Tradizionalismo cattolico. Unire i clan?
4 Luglio 2023
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, il maestro Aurelio Porfiri offre alla vostra attenzione queste considerazioni su un tema che appare sempre più attuale, quello delle diverse anime del cosiddetto tradizionalismo cattolico. Buona lettura e condivisione.
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Unire i clan?
A volte capita di ascoltare, specie dalle piattaforme cattoliche tradizionaliste americane, uno slogan secondo cui bisognerebbe “unire i clan”, cioé le varie fazioni che compongono il variegato mondo del tradizionalismo cattolico. Uno slogan interessante, anche edificante se vogliamo, ma che purtroppo a mio avviso denota una visione quantomeno superficiale della questione.
Innanzitutto, di che tradizionalismo cattolico stiamo parlando? Perché non esiste il tradizionalismo cattolico, ma esistono i tradizionalismi cattolici. Dire che qualcuno si identifica come tradizionalista cattolico, è come dire che uno si identifica come europeo: più o meno capiamo in quale ampia area geografica collocarlo, ma esiste una certa, notevole, differenza fra un greco e un francese, un italiano e un tedesco. Se pure si intende considerare come tradizionalismo cattolico quello che gira intorno agli istituti ex Ecclesia Dei, cioè quelli che criticano la deriva liturgica e dottrinale della Chiesa cattolica pur riconoscendo la corrente gerarchia come sola legittima, ci sono talmente tante differerenze e tanti “signori della guerra” che la situazione non è molto diversa da aquella della Cina post imperiale e repubblicana, tutti contro tutti.
È una questione che ha a che fare non solo con il carattere delle persone coinvolte, ma anche con le prospettive diverse da cui si affronta il problema: ci sono coloro che hanno un approccio dottrinale, altri storico, altri liturgico e via dicendo. Se è vero che un po’ tutti vedono nel Concilio un momento importante di rottura, alcuni hanno una visione idilliaca della Chiesa preconciliare non dissimile da quella di parte modernista che esalta la “Chiesa primitiva”. Altri invece hanno una visione, a mio avviso più corretta, più ragionata del problema vedendo nel Concilio un momento importantissimo di una crisi cominciata ben in precedenza.
Ma c’è poi un’altra questione, che a mio avviso nel mondo americano è ancora più importanti: quella di coloro che sono al di fuori del tradizionalismo cattolico mainstream, i sedevacantisti, i sedematerialisti, coloro che ritenevano Benedetto XVI il Papa legittimo e Francesco un antipapa e tutti coloro che hanno posizioni ecclesiologiche che in un modo o nell’altro mettono in dubbio la validità o legittimità dei recenti Pontificati. Pur se le loro differenze con il tradizionalismo cattolico sono in materia grave, nondimeno con gli altri condividono tantissimo per quello che riguarda la tradizione cattolica. Se è molto difficile pensare all’unione con questi gruppi, in alcuni casi molto numerosi, non è così facile pensare che sia facile nell’altro caso. Per carità, io penso che molti di coloro che hanno un approccio di questo tipo siano in perfetta buona fede, ma come detto hanno a mio avviso una visione molto superficiale del problema, un po’ come l’altro slogan “vogliamoci tutti bene!”. Sarebbe bello, se non tenessimo presente la realtà di quello che siamo.
C’è sempre la tentazione, anche per il mondo cattolico tradizionalista, di creare le torri d’avorio attorno a riviste, blog, persone. C’è la tentazione, del tutto umana, che ci porta a discriminare “noi” e “voi”. Il proprio gruppo di riferimento diviene un poco il contenitore in cui si vive la propria tormentata appartenenza alla Chiesa cattolica e il punto di vista con cui si guarda tutto il resto.
Se si ha una certa esperienza dei nuovi Movimenti ecclesiali, è un po’ la stessa cosa. Pur richiamandosi tutti al cattolicesimo, c’è sempre la tentazione di considerarsi la parte migliore dello stesso, il che fa vedere gli altri in una luce meno favorevole.
Non dimentichiamo che il tradizionalismo cattolico non è fatto solo di idee, riti, dottrina ma soorattutto di uomini e donne, con i loro limiti e con le loro personali aspirazioni. A volte pensiamo che l’essere tradizionalista cattolico equivale ad una sorta di stato adamitico, ma tutti ben sappiamo che non è così. Tutti tentano di fare del loro meglio per navigare la crisi della Chiesa cattolica, ma non tutti riescono ad evitare gli scogli e pochi riescono ad evitare lo scoglio più pericoloso perché più difficile da ammettere, quello dell’orgoglio personale.
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Tag: clan, porfiri, tradizionalismo
Categoria: Generale
Per quanto mi riguarda la Tesi di Cassiciacum non è un “arroccarmi” ma l’unica spiegazione cattolica della siruazione attuale: tutte le altre violano un punto o l’altro della dottrina (e ovviamente qui non c’è lo spazio per spiegarlo). Auspico quindi che ci si riunisca tutti sotto questa bandiera.
