Hamas, Israele e il Mondo. Vincenzo Fedele. Seconda Parte.
20 Ottobre 2023
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Vincenzo Fedele offre alla vostra attenzione la seconda parte delle sue riflessioni sulla crisi mediorientale. Buona lettura e diffusione.
§§§
ISRAELE, HAMAS E IL MONDO – Parte II
Nella prima parte abbiamo visto le implicazioni militari e mediatiche dell’attacco di Hamas ad Israele e della rabbiosa risposta dello Stato ebraico contro Gaza. Il dubbio è che il tutto sia stato pianificato dagli israeliani sperando, con un atroce prezzo da pagare, di sfruttare cinicamente le povere vite sacrificate per sferrare l’attacco che da sempre sta a cuore all’estrema destra sionista israeliana.
Prima di discutere l’impatto politico, sia interno che mondiale dei combattimenti in atto, vediamo, per titoli, la storia pregressa già illustrata nell’articolo richiamato del 6 aprile su Stilum, a cui rimandiamo per approfondimenti.
Israele è uno Stato insediato artificialmente nel 1948 in una terra abitata da secoli da altri popoli. Senza l’idea di uno Stato ebraico, insediato nella terra donata da Dio ai Padri, Israele non avrebbe senso di esistere e la domanda che si ripete “perchè esiste Israele ?” rimarrebbe senza risposta.
All’interno delle stesso Stato ebraico si scontrano due anime che, per semplicità, identifichiamo come Religiosi e Laici oppure, se si vuole, Sionisti e Internazionalisti. Evitiamo di complicare il quadro qualificandoli come askenaziti, che non sono neanche ebrei, anche se è un aspetto da considerare.
Per i religiosi sionisti l’esistenza di Israele deriva dalla terra promessa da Dio ad Abramo ed alla sua discendenza. Per i Laici, internazionalisti, Israele dovrebbe essere la casa di tutti gli ebrei, senza riferimenti alla loro fede religiosa.
Questa diatriba non è nata con la fondazione dello Stato di Israele, ma si pose già dal 1917, con la famosa, o famigerata, dichiarazione Balfour, fortemente voluta dai Rothschild ed avversata dalla grande maggioranza dei circoli ebraici mondiali, confermati nel loro dubbio anche dagli ingenti finanziamenti che già a fine ‘800 stranamente affluivano in terra santa, prima ancora della prima della prima guerra mondiale.
Per avvicinarci ai giorni nostri, nel 1993 vennero sottoscritti gli accordi di Oslo, firmati da Rabin e Arafat, controfirmati da Clinton, Presidente degli Stati Uniti, a garanzia di attuazione e sotto l’egida dell’ONU. Gli accordi furono poi perfezionati nel 1995 con la stipula degli accordi di “Oslo 2” e, in breve, prevedevano il reciproco riconoscimento dei “due Stati” fra Israele e OLP di Arafat, delegata a governare la Cisgiordania e la Striscia di Gaza. In realtà, come vedremo, questi accordi non furono mai onorati.
Altro aspetto della crisi interna israeliana è che lo Stato ebraico non ha tuttora una Costituzione. Delle diverse bozze presentate dal 1948, nessuna è mai stata approvata. La Corte Suprema ha sopperito, finora, a questa mancanza facendo da contraltare, in un gioco di pesi e contrappesi, ai diversi governi via via succeduti.
Nel 1995 la Corte Suprema ruppe gli indugi ed emise una sentenza con cui, in assenza di una Costituzione, si arrogava il diritto di valutare le Leggi approvate dalla Knesset per dichiararle idonee o meno ai criteri fondativi dello Stato di Israele. In pratica dichiarava la supremazia della magistratura sul Parlamento.
La netta spaccatura odierna della società israeliana, quasi sfociata in guerra civile, è stata originata da una proposta di Legge del Governo Netanyahu che darebbe alla Knesset il potere di scegliere i giudici della Corte Suprema e delle varie corti israeliane con anche la possibilità di sovvertire i verdetti emessi dalla Corte Suprema.
Se questa proposta fosse approvata molti poteri sarebbero concentrati nell’esecutivo e nel suo Primo Ministro, Netanyahu, che di suo è imputato in ben tre differenti processi. Il governo avrebbe un potere che fino ad ora non ha mai avuto, concentrato nelle mani del premier. La forte opposizione sociale a questa proposta di Legge, compresa parte dell’elettorato del Likud, il partito di Netanyahu, che manifestava contro il proprio leader, è stata causata dalla quasi imposizione dell’estrema destra sionista che con 7 deputati tiene in ostaggio il Governo che ha una maggioranza di 64 su 120 seggi.
