Gli Scandali di Alessandro VI meno Gravi di Quelli di Bergoglio. Mons. Viganò.

30 Ottobre 2023 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Offriamo alla vostra attenzione l’omelia pronunciata dall’arcivescovo Carlo Maria Viganò in occasione della festa di Cristo Re. Buona lettura e diffusione.

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OMELIA NELLA FESTA DI CRISTO RE

FESTA DI CRISTO RE

29 Ottobre 2023

Regnum ejus regnum sempiternum est,
et omnes reges servient ei et obedient.

 

C’era una volta un Re. Così cominciavano le favole che sentivamo raccontarci da bambini, quando l’indottrinamento ideologico non era ancora giunto a corrompere i piccoli nella loro innocenza e si poteva serenamente parlare appunto di re, di principi e di principesse ed era normale pensare che almeno nel mondo delle fiabe vi potesse essere un ordine sociale non sovvertito dalla Rivoluzione. Reami, troni, corone, onore, lealtà, cavalleria erano riferimenti che andavano aldilà del tempo e delle mode, proprio per la loro coerenza con il cosmos divino, con la gerarchia eterna e immutabile degli ordini celesti.

C’erano re anche nelle parabole con cui il Signore istruiva i suoi discepoli, e Re si proclamò Egli stesso dinanzi a Pilato, rivestito per scherno di un manto di porpora, coronato di spine e con una canna al posto dello scettro. Come Re lo sbeffeggiarono i manigoldi, e come Re lo riconobbe il governatore della Giudea quando fece affiggere alla Croce la targa che indicava la ragione della Sua condanna a morte: Jesus Nazarenus Rex Judæorum. Il Sinedrio avrebbe voluto correggere quella scritta: Non scrivere: «Il re dei Giudei», ma: «Costui ha detto: Io sono il re dei Giudei» (Gv 19, 21). Ed ancor oggi vi è chi vuole negare a Nostro Signore quel titolo che tanto disturba i Suoi nemici, per tutto ciò che esso implica. Ma proprio nel momento in cui gli empi scrollano da sé il giogo soave di Cristo e dichiarano apertamente la propria ribellione alla Sua sovrana autorità, essi sono costretti a colmare quel vuoto, esattamente come chi nega il vero Dio finisce per adorare gli idoli. Pilato disse ai Giudei: «Ecco il vostro re!». Ma quelli gridarono: «Via! Via! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Metterò in croce il vostro re?». Risposero i capi dei sacerdoti: «Non abbiamo altro re che Cesare» (Gv 19, 15). È ben triste vedere come le menti traviate, pur di non riconoscere una realtà evidente e salvifica, preferiscono farsi schiave di un potere ben inferiore, quale quello dello Stato, e di uno Stato invasore. D’altra parte, anche chi serve Satana è pronto a servire l’Anticristo come re e a riconoscere il suo regno, di cui il Nuovo Ordine Mondiale è inquietante preludio. Ma non è questo, in definitiva, ciò che facciamo ogni volta che disobbediamo a Dio? Non neghiamo a Colui che la detiene, per diritto divino e di conquista, quella signoria universale e assoluta, per poi attribuirla alle creature o usurparla noi stessi? Non ci poniamo forse come supremi legislatori, ogniqualvolta pretendiamo di sostituirci a Chi sul Sinai ha consegnato a Mosè le tavole della Legge? Non hanno fatto lo stesso i nostri Progenitori, quando hanno dato ascolto alle lusinghe del serpente e infranto l’ordine del Signore mangiando il frutto dell’albero? O gli Ebrei nel deserto, quando hanno adorato il vitello d’oro?

