Pizzaballa. Fine dell’Occupazione e uno Stato Palestinese Premesse di Pace.

26 Ottobre 2023 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, offriamo alla vostra attenzione questo articolo di Terrasanta.net, che ringraziamo per la cortesia, e che riporta, in sintesi, il messaggio del cardinale Pizzaballa alla sua diocesi. Abbiamo integrato la sintesi con due paragrafi in corsivo, più ampi dell’originale. Buona lettura e condivisione. 

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Il patriarca latino di Gerusalemme scrive ai fedeli della sua diocesi, cercando di leggere, in luce di fede, i drammi in corso nelle ultime due settimane. «Il nostro parlare non sia pieno di morte e porte chiuse».

 

g.s.) – Nella giornata del 24 ottobre il patriarca latino di Gerusalemme, card. Pierbattista Pizzaballa, ha reso pubblica una lettera indirizzata ai fedeli – ricordiamolo: in larga parte palestinesi – della sua diocesi (che si estende su Israele, Palestina, Giordania, Cipro).

Il cardinale patriarca prova ad esprimere parole illuminate dalla fede e dal Vangelo in un periodo di buio e di smarrimento.

Diciamo subito che val la pena di leggere la lettera per intero. Non è lunga e la si trova, in varie lingue, nel sito del Patriarcato latino (per la versione italiana in formato pdf clicca qui).

Ne offriamo qui un riassunto schematico:

• «Da due settimane – esordisce il cardinale – siamo inondati da immagini di orrore che hanno risvegliato traumi antichi e riacceso nuove ferite. La Terra Santa sembra di nuovo al mondo come un luogo di continue guerre e divisioni».

• Abbiamo pregato intensamente per la pace il 17 ottobre scorso, dice il porporato, torneremo a farlo tutti insieme il giorno 27, aderendo all’invito di papa Francesco che ringraziamo. È la cosa principale che possiamo fare noi cristiani.

– “La coscienza e il dovere morale – scrive il Patriarca – mi impongono di affermare con chiarezza che quanto è avvenuto il 7 ottobre scorso nel sud di Israele, non è in alcun modo ammissibile e non possiamo non condannarlo. Non ci sono ragioni per una atrocità del genere. Si, abbiamo il dovere di affermarlo e denunciarlo. Il ricorso alla violenza non è compatibile col Vangelo, e non conduce alla pace. La vita di ogni persona umana ha una dignità uguale davanti a Dio, che ci ha creati tutti a Sua immagine”.

– “La stessa coscienza, tuttavia, con un grande peso sul cuore, mi porta oggi ad affermare – continua Pizzaballa – con altrettanta chiarezza che questo nuovo ciclo di violenza ha portato a Gaza oltre cinquemila morti, tra cui molte donne e bambini, decine di migliaia di feriti, quartieri rasi al suolo, mancanza di medicinali, acqua, e beni di prima necessità per oltre due milioni di persone. Sono tragedie che non sono comprensibili e che abbiamo il dovere di denunciare e condannare senza riserve. I continui pesanti bombardamenti che da giorni martellano Gaza causeranno solo morte e distruzione e non faranno altro che aumentare odio e rancore, non risolveranno alcun problema, ma anzi ne creeranno dei nuovi. È tempo di fermare questa guerra, questa violenza insensata”.

• «È solo ponendo fine a decenni di occupazione, e alle sue tragiche conseguenze, e dando una chiara e sicura prospettiva nazionale al popolo palestinese che si potrà avviare un serio processo di pace. (…) La tragedia di questi giorni deve condurci tutti, religiosi, politici, società civile, comunità internazionale, ad un impegno in questo senso più serio di quanto fatto fino ad ora».

• Da cristiani non possiamo che guardare verso l’Alto, verso Cristo, perché la fede illumini il nostro sguardo su quanto stiamo vivendo. Il cardinale si sofferma su un versetto del Vangelo di Giovanni (16,33): «Vi ho detto questo perché abbiate pace in me. Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!». «Non dice che (Gesù) vincerà, ma che ha già vinto. (…) Dentro tutta questa malvagità, Gesù ha vinto. Nonostante il male che devasta il mondo, Gesù ha conseguito una vittoria, ha stabilito una nuova realtà, un nuovo ordine, che dopo la risurrezione sarà assunto dai discepoli rinati nello Spirito. È sulla croce che Gesù ha vinto. Non con le armi, non con il potere politico, non con grandi mezzi, né imponendosi. La pace di cui parla non ha nulla a che fare con la vittoria sull’altro. Ha vinto il mondo, amandolo. È vero che sulla croce inizia una nuova realtà e un nuovo ordine, quello di chi dona la vita per amore. (…) Una pace così, un amore così, richiedono un grande coraggio».

