Il Fantasma del Viaggio Papale in Argentina. Politico, non Pastorale. Quarracino.

30 Maggio 2023 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, José Arturo Quarracino, che ringraziamo di cuore, offre alla vostra attenzione questa analisi dell’annuncio fatto dal Pontefice regnante di voler compiere un viaggio in patria nel 2024. Buona lettura e condivisione.

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Jorge Mario Bergoglio in Argentina: viaggio pastorale o politico?

Nell’ultima settimana è stata annunciata dallo stesso attuale Pontefice la possibilità che Francesco-Jorge Mario Bergoglio visiti per la prima volta l’Argentina, dopo essere stato elevato alla sede petrina nel 2013.
Una visita che si pensava potesse essere una realtà nei primi giorni del suo pontificato, ma che è stata rimandata fino a raggiungere i dieci anni di mancata presenza in Argentina, un rinvio che non ha mai conosciuto una spiegazione ufficiale convincente per il mancato viaggio di Bergoglio nel suo Paese natale, tenendo conto che San Giovanni Paolo II si era recato meno di un anno dopo essere stato eletto Papa in Polonia (dal 2 al 10 giugno 1979), con uno dei governi comunisti più fedeli all’allora Unione Sovietica – totalmente ostile alla Chiesa cattolica.

Da parte sua, Benedetto XVI si è recato in visita pastorale ufficiale in Germania un anno e cinque mesi dopo essere diventato Papa (9-14 settembre 2006), anche se in precedenza si era recato nel suo Paese natale, solo per pochi giorni (18-21 agosto), ma nel contesto delle celebrazioni della Giornata Mondiale della Gioventù a Colonia, programmate dal 2004 da Giovanni Paolo II, otto mesi prima della sua morte.
Non si è mai saputo perché Francesco-Bergoglio non abbia voluto recarsi in Argentina, nonostante in due occasioni abbia visitato i Paesi vicini: Ecuador, Bolivia e Paraguay (dal 5 al 13 luglio 2015), Cile e Perù (dal 15 al 22 gennaio 2018).
Non è stato per problemi di agenda, come spesso si è detto informalmente, perché è noto che quando il Vescovo di Roma prende le sue decisioni lo fa in modo del tutto individuale, saltando o tralasciando protocolli, agende, programmi, decisioni istituzionali, ecc. È chiaro che se finora non si è recato in Argentina come Papa, è perché non ha mai voluto farlo… fino ad ora. Anche se non ci sono conferme ufficiali, e nonostante i dubbi di molti, questa volta sembra che il prossimo anno il pontefice visiterà il suo Paese natale, la nostra Argentina.

Contrariamente a quanto ci si poteva aspettare, la notizia non ha suscitato alcuno scalpore, né grande gioia o entusiasmo tra i fedeli cattolici, come sarebbe potuto accadere all’inizio del suo pontificato. In primo luogo, perché il tempo trascorso dall’elezione del Papa argentino va in linea di principio a scapito della novità, dal momento che l’esercizio del potere da parte del nostro connazionale ha aperto risentimenti, in alcuni casi perplessità – proprio come a livello di Chiesa universale – dal momento che si è notato che all’interno della Chiesa argentina ci sono “figli di prima classe e figli di seconda classe”, al di là della “sinodalità”, del “dialogo”, del “discernimento”, della “misericordia”, della “tenerezza”, della “fraternità”, come hanno dimostrato alcune comunità religiose tradizionali e alcuni vescovi non progressisti, tutti fedeli alla Tradizione cattolica e all’Ortodossia.
Vescovi delinquenti e pervertiti che hanno contato fino all’ultimo sulla protezione complice del pontefice, così come ci sono stati vescovi fedeli a Cristo e alla Chiesa le cui dimissioni sono state accettate a poche ore o a pochi giorni dal raggiungimento del limite di età per rimanere in carica, perché non facevano parte della cerchia di amici pontifici. Lo stesso è accaduto a comunità e movimenti religiosi che professano la Fede in piena ortodossia e rimangono fedeli alla Tradizione liturgica latina, ma la cui vita religiosa è stata limitata o cancellata per ragioni canoniche non sempre chiare.
Oppure la chiusura o lo scioglimento di Seminari di solida formazione dottrinale e teologica, perché hanno “trascurato o tralasciato la cura pastorale”. O l’apertura di templi, chiese e basiliche per “includere” abortisti, attivisti LGTB, pseudo-matrimoni omosessuali, negando al contempo il permesso di celebrare la Messa in latino in quegli stessi luoghi sacri. In breve: l’esercizio del potere fazioso applicato da Bergoglio nella Chiesa universale – progressismo contro tradizione – si è fatto sentire anche in Argentina, il che ha portato a un fatto eclatante: oggi la Chiesa argentina è un ibrido, con poco o nessun peso o presenza nella vita nazionale, praticamente una ONG che si nutre di buone intenzioni e nulla più. Nel mezzo di una crisi colossale che il Paese sta soffrendo a tutti i livelli e che non offre alcun orizzonte immediato o mediato di speranza. In questo contesto, la grande questione sollevata dal possibile viaggio di Bergoglio in Argentina è se si tratterà di una visita prevalentemente pastorale o con intenti politici a breve termine.

