Basta Guerra, Parola del Papa Idraulico. Mastro Titta.
17 Ottobre 2023
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, il nostro Mastro Titta offre alla vostra attenzione queste riflessioni sulle recenti esternazioni del pontefice regnante. Buona lettura e diffusione.
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MASTRO TITTA: BASTA GUERRA. PAROLA DEL PAPA IDRAULICO
I più accorti avranno notato che Bergoglio, quando le cose si complicano, diventa improvvisamente afasico.
Tanto è prodigo di ragionamenti sottili e di parole quando si tratta di descrivere l’indescrivibile – la Chiesa sinodale, l’accoglienza di migranti e omosessuali, quanto sono repellenti i cattolici – quanto diventa avaro di concetti quando succedono le catastrofi. Basta guerre! Le guerre sono sempre una sconfitta, per favore bambini smettetela. La guerra è brutta, la pace è bella. E poi? E poi niente, la pace è quella carina e la guerra è l’amica rospa che l’accompagna in bagno (magari dicesse qualcosa del genere).
Se invece si tratta di parlare di sistemi idrici globali, prende la rincorsa come quegli influencer che si tuffano dalle scogliere e, dopo un triplo carpiato con avvitamento, atterra su un groviglio di tesi una più abborracciata dell’altra. Cita se stesso nella Laudato Sii: “Investire di più nelle infrastrutture, nelle reti fognarie, nei sistemi igienico-sanitari e di trattamento delle acque reflue, in particolare nelle zone rurali più remote e depresse”. Certo non vado a mettere tubature dove ci sono già.
Sembra di leggere una relazione del geometra comunale di Tegoleto. O il presidente della Repubblica, o il segretario generale dell’Onu, fate voi. È l’idraulico zanza che viene a ripararti lo sciacquone: “Signora, ho dovuto sbiellare la sonda, cazzare la randa e sdrumare il pappafico. Fanno 700 euro”.
Quando uno si lancia in queste dissertazioni globali – dei colossali “ah, signora mia!” – in genere nasconde tre verità inconfessabili.
La prima: la propria ignoranza. Affastellare luoghi comuni imparaticci, in burocratese pseudo-tecnico simulante cognizione di causa, è indizio non solo di ignoranza crepuscolare, ma della convinzione profonda circa l’inutilità del sapere.
La gente che parla così crede solo alla propaganda che sparge a piene mani. Conosce quella e ignora il resto. Anzi prova fastidio per tutto ciò che non è propaganda e intortamento delle masse infantilizzate.
La seconda: noia profonda per ciò che sarebbe il proprio compito, la propria vocazione. Finché un pizzaiolo o una coppietta si mettono a fare video sul cibo improvvisandosi un incrocio fra Buñuel e Pellegrino Artusi, il danno c’è ma è relativo. D’altra parte oggi se non ti “reinventi”, se non “ti realizzi”, se gli altri non ti trovano geniale, simpatico, originale e soprattutto non comprano le tue focacce scrocchiarelle, cosa campi a fare?
Il discorso cambia se sei il papa, non un casaro di Caivano che intreccia mozzarella, e ne hai fin sopra lo zucchetto di Gesù Cristo al punto da preferirgli l’idraulico.
Osservate bene l’espressione cerosa e priva di vita che assume Bergoglio le poche volte che deve celebrare qualche sacramento, restare in silenzio contemplativo, o rinunciare ad esprimersi. Sembra un TikToker di tredici anni in visita ad una mostra sulle miniature del XII secolo in Bassa Sassonia.
La terza: il disprezzo per il pubblico. Uno legge un documento pontificio – o ascolta il papa – e si aspetta tutt’altro che una concione sul trattamento delle acque reflue. È una tecnica di marketing militare: quando si vuole far passare un concetto labile e vacuo – pensate a “resilienza” – lo si infila ovunque. Letteralmente: la gente attende pane, e tu gli servi le pietre colpendoli al ventre molle. La ragione si posiziona mentre la follia ti assale alle spalle.
Ma ecco: quando si tratta di richiamare al valore della vita perché essa appartiene a Dio che la dà e la toglie secondo un disegno provvidenziale e misterioso, e l’uomo non deve metterci le mani – non chiediamo tanto – la guerra “è sempre una sconfitta”. Ti piace vincere facile.
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Categoria: Generale
Come sempre Francesco ha ragione. È profetico.
– Lo stillicidio di “fedeli” che lasciano la chiesa non lo fa dormire…
– La barca di Pietro ha una falla grossa come la piazza che porta il suo nome…
– I tubi si sono intasati con i peli della calvizie di senili tradizionalisti…
Abbiamo bisogno di idraulici, trombai, stagnari, sturalavandini…
Bergoglio meriterebbe un premio Nobel per aver inventato il Vangerano, la nuova dottrina che fonde Vangelo e Corano ed elimina l’Antico Testamento tranne le comune discendenza da Abramo. La guerra? E’ una calamità naturale di cui i popoli coinvolti sono vittime; non è come il surriscaldamento della terra che invece è causato dall’uomo. Mah! Posso dire mah?