La potestà regale è indissolubilmente legata alla divinità: i re di Israele e i sovrani delle nazioni cattoliche si consideravano vicari di Dio, rivestiti di un potere sacro, conferito con un rito quasi sacramentale. L’esercizio dell’autorità regale – e più in generale di governo – deve essere quindi coerente con la volontà di Dio stesso, dal Quale essa promana. Questa coerenza implica il riconoscimento, da parte della pubblica autorità, della suprema potestà di Dio e l’obbligo di conformare le Leggi dello Stato alla Legge naturale e divina. Chi crede di poter usare il potere dell’autorità – sia essa civile o ecclesiastica – per uno scopo diverso o addirittura opposto a quello per cui l’autorità è stata istituita da Dio, si illude miseramente, e il suo destino non sarà diverso da quello che la Provvidenza ha riservato ai tiranni e ai sovrani ribelli alla volontà divina.

Questo non vale solo per il potere temporale, ma anche – e massimamente – per il potere spirituale, che per la superiorità gerarchica dei fini è intrinsecamente superiore al potere temporale, e proprio per questo chi lo detiene deve ancor più fedelmente conformarsi a ciò che Dio ha insegnato e ordinato. E se è già di per sé un’incoerenza che chi è costituito in autorità non agisca nella propria vita privata conformemente ai principi della Fede e della Morale, è del tutto inaudito che tale incoerenza possa estendersi all’esercizio dell’autorità stessa.

Per questo le macchie che pesano sulla condotta personale di un Alessandro VI sono incomparabilmente meno gravi di quelle di un Papa che, pur avendo una vita non scandalosa, compia atti di governo contrari al fine del Papato.

Ed oggi dobbiamo anche fare i conti con la realtà di un “papato” in cui gli scandali personali di Jorge Mario Bergoglio sono addirittura oscurati da quelli che costui commette in forza dell’autorità che gli è – almeno momentaneamente – riconosciuta.

Il Signore, che è un Dio geloso (Es 20, 5), vuole regnare sul Suo popolo, e questo regno lo esercita per il tramite di Suoi vicari nelle cose temporali e spirituali. Egli ha voluto che la Sua Chiesa fosse monarchica non per lasciare libero il Papa di decidere quello che vuole, ma perché agisca come Christi Vicarius Servus servorum Dei, in modo che sia l’unico Sommo ed Eterno Sacerdote, il Mediatore tra Dio e gli uomini, il Re e Signore universale, a regnare per mezzo di lui.

Una Chiesa democratica non è solo un’aberrazione teologica e una palese violazione della struttura gerarchica voluta dal Signore, ma è un non-senso smentito dai suoi stessi fautori, poiché si basa sulla falsa premessa che sia possibile esercitare l’autorità al di fuori del Bene, pervertendola in tirannide. L’Autorità ecclesiastica e quella civile, per divino decreto, sono espressione della suprema, assoluta e universale Signoria di Cristo, cujus regni non erit finis. Troppo spesso dimentichiamo che il Signore non è Dio per suffragio universale. Dominus regnavit, decorem indutus est (Sal 92, 1). Il Signore regna in tutto l’universo: Egli si è vestito di maestà. La Sacra Scrittura usa qui una forma verbale con cui esprime l’eternità, l’indefettibilità e la definitività del Regno di Cristo.

Regnum meum non est de hoc mundo (Gv 18, 36): queste parole di Nostro Signore a Pilato non vanno intese nel significato che sono soliti darvi gli eretici e i modernisti, ossia che Gesù Cristo non rivendica un’autorità sul governo delle nazioni e che le lascia libere di legiferare, secondo gli errori del laicismo e del liberalismo. Al contrario, proprio perché il Regno di Cristo non deriva da un potere terreno esso è eterno e universale, totale e assoluto, diretto e immediato. Ego vici mundum, ci rassicura il Signore. Quindi non solo il mondo non è all’origine della Sua Autorità, ma le è nemico, nel momento in cui esso vi si sottrae per servire il Princeps mundi hujus, che appunto è principe, anch’egli sottoposto gerarchicamente alla somma potestà di Dio, che permette che egli agisca solo per trarne maggior bene.

