Rupnik Incardinato a Capodistria. Viganò: Guai a Coloro che Chiamano Bene il Male…
26 Ottobre 2023
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, offriamo alla vostra attenzione questo articolo di Silere Non Possum, commentato da un post su X (ex Twitter) dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò. Buona lettura, indignazione e condivisione. E le suore manipolate? E l’assoluzione di complice in sesto? Sono solo suore…
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Guai a coloro che chiamano bene il male e male il bene,
che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre,
che mutano l’amaro in dolce e il dolce in amaro.
Guai a coloro che si credono sapienti e si reputano intelligenti.
Guai a coloro che sono gagliardi nel bere vino, valorosi nel mescere bevande inebrianti,
a coloro che assolvono per regali un colpevole
e privano del suo diritto l’innocente.
Perciò, come una lingua di fuoco divora la stoppia e una fiamma consuma la paglia,
così le loro radici diventeranno un marciume
e la loro fioritura volerà via come polvere,
perché hanno rigettato la legge del Signore degli eserciti,
hanno disprezzato la parola del Santo di Israele.
Is 5, 20–24
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Quando si gode di una copertura ai massimi livelli non vi è nulla da temere. Con questa convinzione si è sempre mosso Marko Ivan Rupnik, l’ex gesuita sloveno che è stato dimesso dalla Compagnia di Gesù a seguito della fuoriuscita di notizie in merito a delitti canonici che sono stati trattati in modo “anomalo”, si fa per dire.
Il 1 dicembre 2022 Silere non possum rendeva noto che l’artista aveva subito una condanna per aver assolto la complice nel peccato contro il sesto comandamento. Venne così appurato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede che il sacerdote era incorso nella scomunica latae sententiae. Dopo pochi giorni, Papa Francesco ha revocato la scomunica senza spiegare il perché. Poco tempo dopo giunsero al dicastero ulteriori denunce in merito ad abusi commessi da Rupnik. Il procedimento, anche in quel caso, venne trattato in modo anomalo e il Papa non si spese per intervenire sulla prescrizione.
Rupnik a Capodistria
Mentre Francesco, nelle sue numerose interviste, si spende a parlare di trasparenza e verità, nel caso di Marko Ivan Rupnik si procede per silenzi e divieti assoluti di proferire parola.
Quando abbiamo riferito che Ivan Bresciani ha trovato casa ad Ascoli Piceno, avevamo anche detto che se la Compagnia di Gesù o le singole diocesi non avessero fatto un pronunciamento sulla destinazione di Marko Ivan Rupnik saremmo stati costretti a riferire chi e come avrebbe accolto questo presbitero che è stato riconosciuto colpevole dalla Congregazione per la Dottrina della Fede di un delitto molto grave.
Questo è doveroso perché quest’uomo continuerà ad avere cura d’anime e a portare avanti la sua “opera artistica” e la trasparenza in merito all’incardinazione dei presbiteri è un obbligo anche giuridico. Il popolo di Dio, ma anche i confratelli di Rupnik, devono sapere se questo sacerdote può esercitare lecitamente oppure no.
Il 13 giugno 2023, ben un mese prima di essere dimesso dall’ordine di appartenenza, il sacerdote ha inviato una lettera a S.E.R. Mons. Jurij Bizjak, vescovo di Capodistria, con il quale aveva ripreso i contatti da qualche tempo. Nella lettera Rupnik chiedeva di essere accolto ad experimentum nella sua diocesi di origine.
Bizjak si è confrontato con il nunzio apostolico in Slovenia, il francese S.E.R. Mons. Jean-Marie Speich. Si tratta della prima ordinazione episcopale che Bergoglio ha fatto da Papa. In quella omelia il Papa disse: “Mai far aspettare un presbitero; chiede un’udienza? Rispondere subito! Siate vicini a loro”.
E in effetti Speich non si è fatto attendere in questa vicenda e ha riferito al vescovo Bizjak: “È un’ottima soluzione l’incardinazione a Capodistria. Nessun problema perché tanto non ci sono condanne“.
È chiaro, la condanna che Rupnik ha ricevuto a maggio 2020 è chiaramente stata messa nel dimenticatoio. Da quando se il Papa toglie la scomunica (ovvero l’effetto di un comportamento) viene meno anche il comportamento stesso? In parole semplici, se io ti concedo “la Grazia” non significa che tu quel comportamento non lo hai tenuto o che quella condanna non ci sia effettivamente stata.
Mons. Bizjak, però, non si è consultato solo con Speich ma anche con il cardinale vicario Angelo De Donatis ed il grande canonista Giacomo Incitti. Sì, ve lo ricordate quel prete che si è speso addirittura per emettere un giudizio (senza aver alcun titolo) sull’operato del Dicastero per la Dottrina della Fede? La competenza di quest’uomo è chiara e l’Urbaniana ha dimostrato ancora una volta quanto i suoi professori non conoscano il diritto. Da quando un professore, senza alcun titolo pontificio, può emettere giudizi sull’operato del massimo dicastero della Curia Romana che si occupa dei delicta graviora?
