Il collasso dell’Occidente comincia dall’Africa? Matteo Castagna.

24 Settembre 2023 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Matteo Castagna, che ringraziamo di cuore, offre alla vostra attenzione queste riflessioni sullo stato di salute dell’Occidente. Buona lettura e condivisione.

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di Matteo Castagna

 
L’Occidente non ha capito che l’Africa è cambiata perché risente delle teorie di Zbigniew Brzezinski (1928-2017) che fu consigliere per la sicurezza nazionale statunitense dal 1977 al 1981, sotto la presidenza di Jimmy Carter. Sulla scorta della visione geopolitica di Sir Halford Mackinder (1861-1947), Brzezinski riassume il suo pensiero con questa celeberrima frase di Mackinder: “Chi governa l’Europa dell’Est comanda l’Heartland (ovvero la zona centrale dell’Eurasia); chi governa l’Heartland comanda l’Isola del Mondo; Chi governa l’Isola-Mondo comanda il mondo (cit. pag. 38 del suo libro “The Grand Chessboard”, 1997). L’Eurasia è, dunque, la scacchiera su cui continua a svolgersi la lotta per il primato globale, che si vorrebbe estendere da Lisbona a Vladivostok. Evidentemente, nell’ottica atlantista, gli USA devono mantenere il ruolo centrale e un’unica leadership mondiale, coi valori del 1945 e del 1989. Oggi, si aggiungono i valori LGBTQA+. In tale visione strategico-messianica, gli States non possono rinunciare ad un mondo unipolare sotto il loro controllo, pena una marginalità che sarebbe un collasso d’immagine, ma soprattutto morale, economico e socio-politico.
 
L’Africa rimane molto sottovalutata nelle manovre americane, perché vista come continente ricco di materie prime da depredare senza scrupoli, senza trovare particolari resistenze da parte della popolazione locale. Per gli USA, l’Africa è sempre stata, di fatto, un grande bancomat sempre pieno, a cui attingere alla bisogna, gestibile tramite presidenti-fantoccio, intercambiabili a seconda delle necessità del momento, quasi sempre con lo strumento delle guerre civili, così si vendono armi in quantità e si dà da bere ai popoli che i motivi siano politici e per un loro paventato benessere.  
 
Emanuela C. Del Re, rappresentante speciale dell’UE nel Sahel, guarda con attenzione all’ennesimo colpo di Stato: quello in Niger, che ha stupito tutti, anche gli stessi africani, in quanto le riforme per lo sviluppo del territorio del presidente deposto sembravano essere ben viste e andavano nella direzione di una cooperazione internazionale. Oggi, stati Uniti e Unione Europea spingono per una soluzione diplomatica in Niger, al contrario di quanto stanno facendo in Ucraina, ove nel Donbass continuano i bombardamenti di Zelensky e i massacri di bambini nelle scuole prese di mira.
Una prima opzione sarebbe il reintegro di Bazoum, come chiedono con insistenza UE e Ecowas (la Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidendale), oppure altre soluzioni che sono sul tavolo di un complesso iter negoziale. 
 
La Russia ha condannato il golpe di Niamey, ma in Mali è presente il gruppo Wagner, che per la Del Re, intervistata su Limes (n.8/2023) dal direttore Lucio Caracciolo, è un pericolo, in quanto fomenterebbe il già forte sentimento anti-occidentale e anti-francese dei nigerini e, a macchia d’olio, di tutti i popoli del Sahel. In Mali e Burkina Faso i colpi di stato sono stati sedati dall’Ecowas, mentre in Niger la situazione è controversa e di difficile soluzione a causa dell’ingerenza economicamente e strategicamente interessata di USA e UE. Il popolo sembrerebbe stare dalla parte della giunta militare, che ha riempito uno stadio di sostenitori, ove si sono viste sventolare anche alcune bandiere russe. 
 
