Oppenheimer, una piccola crepa nell’Occidente. Lazzaretti.

2 Ottobre 2023 Pubblicato da

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, offriamo alla vostra attenzione questo articolo del prof. Giovanni Lazzaretti, che ringraziamo di cuore. Buona lettura e condivisione.

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26 settembre 2023, Santi Cosma e Damiano // 30 settembre 2023, San Girolamo

 

Samizdat dal paesello

Oppenheimer(10), una piccola crepa nell’Occidente

 

Ho concluso il Samizdat precedente “L’identità europea, l’omologazione occidentale” il 10 settembre. Il 13 settembre sono andato al cinema a vedere il film “Oppenheimer”. Una coincidenza di date avvenuta per puro caso, ma la visione è stata utilissima per completare mentalmente quel che avevo scritto nell’articolo.

 

MAI AL CINEMA. O QUASI MAI

Non vado mai al cinema, non guardo mai un film, a meno che qualcuno mi inviti alla visione. Il maggior numero di inviti viene da mio figlio, e quindi ho finito per assorbire le sue passioni. Non me ne sono pentito: mai avrei scoperto il regista Cristopher Nolan per conto mio, e i suoi film che ho visto li rivedrei tutti.

Non ho visto “Dunkirk”, ho ricordi vaghi di “Following”, ho visto e non ho visto “Tenet”(1). Per il resto visioni ben memorizzate e di soddisfazione. Forse “Insomnia” è il mio preferito.

Anche con “Oppenheimer” è stato così: 3 ore secche di dialoghi, 3 vicende che si inframmezzano in parallelo (Oppenheimer e la bomba atomica // Oppenheimer accusato, processato e in disgrazia // Il suo nemico Strauss in disgrazia a sua volta) e non ho perso una parola.

C’era una scena di sesso, prima volta per Cristopher Nolan. E qui mi è toccato adottare la vecchia tecnica di don Angelo: chiudere gli occhi.(2) Tanto i dialoghi si sentono ugualmente.

Robert Oppenheimer (1904-1967), padre tormentato della bomba atomica.

Lo riprenderò più avanti.

RIBADISCO: L’EUROPA NON E’ L’OCCIDENTE

Ribadisco quanto ho detto la volta scorsa: l’omologazione dell’Europa nell’Occidente è un evento occasionale, avvenuto dopo la seconda guerra mondiale; un evento innaturale.(3)

La geografia mostra l’Europa come appendice di una grande massa continentale asiatica. I mari (Mar Mediterraneo, Mar Nero, Mar Baltico) sono mari chiusi, fatti apposta per incentivare gli incontri/scontri, e per creare un’identità.

«Rule, Britannia! Britannia rule the waves; Britons never shall be slaves»(4). Questa è invece l’altra vocazione, quella marinara – commerciale – colonizzatrice – esportatrice di guerre, guerre sempre lontane dalla tua terra.

So di fare una semplificazione estrema, ma di fatto gli Europei pagano le guerre sulla propria terra. Ossia, se innescano una guerra, contemporaneamente la pagano.

Invece i “Five Eyes”, i Cinque Occhi (USA, Gran Bretagna, Canada, Australia, Nuova Zelanda), le guerre le esportano. Loro sono l’Occidente. Noi dovremmo essere un’altra cosa.

Il senatore USA Richard Blumenthal, che ho già citato la volta scorsa, descrive perfettamente l’essenza occidentale. E, nel dire queste parole, non si sente nemmeno cinico, anzi rivendica addirittura una leadership “morale” per gli USA.

«Anche gli americani che non hanno particolare interesse per la libertà e l’indipendenza delle democrazie in tutto il mondo dovrebbero essere contenti del fatto che stiamo ottenendo il ritorno economico dal nostro investimento in Ucraina. Impiegando meno del 3% del bilancio militare della nostra nazione, abbiamo consentito all’Ucraina di dimezzare la forza militare della Russia. Abbiamo unito la NATO e costretto i cinesi a riconsiderare i loro piani di invasione di Taiwan. Abbiamo contribuito a ripristinare la fede e la fiducia nella leadership americana, morale e militare. Il tutto senza che una sola donna o uomo americano in servizio sia risultato ferito o morto, e senza alcuna deviazione o appropriazione indebita degli aiuti americani.»