Il timore della maggioranza degli israeliani deriva dagli estremismi della destra religiosa che, oltre ad aver sempre boicottato gli accordi di Oslo, ha nel suo immaginario il “Grande Israele” i cui confini, oltre a comprendere Gaza e Cisgiordania, arrivavano all’attuale Arabia Saudita.
Il “boicottaggio” di Oslo non ha riguardato solo aspetti marginali, ma tutti i modi per aggirarli, trasgredirli o occultarli. Gli accordi, oltre alla divisione territoriale, dovevano anche garantire ai palestinesi la “autodeterminazione” e regolare anche gli aspetti religiosi della convivenza all’interno di Israele.
Gli accordi sono stati boicottati ignorando il parere degli Stati Uniti e dell’ONU, garanti degli accordi, ma anche con le politiche del fatto compiuto favorendo in tutti i modi nuovi insediamenti israeliani nei territori occupati, depredando terre ai palestinesi e creando in continuazione nuovi insediamenti e nuovi coloni.
Ai nuovi insediamenti israeliani in territori di competenza palestinese, si sono quindi aggiunte le provocazioni religiose sempre più invasive sino alla spallata di Sharon con la sua famosa passeggiata nella spianata del Tempio di 30 anni fa, che infatti sfociò nella serie infinite di intifada con le dure risposte dell’esercito israeliano.
Oggi, complice la debolezza degli Stati Uniti, Netanyahu ha pensato di poter raccogliere i frutti di tanto lavoro cancellando totalmente Oslo, quindi ogni ipotesi dei due Stati conviventi, e primeggiare sulla Corte Suprema e sul sistema giudiziario.
Se si guarda la Cisgiordania si vede che gli insediamenti palestinesi sono ormai solo poche macchie in un mare di insediamenti israeliani mentre l’Autorità Palestinese di Abu Mazen, che dovrebbe governare lo Stato Palestinese, è insignificante, sempre sovrastata da Hamas che Israele ha favorito dalla fondazione, nella crescita e nel radicamento tra la popolazione, declassando l’Autorità Palestinese a pura comparsa.
Derivano da queste considerazioni i dubbi su come, realmente, sia stato possibile l’attacco di Hamas che farebbe proprio il gioco di Netanyahu e della destra estrema per spazzare via quel che resta dei palestinesi in Cisgiordania e cancellare totalmente la striscia di Gaza. L’attacco risulterebbe assurdo che non si mettesse in conto che Israele debba aver chiuso entrambi gli occhi per non vederlo o addirittura per favorirlo e provocare la ritorsione che è già iniziata e che avrà esiti tragici, non sarà condotta contro Hamas ma contro tutto il popolo palestinese ed avrà le caratteristiche di un’offensiva totale, visto quanto si stanno pubblicizzando gli orrori mai verificati del Kibbutz di Kfar Aza e dei ragazzi del rave party.
Penso che Netanyahu abbia fatto male i conti e lo scenario sarà molto diverso rispetto a quello ipotizzato.
Nel breve periodo tutto Israele si è trovato riunito per piangere i morti, sta vivendo di nuovo la paura ed il terrore da tempo quasi dimenticati ed ha accantonato le divisioni che avevano portato la popolazione sull’orlo della guerra civile. Anche l’appello di Netanyahu per un governo di emergenza è stato accolto. Ma non sarà un Governo di Unità Nazionale, come si cerca di identificarlo, ma un Governo di guerra, in attesa di uscire da questi tragici momenti.
Adesso la Striscia di Gaza è assediata. Non si sa quanto la popolazione potrà resistere senza cibo, acqua ed, energia elettrica. I carri armati sono ammassati al limite per intervenire in poche ore appena parte l’ordine.
L’ultimatum è già scaduto, ma c’è stata una proroga e l’attacco non è ancora partito. Israele comunica (da ridere proprio) che l’attacco è rimandato …… a causa del maltempo. Il sole splende, ma tant’è !
L’aviazione, oltre alle bombe che hanno già demolito centinaia di edifici e causato oltre 7.000 morti, ha lanciato volantini per invitare i civili a lasciare la striscia, come se 2 milioni di persone disperate potessero veramente liberare la striscia in 48 ore e lasciare campo libero a Tzahal. Per andare dove ? Per lasciare campo libero alle ruspe israeliane che spianeranno tutta la striscia ? C’è poi il problema degli ostaggi. C’è il problema di Hezbollah che finora non si è mosso ma è in vigile attesa. C’è il problema della frontiera chiusa dall’Egitto che teme un milione di profughi in casa e dove si è precipitato Blinken per trattare.