La questione non nasce solo dal fatto che il pontefice ha mostrato pubblicamente una spiccata simpatia per settori e personalità della forza politica al potere, di chiara tendenza socialdemocratica globalista, che promuove internamente ed esternamente l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e il Forum economico mondiale, che comprende la promozione e l’attuazione di politiche di controllo delle nascite, di prospettiva di genere e di subordinazione alle follie sanitarie imposte dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, a esclusivo vantaggio del potere finanziario plutocratico globalista che si è impadronito delle ricchezze naturali del Paese.
Un dato poco noto, ma che va tenuto in considerazione, è quello fornito dal giornalista e politico radicale Rodolfo Terragno, che in un articolo pubblicato il 15 gennaio su un importante quotidiano argentino ha reso noto, sulla base di fonti attendibili, che il vero artefice della formula presidenziale che è stata imposta nelle elezioni del 2019 e che fino ad oggi “governa” l’Argentina non è stato l’attuale vicepresidente, ma Papa Francesco, che ha consigliato e aiutato, attraverso operatori politici a lui vicini, a far sì che Alberto Fernández e Cristina Kirchner mettessero da parte l’inimicizia che li aveva contrapposti per unire le forze e impedire che l’esperienza “neoliberista” – per chiamarla così – delle forze politiche nucleate attorno all’allora presidente Mauricio Macri continuasse a governare l’Argentina.
D’altra parte, un importante analista e politologo argentino, Ignacio Zuleta Puceiro, ha recentemente pubblicato un articolo in cui analizza la possibile visita di Papa Francesco in Argentina quasi esclusivamente da una prospettiva politica.
Secondo il suo punto di vista, l’obiettivo della visita papale è quello di “porre rimedio all’inconciliabile discordia” che attualmente oppone le due principali forze politiche – il governo e l’opposizione – al fine di forgiare un accordo nazionale che permetta di seguire nei prossimi anni un percorso che appare minaccioso e, in linea di principio, avrà conseguenze catastrofiche per la grande maggioranza della popolazione argentina.
Conseguenze catastrofiche non solo dal punto di vista economico, ma anche sociale, culturale, emotivo e spirituale, ancora più gravi, ma senza che si intraveda una leadership che possieda le qualità morali e spirituali che le permettano di assumersi la responsabilità di governare per il bene del popolo, non a favore delle proprie meschine ambizioni personali. In questo contesto, resta da vedere se il nostro connazionale a Roma avrà il coraggio di venire in Argentina, perché anche lui è in parte responsabile di questo sfacelo nazionale che sembra non avere fine. E forse si renderà conto che la sfida di forgiare l’unità lo supera, dal momento che l’esperienza ha finora dimostrato che è stato uno specialista nel dividere e separare, piuttosto che mantenere l’unità nella diversità, come proclama costantemente, ma senza averla mai forgiata nella sua lunga carriera sacerdotale.

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1 commento

  • anna.bruciano@hotmail.it ha detto:

    Egregio Prof. Regis Martin, se lei ha capito che Bergoglio non è il papa infallibile stabilito da Cristo, ma Il lupo travestito da papa che la massoneria ecclesiastica ha posto sul trono di Pietro per dilaniare il gregge di Cristo,  crede forse di poter salvare il gregge, supplicando in ginocchio il lupo di smettere di adempiere al suo mandato?

    Mi risponda,  è forse nominando il nome di Cristo invano chiamando “Santo Padre”  l’eretico massone, che pensate di liberare la CHIESA dagli astuti nemici (massoni) ?

    Perché non chiede piuttosto a tutti i vescovi e sacerdoti di DISCONOSCERE  PUBBLICAMENTE IL PASTORE INIQUO, PRO-LGBT, in obbedienza al Sacro Magistero della Chiesa, che impone di RICONOSCERE il defunto Benedetto XVI quale unico papa INFALLIBILE STABILITO DA CRISTO, e costretto alla sede impedita dalla generale disobbedienza degli apostati che si gloriano di militare nell’esercito nemico?

    Rendetevi conto che, chiunque, prete o giornalista, si ostina a chiamare papa = Vicario di Cristo il vicario di satana nella messa o negli articoli, è reo di bestemmia in abominio a Dio e attira la Sua ira.