Quando Berlusconi tentò di salvare Eluana Englaro. Deotto.
14 Giugno 2023
Marco Tosatti
Carissimi StilumCuriali, l’amico Paolo Deotto offre alla vostra attenzione questo ricordo di Silvio Berlusconi in un’occasione speciale della vita del nostro sciagurato Paese. Buona lettura e condivisione.
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Quando Berlusconi cercò di impedire l’assassinio di Eluana Englaro
Silvio Berlusconi è morto e ciò che possiamo fare è pregare per la sua anima. In questi giorni, giornali e televisioni straboccano di notizie, dibattiti, valutazioni politiche, eccetera, e non ho davvero il desiderio di scrivere a mia volta altre parole inutili.
Vedo però che si parla poco – anzi, non se ne parla proprio – di una vicenda terribile che si svolse quando Berlusconi presiedeva il suo quarto e ultimo governo: l’assassinio, consumato con una parvenza di “legalità”, di Eluana Englaro. Un orribile delitto a cui Berlusconi cercò invano di opporsi, ostacolato da quel Giorgio Napolitano, vecchio e immarcescibile comunista, cantore delle bellezze dell’Armata Rossa che massacrava il popolo ungherese, a quel tempo Presidente della Repubblica.
Per chi non conoscesse la vicenda di Eluana Englaro, indico i link a questi articoli, che danno un quadro abbastanza chiaro e completo:
https://www.ilnuovoarengario.it/eluana-englaro-condannata-morte-ne-legge-ne-pieta/
In sintesi, Eluana Englaro aveva ventuno anni quando, il 18 gennaio 1992, in seguito a un incidente stradale, riportò gravi lesioni. Non morì né entrò in coma. Andò in stato vegetativo, così sintetizzato all’epoca dal prof. Gianluigi Gigli, ordinario di neurologia all’università di Udine: «Eluana non è in coma, è in stato vegetativo […]. La differenza è fondamentale: non vive a letto, dorme e si sveglia, non è attaccata a un respiratore, muove gli occhi. Non può alimentarsi autonomamente, ma sta bene e non assume farmaci».
Insomma, la giovane era nutrita tramite sondino perché non era in grado di alimentarsi autonomamente. Non era in atto alcun “accanimento terapeutico”.
Affidata alle Suore della Casa di Cura “Beato Luigi Talamoni” di Lecco, era accudita amorevolmente, tant’è che le religiose la consideravano “una di famiglia”.
Il padre di Eluana, Beppino Englaro, al quale l’Autorità Giudiziaria aveva assegnato la tutela della figlia, alcuni anni dopo l’incidente iniziò un lungo iter giudiziario, chiedendo al Tribunale – e poi proseguendo con successivi ricorsi in Appello e in Cassazione – di essere autorizzato a sospendere l’alimentazione ed idratazione della figlia, sulla base di una “volontà” presunta e mai documentata, della figlia stessa, che anni prima avrebbe dichiarato il suo desiderio di non vivere una vita “non degna di essere vissuta”.
Ripetiamo e sottolineiamo: non esisteva alcuna documentazione che potesse comprovare le affermazioni del Beppino Englaro.
L’iter giudiziario fu lungo, ma alla fine l’Englaro trovò il giudice che faceva al caso suo e la tanto agognata “autorizzazione” ad uccidere fu rilasciata. Ci furono ulteriori ritardi, perché la Regione Lombardia (all’epoca presieduta da Roberto Formigoni) vietò a tutte le strutture sanitarie lombarde di accogliere la giovane Eluana per assassinarla. Inutilmente le Suore che accudivano Eluana supplicarono di non ucciderla.
Il 9 febbraio 2009 Eluana Englaro, privata di cibo e acqua, morì.
Tre giorni prima, il governo presieduto da Silvio Berlusconi emanò una decreto legge per bloccare l’iter del crimine. Ma fu tutto inutile: il Napolitano fece sapere che non avrebbe firmato il decreto, per “dubbi sulla costituzionalità”.
La scusa di Napolitano era grottesca, tanto più considerando che tutta la vicenda era stata portata avanti in spregio anche alla legge formale. Al di là di ogni considerazione di tipo umano e morale (è veramente diabolico vedere un padre che è ossessionato dal desiderio di uccidere la figlia), i giudici si pronunciarono su materie non di loro competenza. Si giunse così all’assurdo di una Corte civile che, di fatto, emanava una condanna a morte per una persona innocente, in uno Stato come l’Italia, che non ammette la pena di morte.
Ma chiaramente in tutta la vicenda, a nessuno interessava nulla della povera Eluana. Le sue sofferenze servivano a sdoganare nell’opinione pubblica il concetto di eutanasia. Era la diabolica cultura di morte che avanzava e la Magistratura, sempre pronta ad annusare l’aria per dirigersi verso il “politicamente corretto”, fece la sua parte.
Eluana fu uccisa e giova ricordare che una parlamentare che si definiva “cattolica”, tale Rosi Bindi, lodò Napolitano perché “aveva difeso la Costituzione”.
Roba da pazzi. Anzi, diciamo più propriamente: roba da demoni.
A questo orrore, Silvio Berlusconi cercò di opporsi. Invano. La “Nuova Italia” avanzava, con tutto il suo carico di schifo e di incubo, quello che viviamo orami quotidianamente. Non era la “sua” Italia, come non è la nostra.
Silvio Berlusconi è morto e preghiamo per lui. Ma mi è sembrato doveroso ricordare questa vicenda. Riposi in pace.
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Tag: berlusconi, deotto, englaro
Categoria: Generale
No.Io non l’avevo dimenticato.
Poi, ciliegina sulla torta, il povero Beppino Englaro fu risarcito per la tanto “sofferta giusta” lotta per far morire la figlia.
https://www.corriere.it/cronache/16_aprile_07/caso-englaro-tar-condanna-regione-eluana-aveva-diritto-morire-lombardia-247211e8-fcef-11e5-9628-57573544d3d4.shtml
Opportuna questa nota che mi ha fatto tornare alla mente lo sdegno, il senso di impotenza con cui vissi quella vicenda. Ed i fatti recenti, sempre con un presidente della Repubblica similare, gettano nuova luce sia sul passato che sul presente.
Un ricordo opportuno e importante in un contesto culturale mortifero che pervade la nostra società in cui scelte di morte sono paradossalmente chiamate scelte di civilta.
Vorrei condividere su fb, ma non mi è consentito. Pazienza!
Ha fatto bene a ricordare questo evento ormai dimenticato dai più! Perché la bontà va sempre ricordata anche per contraltare tutta la schifezza di news che ogni santo giorno ci propinano i mezzi di comunicazione. (SIC!)
Grazie!
Tante cose “avrebbe voluto fare… ma”
Evidentemente non ci credeva veramente.
Bravo Deotto, parole fuori dal coro che non solo dipingono un tratto dell’uomo che, volenti o nolenti, ha lasciato la sua impronta nella nostra italica storia, ma che evidenziano certi inconcepibili orrori passati nel più totale silenzio perché funzionali agli obiettivi perversi, diciamo diabolici, al cui raggiungimento concorre unanime la genia di venduti e di votati al miglior offerente. Il Cavaliere dalle infinite pecche (ma quale uomo ne è indenne?), passato ora ad altra vita, combatté nobilmente per Eluana, ma fu solo fra gli illustrissimi uccelli rapaci che ne bramavano la morte. E perse la battaglia. Gli sia merito là dove contano solo la Giustizia e la Misericordia perché nel cuore di ogni uomo solo il Creatore può e sa guardare. Che riposi in pace.