Vannacci. La questione democratica, la sostituzione di Crosetto, i tradimenti del governo..
23 Agosto 2023
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, offriamo alla vostra attenzione queste considerazioni che Mario Adinolfi ha pubblicato su Facebook, e che ci sembrano meritevoli di lettura; anche tenendo presente che Adinolfi è personaggi politico, e quindi è normale e naturale che parli pro domo sua. Il tema è il caso del generale Vannacci, e della reazione del Ministro della Difesa Crosetto. Che, come ha ben scritto il generale Piero Laporta, dovrebbe essere sostituito alla guida di quel dicastero. Anche se non lo sarà, se, come ci dicono in realtà Crosetto è il master mind di Fratelli d’Italia, l’uomo che guidava, e forse ancora guida (anche se se tutele finiscono, a un certo punto della vita…) la sbaciucchiatrice di presidenti guerrafondai e autocrati sorosiani dittatoriali. Alle condsiderazioni di Adinolfi uniamo qualche immagine; comprese quelle relative alt rivaccinato e tre-malato di Covid Crosetto. Mentre il governo di Schillaci-Speranza si prepara alla campagna vaccinale di autunno. Strana gente, ha presentato a Mattarella Giorgia Meloni. Vero? Buona lettura e diffusione.
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LA QUESTIONE DEMOCRATICA IN 5 PUNTI
di Mario Adinolfi
Il problema non è che il ministro Crosetto sia applaudito da Alessandro Zan sulla questione del generale rimosso in 24 ore dal suo incarico per aver espresso opinioni che infastidiscono la lobby Lgbt, con una rapidità da processo sommario che persino un ministro del Pd avrebbe avuto remora ad adottare. Il problema a questo punto non è neanche la palese subalternità culturale che il ministro e il governo tutto dimostrano nei confronti delle impalcature ideologiche della sinistra, visto che non sono dotati di un impianto ideale decente e a ogni parola mostrano balbettio e insicurezza, vedi Sangiuliano al premio Strega, La Russa che nasconde il busto del Duce e vuole fare l’antifascista, più o meno tutta Fratelli d’Italia sulla strage di Bologna e i rapporti coi Nar. Il problema è un altro e a questo punto è un problema di democrazia.
Ammetterete che avevamo previsto tutto, tanto da chiedervi il 25 settembre 2022 come Popolo della Famiglia di dare forza a una Alternativa per l’Italia piuttosto che cadere nella trappola della falsa alternativa. Ma gli italiani hanno scelto Fratelli d’Italia e Giorgia Meloni (e Crosetto e La Russa ecc) perché erano stati i soli a battersi contro il governo del Pd, di Conte, di Mario Draghi. In quel governo c’erano anche gli attuali alleati della Meloni, è vero, ma sempre malsopportati: era chiaro che l’impianto ideologico era retto dal Pd. Contro quell’impianto gli italiani hanno votato a valanga issando la Meloni a Palazzo Chigi.
A meno di un anno da quelle elezioni il bilancio è chiaro ed è figlio di una serie di impegni pubblicamente assunti da Giorgia Meloni con atti e dichiarazioni in contrasto con le ragioni per cui ha ottenuto un mandato così pieno dal popolo italiano.
- Gli italiani hanno sostenuto un governo che a parole ha messo la famiglia, la vita e la natalità al primo posto della sua azione, tanto addirittura da coniare un ministero nuovo ad hoc a cui è stata chiamata la pro-life Eugenia Roccella. Nel giro di poche settimane la Meloni e la stessa Roccella, mentre ad esempio negli Stati Usa guidati dai conservatori venivano votate leggi finalmente antiabortiste, si piegavano a dichiarare che mai avrebbero toccato la legge 194 (con tanto di voto unanime a una mozione parlamentare Pd che definiva l’aborto “un diritto”), proponevano la sanatoria per “i figli delle famiglie arcobaleno”, subivano la proposta dell’Aifa per una contraccezione giovanile gratuita di massa, rinunciavano a qualsiasi proposta di reddito di maternità pur sostenuta in campagna elettorale confermando invece il fallimentare assegno unico voluto da Draghi e dal Pd. Sul fronte del fine vita ampie aree della maggioranza, da Forza Italia al leghista Zaia, esprimevano sostegno alla linea di Marco Cappato su suicidio assistito e eutanasia, tanto che i due suicidi assistiti finora avvenuti in Italia sono stati autorizzati nelle Marche (regione guidata da Fratelli d’Italia) e in Veneto (regione guidata da Zaia, appunto, che ha apertamente rivendicato il suo sostegno).