“Osservate bene l’espressione cerosa e priva di vita che assume Bergoglio le poche volte che deve celebrare qualche sacramento…”, qui mi soffermo, aggiungendo che la suddetta espressione trasuda da tutti i suoi pori sempre, a parte le volte in cui la imbelletta per esprimere riverenza, compiacimento, adulazione verso taluni “ personaggi “ della Terra, a cui presta servizio e a cui non elemosina “ ghigni “ di approvazione o slanci di motilità fisica, che in ogni altra occasione appare rigida, pietrificata. Si dice che gli occhi siano “ lo specchio dell’anima”, ma è evidente che non siano i soli a rispecchiarla! Ogni gesto, un tono alterato di voce, un sogghigno, possono svelare tanto ed esprimere più delle parole un’opacità, un’ambiguità di fondo, proiettando all’esterno ciò che si trama nell’ombra, nel buio della propria anima, e nello specifico, lasciando “riflettere”un’immagine sbiadita, sfocata, spettrale, di uno che esercita un ministero cupo, abusivo, perché privo del “ munus “, pertanto senza anima, falso, surreale ed illusorio. “I precetti del Signore sono retti, fanno gioire il cuore; il comando del Signore è limpido, illumina gli occhi”…(Salmo 18)
Se Bergoglio è contro la guerra, significa che Nostro Signore ci aiuta con le armi.
Viva la guerra che fa crollare gli imperi.
Si … si … la guerra è la panacea voluta da Dio.
Sia fatta la tua volontà … sia fatta la guerra …
Dio sia ringraziato per la guerra …
Signro Nippo: “Permessa” da Dio, non voluta. E’ nella natura umana essere orgogliosi e divenire umili solo quando si è consapevoli di essere canne al vento nelle mani del più bizzoso e pericoloso dei padroni, cioè “la natura umana”, organizzatasi in leggi e società. Proprio in questi giorni sto leggendo le pagine di “Arcipelago Gulag” in cui il giovane Solgenitsin, già ufficile dell’armata rossa e pure laureato, viene tolto dal comando della brigata dei lavori del mattonificio per essere stato, utilizzando le sue stesse parole, un “fesso”, cioè incapace di adeguarsi alle temperie del lager, stretto com’era tra l’incudine delle richieste impossibili imposte dei superiori ed il martello della fame e delle privazioni imposte a ciascun prigioniero, nonchè agli inganni ed alle menzogne, diffuse ad ogni livello, necessarie a sopravvivere in tali condizioni. Eppure in tali drammatiche condizioni egli lascia tratteggia in modo immortale la natura umana, sia fuori che dentro il comunismo, certo molto meglio di un qualsiasi ufficiale dell’armata rossa, a cui pure apparteneva.
Concordo. Il dramma è che la natura umana è di per sé fallibile e limitata: disgrazie immani come le guerre sono scatenate da ingordigia, sete di potere, comunque tutto il peggio delle bassezze che appartengono a noi umani. Tuttavia, la Provvidenza ha un Suo percorso, che talvolta rende una sventura strumento di pace o di edificazione morale, se non addirittura di miglioramento tout court. La Storia, che per noi Cristiani è il palcoscenico della Provvidenza, non un insieme casuale di eventi, talvolta prevede anche momenti drammatici per “eliminare” le scorie del peccato, commesso in alcune nazioni, sotto alcune leggi o da alcuni governanti e popoli. Certo, farsene una ragione è dura, ci vuole molta Fede e quella che, ahimè, i nostri nonni chiamavano “cristiana rassegnazione”.
Lei risveglia (in me) la perplessità, a proposito di Dio, fra volontà e permissione. Si attribuisce a Dio quella che è una caratteristica prettamente umana, appunto volere o permettere, cosicché vien fuori che Dio non vuole ma permette, nel nostro caso la guerra.
Ho riportato le parole della preghiera al Padre nostro: “sia fatta la tua volontà”, ciò che esclude la permissione. Poi dice: “come in cielo così in terra”, che potrebbe anche significare “come nella pace (in cielo) così nella guerra (in terra).
Ma, ripeto, tutto ciò rientra nella mia perplessità.
Cordialmente.
LA RINGRAZIO….ancora…..
Piu’ semplicemente : ” chi semina vento, raccoglie tempesta”.
Mastro Titta è aretino? O chianino? Chi altri citerebbe Tegoleto?