Ucraina, dal Campo di Battaglia ai Negoziati. Médias-Presse-Info.

3 Maggio 2023 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, offriamo alla vostra attenzione, nella nostra traduzione, questo articolo apparso su Médias-Presse-Info, che ringraziamo per la cortesia. Buona lettura e diffusione.

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Stremati dalla guerra: “L’Occidente ha bisogno di una nuova strategia in Ucraina” scrive la famosa rivista Foreign Affairs, fondata nel 1922, il principale mezzo di comunicazione per discutere seriamente di politica estera americana e affari mondiali.

Il documento chiede di porre fine al conflitto per via diplomatica.
“Quando l’annunciata offensiva ucraina sarà terminata, Kiev potrà riconsiderare l’idea di una soluzione negoziata, dopo aver compiuto ogni sforzo e aver realizzato” i limiti dell’aiuto esterno.
Così Richard Haass e Charles Kupchan, che su Foreign Affairs tratteggiano un’articolata uscita dalla guerra, con un negoziato che dovrebbe iniziare subito dopo l’offensiva di Kiev, quindi a fine anno. Un’offensiva di primavera che non parte mai, dettaglio accuratamente nascosto dal quotidiano americano, certamente per non scoraggiare il morale degli ucraini e dei sostenitori occidentali della vittoria ucraina, che continuano a inviare soldi e armi.
Dalla tregua alla pace? In ogni caso, l’establishment occidentale sa bene che è necessario preparare gli animi ai negoziati. Così, dopo aver suggerito i motivi per cui la Russia potrebbe accogliere la prospettiva, l’articolo continua: “Anche dal punto di vista dell’Ucraina, sarebbe poco saggio perseguire ostinatamente una vittoria militare completa che potrebbe rivelarsi di Pirro. Le forze ucraine hanno già subito oltre 100.000 perdite e hanno perso molte delle loro truppe migliori. L’economia ucraina è crollata di circa il 30%, i tassi di povertà sono in aumento e la Russia continua a bombardare le infrastrutture vitali del Paese. Circa otto milioni di ucraini sono fuggiti dal Paese e altri milioni sono sfollati all’interno. L’Ucraina non deve rischiare di distruggersi perseguendo obiettivi probabilmente irraggiungibili”.

È chiaro che Kiev deve smettere di credere di poter riprendere la Crimea e gran parte del territorio annesso. Infatti, anche se l’offensiva avrà un grande successo, è “improbabile” che riprenda tutto il territorio perduto, per cui “mentre i costi della guerra aumentano e si profila la prospettiva di uno stallo militare, vale la pena di insistere per una tregua duratura che possa evitare un nuovo conflitto e, meglio ancora, porre le basi per una pace duratura”.
Infatti, al termine della controffensiva, che dovrà comunque essere sostenuta da un aumento degli aiuti esteri, “anche gli Stati Uniti e l’Europa avranno buone ragioni per abbandonare la loro dichiarata politica di sostegno all’Ucraina”.
I costi del conflitto sono troppo alti, sia economicamente che militarmente.
Un’iniziativa di pace che avrebbe più successo se coinvolgesse anche India e Cina
Un’iniziativa di pace che, per avere successo, dovrebbe coinvolgere anche India e Cina, prevede l’Americanist Foreign Affairs.
L’articolo delinea anche un negoziato che lascerebbe parte del Donbass alla Russia, con la creazione di una zona demilitarizzata per separare queste regioni dal resto dell’Ucraina, verso la quale continuerebbero ad affluire armi e che beneficerebbe di una protezione aggiuntiva attraverso un accordo di sicurezza con alcuni Paesi che ne garantiscono la difesa, tra cui gli Stati Uniti (come con Israele).