L’essenza dell’Occidente è questa: i morti altrui non interessano, non entrano nel computo. “Viva la muerte… tua!”, volendo (ri)utilizzare il titolo di un vecchio film(5).

L’originalità europea dovrebbe invece consistere nel fatto che non esiste il “nemico totale”: la regolazione della guerra come un “qualcosa” che doveva avvenire salvaguardando la vita dei civili nasce concettualmente in Europa, nell’Europa cristiana.

L’Occidente, che è un’altra cosa, ha provveduto a far sparire questo limite.

QUANDO DON MILANI PARLO’ DELLE ATOMICHE

Don Milani, nella “Lettera ai giudici” (18 ottobre 1965), ha parlato a lungo di questo problema, il problema dei civili in guerra e della guerra atomica. Ne traggo tre ampie citazioni.

***

[1] HIROSHIMA

E invece bisogna dir loro [ai giovani soldati italiani, NdR] che Claude Eatherly, il pilota di Hiroshima(6), che vede ogni notte donne e bambini che bruciano e si fondono come candele, rifiuta di prender tranquillanti, non vuol dormire, non vuol dimenticare quello che ha fatto quand’era «un bravo ragazzo, un soldato disciplinato» (secondo la definizione dei suoi superiori) «un povero imbecille irresponsabile» (secondo la definizione che dà lui di sé ora). (carteggio di Claude Eatherly e Gunter Anders – Einaudi 1962).

Ho poi studiato a teologia morale un vecchio principio di diritto romano che anche voi accettate. Il principio della responsabilità in solido. Il popolo lo conosce sotto forma di proverbio: «Tant’è ladro chi ruba che chi para il sacco». Quando si tratta di due persone che compiono un delitto insieme, per esempio il mandante e il sicario, voi gli date un ergastolo per uno e tutti capiscono che la responsabilità non si divide per due.

Un delitto come quello di Hiroshima ha richiesto qualche migliaio di corresponsabili diretti: politici, scienziati, tecnici, operai, aviatori. Ognuno di essi ha tacitato la propria coscienza fingendo a se stesso che quella cifra andasse a denominatore. Un rimorso ridotto a millesimi non toglie il sonno all’uomo d’oggi. E così siamo giunti a quest’assurdo che l’uomo delle caverne se dava una randellata sapeva di far male e si pentiva. L’aviere dell’era atomica riempie il serbatoio dell’apparecchio che poco dopo disintegrerà 200.000 giapponesi e non si pente.

[2] L’UCCISIONE DEI CIVILI IN GUERRA

E infine affrontiamo il problema più cocente delle ultime guerre e di quelle future: l’uccisione dei civili.

La Chiesa non ha mai ammesso che in guerra fosse lecito uccidere civili, a meno che la cosa avvenisse incidentalmente cioè nel tentare di colpire un obiettivo militare. Ora abbiamo letto a scuola su segnalazione del Giorno un articolo del premio Nobel Max Born (Bullettin of the Atomic Scientists, aprile 1964).

Dice che nella prima guerra mondiale i morti furono 5% civili 95% militari (si poteva ancora sostenere che i civili erano morti «incidentalmente»).

Nella seconda 48% civili 52% militari (non si poteva più sostenere che i civili fossero morti «incidentalmente»).

In quella di Corea 84% civili 16% militari (si può ormai sostenere che i militari muoiono «incidentalmente»).

Sappiamo tutti che i generali studiano la strategia d’oggi con l’unità di misura del megadeath (un milione di morti) cioè che le armi attuali mirano direttamente ai civili e che si salveranno forse solo i militari.

Che io sappia nessun teologo ammette che un soldato possa mirare direttamente (si può ormai dire esclusivamente) ai civili. Dunque in casi del genere il cristiano deve obiettare anche a costo della vita. Io aggiungerei che mi pare coerente dire che a una guerra simile il cristiano non potrà partecipare nemmeno come cuciniere.