• «Avere il coraggio dell’amore e della pace qui, oggi, – riflette il patriarca – significa non permettere che odio, vendetta, rabbia e dolore occupino tutto lo spazio del nostro cuore, dei nostri discorsi, del nostro pensare. Significa impegnarsi personalmente per la giustizia, essere capaci di affermare e denunciare la verità dolorosa delle ingiustizie e del male che ci circonda, senza però che questo inquini le nostre relazioni. Significa impegnarsi, essere convinti che valga ancora la pena di fare tutto il possibile per la pace, la giustizia, l’uguaglianza e la riconciliazione. Il nostro parlare non deve essere pieno di morte e porte chiuse. Al contrario, le nostre parole devono essere creative, dare vita, creare prospettive, aprire orizzonti».

• «Prego per tutti noi, e in particolare per la piccola comunità [cristiana] di Gaza, che più di tutte sta soffrendo. (…) Siamo tutti con loro, nella preghiera e nella solidarietà concreta, ringraziandoli della loro bella testimonianza».

• Il 29 ottobre prossimo il Patriarcato latino celebra la solennità della Vergine Maria, Regina di Palestina, patrona della diocesi. In questa ricorrenza i fedeli e il clero si recano al santuario mariano di Deir Rafat, una trentina di chilometri ad ovest di Gerusalemme. «Quel santuario – sottolinea il cardinale – fu eretto in un altro periodo di guerra (gli anni Venti del secolo scorso, stagione di tensioni crescenti tra arabi ed ebrei – ndr), e fu scelto come luogo speciale per pregare per la pace». Lì sarebbe prevista, come ogni anno, una messa solenne presieduta dal cardinale patriarca e la consueta, partecipata, processione con l’effige della Vergine. «Non potremo quest’anno ritrovarci tutti, perché la situazione non lo permette – scrive Pizzaballa –. Ma sono certo che tutta la diocesi sarà unita in quel giorno per pregare unita e solidale per la pace, non quella del mondo, ma quella che ci dona Cristo». «In quei giorni riconsacreremo nuovamente la nostra Chiesa e la nostra terra alla Regina di Palestina! Chiedo a tutte le chiese nel mondo di unirsi al Santo Padre e a noi nella preghiera, e nella ricerca di giustizia e pace».

Quest’oggi, 25 ottobre, il Patriarcato latino di Gerusalemme ha pubblicato anche un breve messaggio video (in arabo e in inglese, ma con traduzione in italiano attivabile a fianco) che il cardinale Pizzaballa ha indirizzato ai cristiani di Gaza per incoraggiarli, ringraziarli e benedirli.

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4 commenti

  • Marco Matteucci ha detto:

    Fino a quando non cambierà il padrone del vapore, anche tutte le preghiere di questo mondo, che intendiamoci “sono cosa buona e giusta”, non potranno sortire nessun cambiamento positivo.
    Se invece TROVEREMO LE DIFFERENZE, allora “conosceremo la verità e la verità ci farà liberi” (cfr. Gv. 8, 32)

  • Giovanni B Solinas ha detto:

    JMJ
    Belle parole, ma fuori dalla realtà. Due stati un sistema di guerra continua. In questa situazione, Israele ha un potere di controllare l’armamento dei palestinesi, anche se limitato, ma in caso di due stati non avrebbe alcun diritto di limitare i palestinesi di essere riarmati dai suoi amici. Immaginate colonne di TANKS verso Haifa. La pace non è un dono dei due stati.
    Preghiamo S. Michele arcangelo che ciò non avvenga
    Giovanni

  • Nicola ha detto:

    https://youtu.be/Ta17KRKy8NI?si=8K3q9CeG_xpRGaKC

    Una deputata irlandese che parla alla UE sul genocidio a Gaza. Una vera donna e politico con le pxlle……

  • Sede occupata ha detto:

    Si, preghiamo tutti uniti per la terra santa insieme al santo padre Benedetto XVI che dal cielo interceda anche e soprattutto per la Chiesa di Cristo anch’essa , come per la Palestina, ingiustamente occupata e martoriata.