Io ho vinto il mondo significa quindi che il mondo, per quanto si illuda di poter contrastare i piani della Provvidenza e di ostacolare l’azione della Grazia, nulla può fare contro Colui che lo ha già vinto. Quella vittoria, totale e irreversibile, si è compiuta tramite la Croce, segno dell’infamia riservata agli schiavi, con la Passione e Morte del Salvatore, in obbedienza al Padre. Regnavit a ligno Deus. La Croce è trono di gloria, perché tramite essa Cristo ci ha redenti, ossia riscattati dalla schiavitù di Satana.

Oggi lo Stato e la Chiesa sono ostaggio dei nemici di Dio e la loro autorità è usurpata da eversori criminali ed apostati che mostrano con arroganza la propria determinazione a compiere il male e la propria avversione alla Legge del Signore. Il tradimento dei governanti e l’apostasia della Gerarchia sono la punizione che meritiamo per aver disobbedito a Dio.

Eppure, mentre costoro distruggono, noi abbiamo la gioia e l’onore di ricostruire. Più grande felicità ancora: una nuova generazione di sacerdoti e di laici partecipa con zelo a quest’opera di ricostruzione della Chiesa per la salvezza delle anime, e lo fa con la consapevolezza delle proprie debolezze, ma lasciandosi usare da Dio come docili strumenti nelle Sue mani. Mani disponibili, mani forti, mani dell’Onnipotente. La nostra fragilità mette ancor più in luce l’opera del Signore, specialmente dove questa fragilità umana si accompagna all’umiltà. Questa umiltà deve portarci ad instaurare omnia in Christo, ad iniziare dal cuore della Fede, che è la Santa Messa. Ritorniamo quindi a quella liturgia che riconosce a Nostro Signore il Suo assoluto primato.

Se Nostro Signore Gesù Cristo è Re per diritto ereditario (essendo di stirpe regale), per diritto divino (in ragione dell’unione ipostatica) e per diritto di conquista (avendoci redenti con il suo Sacrificio sulla Croce), non dobbiamo dimenticare che al Suo fianco, nei piani della divina Provvidenza, il divino Sovrano ha voluto porre come nostra Signora e Regina la propria augustissima Madre, Maria Santissima. Non vi può essere Regalità di Cristo senza la dolce e materna Regalità di Maria, che San Luigi Maria Grignon de Montfort ci ricorda essere Mediatrice nostra presso il trono della Maestà del suo Figlio, come Regina che intercede al trono del Re. Regina, Mater misericordiæ, Spes nostra, Advocata nostra.

La premessa per il trionfo del Re divino nella società e nelle Nazioni è che Egli già regni nei nostri cuori, nelle nostre anime, nelle nostre famiglie, nelle nostre comunità. Che regni dunque Cristo in noi, e con Lui la sua Santissima Madre. Adveniat regnum tuum: adveniat per Mariam.

E così sia.

+ Carlo Maria Viganò, Arcivescovo

29 Ottobre 2023
Domini Nostri Jesu Christi Regis

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13 commenti

  • Catholicus ha detto:

    https://tuttonellamore.wordpress.com/2016/09/25/brutte-chiese-e-teologia-della-fuffa/ : …chiese da matti? progettate nella casa in via dei matti numero zero? sarà, ma la colpa non è certo degli architetti, casomai potrebbero esser chiamati in causa come collaborazionisti, complici incoscienti…la vera colpa, imperdonabile, è dei committenti, e questi appartengono tutti al clero, al clero neomodernista degli ultimi sessant’anni, quello plasmato a pane e Concilio Vaticano II, dove i prelati ribelli e rivoluzionari (…don Ratzinger era uno dei più accesi contestatori della Chiesa preconciliare, partecipò in qualità di perito del Cardinal Frings) rovesciarono dottrina, liturgia e pastorale bimillenarie come si rovescia un calzino, dando vita ad una nuova “chiesa” che non aveva nulla, o quasi, in comune con la Chiesa tridentina, quella uscita dal Concilio di Trento. Da allora è stata tutta una strada in discesa, ed ora siamo quasi al capolinea, grazie a Bergoglio e soci…ne sono prova encicliche come Amoris Laetitia, Laudate si, Laudate Dem, Fratellii tutti ( tranne, ovviamente, gli odiati cattolici traduzionalisti) e, dulcis in fundo, il Sinodo delle sinodalita’ ( vuota tautologia).