Il problema è, soprattutto, di altro tipo:
Appena l’esercito israeliano entrerà nella striscia via terra i combattimenti avranno luogo casa per casa, con attacchi dai tunnel sotterranei, ma soprattutto con vittime civili che nessun sistema addomesticato di silenziamento dei media potrà occultare e che alieneranno tutte le simpatie che possono ancora esserci verso un popolo finora dipinto come accerchiato e che deve difendersi da terroristi sconsiderati. Il terrorismo di Stato, marchiato dalla stella di Davide sarà proprio sotto gli occhi di tutti.
A quel punto Hezbollah non potrà più stare a guardare dalla finestra, Siria e IRAN non potranno limitarsi solo all’appoggio a parole. Tutto il mondo arabo dovrà trovare un modo per reagire, compresa l’Arabia Saudita. Le manifestazioni pro Palestina, in tutto il mondo, difficilmente rimarranno sfilate pacifiche. La stessa Cina ha fatto dichiarazioni di appoggio al popolo palestinese ….. ed ancora il vero attacco non è iniziato.
I nostri media si sono già portati avanti con il lavoro e, oltre alla notizia dei 40 bambini israeliani sgozzati e bruciati, (che finora nessuno ha visto, che lo stesso esercito israeliano ha smentito, ma che ritornato ad ogni messa in onda) si susseguono le interviste ai giovani reduci dal rave party della morte, come se potessero dire qualcosa di diverso dal terrore provato in quei tragici momenti. Numerose interviste testimoniano però che i miliziani di Hamas sono stati scambiati dai ragazzi per poliziotti israeliani con la logica deduzione che i miliziani avevano anche rubato divise israeliane, con notevoli complicità interne, oppure che la stessa polizia israeliana fosse in qualche modo collaterale con i terroristi. Ma questo nessuno lo dice.
Anche la RAI ha spostato dall’Ucraina in Israele la valorosa Stefania Battistini che tanto ci ha deliziato con i servizi dall’Ucraina e che, per raccontarci come andava la guerra, ci faceva vedere come era triste la vita dei militari ucraini costretti a stare in camminamenti scavati e protetti, senza capire se stavano vincendo o perdendo, e le parimenti tristi vedove che andavano nei cimiteri a portare fiori sulle tombe dei loro defunti. Di movimenti di truppe o di notizie vere neanche l’ombra. In Israele gia adesso ci delizia facendoci vedere i fori di proiettili sui vetri delle automobili corredati di bambole mutilate dalle pallottole e carrozzine rovesciate.
Un giornalista della Reuters è morto ammazzato, ma la notizia è stata data solo come flash e senza neanche dire il suo nome, visto che era palestinese ed è stato ucciso dagli israeliani. Purtroppo non è l’unico giornalista morto con il torto di raccontare i fatti dalla parte sbagliata del campo. Fra le notizie trapelate dai pochi giornalisti indipendenti, fra cui anche quelli morti ammazzati e non onorati dai gazzettieri nostrani, sembra che buona parte delle armi di Hamas fossero di provenienza occidentale e, più precisamente, di provenienza ucraina il cui mercato nero ha monetizzato in buona parte gli arsenali che la nostra incoscienza continua a foraggiare.
Ma lasciamo queste povere cose, che spacciano per reportage dal fronte, e guardiamo ai fatti reali ed alla loro possibile evoluzione, visto che il quadro è totalmente cambiato anche politicamente.
A Marzo di quest’anno l’IRAN, con i buoni uffici della Cina, ha stretto un accordo di cooperazione con l’Arabia Saudita. Ad Agosto entrambi i paesi sono stati accettati fra i Paesi BRICS nel vertice di Johannesburg. Vista la situazione in Israele, ed in attesa di futuri sviluppi, l’Arabia Saudita ha bloccato i colloqui con Israele ed un futuro accordo non è più prevedibile in tempi brevi.
La Cina ha usato parole di pacificazione schierandosi apertamente con “la giusta causa palestinese” e mettendo in guardia contro azioni israeliane che coinvolgano pesantemente le popolazioni civili. Pechino “sostiene i Paesi islamici nel rafforzare l’unità e il coordinamento sulla questione palestinese” . Non è che crediamo ad una Cina improvvisamente convertita ai diritti umani. Il suo concetto di diritti delle minoranze lo si è già visto e sperimentato in più occasioni, compreso il Tibet, tanto per ricordare qualcosa. Quindi riflettiamo sulle dichiarazioni pacifiste solo come risposta, al momento politica, ad una azione militare.