Inoltre, a Kiev non verrebbe chiesto di rinunciare per sempre alla propria integrità territoriale, ma solo di rimandare questa prospettiva a un futuro indefinito (dopo la “morte di Putin”).
Infine, dovrebbe ottenere l’adesione all’Unione Europea per garantire la sua ripresa e il suo sviluppo.
“Condizioni inaccettabili per Mosca” (tra cui il riarmo a tempo indeterminato), commenta il bog italiano di analisi geopolitica Piccole Note, ma si tratta di un cambio di passo rispetto all’attuale massimalismo e di una base negoziale”.
Inoltre, scrivono gli autori, si dovrebbe negoziare anche con la Russia un accordo di sicurezza più ampio, “che eviti un confronto globale con la NATO”.
Naturalmente Kiev potrebbe resistere, sottolineano gli autori su Foreign Affairs, ma ci ricordano che la NATO ha molte leve per fare pressione, poiché Kiev dipende dall’aiuto occidentale: “Per più di un anno, l’Occidente ha permesso all’Ucraina di definire il successo e di fissare gli obiettivi dell’Occidente in questa guerra. Questa politica, che avesse senso o meno all’inizio del conflitto, ha ormai fatto il suo corso”, concludono gli autori, “perché gli obiettivi dell’Ucraina sono in conflitto con altri interessi occidentali”.
Ed è insostenibile, perché i costi della guerra stanno aumentando e l’opinione pubblica occidentale e i suoi governi si stanno stancando del continuo sostegno. Come potenza mondiale, gli Stati Uniti devono riconoscere che una definizione massima degli interessi in gioco nella guerra ha prodotto una politica sempre più in conflitto con altre priorità americane.
Il piano di pace citato assomiglia a quello proposto nel marzo 2022 dalla Turchia, che Washington aveva impedito a Kiev di accettare.

È quindi necessario “aiutare l’Ucraina a difendersi e ad avanzare sul campo di battaglia, mettendola nella migliore posizione possibile al tavolo dei negoziati che dovrebbe aprirsi entro la fine dell’anno”. Nel frattempo, sostiene Foreign Affairs, Washington dovrebbe stabilire un percorso diplomatico che garantisca la sicurezza e la vitalità dell’Ucraina all’interno dei suoi confini de facto [cioè limitati], lavorando al contempo per ripristinare l’integrità territoriale a lungo termine del Paese. Questo approccio potrebbe essere troppo per alcuni e non abbastanza per altri. Ma a differenza delle alternative, ha il vantaggio di combinare ciò che è desiderabile con ciò che è fattibile.
Sorprendentemente, questo piano assomiglia a quello proposto nel marzo 2022 dalla Turchia, che Washington aveva impedito a Kiev di accettare. Da allora, la famosa vittoria ucraina non è ancora avvenuta, né la fine di Putin, né tanto meno la rovina della Russia, mentre migliaia di morti alimentano la terra ucraina. La realtà, una stanchezza dell’Occidente e una situazione economica catastrofica in Occidente, costringono l’Impero del Bene a rivedere il suo copione.

Francesca de Villasmundo

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9 commenti

  • Corrado ha detto:

    “…costringono l’Impero del Bene a rivedere il suo copione…” ma vah?!

  • slave of JMJ ha detto:

    From the webpage of Father Gordon MacRae, unjustly imprisoned priest in New Hampshire, USA:
    https://beyondthesestonewalls.com/posts/canon-law-conundrum-when-moral-certainty-is-neither-moral-nor-certain
    holylove.org

  • Stefano ha detto:

    Prima o poi (non subito) ci sarà una Maidan 2.0. Gli ucraini affosseranno questo governo di golpisti che ha venduto il proprio Paese agli interessi stranieri, trascinandolo in una guerra insensata, e i nuovi governanti faranno una pace vera con la Russia. Da questa crisi il cosiddetto Occidente non uscirà facile-facile come se non fosse successo nulla, non potrà decidere a piacimento il momento e le condizioni della pace… In quanto alla Russia si limiterà a tenere il campo nell’Ucraina orientale, in attesa che cambino gli equilibri nel resto del mondo, e gli equilibri stanno cambiando rapidamente… si dia un’occhiata al MO dopo la pace tra Iran e Regno Saudita e con il prossimo ritorno della Siria nella Lega Araba e si dia un’occhiata alle richieste di adesione ai BRICS che crescono.

