Papa Francesco, quando si tratta di affrontare la questione dei cattolici Lgbtqia+, sembra rimanere sempre stretto fra accoglienza e ideologia. Complice anche certa stampa, che alla vigilia del Sinodo parlava di apertura del papa alle benedizioni omosessuali contro l’intransigenza di cinque cardinali conservatori, salvo poi tacere che nel documento finale non se ne fa neppure cenno, il risultato è che le comunità di credenti Lgbtqia+ nel mondo si sono trovate di nuovo fuori dalla porta. O, tecnicamente, sulla soglia di casa, visto che permane un divieto tacito, ma scritto. In techné l’istituzione ecclesiale eccelle, e poco importa che la chiesa di papa Francesco apra a parole che riflettono misericordia. Verba volant, dicevano gli antichi, e gli scritti che restano emanati dalla Santa sede negli anni lo dimostrano.
Così, com’era accaduto nel Sinodo sui giovani del 2015, quando il documento preparatorio noto come Instrumentum laboris riportava l’acronimo LGBT, poi sparito dalla sintesi finale, così è successo anche nel testo finale dell’ultimo Sinodo, quando le discussioni specifiche sui credenti di diverso orientamento sessuale affrontate nei circoli minori sono semplicemente diventate «questioni relative all’identità di genere e all’orientamento sessuale» che «risultano controverse non solo nella società, ma anche nella Chiesa, perché pongono domande nuove».
In previsione della seconda sessione del Sinodo a ottobre 2024, la chiesa guidata dal papa mira a fare quello che teologi, religiose e pastori fanno dagli anni Settanta, ma anche in Vaticano non mancano i delusi del sinodo. Non è stata sufficiente un’ora di colloquio con suor Jeannine Gramick, la religiosa fondatrice di New Ways Ministry che dal 1971 si preoccupa di includere le persone con diverso orientamento sessuale, per realizzare quella che per i credenti Lgbtqia+ resta un’attesa lunghissima: «C’è stata una grande delusione da parte dei cattolici Lgbt e delle loro famiglie, visto che i riferimenti sono pochissimi. Ma non sono sorpresa, perché nella chiesa, come nella nostra società, c’è una grande divisione sulle persone Lgbtqia+ e sfortunatamente il Sinodo ha al suo interno vescovi che non sono familiari con la tematica e, in larga parte, non hanno esperienze di ascolto delle storie con i cattolici Lgbt». A chi obietta che il sinodo ha rinviato questo e altri temi perché l’assemblea dei vescovi era sul concetto di sinodalità, basterebbe chiedere perché allora il tema era così caldo da suscitare i timori di molti conservatori o tale da essere affrontato a più riprese all’interno dei dibattiti.
Il papa non è nuovo a considerazioni di questo tipo. Il 1° ottobre 2016, durante l’incontro con i sacerdoti nel viaggio apostolico a Tbilisi, parlò di «un grande nemico del matrimonio, oggi: la teoria del gender. Oggi c’è una guerra mondiale per distruggere il matrimonio. Oggi ci sono colonizzazioni ideologiche che distruggono, ma non si distrugge con le armi, si distrugge con le idee. Pertanto, bisogna difendersi dalle colonizzazioni ideologiche». Parole su cui anche suor Jeannine Gramick, che una settimana fa ha avuto un colloquio privato col pontefice, dissente categoricamente: «Sfortunatamente, anche papa Francesco usa la parola ideologia con un’accezione negativa. Ma l’insegnamento della chiesa è un’ideologia in sé! Tu puoi essere in accordo o in disaccordo con un’ideologia che ha un’idea in sé. Così gli individui che si oppongono, per esempio, alle persone transgender, usano la terminologia ideologia gender per indicare qualcosa di sbagliato. Per questo abbiamo bisogno di usare la nostra intelligenza: nel caso delle persone transgender, dobbiamo ascoltare le loro storie. Perché è la chiesa stessa a dire che l’individuo è “uno in mente, in anima e corpo” e, se ci sono individui che vogliono raggiungere quell’unicità voluta da Dio, dovremmo supportarli».
