Piacenza, Festival stile Unità ’70, con il vescovo in prima fila…mah.
23 Settembre 2023
Marco Tosatti
Carissimi StilumCuriali, abbiamo ricevuto da Piacenza questa lettera di un amico fedele del nostro sito, e doverosamente la portiamo alla vostra attenzione, corredata di una presa di posizione di una esponente politica locale. Buona lettura e condivisione.
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Caro Tosatti,
forse qui a Piacenza siamo superati, non capiamo più questo mondo, ma pensare che la nostra Diocesi, insieme al Comune e alle Università, sia fra i promotori di questa porcheria ci lascia basiti. Non ci sono più freni (inibitori). Dal link all’oggetto potrà vedere tutto. In allegato l’intervento di FI riassunto or ora dal giornale online Piacenzasera (manca il soggetto, in rosso…). Si spera che il quotidiano locale Libertà domani lo pubblichi integralmente, ma ne dubito…
Oggi intanto, all. 2, è uscito l’articolo sulla presentazione del Festival, con il Vescovo Cevolotto sorridente sul palco come un’oca giuliva, imbarazzante!! Se la vedrà, stupidotto com’è, con Manconi, Saviano, Mancuso, Cappato e compagnia cantante ! Mi spiace per la povera Murgia, come dubitare che sarebbe stata in prima fila??
Un caro saluto
FT
Si vuole pensare, ancora, che (la Diocesi) non sia esattamente rappresentata da Saviano, Mancuso, Cappato e Manconi
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Eravamo abituati ad umili festival settoriali (libro, economia, filosofia, diritto…), ora la hubrisassessorile del Comune di Piacenza è riuscita a partorire addirittura il Festival del pensare contemporaneo, “vaste programme”, per dirla alla de Gaulle. Si tratta di un’iniziativa dall’inequivocabile sapore settantottino (ma quando smetteranno di perseguitarci le estati romane di Nicolini?), un dispendioso minestrone alla Maurizio Costanzo show, paccottiglia da talk televisivo. Per gli organizzatori si tratta di una rassegna tesa a “sviluppare insieme un pensiero profondo e dunque informato, ricco perché plurale, sempre libero, ostinatamente lungimirante”. Un qualcosa che porterebbe ad un riscatto culturale della città, con ampia eco mediatica (ecco…!): cioè, il nulla siderale descritto da un’impeccabile infilata di aggettivi senza alcun concetto! Sulla pluralità, in ogni caso, ci sarebbe da discutere, posto che pare di assistere a quelle vecchie Feste de L’Unità sul Pubblico passeggio degli anni ’70 e ’80 (ma il PCI poteva ben fare ciò che voleva…), pur con il povero Marcello Veneziani a fare da foglia di fico a cotanta arroganza da cosca vincente.
Questa è una sorta di Festa de l’Unità incarnita nelle istituzioni! Occorre capire oggi per un ente pubblico che cosa significhi investire sulla cultura, il bisogno della quale non è come quello di salsa di pomodoro, posto che non si sta parlando di un mercato, di qualcosa da distribuire. Fare cultura significa produrla, non dilapidare risorse in rassegne come questa, puro riciclaggio spettacolistico alieno, che dal 25 settembre non avrà lasciato nulla alla città! È essenziale indirizzare investimenti su pochi eventi di valore, ma per questo occorrono conoscenze storiche e culturali precise, confronto, programmazione e coordinamento tra le diverse forze della città, che non devono porsi solo come interlocutrici passive delle iniziative del Comune, ma come protagoniste creative.
Denota, da ultimo, un certo imbarbarimento politico complessivo questa totale mancanza di senso delle istituzioni espresso dalle tante realtà riunite a sostegno dell’ecumene festivaliera piacentina: Comune significherebbe comune, di tutti; si vuole pensare, ancora, che non sia esattamente rappresentata da Saviano, Mancuso, Cappato e Manconi la Diocesi di Piacenza e Bobbio, fra i promotori della rassegna; pure il Consorzio di Bonifica, ben presente nella mente dei piacentini con le migliaia dei suoi inutili balzelli, si fatica a capire che c’entri col pensare contemporaneo, a meno che non si parli di fisco! Diteci quanto costa questo carrozzone, chi mette i soldi e quanto per favore! Ci sono problemi di degrado, pulizia e sicurezza in tante zone della città, meglio investire lì! Il controcanto gaberiano aiuta tutti, come sempre, a mettere a fuoco la situazione:”… E pensare che c’era il pensiero che riempiva anche nostro malgrado le teste un po’ vuote….Ora inerti e assopiti aspettiamo un qualsiasi futuro… E pensare che c’era il pensiero, era un po’ che sembrava malato, ma ormai sta morendo… Dovunque c’è, un grande sfoggio di opinioni, piene di svariate affermazioni che ci fanno bene e siam contenti, un mare di parole, un mare di parole, ma parlan più che altro i deficienti”.
PAOLA PIZZELLI
Direttivo provinciale di Forza Italia
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Tag: diocesi, festival, piacenza
Categoria: Generale
In aggiunta : don Matteo ha partecipato al festival di rifondazione comunista nella sua Bologna. Gli articoli che hanno descritto la visita lo hanno chiamato don Matteo , ma si tratta del cardinale Zuppi.
Ancora una notizia : il cardinal Ravasi parteciperà ai funerali di Giorgio Napolitano.
Dato che Ravasi è gesuita mi sembra evidente che vada con la benedizione di Bergoglio.
Mi scusi, in che senso il card. Ravasi è gesuita?
Non mi meraviglierebbe che qualche Vescovo o qualche dignitario della Curia partecipasse anche ai funerali di Napolitano…dopotutto egli si era incontrato assai piacevolmente con Ratzinger.
E per intanto Bergoglio è andato alla camera ardente per omaggiare il mass-compagno Napolitano.
E non si è fatto il segno della Croce per non turbare gli AMici del defunto..
Prelati politicanti collusi con politici brandiscono dogmi… a principiare rovina nostra società!…!!…https://ilgattomattoquotidiano.wordpress.com/
Fu nel 1974 che divenni iscritto e militante del PCI, dopo che un noto sacerdote della Chiesa cattolica mi consigliò di iscrivermi al PCI, invece che al PSI, poiché i comunisti erano più seri. Mi fu facile diventare un seguace del divorzio, dell’aborto, dello spinello libero e della modica quantità della droga pesante ad uso personale (tecnica che espanse la droga pesante tra i giovani, solo perché poneva il caso personale come un diritto individuale, alla pari di oggi). Avevo lasciato la Chiesa e maledetto Dio alla vista di bambini che morivano di fame in Congo e di malattie facilmente curabili e con minima spesa. Grazie allo Spirito Santo sono ritornato nel porto sicuro, trovandoci un casino infernale. Grazie pure all’odierno clero, alleato di Arimane, per gettare confusione nelle schiere cattoliche. Saranno pure “fratelli che sbagliano”, ma che se non si convertono alla vita nuova indicata da Cristo, se ne vanno all’inferno, o meglio nell’Ottava Sfera di Lucifero e Arimane. Insieme a quel vescovo della Festa dell’Unità, festa di un partito che vuole la distruzione della religione e dell’individuo… Gli artisti medievali mettevano all’inferno, pure preti, frati, monaci, suore, ed anche vescovi, cardinali e… papi. Per cui, dei papi della mia vita, da Pio XII a Giovanni XXIII, 18° Grado della Massoneria, e agli altri, fino all’attuale, chi se la caverà da non essere immortalato in un dipinto raffigurante l’Inferno?