Avvisi di smarrimento nella parrocchia del mondo. Novissimi, in primis…

12 Luglio 2023 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, questo commento di Miserere Mei ci è sembrato degno di apparire a un pubblico più ampio di quello del Forum, e ve lo offriamo di conseguenza. Buona lettura, e condivisione.

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C’è un avviso nella bacheca parrocchiale.

Abbiamo SMARRITO un paio di novissimi, che rispondono al nome di giudizio e inferno.
Ci sono rimasti soltanto morte e paradiso.
Con Dio misericordioso, l’inferno se c’è è vuoto. Al massimo, per chi ci crede ancora, c’è lì solo il diavolo. O qualche personaggio storico che il mainstream identifica particolarmente odioso e inescusabile.

Qualcuno sotto l’avviso ne ha affisso un altro:
Abbiamo SMARRITO la dottrina.

C’è chi ha però aggiunto l’indirizzo di un buon oculista, perché sembrerebbe un problema di lettura. E’ proprio Gesù nel vangelo a delineare l’esistenza di un giudizio e la realtà della pena eterna, all’inferno.
La morte corporale -conseguenza del peccato- ci attende, anche se l’anima è immortale. La morte è stata vinta da Cristo risorto, trasformata nella nascita alla vita, con un ingresso nella beatitudine (subito o dopo opportuna purificazione) o nella dannazione.
Il dono della salvezza, che va accolto, può essere rifiutato. Chi sceglie il peccato e lo commette mortalmente, morendo alla vita dello spirito, da Cristo si separa e può rimanerne eternamente separato. Cristo non obbliga, ma chiama a fare comunione.
Si può essere esclusi dal banchetto di nozze. Sarà escluso anche un invitato entrato senza l’abito adatto. Gesù ammonisce: ”Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che vi entrano. Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano”. Secondo voi Gesù minaccia? O, nella Verità e nella Luce, non fa che disvelare la realtà?

Vediamo così che è stata SMARRITO anche il vangelo.
Lo stesso fuoco che arde d’amore e purifica chi si salva, può tormentare in eterno chi ha scelto così.

Ma sono stati SMARRITI anche i sacramenti separando il segno dall’efficacia, svuotando di senso tutto, iniziando dal Battesimo e fino all’Eucaristia.

E’ stato SMARRITO il perdono: non c’è più nulla da perdonare.

Così si è SMARRITA la giustizia. Dio è pensato a nostra misura e non siamo più noi chiamati ad aderire a Lui conformandoci alla sua volontà.
Dio è buono proprio perché giudica il male e lo confina nell’inferno insieme a chi lo ha pratica e non vuole separarsene. Ma è possibile che Dio chiuda gli occhi davanti al male?

Si è SMARRITO il sacro: così, dissacrando tutto, quel che noi consideriamo “sacro” è pericolosamente scivoloso, fino a precipitarci lontano dal bene.
La Croce manifesta la giustizia di Dio, strumento di espiazione nel Cristo trattato come peccato a nostro beneficio, attraverso il quale si restaura la giustizia, si ottiene l’atto di grazia salvifico che giustifica l’uomo. Sulla Croce grazia e giustizia sono congiunte ma ogni interpretazione lassista deve escludersi perché il perdono che Dio concede all’uomo è frutto di un immenso atto di giustizia e rifiuto del male.
Il morire con Cristo al peccato dell’uomo vecchio fa partecipi della vita risorta in Cristo.
Adesso si dice che non si vuole convertire nessuno.
E’ come dire che non c’è cura delle anime.

Allora abbiamo SMARRITO anche il sacerdozio.

Ultimo cartello: “ci siamo smarriti”. Se qualcuno ci trovasse, può riportarci presso la segreteria parrocchiale. Ma non veniteci a convertire, perché gli psico-rigidi noi misericordiosamente li cacciamo a pedate! Dialoghiamo solo con chi pecca felicemente, organizzando orgogliose sfilate e processioni.

Nella bacheca della parrocchia non c’è più posto.

Ah no: è rimasto quello per l’anguriata, sabato sera.

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2 commenti

  • Giampiero ha detto:

    Non è Dio a “chiudere gli occhi” davanti al male. Siamo noi a chiudere gli occhi di fronte al Bene. L’inferno? Una possibilità reale. Basta essere lasciati a noi stessi e non avvertirsi indigenti e bisognosi d’Altro.