  • Davide Scarano ha detto:

    L’articolo è pregevole sotto vari profili. Anzitutto perchè evidenzia la divergenza di interessi tra “alleati dell’Ucraina” ed “Ucraina”, argomento che in Italia è divenuto “a rischio di scomunica”, come mostra, ex multis, la cancellazione dai palinsesti televisivi del prof. Orsini. Commento inevitabile: come è facile passare dalla platea dei “competenti” a quella dei “populisti”.
    Vi sono poi due aspetti, a mio parere cruciali, che meritano un breve commento.
    Nell’articolo si afferma: “L’Ucraina non deve rischiare di distruggersi perseguendo obiettivi probabilmente irraggiungibili”. Ma qualsiasi persona di buon senso avrebbe compreso sin dall’inizio che lo scontro tra Russia ed Ucraina era sbilanciato a favore della prima e non avrebbe nemmeno iniziato lo scontro, così come nel pugilato un peso “medio”, o forse “leggero” non combatte contro un “peso massimo”.
    2) Vorrei infine aggiungere due parole sulla necessità di terminare il conflitto da parte dell’Occidente: accennerei alle elezioni statunitensi e soprattutto all’incapacità dello stesso di sostenere per un lungo periodo uno sforzo bellico “hard” -tipicamente la produzione di armi e munizioni di artiglieria- avendo convertito la propria industria, e, vorrei dire, la propria essenza, alle tecnologie “soft”, quali l’ICT e la creazione di “macchine del consenso”, sempre più efficaci e sofisticate.
    3) Infine una riflessione strategica: non è che il riassestamento geopolitico connesso a questo conflitto possa trasformarsi in un gioco a “somma negativa” per l’occidente tutto? Indizi a favore di tale ipotesi ve ne sono..

    • Zaccheo ha detto:

      Certo, il professor Orsini è scomparso , ma, in compenso abbiamo molti ammiratori di Putin che criticano a pieni polmoni l’invio di armi all’Ucraina. La propaganda putiniana vuole connettere il passato imperiale russo alla potenza sovietica, Stalin compreso, e alla sua (di Putin) attuale visione di contrasto alla globalizzazione.
      L’aspetto religioso della guerra russo ucraina non viene mai detto.
      Ieri su Skytg24 hanno intervistato padre Stefano Caprio che ha vissuto alcuni anni a Mosca con un incarico parrocchiale. Gli hanno chiesto se fossero vere le voci riguardo alla appartenenza del Patriarca Kirill al Kgb. Padre Caprio ha risposto che l’attuale Patriarca appartiene ad una famiglia sacerdotale essendo suo padre e suo nonno entrambi sacerdoti. Padre Caprio ha escluso che Kirill fosse stato un militare prima di diventare sacerdote e ha rilevato che fu fatto vescovo giovanissimo cioè a soli 30 anni.
      E se ricordo bene Kirill, dopo esser stato fatto vescovo fu spedito a Ginevra al consiglio ecumenico delle chiese.
      Altrimenti vogliate scusare l’imprecisione.
      Ma padre Caprio ha aggiunto una notizia che per me era una novita’.
      Ha cioè detto che dopo il crollo dell’Unione sovietica molti ex militari, avendo perduto il posto di lavoro, erano entrati nella Chiesa, che era l’unica organizzazione superstite e si erano fatti sacerdoti.

  • Continua ha detto:

    L’ex presidente non vive da libero cittadino come tutti i nostri ex politici. Vive in una specie di segregazione che non differisce molto dalla prigionia. E’ questo che desideriamo per gli attuali governanti ucraini ?

  • Lettore qualunque ha detto:

    Qualche giorno fa c’era nel sito
    informazionecorretta.com un articolo sull ‘ ex presidente della Repubblica di Georgia, repubblica che ora ha un governo filo russo.
    Mi sembra di ricordare che il governo filorusso fu instaurato dopo un’azione militare russa felicemente riuscita.

  • Nico ha detto:

    L’articolo esprime i desideri di Washington o meglio di Joe Biden che sta pensando alla propria rielezione. Fu detto, inoltre, tempo fa, che Bergoglio e Biden non vogliono detronizzare Putin. L’articolo sembra essere una conferma di questa ipotesi.

  • FABIO TORREMBINI ha detto:

    interessante e…frustrante pensare di arrivare ad una base di trattativa simile a quella del marzo 2022 abortita dagli americani. Ma per la Nato l’Ucraina è solo uno strumento per logorare al Russia. Non voglio fare analisi, ma qualcuno sano di mente pensa che i cittadini del Donbas e i crimeani, dopo aver subito 8 anni di bombardamenti e migliaia di morti (si pensi se l’Italia avesse fatto altrettanto in sud Tirolo) da parte di Kiev, possano tranquillamente tornare sotto le grinfie del governo paranazista ucraino? Anche perchè il diritto internazionale tanto sbandierato prevederebbe anche la libertà e l’autodeterminazione dei popoli…