- Gli italiani hanno votato per una discontinuità rispetto alla linea Draghi europeista e atlantista, in particolare in riferimento al sostegno armato all’Ucraina. La Meloni si è dimostrata più draghiana di Draghi, moltiplicando i decreti per la fornitura di armi a Zelensky, armi che hanno provocato mezzo milione di vittime e una tragica crisi economica nel nostro Paese che soffre più di altri l’inflazione e ha visto impennarsi le rate dei mutui per via della scellerata politica di innalzamento dei tassi della Bce, contro la quale il mutismo italiano è stato persino imbarazzante. Sotto elezioni per la Casa Bianca forse la Meloni cambierà idea quando la cambierà il dem Joe Biden. Non sarà un buon segno.
- Gli italiani hanno votato una Giorgia Meloni nota per i suoi legami politici con Marine Le Pen, con Viktor Orban, con Donald Trump tramite Steve Bannon, con gli spagnoli di Vox ai quali regalò una splendida orazione contro l’ideologia gender. Ora i compagni di strada preferiti sembrano essere il dem Joe Biden, Zelensky e la Von der Leyen. Una virata di cui bisognava avvertire gli elettori prima del 25 settembre scorso. È vero che la Meloni così facendo ha incassato l’applauso convinto di Mario Monti, ma forse il suo elettorato se avesse saputo che voleva piacere a Monti avrebbe fatto scelte diverse.
- Gli italiani hanno votato per un deciso cambio di passo nella scuola, con la costruzione di una rivoluzione come quella avviata dal centrodestra in Lombardia con il buono scuola. Invece ci ritroviamo con i ministri che si commuovono per l’eco-ansia di strambe studentesse seguaci di Greta Thunberg e con le carriere alias per adolescenti che si atteggiano a transgender e tutta la paccottiglia Lgbt legittimata senza colpo ferire.
- Gli italiani chiedevano e chiedono una stretta sull’immigrazione clandestina, questo governo è riuscito a fare molto peggio dei governi del Pd: siamo ad agosto e siamo già oltre i centomila sbarchi con oltre duemila morti in mare; quando il “cattivo” Salvini guidò il ministero dell’Interno furono 23.370 nel 2018 e 11.471 nel 2019, con proporzionale riduzione dei morti in mare. La Meloni si era presentata per anni e in campagna elettorale come quella del blocco navale. Che bisogna trarre come conclusione? Che si tratta di una persona che parla tanto per parlare, priva di concreta capacità di governo dei fenomeni?
Questi 5 punti (natalità e vita, guerra e conseguente crisi economica, orizzonte politico internazionale, scuola e formazione valoriale dei giovani, immigrazione) dovevano segnare la forte discontinuità di un governo che finalmente si svincolava dalle impalcature ideologiche del Pd. Invece la verità è che non c’è un solo provvedimento di questo governo che non potrebbe tranquillamente essere votato anche dal Pd. Tranne l’occupazione della Rai, quella è stata fatta semplicemente ricalcando il modello offerto dal Pd. Ma gli italiani non intendevano come discontinuità il passaggio dell’Eredità da Flavio Insinna a Pino Insegno.
La vicenda di Crosetto e dell’immediata punizione del generale non è grave per la modalità truce con cui ci si è inginocchiati alla logica di Alessandro Zan (parlamentare Pd) e della lobby Lgbt, ma perché esemplifica anche con la tempistica come sia priva di sostanza la proposta politica e culturale complessiva di Fratelli d’Italia. Noi lo sapevamo già. Ma gli italiani hanno creduto che la Meloni fosse il cambiamento. I 5 punti dimostrano che non solo il cambiamento non c’è stato, ma che rischia di incancrenirsi un modo di governare totalmente svincolato dai bisogni espressi dall’elettorato. Si apre, insomma, una questione democratica. Perché il messaggio che arriva agli italiani è che votare non serve a niente, che “rossi e neri sono tutti uguali”. Questa è la fine della democrazia. E allora, attenti, che il fascino dei generali potrebbe diventare irresistibile
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Tag: ADINOLFI, crosetto, meloni, vannacci
Categoria: Generale
Non c’è da fare tanti giri di parole. L’asservimento della Meloni ai poteri sovranazionali, è sotto gli occhi di tutti. Penso che tantissimi Italiani, si sentano umiliati, delusi e soprattutto traditi dalle scelte fatte dal governo, opposte alle promesse elettorali. Non so se si potrà fare qualcosa in futuro, ma resterà sicuramente una macchia indelebile nella storia della nostra Nazione umiliata e offesa e utilizzata solo per utilità altrui, e contro gli interessi dei cittadini . Concordo con Adinolfi.