Se parlarne oggi fosse una moda, il papa avrebbe potuto comunque risparmiare la sua presenza in un documentario distribuito da Disney+ dove, fra i temi affrontati dalla Gen Z, c’era anche quello dei credenti Lgbtqia+. Invece, è almeno dagli anni Ottanta che in Italia se ne parla pubblicamente, da quando cioè Ferruccio Castellani, il primo omosessuale a esporsi pubblicamente anche come cattolico, contestò gli attacchi di papa Giovanni Paolo II nel suo viaggio negli Usa: «Dopo questo discorso, con quale faccia potrei andare dai miei fratelli e sorelle a dire che il papa lo ha fatto per il nostro bene? Mi sembra più onesto dire che oggi noi possiamo contare unicamente sulle nostre forze, o meglio su quelle che Dio ci darà».
È la stessa sensazione che si respira ancora oggi, dove il pregiudizio verso una comunità minoritaria di credenti si lega a un’accoglienza sentita in piccola comunità locali, ma che non supera l’imbarazzo dell’istituzione. Suor Jeannine, che dagli anni Ottanta è stata richiamata a più riprese dalla Santa Sede, ha la stessa sensazione: «Quando nel 1979 il Vaticano si oppose a un nostro ritiro con alcune sorelle lesbiche, sentivo che Roma non capiva. Ma ho avuto il supporto della mia comunità religiosa e credo che fu importante come primo passo. Ancora oggi credo siamo agli inizi. Ci sono vescovi pronti a benedire le coppie dello stesso sesso o cambiare gli insegnamenti della chiesa, in America e in gran parte dell’Europa se ne parla. Ma ci sono vescovi di altri paesi che che credono che cambiare gli insegnamenti della chiesa sul sesso voglia dire eresia. Dovremmo unire le parti insieme e dialogare».
Qualcosa è cambiato, anche se la strada resta lunga. Soltanto nell’aprile scorso, durante il suo viaggio a Budapest, il papa parlava ancora di «colonizzazioni ideologiche, che eliminano le differenze, come nel caso della cosiddetta cultura gender o antepongono alla realtà della vita concetti riduttivi di libertà, ad esempio vantando come conquista un insensato “diritto all’aborto”, che è sempre una tragica sconfitta». Suor Jeannine, che nei giorni di permanenza a Roma, ha toccato con mano le realtà pastorali che accolgono le persone transgender in Italia, ha poi ringraziato personalmente il papa per i passi in avanti nella pastorale, ma ha anche auspicato un atteggiamento diverso: «Spero che questi incontri che il papa ha con le persone Lgbtqia+, lo aiutino a comprendere meglio queste persone. Perché, ancora adesso, usa termini come ideologia gender. Lui, per esempio, ha parlato delle benedizioni alle coppie dello stesso sesso e si è detto favorevole, seppure ha spiegato che non sono un matrimonio. Ma sono convinta che la chiesa cambierà».
Forse aveva ragione il vescovo Luigi Bettazzi, l’ultimo testimone del Concilio Vaticano II scomparso l’estate scorsa, quando ricordando le polemiche sull’enciclica Humanae Vitae di Paolo VI, disse a Luciano Moia di Avvenire nel 2017: «La Chiesa non ama i balzi in avanti. Nella storia è sempre stato così. Nell’Ottocento si aveva paura della democrazia […]. Non era facile a quei tempi affermare che nel matrimonio quello che conta è l’amore degli sposi e poi c’è la procreazione. Non che non sia importante. Ma al primo posto c’è l’amore coniugale. Era una posizione molto avanzata». Proprio in nome di quest’amore, andrebbe capito che i credenti Lgbtqia+, i quali hanno rifiutato a proprie spese ogni compromesso sul loro orientamento sessuale, difficilmente potranno accettare dei compromessi sulla loro fede, vissuta come un’esperienza autentica di ricerca. Forse, come diceva papa Giovanni XXIII alla vigilia del Concilio vaticano II, dovremmo capire che: «Non è il Vangelo che cambia, siamo noi che con il trascorrere degli anni, riusciamo a capirlo sempre meglio. E quindi non sono le dottrine a cambiare, siamo noi che riusciamo a comprenderne sempre meglio il significato leggendole alla luce dei segni dei tempi».
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Riapriamo i manicomi. Criminali, però…
Il est évident que ces gens-là se moquent éperdument de la Sainte Eglise catholique romaine.