[3] L’IMPOSTAZIONE DELLE GUERRE CHE VERRANNO

Nella guerra futura l’inadeguatezza dei termini della nostra teologia e della vostra legislazione è ancora più evidente.

È noto che l’unica «difesa» possibile in una guerra di missili atomici sarà di sparare circa 20 minuti prima dell’«aggressore». Ma in lingua italiana lo sparare prima si chiama aggressione e non difesa.

Oppure immaginiamo uno Stato onestissimo che per sua «difesa» spari 20 minuti dopo. Cioè che sparino i suoi sommergibili unici superstiti d’un paese ormai cancellato dalla geografia. Ma in lingua italiana questo si chiama vendetta non difesa.

Mi dispiace se il discorso prende un tono di fantascienza, ma Kennedy e Krusciov (i due artefici della distensione!) si sono lanciati l’un l’altro pubblicamente minacce del genere.

«Siamo pienamente consapevoli del fatto che questa guerra, se viene scatenata, diventerà sin dalla primissima ora una guerra termonucleare e una guerra mondiale. Ciò per noi è perfettamente ovvio» (lettera di Krusciov a B. Russell, 23-10-1962).

Siamo dunque tragicamente nel reale.

Allora la guerra difensiva non esiste più. Allora non esiste più una «guerra giusta» né per la Chiesa né per la Costituzione.

A più riprese gli scienziati ci hanno avvertiti che è in gioco la sopravvivenza della specie umana. (Per esempio Linus Pauling premio Nobel per la chimica e per la pace).

E noi stiamo qui a questionare se al soldato sia lecito o no distruggere la specie umana?

***

I ragionamenti di don Milani si fondano su una pietra angolare ineliminabile: la legge naturale universale. In particolare sull’assoluto morale (dopo Benedetto XVI scriverei “sul principio non negoziabile”) che vieta di uccidere l’innocente.

Non aggiungo altro. Ci stiamo avvicinando al problema dell’atomica. E al problema di Oppenheimer. E al problema dell’Occidente.

 

L’ESSENZA DELL’OCCIDENTE E’ LA DISTRUZIONE DELLA LEGGE NATURALE

Noi parliamo spesso dei “nostri valori occidentali”, ma di fatto siamo il luogo della distruzione della legge naturale universale.

Il primo atto di nascita dell’Occidente fu l’Inghilterra staccata da Roma. Una scissione nata dalla volontà di un sovrano di sostituirsi a Dio nella gestione del matrimonio, si trasformò ben presto da un problema matrimoniale a un problema di teste tagliate (San Tommaso Moro e San Giovanni Fisher, i santi della mia data di nascita, 22 giugno) e di persecuzione.

Da quel momento l’Occidente e la legge naturale universale presero due vie diverse. L’Occidente divenne il luogo dove “ciò che è possibile, è lecito”. La legge naturale universale rimase stanziata in Europa, anche se sempre più erosa man mano che, con l’avanzare della storia, giacobini, liberali e massoni arrivavano a influenzare o a occupare la reggenza degli Stati.

Con l’occidentalizzazione dell’Europa nel secondo dopoguerra il percorso arriva a compimento. Il fatto poi che la Gran Bretagna, per eccesso di debito, passasse il bastone del comando agli USA non cambiò la sostanza delle cose: da quel momento l’asse USA-Gran Bretagna fu una granitica certezza e noi, Europa occidentalizzata, fummo “sotto”.

Oggi l’Occidente è il luogo dell’aborto, del divorzio, della contraccezione, della droga, della fecondazione artificiale, dell’utero in affitto, delle fantasie matrimoniali più strane, dell’eutanasia, dell’esportazione della guerra, dei bombardamenti a tappeto, della finanziarizzazione dell’economia, del ricatto della finanza sulla politica, della spogliazione dei poveri e dei lavoratori attraverso gli interessi passivi, della standardizzazione e omologazione dell’informazione, dell’esportazione dei disvalori verso i paesi poveri,… Vado a memoria, si possono aggiungere altre voci.

Cosa sarebbero i “nostri valori occidentali”? La libertà? Durante il covid l’abbiamo visto: la libertà c’è per chi si omologa alle direttive. Ossia non c’è.

