Nella Utopia-Distopia Post-Capitalista, la Famiglia va Abolita.
28 Aprile 2023
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Vincenzo Fedele, che ringraziamo di cuore, offre alla vostra attenzione nella sua traduzione questo articolo apparso su The Mercator. Buona lettura e diffusione.
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In un’utopia post-capitalista, la famiglia è stata abolita
La gravidanza è davvero solo uno sport estremo con un alto tasso di mortalità?
di Steven Tucker
Secondo la famosa valutazione di Tolstoj in Anna Karenina , “Tutte le famiglie felici si assomigliano; ogni famiglia infelice è infelice a modo suo”. Questa situazione fondamentalmente ingiusta, si potrebbe dire, va contro il principio chiave del socialismo, di distribuire equamente tutti i beni sociali, in particolare la miseria.
Una pensatrice contemporanea di estrema sinistra che sembra provenire da una famiglia infelice è Sophie Lewis , un’accademica, docente e scrittrice tedesco-britannica istruita a Oxford ed attualmente impiegata part-time presso il Centro studi e ricerche in “Feminist, Queer and Transgender Studies” , presso l’Università della Pennsylvania, a Filadelfia.
Ironia della sorte per qualcuno che vive nella città dell’amore fraterno, Lewis è una pubblica odiatrice dell’unità familiare tradizionale, come i titoli orgogliosamente provocatori del suo libro del 2019 “Full Surrogacy Now: Feminism Against the Family” , e il suo sequel del 2022 “Abolish the Family: A Manifesto for Care and Liberation”, meglio piuttosto disfarsene. Come disse MercatorNet all’epoca del primo libro della Lewis, “Full Surrogacy Now è una lettura tonificante, con qualcosa che offende quasi tutti”.
La madre di tutte le bugie
La grande idea della Lewis è il “comunismo gestazionale”, ovvero l’abolizione dei “modi diadici di fare famiglia”. I tradizionali legami d’amore tra un bambino e i suoi genitori insegnano ai bambini solo a credere nella nozione capitalista di proprietà privata, che è ciò che molti genitori “egoisticamente” considerano i loro figli, piuttosto che proprietà comune della società in generale, o dello Stato .
La cosiddetta “natura umana” non è altro che un’illusione malata. L’amore (generalmente) automatico della madre per il figlio non è affatto naturale, sostiene la Lewis, ma un fantasma emotivo evocato dall’attuale dominio del capitale globale. La famiglia non è altro che una fabbrica artificiale di lavaggio capitalista del cervello, ha spiegato la Lewis nel 2019, progettata per “addestrarci a essere lavoratori, addestrarci ad essere abitanti di un sistema binario di genere e stratificato razzialmente, addestrarci a non essere queer”.
Le famiglie tradizionali hanno persino causato il genocidio razziale. Mentre “la maternità nera è sempre stata queer” e collettivizzata , dice, “è stata l’invenzione della famiglia privata ‘naturale’ che ha consolidato la disponibilità della vita nera in America”. In quale altro modo potresti spiegare il fatto sinistro che “i gestanti neri muoiono nei reparti di maternità” a tassi più elevati rispetto ai loro coetanei bianchi oggi?
Aspetta, “gestanti”? Chi sono? Lewis in realtà si riferiva alle “madri”, un termine ormai così superato nel mondo degli studi di genere marxisti contemporanei che preferisce non usarlo – dopotutto, anche gli uomini possono avere bambini di questi tempi, almeno se “uomini” sono definiti tali in modo puramente verbale , e non biologicamente.
Per abolire questi molteplici mali e inaugurare così una presunta utopia di forme di riproduzione “più bizzarre e cameratesche”, d’ora in poi dovrebbero essere usati gestanti surrogati provenienti dall’Africa e dall’Asia per far nascere tutti i bambini bianchi occidentali, chiede la Lewis, o forse un giorno anche grembi artificiali biomeccanici, in un processo in rapido sviluppo noto come ectogenesi .
“No alla possessività biogenetica” e “Lascia che ogni gravidanza sia per tutti” sono due motti della Lewis che sicuramente presto compariranno sugli arrabbiati cartelloni fuori dai reparti maternità.
Ne nasce uno ogni minuto
La gravidanza stessa, secondo la Lewis, non è altro che uno “sport estremo” o, più precisamente, una forma di lavoro non retribuito (non parliamo di gestanti che “entrano in travaglio”?) e con un record di salute e sicurezza assolutamente abissale. In un’intervista del 2020 la Lewis ha infatti spiegato che:
“L’Organizzazione mondiale della sanità stima che più di 300.000 persone siano morte per cause legate alla gravidanza nel 2015… Respingo l’idea che esista una sorta di necessità “biologica” per questo tipo di carneficina umana… Quale altro posto di lavoro o industria accetterebbe la società, se ha ferito milioni di persone e ne ha uccise 300.000 all’anno?”
Se quelle particolari statistiche relative alla gravidanza fanno impallidire Sophie, aspetta solo che senta quante persone muoiono ogni anno a causa degli effetti a lungo termine della semplice nascita !
Ma anche qui è in attuazione un’agenda politica ancora più ampia. Abbattere le barriere tra uomini e donne, genitori e figli, famiglie e società, contribuirà anche a cancellare altre barriere.