L’IRAN sta già spostando reparti da combattimento verso il confine con Damasco, cioè in direzione di Israele. Gli stessi USA temono un intervento diretto di Teheran che, come Tel Aviv, potrebbe già avere armi atomiche nel proprio arsenale ed ha già apertamente minacciato l’America : “Riceverete danni significativi”. Anche Hezbollah, che è un vero esercito ben più temibile di Hamas, che finora ha tirato solo qualche razzo per rispondere alle bombe israeliane, è pronto a scendere in campo dalla frontiera libanese: .”Qualsiasi aggressione israeliana al Libano sarà seguita da una risposta dura e rapida, senza esitazione”.
Gli stessi Stati Uniti potrebbero essere coinvolti pesantemente vista la presenza nell’area dell’intera flotta della portaerei Ford con una seconda portaerei, e le navi di corredo, che fra poco le si affiancherà e che potrebbe avere conseguenze catastrofiche. Oltre agli USA, che hanno già sperimentato in Yemen come sia semplice che una loro nave venga affondata, le stesse esperienze negative della flotta russa a Sebastopoli avrebbero dovuto consigliare cautela prima di esporsi con la portaerei più avanzata al mondo che potrebbe essere vittima di pochi e piccoli mezzi con equipaggio suicida o anche senza equipaggio. Non a caso le minacce di Hezbollah non si sono limitate ad Israele, dicendo esplicitamente : “Hezbollah non ha paura delle flotte e non è minacciato dalle portaerei”. Il fatto stesso che Biden si sia precipitato in Israele, primo Presidente ad intervenire mentre è in corso un’azione di guerra, la dice lunga sui timori che gli stessi USA vedono se Israele non si ferma in tempo.
La Russia non ha, finora, fatto dichiarazioni appariscenti, ma forse non c’è bisogno di dichiarare alcunchè. I sistemi di difesa missilistica Patriot sono stati ridicolizzati dalla Russia in Ucraina. Israele non ha mai voluto cedere il proprio sistema di difesa Iron Dome, molto più avanzato, ma anche questo non si è dimostrato totalmente efficace, visti i razzi di Hamas piovuti anche su Tel Aviv e Gerusalemme. E i razzi di Hamas non sono i supersonici russi …..
Se non si sta sfiorando la terza guerra mondiale è solo perchè non vogliamo vederla.
Al netto delle voci, tutt’altro che marginali ma non verificabili, visto la disinformazione in atto, di dissenso all’interno dello stesso esercito israeliano nello sferrare l’attacco di terra con truppe che, a quanto sembra, hanno il morale sotto le scarpe e diversi disertori in crisi di coscienza (e questa sarebbe uno dei possibili motivi per cui l’attacco non sia ancora partito, altro che maltempo), come reagirebbe il mondo al fatto compiuto di cancellazione della striscia di Gaza, con strage indiscriminata, ed annessione totale della Cisgiordania ?
Se Israele avesse mirato realmente alla propria sicurezza, come singoli cittadini e come Stato autonomo e modernamente concepito, l’attuazione dei due Stati, come concordato ad Oslo, avrebbe dovuto essere il sogno da realizzare. Ma se Israele avesse voluto onorare Oslo non avrebbe favorito la crescita di Hamas e non avrebbe favorito gli insediamenti selvaggi di nuovi coloni nel territori palestinesi. Se ci fossero realmente due Stati, Hamas non avrebbe senso di esistere e sparirebbero i timori sulla sopravvivenza di Israele. Come già fatto da Egitto, Giordania, ecc. anche l’Arabia Saudita e molti altri paesi arabi avrebbero da tempo stipulato accordi con Israele. Adesso sono in forse perfino gli ultimi “ accordi di Abramo”.
La fine di Netanyahu è ormai certa e non si rimanga ingannati dal fittizio Governo di Guerra da poco varato. Finita la crisi è finito anche Netanyahu. I calcoli di creare il casus belli sfruttando l’attacco di Hamas è totalmente errato e potrebbe portare alla fine stessa dello Stato di Israele almeno che non si fermi subito la carneficina pianificata ed una nuova classe politica con altre aspirazioni si imponga a Tel Aviv.
Sembra, invece, che il mondo sia pieno di gente che non vede l’ora di combattere questa Terza Guerra Mondiale, senza pensare che, ammesso che si riesca ad evitarla, le conseguenze saranno comunque catastrofiche per tutto l’occidente.
L’Europa è totalmente estromessa dal conflitto dove, invece, è economicamente e culturalmente in prima linea. Non perdiamo neanche tempo a parlarne, tanto siamo insignificanti a nostra imperitura vergogna.