La rappresentante dell’UE ammette che vi è una forte spinta verso una sovranità nazionale da parte della maggioranza dei paesi africani, che dimostrano grande simpatia per le teorie panafricaniste di alcuni intellettuali locali, come Julius Nyerere, Patrice Lumumba, Kwame Nkrumah e Kwame Toure. La Del Re sostiene che “non abbiamo capito che l’Africa è cambiata. L’Africa di oggi non è l’Africa di trent’anni fa. Le nuove generazioni sono molto avvertite, preparate e consapevoli, ma purtroppo continuano ad essere escluse dal dibattito globale”. Esse stanno scalpitando per emergere, ma l’impressione è che di questa spinta propulsiva di accelerazione della storia si siano accorti la Russia e la Cina molto prima del mondo occidentale, che ora si trova a rincorrere un fenomeno che ha trascurato per i suoi interessi su oro, diamanti e materie prime.
Anche in questo caso, le belle parole si scontrano con la cruda realtà. Il 29 agosto 2023 l’ Unione Europea ha deciso di organizzare una missione militare nel Golfo di Guinea con l’obiettivo di “difendere” i Paesi dell’Africa Occidentale (Costa d’Avorio, Ghana, Benin, Togo) dalla possibilità che quelli che vengono come sempre definiti “terroristi” possano creare disordini nelle loro terre. L’azione diplomatica nel Sahel, insomma, inizierà con una missione armata contro i “ribelli” degli USA provenienti dal nord. L’obiettivo è sempre quello di “esportare la democrazia” con le bombe e poi controllare i governi dalla Casa Bianca.
Tutto questo continua ad essere profondamente sbagliato e sarà foriero di nuove battaglie e nuove migrazioni, assieme a un rinnovato odio anti-occidentale che favorirà le aperture di Putin e Xi Jinping, ma anche il Medio Oriente. Come sosteneva Blaise Pascal: “Voler conservare la pace a spese della verità è una falsa pietà, come è un falso zelo conservare la verità ferendo la carità”. Oltre a non aver capito l’Africa, l’Occidente non ha capito neppure questo principio fondamentale.

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4 commenti

  • giorgio rapanelli ha detto:

    Avrei dovuto aggiungere – permettendomi di intervenire di nuovo – che la Chiesa Cattolica può avere un enorme sviluppo in Africa, soprattutto nelle zone non musulmane, pure se l’Islam si è molto infiltrato. Dare aiuto alle missioni significa dare aiuto alle popolazioni, soprattutto nel campo della istruzione, della sanità e dell’artigianato. La stessa ONU consigliava, all’epoca, di aiutare le popolazioni africane tramite i missionari.
    Volevo aggiungere su ciò che non si ricorda, anzi che non si vuole ricordare: il tribalismo. Il territorio africano e diviso non in Stati come li consideriamo noi, ma in tribù. I colonialisti divisero i territori africani tracciando i confini sulla cartina geografica. Con ciò le tribù furono divise, almeno sulla carta e per gli interessi dei colonialisti, In effetti i confini non esistevano. E per certi versi fu un bene per le lotte di liberazione. Ad esempio, le tribù Acholi, Lotuko, Bari, eccetera, in parte erano in Uganda e in parte nel Sud Sudan. Per cui le tribù in Uganda fornivano armi, mezzi ed altro alle altre loro tribù in Sud Sudan. Purtroppo, il tribalismo era (o è) ancora vivo in Africa. Nel Sud Sudan, quando non sparavano agli Arabi del Nord Sudan, si sparavano tra di loro. Nel gruppo in cui ero i guerriglieri erano di diverse tribù, ma vivevano divisi anche durante i pasti, accusandosi a vicenda di essere stati razziatori nei loro villaggi per conto degli schiavisti arabi. La guerra attale nel Sud Sudan è tra Denka e Nuer ed è una guerra per il potere e per riempirsi le tasche. Di ciò ne approfittiamo noi Europei, ma ancora per poco.
    Infine, si sta parlando del nostro ambasciatore Attanasio e delle responsabilità dell’ONU, che aveva suoi soldati in zone. Tra le cose da tenere a mente, quando arrivavamo in Africa, era questa: non affidare la tua vita ai soldati dell’ONU. A Kindu ne avemmo la prova. Attanasio era un animo puro, ottimista, portato al bene. Non si sarebbe dovuto fidare, nè rischiare. Si sarebbe salvato, se qualcuno lo avesse fermato con una revolverata al deltoide. Ferito, lo avrebbero portato in un ospedale, salvandogli la vita.
    L’instabilità tribale si potrebbe eliminare ridisegnando le frontiere. Che nessuno vorrebbe, a cominciare dai capi tribali per via dei poteri e delle ricchezze. Il Congo, ad esempio, potrebbe essere diviso in almeno cinque Stati… Ma non dimentichiamo la vicenda del Katanga con le sue enormi ricchezze come andò a finire. Una instabilità che coinvolge pure l’Europa.