  • Stilobate ha detto:

    Con licenza di pettegolezzo, un amico appena reduce da un (relativamente) lungo soggiorno nei Sacri Palazzi mi certifica che colà tutti, tranne forse qualche diversamente copulante, non ne possono più del pampero in abito bianco e fanno voti che Chi sa, vuole e può lo spedisca al più presto a contemplare l’erba dalla parte delle radici. Il problema pare essere la composizione, sempre più adulterata, del collegio cardinalizio, dal quale – dicono là dentro – non sarà facile cavare un degno successore (di Benedetto o di Francesco, secondo i punti di vista). L’amico ha udito con insistenza il nome di Parolin, in vista di futuri sviluppi, pare stia coltivando l’arte di non esporsi. Fortunatamente chi in conclave entra papa…

  • Margotti ha detto:

    Ormai con il pontefice argentino non si sa più da dove iniziare con le analisi e i commenti critici.
    Analisi e commentI che andrebbero però estesi ad almeno due dei suoi predecessori, il Papa “buono” che diede il via alla rivoluzione e soprattutto Paolo VI, le cui responsabilità in ordine alla deriva Cattoprotestante (liturgia e dottrina) sono determinanti.

  • Gabriela ha detto:

    Vedo

  • Carlo Tommasi ha detto:

    Chi non ha ancora capito
    chi è jorge mario bergoglio,
    ma lo segue e crede in lui
    anziché in CRISTO GESÙ,
    sarà condannato da DIO
    come bergoglio!

    𝕸𝖊𝖗𝖈𝖊𝖓𝖆𝖗𝖎𝖔, 𝖋𝖆𝖑𝖘𝖔 𝖕𝖗𝖔𝖋𝖊𝖙𝖆,
    𝖆𝖓𝖙𝖎𝖕𝖆𝖕𝖆, 𝖆𝖓𝖙𝖎𝖈𝖗𝖎𝖘𝖙𝖔.
    https://www.carlotommasi.it/2023/10/mercenario-falso-profeta-antipapa.html?m=0

  • paolo deotto ha detto:

    Parole che ridanno fiducia e spingono ad agire per il bene. Ringraziamo il Signore, che ci dona ancora santi vescovi e sacerdoti.

  • Mimma ha detto:

    Non è grazioso chiosare gli scritti di mons Viganò, ma stavolta non mi trattengo dall’aggiungere qualche mio pensiero, tanto più che sono assolutamente d’accordo con il Suo assunto : papa Borgia ha fatto meno danni di Bergoglio.
    Intanto le sue colpe sono state personali, e quindi pesa su tutti noi il monito di Gesù di non giudicare…
    Dal punto di vista ecclesiale, non solo ha operato sempre a favore della Chiesa, tenendola fuori dalle guerre e dalle lotte funeste dei suoi tempi, ma ci ha donato il grande Ordine dei Minimi, riconoscendo la santità di San Francesco di Paola.
    Non mi sembra cosa di poco conto.
    I tempi di Alessandro Borgia non erano migliori di quelli odierni né i chierici erano più santi di quelli di ora se Francesco, recandosi a Roma, rimase addolorato dal lusso dei cardinali e dallo sfarzo della curia.
    Ma nessuno di loro osò toccare la Dottrina: nessuno si permise di offendere la SS Eucaristia.
    Diedero cattivo esempio, causando lo scandalo del perverso Lutero, ma Francesco di Paola rimediò a scandali e lussuria dei Principi della Chiesa consolando di tante offese il suo Signore Crocifisso con una penitenza ferrea.
    Come sogliono fare tutti gli innamorati di Cristo…
    Rifugiatosi in una grotta a soli quattordici anni, mangiando solo erbe e radici del bosco, teneva come guanciale una tegola e camminava scalzo , coperto di una ruvida tonaca, pei sentieri d’Aspromonte e della Sila.
    Ridava la vita ai pesciolini che gli regalavano i pescatori e risuscitò da morte tante persone, tra cui il figlio di sua sorella Dio lo vole in Francia, affinche gli convertisse i il tremendo re Luigi decimoprimo.
    Non solo salvò quell’anima, ma divenne padrino di Carlo VIII.
    Così l’Altissimo ripaga i suoi amanti, indipendentemente da chi siede sul soglio pontificio.
    In questo momento di gran confusione , il gran Santo di Paola, che attraversò lo stretto di Messina sul suo mantello, dato che nessuno volle caricare sulla sua barca due fraticelli senza soldi, mi è di conforto ed esempio.
    Lo amiamo tutti in Sicilia.
    Invochiamo la sua potente intercessione per la salvezza dell’ Italia e delle nostre anime.

  • andreottiano ha detto:

    Dato che Mons.Viganò è ambrosiano conoscerà la filastrocca resa celebre tra gli altri da Enzo Jannacci.
    Ho vist un re! Se l’ha vist cus’e’?
    Ho vist un re! Ah beh, sì beh
    Un re che piangeva seduto sulla sella. Piangeva tante lacrime, ma tante che bagnava anche il cavallo
    Povero re… E povero anche il cavallo
    Cristo Re però è volutamente povero, non usa il cavallo ma preferisce l’asino. Per diffondere la buona notizia ha scelto la barca (di Pietro) e il Regno di Dio è simile a una rete che raccoglie pesci, buoni e cattivi, con esiti diversi.
    Un Re che il mondo ha sbeffeggiato. Recitando i misteri del dolore mi colpisce sempre contemplare il terzo, la coronazione di spine… Signore, lasciarti maltrattare passi, ma anche farti dileggiare! Quanto sono indegni i permalosi come me, di TE mite e umile di cuore.
    Gesù resta Re crocifisso, malgrado chi l’aveva voluto lì non gradisse che sul Titulus crucis campeggiasse (nell’acronimo in lingua ebraica, uno dei tre fatti scrivere per motivare la condanna) non solo l’appellativo di Re, ma anche il tetragramma YHWH!
    Un Re rifiutato dai suoi: piuttosto che Lui, meglio il Cesare invasore! Peggio: omaggiare quello del mondo pagano (Non abbiamo altro re) per eliminare il Cristo.
    Non sono cose di venti secoli fa: accade oggi, qui nelle nostre terre un tempo cristiane, largamente apostate includendo le vite consacrate. Inutile puntare il dito qua e là nella storia; non ci stiamo mostrando migliori.
    Ad essere tradito è sempre quel Re, dell’Universo e non del granellino che tanto appassiona questo mondo.
    Al punto da vergognarsi quasi di poterlo adorare, glorificare e celebrare con quel titolo. Forse perché adesso siamo diventati “democratici” ?
    Gesù proponendosi come RE ha voluto anche salvare la figura del RE, non prevista nella salvezza, ma voluta dal popolo (al tempo dei Giudici), per poi pentirsene. Ora è lo stesso popolo ad aver cambiato idea.
    Per nostra grazia Dio non la cambia così facilmente e continua ad esercitare il potere come servizio alla nostra salvezza, secondo la Sua Volontà che trascende ogni velleità temporale di credersi più di quel che siamo (perduti senza Dio, Cristo Re, a salvarci).
    Concorso che anche un Alessandro VI è meno scandalosamente distante dalla dignità dell’autorità che competerebbe al papato, guida della barca della Chiesa.
    C ‘è regno e Regno: chi guarda in giù ha perso i Cieli.
    Un Re crocifisso ha il trono sulla croce.
    Ho vist un re! Se l’ha vist cus’e’?
    Un Re sopra la croce, risorto raggiante di luce.
    Accolta in cielo la Regina, gli angeli le fanno corona.