Forse la democrazia? Eh, la democrazia…

«Una democrazia senza valori si converte facilmente in un totalitarismo aperto oppure subdolo, come dimostra la storia.» (San Giovanni Paolo II, Veritatis Splendor 6 agosto 1993, ripresa dalla Centesimus Annus del 1991)

L’Occidente. La fine della legge naturale universale. Ossia la democrazia totalitaria.

 

OPPENHEIMER, UN PARTO DELL’OCCIDENTE (CON QUALCOSA CHE GLI RODE)

Don Milani scrisse la Lettera ai Giudici nel 1965. Aveva quindi davanti, come dato acquisito, le atomiche su Hiroshima e Nagasaki, i loro effetti, e la proliferazione nucleare degli anni successivi.

Robert Oppenheimer nel 1942, quando il generale Leslie Groves lo scelse come direttore del Progetto Manhattan(7) per la realizzazione di un ordigno atomico, non aveva davanti nulla, se non i propri pensieri.

Mi sembra che il film di Cristopher Nolan descriva bene questi suoi pensieri.

Innanzitutto c’è lo scienziato Oppenheimer. La fisica teorica costruisce modelli, ma è la fisica sperimentale che alla fine ne decreta la validità. (Esiste anche l’altro percorso: fisica sperimentale che mostra “qualcosa” che ancora non ha base teorica alle spalle). Il test di una bomba è fisica sperimentale: dimostrare la possibilità che una reazione nucleare a catena auto-alimentata abbia una enorme valenza energetico-esplosiva e al contempo possa essere sotto controllo.

Non posso ricordare le parole esatte, ma il succo di un dialogo tra Oppenheimer e Groves è questo.

Groves «E così c’è la possibilità che, testando la bomba, noi incendiamo l’intera atmosfera.»

Oppenheimer «È una probabilità bassa, generale. La fisica teorica arriva fin lì. Una probabilità vicina allo zero.»

Groves «Se fosse zero sarebbe meglio.»

Alla fine, devi realizzare e testare. O rinunciare.

Cos’è che spinge Oppenheimer ad andare avanti? Il fatto che là, in Europa, Hitler stava uccidendo “la sua gente”, gli ebrei.

Il fatto che se Hitler fosse arrivato prima alla bomba atomica, l’avrebbe usata.

Il “buco” in tema di legge naturale universale sta proprio qui. Se hai in testa l’assoluto morale “non è lecito tirare direttamente ai civili”, comprendi subito che “arrivare prima di Hitler” significherebbe sostituirsi a lui come assassino.(8)

La bomba atomica non può certo essere mascherata come “mezzo militare che colpisce incidentalmente i civili”. No. È fatta per i civili e semmai può colpire incidentalmente i militari.

Oppenheimer va avanti. E, poiché lui e Groves sono organizzatori e coordinatori in gamba, ci arrivano in fondo. Il test denominato Trinity avviene il 16 luglio 1945. L’esplosione della bomba libera un’energia di 25 chilotoni(9), ma si ferma lì e non incendia l’atmosfera.

Il problema sta in un’altra cosa. Sta nella data.

Perché il 16 luglio 1945 la guerra in Europa era finita da più di due mesi. I sovietici avevano preso Berlino il 2 maggio, la resa dei tedeschi era avvenuta il 7 maggio agli anglo-americani e l’8 maggio ai sovietici.

Quindi le motivazioni di Oppenheimer erano cadute: nessuno stava più uccidendo “la sua gente”; e Hitler, morto, non sarebbe mai arrivato all’atomica.

C’erano ancora in ballo i giapponesi, è vero. Ma questi non stavano uccidendo la sua gente, e non avevano nessuna possibilità di arrivare all’atomica (mancavano infatti della cosa essenziale, i fisici).

Inoltre gli USA avevano il pieno controllo del mare e del cielo: avevano già fatto morire 200.000 civili a Tokio con 3 maxi-bombardamenti al napalm e “tradizionali” (febbraio marzo maggio 1945) senza incontrare ostacoli.

