Acquarello settembrino in Sardegna. Benedetta De Vito.
4 Settembre 2023
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, la nostra Benedetta De Vito ci offre questo acquarello settembrino di tranquilla, serena normalità…una boccata d’aria fresca, in tanta quotidiana tempesta. Buona lettura e meditazione.
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Me ne stavo un pomeriggio settembrino, a trafficare nella mia radurina, dove, in anni e anni di abbandono e di oblio, si è combattuta, me ignara, una silenziosa e feroce guerra tra gli alberi belli e le spinose gramigne. Gli alberi, fatti serpi, cercavano il lume dell’ astro e le male erbe, avvinghiandosi ai tronchi in lacci e lacciuoli, e seccandoli, sedevano, ladre a riposo, sulle cime smorte come verdi, volgari parrucche. Il sole bandito e gli alberi piangenti al suolo, in sofferente intrico di rami, parevano levare al cielo i loro miseri stecchi.
Sì, c’erano solo tenebre scure e ombre nella mia radurina, lì dove ora, nel sudore dei giorni, ma tanti, sorride in trionfo e radioso il sole, mentre il vento fa fremere le foglie di mirti e corbezzoli nel brivido della libertà dalle spinose nemiche…
Io, in beata solitudine taglio, strappo, rastrello, piccono, spalo e solo la mia voce in adoro te devote accompagna le mani operose. Sola e pensosa. Sola?Pensosa?… Maddai, lo credi tu, Benedetta! Hai occhi e non vedi e non ti accorgi nemmeno che la radurina e viva e che non sei punto sola!
La vocina mi fa trasalire. Poso le mie cesoie blu cielo e mi guardo intorno. Ben disteso su quel che rimane di un vecchio muretto a secco c’è un gattino color grigio fumo- lo riconosco, è il nipotino di Tigre, che mi osserva con gli occhi socchiusi, pigrone all’ora che squilla. Perché lavori tanto, scioccherella, riposa un pochino, le mani ti dolgono, hai l ‘arsura in gola, su, avanti fermati un poco! E mentre lo guardo, ecco, un raggio di sole a far capolino tra i rami liberati.
Mi siedo e da sotto in su mi accorgo di un pettirosso che, svolazza allarmato sui bassi rametti di un mirto. Oh, Benedetta, risparmia l’alberello dove farò il mio nido. Un frullo d’ali ed è già sparito, ma torna e ritorna, abitando la mia solitudine. Un grido come una lacerazione in alto lassù. Alzo lo sguardo: la ghiandaia, signora inquilina di casa, mi chiama: “Non far tanto rumore, i miei piccolini dormono ancora!”. Le mani in grembo, mi raccolgo in silenzio per la preghiera e arriva la lucertola Letizia curiosa, nel suo bel pigiamino verde e anche lei sembra con me pregare…
Tutto par quiete. Una brezza accarezza me e loro. Poi, d’un tratto vedo arrivare, guardingo e circospetto, il gatto Tigre. Per lui parla la coda. Punto interrogativo: ho fame. Punto esclamativo: vado via. E il ricciolo peloso dondola ora nel vento…
Va bene, arrivo è ora di mangiare qualcosa. Io avanti e lui dietro e ancora più dietro, saette e meteore, tutti i suoi timidi nipotini in mise elegante, fumo di Londra. E mentre i mici banchettano al salmone in scatola odo una voce di uomo sulle scale: “Gigio,Gigione!”, grida forte. “Cerchi Tigre? è qui che fa colazione!”. Il signore è già su: “Gigione! Eccoti qui finalmente!”. Mi arrendo. Gli offro un caffè.
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Categoria: Generale
Fra sterpi ed erbe inopportune e lucertole, pettirossi e mici ha un gran da fare la nostra Benedetta. Infaticabile a render bella la sua radurina e con una gran forza, beata lei, a raccogliere imperterrita la sfida del vento che scompiglia e del sole che fa sudare e della fatica che infine rende lieto il cuore. Con una importante e riconoscente aggiunta: una preghiera e un canto.