Sul generale: vorrei sbagliarmi, ma credo che sia l’ennesimo furbone a caccia di poltrona in parlamento. Il libro è un mare di ovvietà e serve per attrarre consenso in vista della prossima campagna elettorale. Una volta al potere, il generale farà la fine degli altri falsi oppositori.
il duo mattarella draghi ha itrodotto l’assolutismo incostituzionale asservito agli interessi del (lato oscuro del potere).la meloni si trova dentro questa ragnatela e potrà fare ben poco.il successo del libro del generale vacciani è l’inizio dell’opposizione.
Concordo pienamente.
Giuste le critiche al governo Meloni, ma ha ampie giustificazioni date dal fatto di fare parte di un consesso quale la UE ed essere condizionata da un attore esterno, il più potente, quale il Mercato (l’ammissione di Sarkozy circa il golpe franco/tedesco del 2011 ci insegna qualcosa sul funzionamento della “democrazia”), che sappiamo a chi faccia riferimento.
E allora bisogna uscire da tale griglia o rete.
Come farlo:
prima di tutto uscendo dalla UE, che è un morto politico che cammina, tranne nei confronti dei cittadini europei, vessati e sbeffeggiati (e il peggio deve arrivare, con l’emergenza climatica);
secondariamente, avendo riacquistato la Sovranità, si potrà agire politicamente limitando il Potere per definizione, che è quello tecnofinanziario (il c.d. Mercato).
La seconda fase dovrà avviare un processo di “corporativizzazione” dell’economia, che valenti studiosi, come Belloc, insegnano quale strumento principe del c.d. distributismo, vale a dire proprietà economica frazionata e diffusa contro le grandi corporations e i grandi Fondi di investimento.
Non c’è libertà vera senza proprietà e tale processo va nella direzione esattamente opposta a quella sia capitalista che comunista, la prima volta a privilegiare processi concentrativi del capitale, la seconda (ancora peggiore) diretta a sacrificare l’uomo allo Stato e l’esperienza insegna che il rimedio socialcomunista è stato peggiore del male.
” rossi e neri sono tutti uguali ” E’ di tutta evidenza che per passare all’atto finale ed introdurre la dittatura totalitaria del pensiero unico, vi e’ bisogno di quest’ultimo passaggio. Svuotando il suffragio d’ ogni possibilita’ di cambiamento dello schema predisposto, si mette il cittadino nelle condizioni di pensare quanto sopra. Dopodiche’ il gioco e’ fatto: non si vota piu’ perche’ risulta inutile e il potere, che ha manipolato la politica per giungere a questo risultato, promuovera’ una bella campagna mediatica nella quale, usando la menzogna, giustifichera’ il non necessario ricorso a tale strumento, per mancanza di elettori o per il numero irrisorio di votanti. Con cio’ alimentando’, le divisioni fra le persone che cominceranno ad accusarsi vicendevolmente della mancanza d’ un rito che lo stesso potere ha reso inutile ( divide et impera ) . Siamo in un vicolo cieco, purtroppo. Non vi sono possibilita’ democratiche di cambiare un sistema marcio fino alle fondamenta promanante dall’ egemone anglosassone. Il crollo e’ l’unica possibilita’.
Adinolfi sei comico, la pecivendola obbedisce ai rothschild, non agli elettori buoi.
Vuoi chiederle una cosa seria? DIlle di pubblicare il trattato di Parigi, ancora secretato dopo 75 anni, sempre per il bestiame votante.
Il problema è ancora più grave, visto che il partito di Adinolfi è pressochè irrilevante e che presenta, nelle sua alleanze, gente altrettanto improponibile, agli occhi di un cattolico. A mio modestissimo avviso, ovviamente….