  • giorgio rapanelli ha detto:

    Puntuale e – come credo – realista è l’articolo di Matteo Castagna. Ero rimasto agli anni che vanno dal 1960 al 1970, quando mi interessavo agli aiuti umanitari al Terzo Mondo, come tanti giovani italiani, e, con pochi altri, alla lotta di liberazione del Sud Sudan dallo Stato centrale del Sudan, sostenuto dall’Est europeo e pure dal governo italiano. Mi piace dire che non era una lotta religiosa, tra i cristiani e gli animisti del Sud Sudan contro i musulmani del Nord Sudan. Era una lotta tribale tra le tribù del Sud contro le tribù del Nord. Memori delle razzie schiaviste sudanesi ai danni delle tribù sudiste. Me lo confermò personalmente il fondatore del Liberal Party , poi Southern Party, Abdel Rahman Sule, mentre ero con i guerriglieri del Sud Sudan, quando notavo che alcuni di questi avevano per copricapo il “kufi” bianco . Mi piace dire che fui il terzo ed ultimo italiano ad andare nel Sud Sudan in lotta dopo il documentarista-ex attore Antonio Cifariello e dopo Francesco Rosso de “La Stampa”. Il Sud non interessava alcuno in Italia: né alla Sinistra e al PCI, che seguiva la politica dei Comunisti dell’Est, e ai partiti di governo, che avevano rapporti commerciali con il governo sudanese. Dovendo testimoniare contro il Ministro degli Esteri Fanfani che diceva che nel Sud Sudan c’era la pace, andai laggiù e ci stavo per lasciare la pelle, accusato di essere “spia e mercenario” del Nord Sudan a causa di una spia sud sudanese che avevamo nel nostro gruppo romano e che riferì all’ambasciata sudanese del mio viaggio. Mi salvò da morte certa una delegazione militare israeliana che era nella zona del quartier generale del Fronte, dove ero. Anche perché ero conosciuto all’Ambasciata Israeliana di Roma, ed ero pure un caro amici del Magg. Ferdinando Goi del Fronte di Liberazione, morto mentre ero in Uganda… Quindi, nessuno mi leva dalla testa che anche STILUM CURIAE abbia infiltrati di agenti nemici e quinte colonne…
    Effettivamente esistevano in Africa governi fantoccio gestiti da criminali e da ladri, che si riempivano le tasche con i dollari statunitensi e con i latrocini nei loro territori. C’era pure l’attacco militare da parte dei Paesi dell’Est, che foraggiavano con armi moderne chi si opponeva ai governi centrali. Ricordo i Simba, selvaggi, crudeli e cannibali, che angariavano e uccidevano gli stessi neri congolesi, al punto che costoro preferivano mettersi al servizio dei mercenari del 5 e 6 Commando del Col. Mike Hoare e del Col, Bob Denard. Questa storia la conoscevo bene fin dal 1966, quando ero in Congo, e pure dala testimonianza del mio amico Tullio Moneta, maggiore del 5 Commando anglosassone.
    Già allora i Cinesi erano in alcuni stati africani, come lo Zimbabwe, in cui costruivano strutture e fornivano aiuto al terrorismo di Mugabe. Adesso, tutto è cambiato. Eliminando dall’Europa la Russia, ci siamo fatti accerchiare. Tullio Moneta mi diceva sempre che i confini d’Europa erano gli Urali. Oltre ci sono i Tartari invasori. Egli, nell’”intelligence” occidentale, aveva combattuto sempre contro la Russia sovietica. Ma raccomandava di non escluderla dall’Europa, perché rappresentava una forza notevole di difesa del confine. Invece la frittata è fatta. Gli Africani non si fidano di noi Europei e neppure degli Americani. Ma, ricordando cosa mi consigliavano qualora avessi avuto grane in Africa, ossia di non parlare Inglese, o Francese, ma di parlare solo in Italiano e forse me la sarei cavata. Infatti noi come colonialisti fummo diversi dai Francesi e dagli Inglesi, come pure dagli Americani. Quindi, se non siamo diventati completamente schiavi dell’Occidente e del Potere Mondiale, dovremmo tentare di allacciare alleanze politiche e socioeconomiche nell’Africa sub-sahariana, atte a non emarginare l’Europa dal Continente Nero. Di più non so… Consiglierei STILUM CURIAE di trattare sempre più spesso argomenti di geopolitica, poiché è importante conoscere ciò che i servi del Regime non ci fanno sapere.

    • Don Ettore Barbieri ha detto:

      Lei sa meglio di me che uno dei compiti dei servizi è quello di leggere quanto viene pubblicato ed eventualmente pubblicare a loro volta. Vuole che un sito meritoriamente controcorrente come Stilum Curiae non sia “attenzionato” da questi soggetti? Certamente, tra chi commenta vi possono essere anche dei provocatori..

  • teo ha detto:

    Disamina accurata, ma da cui e assente l’ aspetto religioso come anche l’aspetto ideologico.
    Mai pensato che una religione di odio o, analogamente, una ideologia di odio possa nuocere alla costruzione della pace ?