  • E.A. ha detto:

    “Ed oggi dobbiamo anche fare i conti con la realtà di un “papato” in cui gli scandali personali di Jorge Mario Bergoglio sono addirittura oscurati da quelli che costui commette in forza dell’autorità che gli è – almeno momentaneamente – riconosciuta.” Mi permetto l’aggiunta di alcuni avverbi oltre il “momentaneamente “ utilizzato da Mons. Vigano’ e cioè “pavidamente,ciecamente, ostinatamente e gravemente …” È fuori da ogni dubbio che il Signore, Re dell’Universo, abbia permesso agli empi di manifestarsi anche all’interno della Sua Chiesa, ma mi chiedo per quanto ancora gli Ecclesiastici, rimasti a Lui fedeli, vogliono metterLo alla prova, senza scatenare la Sua Giusta Ira? Per quanto ancora vogliono rendersi complici dell’Abominio e lasciare campo libero alle potenze infernali? Per quanto ancora intendono abbandonare il Gregge alle grinfie del Nemico, privandolo del legittimo Vicario di Cristo sulla Terra e della sua salvifica guida? Questa volta, credo, non ci sarà più neanche uno sperdutissimo angolo della Terra dove nascondersi agli Occhi del Signore, non ci sarà più uno straccio di alibi per scaricare le proprie colpe e, forse, potrà non avanzare neanche più un secondo per implorare al Signore Perdono, Pietà!

  • Federico ha detto:

    Vogliamo sapere, dopo tre anni cosa pensano Bergoglio e la gerarchia ecclesiastica dei cosiddetti “vaccini” covid. Lo dicano oggi. Tutto il resto non ci deve interessare perché dalla loro risposta avremo i criteri per giudicare le loro opere in maniera inequivocabile.

  • giorgio rapanelli ha detto:

    Piace quando un alto esponente della Chiesa parla chiaro. Purtroppo molto clero, ad ogni livello, ha interesse a scendere in basso, tra la folla, per dimostrare una forma democratica, che non può essere messa nella Chiesa, in quanto come deve essere la Chiesa di Cristo già lo sappiamo dagli scritti, che terminano con l’Apocalisse di Giovanni, che parla del futuro e del passato.
    Papa Francesco ha una grande paura di morire, perché dovrà rendere conto a Chi di dovere come ha gestito il potere datogli (dallo Spirito Santo? Forse… dalla cricca di San Gallo? Magari sì…). Qualcuno dirà: ma dov’era lo Spirito Santo quando lo elessero Papa? Mistero… Però, dovendo dividere il grano buono dalla gramigna, lo Spirito Santo deve aver permesso che le due piante crescessero insieme per poi dividerle alla resa dei conti. Ossia, dopo la mietitura. Magari avverrà che chi merita la vita eterna rimanga indenne, mentre chi è indegno bruci come uno zolfanello, per pochi secondi, per poi scomparire come se non fosse mai esistito. Magari ritornerà all’inizio della evoluzione passata, da ricominciare quindi nel nuovo pianeta di Satana, partendo dal minerale, poi al vegetale, poi all’animale, infine nell’umano.

  • gaetano2 ha detto:

    Forse è bene chiarire esplicitamente che:
    1 – Alessandro VI era un papa, vero, Vicario di NSGC;
    2 – Bergoglio, non è papa, NON è Vicario di NSGC e non è nemmeno cristiano in quanto, come lui stesso pubblicamente mostra, è adepto di divinità sataniche

    Credo che per i veri preti, vescovi e cardinali non dovrebbero eeserci dubbi in merito

  • Milly ha detto:

    👍