Ma come mi sarà saltato in mente?…Giovanni Lazzaretti.

20 Giugno 2023 Pubblicato da

Marco Tosatti

Miei diletti StilumCuriali, il prof. Giovanni Lazzaretti, che ringraziamo di cuore, offre alla vostra attenzione queste considerazioni su un’esperienza personale. Buona lettura e meditazione.

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18 giugno 2023, San Gregorio Giovanni Barbarigo

 

Samizdat dal paesello

Ma come mi sarà saltato in mente?

Breve testimonianza sull’Adorazione Eucaristica Perpetua

 

Preambolo

Ci fu un tempo in cui la formazione non prevedeva la modalità della “testimonianza”.

Non so dire quando si è affermata: certamente non c’era nel 1980, certamente c’era nel 1990, in mezzo c’è stata evidentemente un’evoluzione che non sono stato in grado di percepire (1981, 1984, 1989 sono nati i miei tre figli, ero concentrato su altro).

Il sottoscritto è quindi un “alieno” della testimonianza: mai praticata in gioventù, non mi sarei certo messo a praticarla in età avanzata.

Chissà, forse è stata la settimana da malaticcio: dolori articolari vaganti, qualcosa alla gola, qualche puntata di febbre,… Pantoprazolo, Brufen, fumi, qualche Lorazepam per agitazione non connessa alla malattia.

Sabato 17 sto quasi bene, vado a Messa dai Frati, e a fine celebrazione incontro la Carla. Non ha ancora trovato la persona che faccia testimonianza il giorno dopo, nella Domenica di invito all’adesione all’Adorazione Eucaristica Perpetua.

Probabilmente parlava il convalescente, non un uomo in grado di intendere e di volere: «Se vuoi, la faccio io». Arruolato all’istante. Ma la cosa mi era talmente aliena che, uscito dalla chiesa, me ne ero già completamente dimenticato.

Mi torna in mente al pomeriggio quando la Carla telefona per altri motivi. Le taccio il fatto che mi era completamente passato di mente l’impegno preso.

Per fortuna in bella vista sulla scrivania c’è San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, messo lì come sostegno per un’altra cosa che dovevo scrivere.

Gli butto un’occhiata: in fondo scrivere una testimonianza è un po’ come scrivere un articolo di giornale, forse sono sotto la sua protezione.

Alla fine qualcosa è saltato fuori, e anche in breve tempo. Rileggendo il testo percepivo però che non c’era nessuna assonanza con le testimonianze che avevo udito da altri adoratori negli anni passati.

Comunque non avevo tempo di fare altro. Incombeva l’altro impegno, col quale avrei fatto notte fonda, e in più saliva quell’irrigidimento del collo che chiamo genericamente “cervicale”: meglio non insistere a limare il testo.

Oggi, a cose fatte, devo constatare che cinque persone mi hanno chiesto il testo della testimonianza, quindi non doveva essere scassatissima.

Chissà, forse può interessare anche ad altri. Così ne faccio un Samizdat, breve, da convalescente.

Passo quindi la parola… a me stesso. Sto all’ambone, dopo la Comunione, e parlo all’assemblea.

 

La testimonianza

È la prima volta che mi capita di “dare testimonianza”, di solito espongo cose culturali o tecniche. Forse per una testimonianza sarebbe più giusto parlare a braccio, ma preferisco leggere.

***

Giusto vent’anni fa mi capitò un episodio insolito.

Ero andato a confessarmi in Ghiara, peccati di piccolo cabotaggio secondo la mia impressione.

Il sacerdote, mai visto prima, mi assolve. Poi ha un’appendice insolita.

«Lei dice il Rosario tutti i giorni?»

«No. Solo ogni tanto.»

«Lei deve dirlo tutti i giorni! E deve confessarsi tutte le settimane!»

Congedato.