La Cina, per quanto sembri lontanissima, ne è invece protagonista, al pari della Russia al momento silente. Taiwan, con la sua crisi di corredo, è dietro l’angolo. Il mondo arabo si sta sempre più allontanando dall’ambito USA compreso il bastione incrollabile che era l’Arabia Saudita che ora fa da capofila nel “tana liberi tutti”. L’Africa si sta sempre più affrancando dallo sperone francese e sta emarginando quello USA ormai alla frutta, soppiantati entrambi da Russia e Cina. Le provocazioni americane e dell’intero occidente si sono abbattute come un boomerang imprevisto su chi le ha lanciate condannando noi all’irrilevanza ed allo sfacelo economico e sociale, e gli USA ad un declino forse più lento ma altrettanto inesorabile.
Per l’Ucraina non si è mai ricercata la pace fomentando le provocazioni pur di cercare di distruggere l’orso russo. Quì non si riesce a far desistere Israele dal sogno della “Grande Israele”, anzi si inviano portaerei sperando di esorcizzare il possibile fungo atomico che ci distruggerà.
Tutto il sud del mondo, con l’Africa in prima linea, ha da tempo perso la fiducia nell’occidente e nell’ordine e lo sviluppo che poteva proporre. Il mondo unipolare è già multipolare e le stelle e strisce non sono più appetibili, tanto che anche economicamente anche i buoni del tesoro americani hanno difficoltà ad essere piazzati.
La stessa tecnologia militare sta evolvendo a velocità inattesa. I pochi successi ucraini sono scaturiti da droni autoprodotti da ragazzotti disperati che si erano messi a modificarli nei loro garage. La Russia ha dovuto importarli in fretta dall’IRAN per rispondere e ridicolizzare i decantati armamenti occidentali. Adesso la produzione russa è autonoma e molto più avanzata di quella americana. Quella cinese, per stessa ammissione degli esperti militari USA innova con velocità 50 volte superiore all’occidente. Questo implica che droni da poche migliaia di Euro ridicolizzano i Patriot e, forse, anche Iron Dome. Dei possibili pericoli per la portaerei Ford e la sua flotta miliardaria, in dollari, ne abbiamo già accennato. Oltretutto Israele può permettersi di attaccare IRAN e Siria, oltre a fronteggiare Hezbollah dal Libano, senza un benestare, almeno implicito, di Arabia Saudita e Stati Uniti ? La stessa Russia, oltre alla Cina, starebbero a guardare ?
Come per l’Europa, volutamente non abbiamo nemmeno accennato all’ONU, che pur dovrebbe essere il fulcro attorno a cui muovere armoniosamente gli interessi di tutti i popoli del globo e che è rimasto quasi silenzioso nonostante la morte gli sia anche entrata direttamente in casa con le bombe israeliane. Ormai non conta nulla, neanche come platea di discussioni ferragostane.
I “due Stati” pianificati ad Oslo, unica soluzione equa e pacifica sottoscritta da entrambe le parti, doveva essere imposta, senza tollerare il progressivo svuotamento e la continua demolizione da parte israeliana in aperto sfregio al Diritto Internazionale che, purtroppo, gli USA hanno sempre accantonato quando ha fatto loro comodo, Non erano da accettare, sempre ed in silenzio, le progressive ritorsioni atroci ad attacchi pianificati proprio perchè le ritorsioni avessero luogo con un rapporto da far impallidire non solo la legge del taglione, ma anche il “dieci italiani per un tedesco” della seconda guerra mondiale. Non si sarebbe dovuto mai e poi mai accettare il principio degli “attacchi preventivi” che invece sono divenuti la costante, politicamente coperta, di tutte le azioni israeliane.
Mentre vengono pubblicate queste righe è anche possibile che gli Stati Uniti non siano riusciti a tenere Netanyahu al guinzaglio e sia partita l’offensiva totale di Israele contro la striscia di Gaza con il prevedibile scenario apocalittico che ne deriva. Se le grandi potenze non riescono a fermare Tzahal e la Striscia di Gaza sarà trasformata in un parcheggio, come da programma panificato, la guerra sarà totale, non con i palestinesi, ma con tutto il mondo.
Vincenzo Fedele
§§§
Aiutate Stilum Curiae
IBAN
IT79N0200805319000400690898
BIC/SWIFT
UNCRITM1E35
§§§
Condividi i miei articoli:
Tag: fedele, hamas, israele, onu, usa
Categoria: Generale
Concordo.
Pearl Harbour…11 settembre…e ora: Gaza.
“Ebrei”….senza riferimento alla loro fede religiosa???? Che significa????