattedrale di Brasilia, tutta vetri colorati, con dei grandi angeli che paiono volare all’intorno e la chiesa è costruita come se fossero due mani intrecciate in preghiera, rivolte verso il cielo. Così la volle Oscar Niemeyer e così era ed è. E io ci sono stata e ricordo ancora adesso che, pur stando al chiuso, mi pareva di essere lassù perché il cielo attraversava le vetrate e scendeva quaggiù…
Eccomi sono io, la stessa di ieri eppure tanto diversa. A naso per aria cercavo la verità e chiedevo, chiedevo, ripetendomi (e fin da piccolissima): “Ma non è così”. Nel senso che non era come me la raccontavano, e ora so che quella piccola bambina aveva ragione.
Ma torniamo a Brasilia e alla bella Cattedrale metropolitana perché questo pomeriggio, tra un taglio e un cucito, sfogliando le pagine web che sono solita guardare, salto per aria: nooo, l’altare principale della Cattedrale (quella stessa che visitai io tanti anni orsono) è stato usato per un rito Candomblè!
Questa parola accende la mia memoria e riavvolgo il nastro della mia vita spingendo il tasto rewind. Sono giovanissima e ancora all’università e frequento a Palazzo Pamphilj a Piazza Navona un corso di brasiliano (cioè portoghese). La mia insegnante si chiama come me, Benedita, ed è di colore. Lei del candomblé, delle mai de santo (quelle donne grasse vestite di bianco, di Bahia), degli orixàs sa tutto e ce lo spiega.
Non la ascoltavo mica tanto, però, presa come ero a chiacchierare con una mia coetanea di cose nostre, ma ricordo che ci disse che questa religione è sincretista e ogni spirito (orixà) è tutt’uno con i santi cattolici…
Sì, certo, come no. Intanto però – guardo allibita il video – sull’altare della Cattedrale si agita forsennatamente un donna vestita di bianco e pareva, a guardarla, posseduta. Luci psichedeliche da discoteca la inseguivano nei balzi e negli zompi. Vai a sapere se è un orixà o quell’altro, il cattivissimo. Ma dai!
No, la Chiesa Cattolica ha un solo Dio, un solo Maestro che è Via, Verità e Vita e che, in barba ai sincretismi, agli ecumenismi e ai cretinismi, bisogna essere molto fermi e dire no, un milione di volte no a portare in chiesa gli dei pagani e le loro stramberie.
Fuori le mae de santo dalle nostre Chiese, fuori la Pachamama, i demoni messicani e tutto quello che non è Santo e Cattolico. E la lingua sbotta: Evviva il Vetus Ordo, evviva il velo muliebre, la Santa Particola sulla lingua, i paramenti con i pizzi della nonna, i sacerdoti compunti e ben vestiti (non come il Papa che, diciamocelo, veste davvero malissimo!).
Evviva gli indietristi, certo, ma cattolici, cristiani, fermi al Primo Secolo, perché questi modernisti che sono anche loro indietristi, eccome se lo sono, vanno ancora più indietro: amoreggiano con i tempi oscuri del paganesimo, del cannibalismo tribale, dei sacrifici umani. Loro, loro, sono i veri indietristi da cui scappare a gambe levate prima che sia troppo tardi. Una parola conclude il mio breve pezzo italo-brasiliano: convertitevi!
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Tag: bøv, brasilia, candomblè, de vito
Categoria: Generale
IL SANTO PADRE BENEDETTO XVI – ANGELUS
Piazza San Pietro
Domenica, 17 febbraio 2013
Cari fratelli e sorelle!
mercoledì scorso, con il tradizionale Rito delle Ceneri, siamo entrati nella Quaresima, tempo di conversione e di penitenza in preparazione alla Pasqua.
La Chiesa, che è madre e maestra, chiama tutti i suoi membri a rinnovarsi nello spirito, a ri-orientarsi decisamente verso Dio, rinnegando l’orgoglio e l’egoismo per vivere nell’amore.
In questo Anno della fede la Quaresima è un tempo favorevole per riscoprire la fede in Dio come criterio-base della nostra vita e della vita della Chiesa.
Ciò comporta sempre una lotta, un combattimento spirituale, perché lo spirito del male naturalmente si oppone alla nostra santificazione e cerca di farci deviare dalla via di Dio. Per questo, nella prima domenica di Quaresima, viene proclamato ogni anno il Vangelo delle tentazioni di Gesù nel deserto.
Gesù infatti, dopo aver ricevuto l’“investitura” come Messia – “Unto” di Spirito Santo – al battesimo nel Giordano, fu condotto dallo stesso Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo.
Al momento di iniziare il suo ministero pubblico, Gesù dovette smascherare e respingere le false immagini di Messia che il tentatore gli proponeva. Ma queste tentazioni sono anche false immagini dell’uomo, che in ogni tempo insidiano la coscienza, travestendosi da proposte convenienti ed efficaci, addirittura buone.
Gli evangelisti Matteo e Luca presentano tre tentazioni di Gesù, diversificandosi in parte solo per l’ordine.
Il loro nucleo centrale consiste sempre nello strumentalizzare Dio per i propri interessi, dando più importanza al successo o ai beni materiali. Il tentatore è subdolo: non spinge direttamente verso il male, ma verso un falso bene, facendo credere che le vere realtà sono il potere e ciò che soddisfa i bisogni primari. In questo modo, Dio diventa secondario, si riduce a un mezzo, in definitiva diventa irreale, non conta più, svanisce.
In ultima analisi, nelle tentazioni è in gioco la fede, perché è in gioco Dio. Nei momenti decisivi della vita, ma, a ben vedere, in ogni momento, siamo di fronte a un bivio: vogliamo seguire l’io o Dio? L’interesse individuale oppure il vero Bene, ciò che realmente è bene?
Come ci insegnano i Padri della Chiesa, le tentazioni fanno parte della “discesa” di Gesù nella nostra condizione umana, nell’abisso del peccato e delle sue conseguenze. Una “discesa” che Gesù ha percorso sino alla fine, sino alla morte di croce e agli inferi dell’estrema lontananza da Dio.
In questo modo, Egli è la mano che Dio ha teso all’uomo, alla pecorella smarrita, per riportarla in salvo. Come insegna sant’Agostino, Gesù ha preso da noi le tentazioni, per donare a noi la sua vittoria (cfr Enarr. in Psalmos, 60,3: PL 36, 724).
Non abbiamo dunque paura di affrontare anche noi il combattimento contro lo spirito del male: l’importante è che lo facciamo con Lui, con Cristo, il Vincitore. E per stare con Lui rivolgiamoci alla Madre, Maria: invochiamola con fiducia filiale nell’ora della prova, e lei ci farà sentire la potente presenza del suo Figlio divino, per respingere le tentazioni con la Parola di Cristo, e così rimettere Dio al centro della nostra vita.
Brava Maria Benedetta.
A tutti coloro che sono ancora fedeli cambiate mentalmente
da “rendila perfetta nell’amore in unione col papa
francesco” in “rendila perfetta nell’amore liberandola
dall’anticristo”.