Per il Rosario dovetti accettare: eravamo nel pieno dell’Anno del Rosario indetto da San Giovanni Paolo II, come facevo a dire di no?

Ma per la confessione tutte le settimane feci resistenza a quell’ordine inatteso. E, devo dirlo sinceramente, passai un periodo pessimo.

Poi mi rivolsi a don Rino Bortolotti, che aveva un orario fisso per la Confessione a Correggio, e gli dissi «Don Rino, deve avere la pazienza di vedermi tutte le settimane».

Così capii che ogni tanto bisogna obbedire, anche se ancora non si comprendono tutte le implicazioni.

Quando iniziò l’iter dell’Adorazione Eucaristica Perpetua seguii tutto quello che c’era da seguire a livello formativo, ma mi ponevo una sola domanda: «È una questione di trasporto interiore o di obbedienza?»

Decisi per l’obbedienza.

Ossia in sintesi: «Cosa ci fa Giovanni Lazzaretti in Cappella, visto che con la mistica ha poco a che fare? Intanto, obbedisce. Si inserisce in un percorso, consegna a Gesù un’ora la settimana, e poi si vedrà».

Dal 2011 ho sempre fatto un’ora di adorazione diurna, ora nella quale devo per forza leggere qualcosa: di giorno le distrazioni sono continue, le persone entrano ed escono dalla Cappella, dalla finestra si sentono i rumori della vita quotidiana, l’IPAD in mano per leggere le Lodi ti dà anche la voglietta di verificare i risultati di calcio…

Poi l’estate scorsa mi hanno proposto di coprire anche un’ora notturna, un’ora compatibile coi miei orari perché all’una di notte sono quasi sempre sveglio davanti al calcolatore.

L’ho accettata come esperimento, dall’1 alle 2 del giovedì, ma è diventata ormai un’ora fissa.

Lì mi sono imposto di non portare nulla, né libri né IPAD. Solo silenzio e colpi di sonno.

Pregare di notte concilia il sonno. Così, di notte, un po’ prego, ma soprattutto penso. E spero si realizzi la frase del beato don Alberione «Vivi nella mia mente, o Gesù verità».

Questa è la mia esperienza: un’ora diurna un po’ scalcinata, un’ora notturna fatta meglio, un po’ minacciata dal sonno, il tutto per obbedienza.

Se voglio cambiare tono non sto a usare parole mie, ma vado a rileggermi il finale di una lettera di mia moglie, scritta al giornale diocesano La Libertà, quando la neonata Cappella, a causa del terremoto 2012, passò in pochi giorni dalla sagrestia, all’oratorio, a una tenda, a una casetta in legno.

Mia moglie concludeva così.

Chi l’avrebbe mai detto un anno fa che la Cappella dell’Adorazione avrebbe avuto una storia allo stesso tempo così tormentata e così romantica?

Nonostante tutto l’Adorazione non si è mai interrotta, al di là degli eventi che ci hanno preoccupato, impaurito e anche rattristato (la nostra chiesa è ora inagibile, non si sa per quanto tempo).

La Cappella è aperta giorno e notte a ricordarci che le vicende terrene ci segnano dolorosamente, ma lo sguardo fisso su Gesù ci indica la via per non perderci d’animo.

In sagrestia l’Adorazione si svolgeva in modo più tranquillo, ma ora la Cappella è circondata dal vocio di 200 bambini e ragazzi che partecipano al Camp in oratorio, e l’Eucarestia pare proprio essere lì anche per proteggere il lavoro dei sacerdoti e dei tanti educatori.

Allora come oggi, 11 anni dopo.

I ragazzi del 2012 nel frattempo sono diventati uomini, e adesso al Camp ci sono due miei nipoti. Ma l’Ostensorio è sempre lì, a guidare il cammino.

Grazie per la pazienza.

 

Due note a chiudere

La testimonianza mi è venuta fuori sostanzialmente di getto, forse perché, più che pensieri, mi sono venute in mente delle persone.