Dopo pochi giorni dalla ricezione della lettera di Rupnik, il 20 giugno 2023, il vescovo di Capodistria accoglie la richiesta di Rupnik. Il sacerdote ora può esercitare liberamente il suo ministero. La situazione è più grave di prima. Come avevamo detto, infatti, per Rupnik liberarsi della Compagnia di Gesù sarebbe stato positivo. Solo l’ordine dei gesuiti aveva imposto delle restrizioni (seppur è emerso che non ha mai vigilato sul rispetto di tali restrizioni). Oggi, dopo tutto quanto è emerso, Rupnik è ancor più libero e può esercitare serenamente (lui, non noi) il suo ministero sacerdotale. Può amministrare il sacramento della penitenza, la direzione spirituale, predicare esercizi, ecc…
A Borgo Santo Spirito è arrivata tutta la documentazione e qualcuno ha storto il naso. “Difatti – riferiscono – Rupnik non ha chiesto di esercitare lì il suo ministero ma di voler continuare a tenere esercizi spirituali e fare i mosaici”.
In sostanza Rupnik vuole continuare a fare quello che gli pare e piace. Nulla di nuovo sotto al sole. Eppure il codice tenta di combattere quelli che sono i chierici vagantes, addirittura lo stesso Papa Francesco in una delle sue innumerevoli modifiche al testo ha stabilito: “in modo che non siano assolutamente ammessi chierici acefali o girovaghi”. Lo sappiamo bene, le regole valgono per tutti tranne che per gli amici. Non venisse in mente a qualche prete di chiedere al proprio vescovo di fare i disegnini sul muro è! Il giorno dopo sarebbe dimesso dallo stato clericale senza sé e senza ma. Per Rupnik, però, tutto è possibile.
“Quando abbiamo ricevuto la comunicazione del vescovo di Capodistria noi ci siamo limitati a comunicargli il documento con la dimissione di Rupnik dalla Compagnia di Gesù. Più di così non possiamo fare. È chiaro che se il nunzio e il vescovo procedono con questa convinzione vuol dire che c’è Qualcuno che protegge Rupnik che è ben più importante di questa curia”, riferisce un gesuita a Borgo Santo Spirito.
Papa Francesco non torna indietro
Rupnik e i suoi adepti del Centro Aletti non si fanno alcun problema. Non solo Incitti ha condotto una visita all’interno del Centro che è qualcosa di aberrante ma ha anche consegnato al vescovo Bizjak una bozza da consegnare ai dicasteri per l’incardinazione di Rupnik. Giacomo Incitti è stato fatto passare come colui che, in modo del tutto imparziale, avrebbe condotto una visita canonica rigorosissima ma è divenuto colui che più ha lavorato per sistemare Rupnik a seguito della “grande Passione” vissuta a causa dei media.
Ed è così che – come spiega P. Dysmas de Lassus – il carnefice diventa vittima e viene avvolto da quell’aurea di santità che tanto va cercando.
Due pesi e due misure. Il metodo è sempre lo stesso. Se Francesco è così duro nei confronti dei suoi nemici o di coloro che neppure conosce, diventa incredibilmente magnanimo con coloro che sono suoi amici ed hanno il portafogli pieno. Don Rupnik, ormai bisogna chiamarlo così, è noto all’interno del clero per essere un soggetto che ha sempre fatto ciò che voleva. A Roma ha aperto il suo Centro Aletti, poi ha convinto De Donatis ad approvare una fraternità sacerdotale, ha girato in giro per il mondo (con l’approvazione della Compagnia di Gesù) facendo i suoi mosaici e i suoi esercizi. Tutto senza mai fare un giorno di parrocchia. Ma il prete non doveva avere l’odore delle pecore? Qui l’unico odore che si sente è quello della pittura e dei soldi. Oggi, dopo tutto ciò che è emerso in merito alla figura di questo sacerdote sloveno, grazie al Papa e ai suoi amici (fra i quali ci sono De Donatis, Incitti, Bizjak, Speich, ecc..), continuerà a fare ciò che vuole. Magari con qualche incarico fittizio, solo sulla carta, così da poter recepire anche altro denaro.
Questo è ciò a cui si arriva quando la “lotta agli abusi” è semplicemente un modo per far fuori quei sacerdoti e quei vescovi che sono scomodi. Questo è il metodo dell’ipocrisia per il quale Cristo non ha mai provato alcuna pietà.
d.R.M.
Silere non possum
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Tag: capodistria, papa, rupnik, silere, vigano
Categoria: Generale
anche i giornali ne parlano:
https://www.msn.com/it-it/notizie/mondo/violenza-sulle-donne-vaticano-alle-strette-sul-caso-rupnik-il-papa-riapre-il-processo/ar-AA1iWylq?ocid=msedgntp&pc=EDGEDB&cvid=3cd5318328744211a9f728e7ca2a9742&ei=14
Tutto molto bene. L’importante è scomunicare l’innominabile siculo, con il plauso dei neopresbiteri
Lo sai che don Ariel ha lanciato una iniziativa per far ridurre allo stato laicale il rupnik? Si è rivolto direttamente al papa.
Che uomo impavido!
Non lo sapevo proprio! Ottimo. Senti, però sai per caso come si è firmato? Che so’, magari Ganswein o roba del genere… Chiedo per un mio cuggino (con 2 g)….
Matteo 7,16-20
16 Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? 17 Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; 18 un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. 19 Ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco. 20 Dai loro frutti dunque li potrete riconoscere.
Non temono il giudizio di Dio, che verrà; e il motivo è solo uno non credono in Dio e hanno fatto di se stessi un dio.
Come si dice “perseverare è diabolico”!
C’è un altro odore che si sente. La puzza di zolfo per non dire di peggio…