C’est précisément la raison pour laquelle Bergoglio s’intéresse à eux.
Mais ce n’est du tout pour les ramener à l’Église et à la conversion.
Bien au contraire, c’est uniquement pour se servir d’eux comme d’un moyen de détruire encore plus l’Eglise catholique et la foi catholique.
Car il est de plus en plus manifeste que c’est l’unique objectif du faux pape faux prophète : détruire l’Eglise du Christ pour lui substituer une nouvelle Église universelle qui est bien plus judaïque que catholique.
De quoi donc s’étonner ? Tout cela nous a bien été révélé et décrit anticipativement par la Sainte Écriture.
Apocalypse 13/14 : ”Et par les prodiges qu’il lui a été donné d’accomplir au service de la Bête, elle fourvoie les habitants de la terre, leur disant de dresser une image en l’honneur de cette Bête qui, frappée du glaive, a repris vie.”
Même l’article 675 du Catéchisme de l’Eglise catholique nous a averti en 1992 :
“Avant la venue du Christ, l’Église doit passer par une ultime épreuve qui ébranlera la foi de nombreux croyants.
La persécution qui accompagne son pèlerinage sur terre révélera le « mystère d’iniquité » sous la forme d’une IMPOSTURE RELIGIEUSE qui offre aux hommes une solution apparente à leurs problèmes, au prix de l’apostasie de la vérité.
L’imposture religieuse ultime est celle de l’Antéchrist, c’est-à-dire d’un pseudo-messianisme dans lequel l’homme se glorifie lui-même au lieu de Dieu et de son Messie venu dans la chair.”
Alors, de quoi faut-il s’étonner et discourir ?
Seulement des manœuvres sournoises, insidieuses et fallacieuses de Bergoglio qui fait très bien son travail de destructeur de l’Église catholique et apostolique ?
Ou bien surtout du comportement passif des responsables qui refusent de voir la vérité et la réalité ?
C’est d’autant plus désolant qu’il n’y a, à la tête de l’Eglise, qu’une minorité de cardinaux et d’évêques qui œuvrent à sa destruction en imposant leur domination. (C’est identiquement la même chose que dans le monde). Il devrait être facile de s’y opposer. Quelles peuvent donc bien être les raisons de leur passivité ?
En voici un exemple en la personne de Monseigneur Ludwig Müller qui déclare à LifeSiteNews :
https://www.lifesitenews.com/fr/news/le-cardinal-muller-declare-que-francis-a-profere-une-heresie-materielle-mais-quil-est-toujours-le-pape/?utm_source=editions_menu&utm_campaign=usa
“Il est difficile de juger [si l’élection était invalide], mais en fin de compte, il a été clairement élu par la majorité, et il n’y a pas eu, après tout, d’objection qualifiée à la procédure. Et même s’il y avait des lacunes… elles ont simplement été de facto guéri par l’exercice [de la fonction]”.
“Même si quelqu’un remettait cela en question aujourd’hui, ce serait un énorme chaos”, a-t-il fait remarquer. “Ce serait encore pire que ce que nous avons aujourd’hui.”
M. Müller a souligné qu’une contestation de l’élection du pape ferait plus de mal que de bien et a insisté sur le fait
qu’il faut garder à l’esprit le ”bonum ecclesiae” (le bien de l’Église).
En bref : pour éviter le chaos, mettre l’unité de l’Église au-dessus de la Vérité révélée que cette Église prétend enseigner. Mais il ne peut pas y avoir d’unité véritable sans respecter les réalités de la Vérité révélée, c’est ce que démontrent tous les schimes.
Il est donc inutile d’attendre autre chose que ce qui nous a été annoncé puisque ce qui nous a été annoncé n’est que la révélation anticipative de ce qui va arriver précisément à cause du refus de considérer ce qui est en train de se passer maintenant.
Bientôt le grand schisme du grand nombre ! Et la persécution du petit nombre resté fidèle qui sera obligé de sortir de l’Eglise de Bergoglio. ”
Apoc. 18/4 : ” Puis j’entendis une autre voix qui disait, du ciel : ” Sortez, ô mon peuple, quittez-la, de peur que, solidaires de ses fautes, vous n’ayez à pâtir de ses plaies !”