Lo sconosciuto confessore che mi “incastrò” vent’anni fa in Ghiara.

Il defunto don Rino Bortolotti che rimise in opera l’orario fisso per la confessione in anni in cui “non usava più”.

La Carla, che è stata la principale promotrice dell’Adorazione, e che soprattutto mi ha proposto l’ora notturna.

Suor Fernanda, che mi mandò la “Preghiera al Maestro Divino” del beato don Giacomo Alberione.

Mia moglie, ça va sans dire, che scrisse quella bella lettera come un “racconto dal terremoto”, lettera che continuo a rileggere a distanza di 11 anni.

I miei nipoti, che nel 2011 non erano ancora nati e oggi frequentano il Camp. Il più grande ha fatto la sua prima uscita a un mini-campeggio a Giandeto. Oggi, al suo ritorno, il più piccolo ha voluto accostare i letti, forse per “rifarsi” di questa assenza un po’ prolungata.

 

Fine.

 

Giovanni Lazzaretti

 

APPENDICE

PREGHIERA AL MAESTRO DIVINO

Maestro, la tua vita mi traccia la via; la tua dottrina conferma e rischiara i miei passi; la tua grazia mi sostiene e sorregge nel cammino al cielo. Tu sei perfetto Maestro: che dai l’esempio; insegni e conforti il discepolo a seguirti.

«Sic Deus dilexit mundum ut Filium suum unigenitum daret, ut omnis qui credit in ipsum non pereat, sed habeat vitam aeternam.» Gv 3,16 «A Deo Magister veniet.»

  1. O Maestro, tu hai parole di vita eterna: alla mia mente, ai miei pensieri sostituisci Te stesso. O Tu che illumini ogni uomo e sei la stessa verità: io non voglio ragionare che come Tu ammaestri, né giudicare che secondo i tuoi giudizi, né pensare che Te verità sostanziale, data dal Padre a me: «Vivi nella mia mente, o Gesù verità».
  2. La tua vita è precetto, via, sicurezza unica, vera, infallibile. Dal Presepio, da Nazareth, dal Calvario è tutto un tracciare la vita divina: d’amore al Padre, di purezza infinita, d’amore alle anime, al Sacrificio… Fa che io la conosca, fa che metta ogni momento il piede sulle tue orme di povertà, castità, obbedienza: ogni altra via è larga… non è tua: Gesù, io ignoro e detesto ogni via non segnata da Te. Ciò che vuoi Tu io voglio: stabilisci la tua volontà al posto della mia volontà.
  3. Al mio cuore, si sostituisca il tuo: al mio amore a Dio, al prossimo, a me stesso, si sostituisca il tuo. Alla mia vita peccatrice, umana, si sostituisca la tua divina, purissima, sopra tutta la natura. «Ego sum vita». Ecco perciò, per mettere Te in me, io darò ogni premura alla Comunione, alla Santa Messa, alla Visita al Santissimo Sacramento, alla devozione alla Passione. E questa vita venga a manifestarsi nelle opere «ita ut vita Christi manifestetur in vobis», così come accadde a San Paolo «vivit in me Christus». Vivi in me, o Gesù Vita eterna, vita sostanziale.

Beato Don Giacomo Alberione

Tratta dal suo libro: Donec Formetur Christus in vobis

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2 commenti

  • Carmela ha detto:

    Bellissima testimonianza! Voglia il Signore far sì che colpisca molti lettori e che essi comincino a pregare il Santo Rosario e ad adorare il Santissimo Sacramento. Sempre ad Maiora!

  • Milly ha detto:

    Bella testimonianza!
    Mi ricorda “l’obbedienza” mia e di mio marito di adorazioni notturne, l’orario, dalle due alle tre, una volta al mese, in una cappella distante 40 km dalla nostra abitazione, una bella battaglia per rimanere svegli ma grande pace poi nel nostro quotidiano.