Ecco che nel film, dopo l’esplosione delle bombe su Hiroshima e Nagasaki, tra gli applausi del grande gruppo che operava a Los Alamos per il Progetto Manhattan, Oppenheimer dice però la frase «avrei preferito usarla coi tedeschi» e inizia il percorso di distacco e di contestazione della proliferazione nucleare.

È del 1947 la frase di Oppenheimer in una conferenza «In un senso crudo che non potrebbe essere cancellato da nessuna accezione volgare o umoristica, i fisici hanno conosciuto il peccato». Il peccato di aver ucciso 150.000-200.000 giapponesi. O il peccato di hybris per aver prodotto la bomba.

Bello (se così si può dire) il dialogo nel film tra Oppenheimer e il presidente Truman.

All’inizio i complimenti di Truman per il fisico più famoso del mondo.

Ma poi Oppenheimer fa i suoi distinguo sul futuro della proliferazione nucleare, e sul suo problema personale di averla costruita.

Truman reagisce con un «Ma pensa che ai giapponesi importi qualcosa chi ha costruito la bomba? È chi l’ha fatta sganciare che interessa.»

E ancora «Grazie alla bomba, i nostri ragazzi sono potuti ritornare a casa».

E, alla fine, una frase del tipo «Toglietemi di torno quel piagnone», o qualcosa di simile.

Sembra di sentire il senatore Blumenthal citato a pagina 1.

L’utilitarismo occidentale non tiene conto dei morti altrui. La contabilità riguarda solo “i nostri ragazzi”.

“Nostri ragazzi” che comunque potevano tornare a casa tranquillamente. Infatti il Giappone dall’8 agosto, tre mesi dopo la resa di Hitler in Europa, si trovava a dover affrontare anche i sovietici che avrebbero partecipato volentieri all’occupazione del Giappone e dovettero accontentarsi di occupare solo la Manciuria.

La sconfitta del Giappone era quindi certa, non servivano le atomiche. Le due bombe (sganciate il 6 e il 9 agosto in sostanziale coincidenza con la dichiarazione di guerra dell’URSS al Giappone, 8 agosto) più che l’ultimo atto della seconda guerra mondiale furono il primo atto della Guerra Fredda. Sganciate sul Giappone affinché l’URSS intenda. Il film rende bene anche questo concetto.

Ovviamente non era il numero di morti che poteva far colpo sui sovietici (avevano avuto 24 milioni di morti nella seconda guerra mondiale, 200.000 li digerivano senza problemi) ma il fatto che la morte arrivava da un unico oggetto, sganciato da un aereo che poteva viaggiare in altezza e in sicurezza.

***

Poi Oppenheimer va in disgrazia, per il suo passato di simpatizzante comunista. Nel procedimento al quale viene sottoposto (è una sorta di interrogatorio non processuale) il suo accusatore gli rivolge una domanda.

«Perché lei era contrario alla bomba all’idrogeno?»

In quel momento Oppenheimer si è già distaccato dal mondo delle bombe, ma di fronte a quella domanda può solo arrampicarsi sugli specchi: «Perché era un costo inutile. Non esisteva in Giappone un obiettivo di ampiezza tale da utilizzarla».

«Quindi se ci fosse stato un obiettivo abbastanza ampio l’avrebbe approvata?»

Chi lo sa. Forse. O forse no. Mancando dell’assoluto morale “non è lecito tirare direttamente ai civili” è difficile dare una risposta.

 

L’IDENTITA’ EUROPEA, L’OMOLOGAZIONE OCCIDENTALE

Mi ripeto, con un finalino che spero riepiloghi questo articolo e il precedente.

L’essenza dell’Occidente è il disfacimento della legge naturale universale, con tutto il suo corollario di dissoluzione, povertà e morte.

Libertà e democrazia sono vuote parole quando la legge naturale universale è perduta.

Il sogno di Giovanni Paolo II di un’Europa a due polmoni (e, aggiungo io, affrancata dalle “potenze di mare”, dai deleteri “Cinque Occhi”) oggi è, appunto, un sogno.

Abbiamo avuto solo un assaggio di identità europea nella buona Italia del trentennio d’oro, nel quale eravamo occidentalizzati, ma tenevamo ancora botta sulla legge naturale universale e sulla vocazione al dialogo e alla diplomazia (l’Italia ripudia la guerra, con quel che segue).