Tout cela relève tout simplement de la logique, de la raison, de la bonne foi et de la conscience humaine fondée sur les réalités de l’amour, de la vie et de la mort.
Dal sottotitolo leggiamo “Il papa è stretto tra accoglienza e ideologia”. Dal che si deduce: Sodoma e Gomorra, non pervenuta, Vangelo -ex multis “non sono venuto a cambiare la Legge ma a perfezionarla”- idem. Infine il Catechismo: dimenticato dall’infanzia. PS Invito tutti i lettori, in particolare quelli di Vanity Fair a leggere “il Falò della Vanità” per capire come come il destino possa facilmente e rovinosamente cambiare, specie quando si crede di poterlo dominare.
Vanity Fair e gli Lgtbqxyz stiano tranquilli, Bergoglio con il suo braccio operativo , Tucho Fernandez, neo Prefetto del Dicastero della Distruzione della Fede, stanno lavorando per loro.
https://www.aldomariavalli.it/2023/11/08/battesimo-matrimonio-transessuali-e-omosessuali-ecco-che-cosa-dice-il-dicastero-per-la-dottrina-della-fede/amp/
Non capisco perché non siano gli LGBTQIA+ ad accettare la Chiesa e Cristo, ma pretendono che si faccia il contrario!
Comunque, anche il modo stesso di descriversi, non come
esseri umani (maschi e femmine) con un anima, tipico dei cristiani, ma in base alle prestazioni sessuali che dispensano (forse per facilitare il marketing del prodotto che offrono!?), non solo squalifica la loro dignità ma anche la loro stessa immagine.
Perché tanta ansia nel dover fare ‘coming out’ anche da parte di preti e seminaristi (per rivelare a tutti le loro tendenze) se poi lo fanno solo parzialmente? Se ciò che di meglio possono offrire di se è il sesso, dovrebbero dire anche se sono attivi o passivi, sadici, masochisti o ordinari, … e dovrebbero potersi liberamente chiamare anche in base alle compatibilità dimensionali (‘fichetta’, ‘minchione’, ecc.).
Ma anche questa sarà una breve fase storica, come quando le persone si descrivevano in base ai criteri del cuore (sentimentale, romantico, focoso, platonico, …) o del cervello (razionale, riflessivo, sognatore, …):
la ‘scienza’ ci dice che la specie si evolve in meglio mediante la selezione naturale e questi, non avendo figli propri, saranno persino dimenticati nella prossima generazione.
Pasquino,
“dimenticati dalla prossima generazione”, però in numero sempre più cospicuo costoro “comprano” le future generazioni…Certo che, se le educano alla cultura woke,
la dimenticanza viene assicurata ( di riffa o di raffa ).
Non so se il vescovo di Roma si sintonizzi ogni tanto su Netflyx. Se non lo fa lo esorterei a farlo. Nella fattispecie proporrei la visione di un buon numero di films tratti dalla categoria LGBTQ. Non sarà tempo sprecato….
Scrivo per leggere i commenti
Ma a questa gente cosa diamine può importare di cosa pensa la Chiesa? Se ne stanno bene alla larga da ogni fenomeno religioso cristiano, che giudicano in base ai loro criteri omosessualisti e transessualisti (la loro ideologia di fondo), per cui non hanno il minimo interesse al Vangelo o alla Chiesa. Vogliono solo che tutti si adeguino alle loro idee, che non ci sia nessuno che abbia altre idee sulla sessualità e sulla natura umana. Ci sono già un sacco di sette cristiane o pseduotali che hanno matrimoni gay e “ri-battesimi” per chi cambia di sesso, e non vengono prese in considerazione nemmeno dagli stessi gay – che non si fanno vedere lì se non per diventare pastori.
E tutto ciò è un’ulteriore prova del fatto che si tratta di gente disturbata. E pericolosa: avevano fatto passare il ddl Zan come un “baluardo di libertà” e hanno dichiarato che se la sarebbero presa con le famiglie di chi lo ha bocciato.
Vanity Fair, un giornale all’altezza di don Babbeo Zuppi.
Sembra che per lo scrittore di V F la dottrina cattolica debba essere come quella cioccolata spalmabile in vendita sugli scaffali dei supermercati alla bisogna, bastano i soldini: non ha capito, preghiamo per lui; e per loro…