Classica analisi del mondo tradizionalista fatta da un laico, uno che quando arriva domenica mattina può decidere se andare alla S. Messa di qualche istituto Ecclesia Dei, o fare un salto alla cappella Fsspx, per poi discutere di “tradizionalismo”. Molto diverso è se si è sacerdoti o religiosi, perché si deve avere un superiore, stare da una parte, e appartenere in modo convinto a qualche “clan”. Tuttavia è meglio appartenere a qualche clan anche se in polemica con gli altri, che guardare tutto dall’alto con un vago moralismo sentimentale, che non è altro che assenza di idee e spesso di coraggio.
Caro Porfiri , lei che è Maestro
nell’ arte musicale , dovrebbe
avere una sensibilità tale da
riconoscere il fatto che se noi
Cristiani Tradizionalisti siamo
divisi è perché i pastori non
hanno preso posizione contro
gli abusi di ogni genere del
pontefice argentino ; infatti ,
solo Mons . Viganò ha denunciato i crimini di questo
pontificato , mentre altri ,
per paura o calcolo sono
rimasti zitti , ed alcuni lo
hanno pure criticato .
Mi pare di vedere come quelli
che seguono il suo esempio ,
come il Vescovo Strickland di
Tyler in Texas , siano perseguitati dai famigerati
“visitatori apostolici ” , così come i monaci , perché
poco inclusivi , ma d’altronde
essere sacerdoti è anch’essa
un’ arte ,e la sua pratica può
portare , se governata bene ,
ad essere virili, se male , ad
essere preda delle passioni ,
anche le più infami , come
nel caso di Rupnik .
Eppoi siamo sicuri che i
fedeli delle parrocchie siano
così uniti mentre il deposito
della Fede è sperperato, la giovinezza
traviata, ed i Dogmi avversati ?
D’ altronde la coscienza grida ,
e pure forte in ognuno di noi.
Gli ambienti tradizionalisti sono divisi?
Perché il Cattolicesimo “Mainstream” è unito?
Fatemi ridere!
Abbiamo una chiesa invasa dai massoni, eretica in quanto al modernismo ormai ampiamente accettato, una chiesa protestantizzata, asservita al mondo, e voi guardate la pagliuzza nell’occhio dei tradizionalisti?
Per cortesia togliete prima la travaccia che c’è nel Vaticano, poi potremmo discutere sui tradizionalisti.
Orgoglio personale di alcuni o totale mancanza di umiltà di altri?!!!
A cosa servirebbe unire i tradizionalisti?
C’è in realtà un solo lapalissiano problema: il papa deve confermare nella fede. Se invece alimenta dubbi continuamente e in modo metodico, fa (e quindi è) l’esatto contrario.
Si potrebbe ripartire dai sillogismi e dalla logica, no?
che dubbi le ha fatto venire il papa?
Condivido in pieno l’articolo. Purtroppo l’orgoglio e anche l’autorefetenzialità sono un grande problema.
Nel mio piccolo posso testimoniare che dove c’è armonia e quello spirito di fraternità in cui si lavora per onorare e glorificare NSGC, la Provvidenza dispensa doni e grazie enormi ed inaspettate.
Essendo un fenomeno diabolico la confusione li contraddistinguerà sempre
Bravissimo Profili: parole sagge e di buon senso che si spera aiutino a ritrovare il ben dell’intelletto, prima ancora della fede ….
Viva la Chiesa Cattolica Una Santa Apostolica!
Caro Porfiri prima di pensare a unire i clan, dovrebbe fare un triplice esercizio. Anzitutto imparare a distinguere un tradizionalismo ortodosso e un tradizionalismo eretico, poi distinguere un tradizionalismo che si muove eticamente da un tradizionalismo che si muove in modo immorale con diffamazioni e bugie, infine distinguere un tradizionalismo puramente religioso dal tradizionalismo politico-diretto che.promuove scismi per indebolire il ruolo geopolitico del vaticano. Quando avrà fatto le debite distinzioni, scoprirà che nel tradizionalismo sano non c’e alcun clan e che gli altri (i tradizionalisti malati) non si uniranno mai perché hanno presupposti e finalità troppo diverse.
Le do anche una dritta: la questione delle dimissioni di Benedetto e dell’elezione di Francesco dovrebbe prescindere da approcci tradizionalisti perché è puramente giuridica. A suo parere perché questa problematica (inesistente) viene associata ad ambienti “tradizionalisti” che promuovono atteggiamenti scismatici? Ci faccia una riflessione.
“A volte pensiamo che l’essere tradizionalista cattolico equivale ad una sorta di stato adamitico, ma tutti ben sappiamo che non è così”.
Toglierei “a volte” e “ma tutti ben sappiamo …”.
La disintegrazione in fazioni (“clan” è parola nobile) di coloro che si sentono “dalla parte giusta” ne è l’impietosa prova.
La Verità gioca brutti scherzi.