Tutto perduto?

Tutto politicamente perduto, certamente.

Siamo occidentalizzati e sottomessi, spendiamo i soldi dei poveri per trasformarci in una “portaerei” antirussa.

E non avremo nemmeno la possibilità dei rimorsi di Oppenheimer. Perché lui poteva soffrire per gli esiti dell’atomica, ma non contemplava minimamente la possibilità che l’atomica finisse su una città degli USA.

Noi invece siamo tragicamente esposti a questa possibilità: fomentiamo la guerra e, come sempre per gli europei, la pagheremo (già ora la paghiamo con il danno economico). Noi non facciamo parte dei “Cinque Occhi”.

***

Ma quello che è perduto politicamente rimane comunque vivo nella mia testa e nella testa di tanti altri. Ossia, se la politica è morta, l’impostazione culturale ancora non è del tutto morta.

Resta viva anche la preghiera, se ci crediamo.

Con mia suocera continuo (quasi)quotidianamente la decina per la pace unita alla preghiera di San Giovanni Paolo II del 1991 per la Guerra del Golfo, madre di tutte le nuove guerre a esportazione anglo-americana.

Chissà.

 

Giovanni Lazzaretti

giovanni.maria.lazzaretti@gmail.com

 

NOTE

  • 1) Tutta colpa del covid. Al cinema a vedere “Tenet” c’era da mettersi la mascherina. Ma potevi toglierla se mangiavi (ovvio). Così avevo preso un calderone di popcorn e li mangiavo con studiata lentezza per evitare di rimettere la mascherina. Lo stomaco sollecitato in continuazione, unito alle imprevedibili scene del “tempo in retromarcia” presenti nel film, mi hanno fatto abbandonare la sala con una nausea non controllabile. Peccato, perché il film mi piaceva moltissimo.
  • 2) «Ragazzi, chiudo gli occhi; ditemi quando è finito». Una mini testimonianza in una sala cinematografica, che indica una via a chi sta intorno, senza dire a nessuno «Tu devi fare…».
  • 3) Pensiamo anche solo a una banalità calcistica: tra le due guerre l’Inghilterra non partecipava a tornei, e in Europa c’era la Coppa Mitropa, coppa dell’Europa Centrale. E l’Europa centrale era fatta da Austria, Cecoslovacchia, Italia, Ungheria: questo era il baricentro vero, a indicare che l’Europa continuava ben oltre verso oriente.
  • 4) «Domina Britannia, domina le onde! I Britannici non saranno mai schiavi.»
  • 5) Regia di Duccio Tessari, 1971, con Franco Nero, Eli Wallach, Lynn Redgrave. Espressione già usata nel Samizdat n.5, 1 ottobre 2021.
  • 6) Precisazione: i piloti di Enola Gay che sganciarono la bomba atomica ad Hiroshima erano il colonnello Paul Tibbets e il capitano Robert Lewis, più squadra annessa; Eatherly era il pilota dell’aereo osservatore che precedette Enola Gay.
  • 7) Più precisamente per la “fase militare” del Progetto Manhattan. Il progetto era iniziato anni prima.
  • 8) Nessuno può affermare comunque che Hitler l’avrebbe usata. Il concetto di “bombardamento strategico” era anglo-americano, non tedesco né sovietico. Bombardamento strategico: ossia «ti arrenderai non perché sconfitto, ma per non vedere l’uccisione di tutti i tuoi civili».
  • 9) 1 chilotone = 1000 tonnellate di tritolo. Nel 1954, nell’atollo di Bikini, una bomba termonucleare arrivò già a 15.000 chilotoni (15 megatoni).
  • 10) Spezzoni di dialogo citati nel testo, pur virgolettati, riproducono solo a memoria quello che ricordo del film e non sono citazioni letterali. Spero comunque che riportino i concetti correttamente.
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8 commenti

  • Una precisazione ha detto:

    Se Enrico Fermi era un professore ordinario di Fisica all’Universita’ di Roma certamente aveva prestato giuramemto allo stato. Detto giuramento fu introdotto all’inizio drhli anno 30 e solo 11 o forse 12 furono i docenti che rifiutarono di prestare giuramento. I nomi piu’ famosi sono 2 : Ernesto Buonaiuti e Leone Ginzberg. Uno ordinario di storia del cristianesimo alla Sapiemza di Roma, l’altro di letteratura russa a Torino. Qualcuno scelse di andare in pensione anticipata..
    Diverso l’orientamento ideologico : sacerdote il Buonaiuti , comunista Ginzberg.
    Con le leggi razziali (1938) tutti gli ebrei sia docenti che studenti furono allontanati dalle scuole di ogni orfìne e grado.

  • Pontecorvo ha detto:

    In Russia o meglio in Unione Sovietica.
    Da fisico penso’ di agevolare la pace con l’equilibrio del terrore.

  • Davide Scarano ha detto:

    Circa la teoria concernente la liceità della guerra preferisco Giovanni Paolo II che riprende le condizioni secono le quali una guerra può essere considerata “giusta” che le affermazioni di Don Milani, che pure trovo ragionevoli (ma parziali). Premesso che l’esercizio della violenza dovrebbe essere ispirato al principio della proporzionalità ed alla necessità di impedire ad altri un “male ingiusto” -penso ad esempio ai cospiratori della “Rosa bianca”, se non erro citati anche da Benedetto XVI, che, nel tentativo di uccidere Hitler, si proponevano di ridurre le vittime della guerra e quindi non stavano compiendo un “male ingiusto”- pongo le seguenti questioni:
    1) E’ possibile ipotizzare oggi una guerra che non sia globale, stante la POSSIBILITA’ di colpire i civili? Nella prima guerra mondiale l’aviazione compiva i primi passi; cio’ spiega l’assenza di stragi tra i civili. Questo è, si potrebbe dire, l’ordine imposto della Tecnica, anzi della Modernità, cioè: “se puoi pensarlo, puoi farlo”.
    2) Quali sono le alternative possibili alla deterrenza nucleare/militare in una società che oscilla tra ateismo e nichilismo?

  • robyt ha detto:

    bè il film mette anche in chiara luce il fatto che tutti gli scienziati della bomba erano della tribù, non perché fossero i migliori (come troppo spesso si sente dire), ma solo perché erano i meno leali alla patria (che mai sentirono loro) nonché traditori e quelli più animati dall odio contro l umanità. erano anche praticamente tutti comunisti e si rifugiarono in america non tanto per fare un favore agli angloamericani, ma solo per riuscire a rubare più segreti, che poi di fatto fecero presto arrivare in unione sovietica prima e in israele poi.

    di fatto la bomba è stata sganciata contro civili inermi di un paese già distrutto, solo ed unicamente come un immenso sacrificio umano, che seppur più spettacolare, non fu meno spietato dei bombardamenti aerei ad opera degli alleati contro i civili in europa.

    • Lady Ypsilon ha detto:

      Non credo proprio che fossero tutti comunisti.
      Rifugiati in USA ? Sì, certo.
      Il nucleo centrale dei costruttori della bomba era costituito da Enrico Fermi e dai suoi collaboratori. Quelli che in seguito vennero chiamati i ragazzi di Via Panisperna.
      Ed Enrico Fermi si era rifugiato in USA per evitare le conseguenze delle leggi razziali.
      Ovvero qui in Italia non avrebbe più potuto insegnare. Niente cattedra , niente stipendio anche se aveva ricevuto il Nobel .
      E il matematico in grado di gestire i calcoli complessi era uno solo , misteriosamente scomparso, Ettore Majorana.
      Portato in USA da qualche agente segreto che obbediva agli ordini del Re ? E, ovviamente, non a quelli di Mussolini.
      Chi porto’ le istruzioni per la costruzione della bomba fu uno solo (Pontecorvo) che non pote’ più rientrare in Occidente per decenni.

      • robyt ha detto:

        fermi faceva indirettamente parte della tribù infatti per vincoli di matrimonio.

  • miserere mei ha detto:

    Ringrazio vivamente il Prof. Lazzaretti per questa perla luccicante.