Non credendo nei confini, Lewis sogna che, se le donne bianche occidentali inizieranno a usare abitualmente donne africane o asiatiche, non bianche come loro, per fare le portatrici di feto, allora questo aiuterà a cancellare la presunta divisione artificiale esistente tra canadesi e kenioti, o belgi e birmani. , sperando di far crollare l’idea stessa dello stato nazione. Quindi chiunque, di ogni genere, orientamento sessuale e nazionalità può finire per vivere insieme in perfetta armonia queer interrazziale in un paradiso post-capitalista globale di sua stessa immaginazione.
Incinta di significato
Ma sarebbe questo il vero probabile risultato dei grandi progetti della Lewis? Nel suo nuovo libro “Feminism Against Progress” , la femminista inglese di orientamento conservatore Mary Harrington sostiene che sviluppi riproduttivi come l’ectogenesi e la maternità surrogata di massa andranno in realtà solo a beneficio dell’odiato Big Capitalism della Lewis.
Per la Harrington, “I solventi universali della libertà e dell’uguaglianza possono svolgere il loro lavoro solo liberandoci dalla vita ‘incastrata’ in una rete di determinate relazioni sociali”, come quella di cui parlava una volta George Eliot in “Middlemarch”: relazioni sociali come quelle della famiglia , di amici e di comunità locali organiche. E, una volta che questa rete di relazioni sarà dissolta con successo, potremo essere meglio sfruttati dalle grandi imprese.
Se non solo “l’educazione” dei figli diventa una sorta di attività semi-comunitaria, come già oggi viene assicurato da asili nido e scuole dell’infanzia, ma lo diventa anche la gestazione dei figli, allora cosa resta in realtà alle madri “liberate” che hanno dato in appalto questi loro compiti e possono approfittare di questi nove mesi della loro vita appena liberalizzati? Per la maggior parte, le renderà “libere” di non fare altro che continuare a lavorare nei loro lavori preesistenti, magari anche lavorando qualche ora in più, per pagare le madri eritree assunte o il canone per gli operatori robo-uterini.
La Lewis sogna un mondo futuro in cui il lavoro sia stato abolito. Tuttavia, se il nostro futuro sarà davvero di Totale surroga, (Full Surrogacy Now) probabilmente ci sarà più lavoro che mai per le donne. Almeno le neomamme di oggi hanno qualche mese di maternità; all’interno del nuovo impavido mondo del comunismo gestazionale della Lewis, non ce l’avranno più.
La fiaba della servetta
La maggior parte delle madri comuni – scusate, “gestatrici” – vorrebbe davvero che accadesse questo? E la maggior parte dei bambini vorrebbe davvero essere cresciuta non in una famiglia normale, come oggi, ma all’interno di una gigantesca, inevitabile “comune senza classi” che comprende il nostro intero globo (o comunque le sue credulone parti occidentali)? Immagino di no, ma alla Lewis, che è lei stessa felicemente senza figli, non sembra importare. “È vero: non sto pensando ai bambini qui”, come viene citata dalla Harrington che lo ammette con disinvoltura.
Allora a chi sta pensando? Solo a se stessa. Lewis aspira a che le sue reti di amicizie personali di estrema sinistra radicale “che aspirano all’amore queer universale” diventino la modalità ideale di tutta la nostra vita futura, una nuova famiglia modello stranamente progettata per generare un mondo di “bellissimi mutanti decisi ad una rigenerazione [sociale], che non sia auto-replica della linea familiare”, come oggi.
In altre parole, un mondo pieno solo di sedicenti “bellissimi mutanti” proprio come lei. La sua infanzia è stata terribile, e così dovrebbe esserlo anche per tutti gli altri.
La casa è dove c’è il dolore
Per sua stessa ammissione, la relazione d’infanzia della Lewis con suo padre era a dir poco disfunzionale. Quando lei gli ha detto di essere stata violentata all’età di 13 anni, lui l’avrebbe accusata di mentire, dicendo (in una e-mail) che lo stupro era “un bene per il suo Curriculum femminista”, e accusandola di essere stata la causa di uno dei precedenti tentativi di suicidio di sua madre.
Non sorprende che Sophie sia uscita di casa alla prima occasione che ha avuto. Più sorprendentemente, in seguito ha formato lei stessa il proprio nucleo familiare diadico, sposandosi (con una donna). Eppure, al loro matrimonio, non si sono scambiate promesse, ma quello che la rivista “Vice”, in un ritratto tra il credulo e il celebrativo, ha definito “rinnegamenti: dell’istituzione del matrimonio, della famiglia biologica e della disfunzione che entrambi possono generare”.
Tuttavia, quando in seguito sua madre giaceva morente in ospedale, la Lewis frequentava ancora “il capezzale del mio bioparente più stretto” – ma, come ha spiegato la stessa rivista Vice , questo non l’ha connotata come un’ipocrita:
“Lewis non ha trovato che prendersi cura della madre malata contraddicesse la sua posizione sulla famiglia nucleare. Se avessimo già raggiunto i fini dell’abolizione della famiglia, ci sarebbe stata una vasta rete [comunista] di persone a prendersi cura di sua madre in quegli ultimi mesi della sua vita, non solo Lewis e sua madre. “ [in realtà se ne sono presa cura la Lewis e suo fratello, ma questo è scritto ne testo, forse per un refuso di stampa – NdT]
Come può la Lewis garantirlo? Se puoi scegliere la tua famiglia , come alla fine Lewis sostiene – dice che i bambini prodotti dal comunismo gestazionale dovrebbero adottare e periodicamente abbandonare volontariamente genitori, nonni e fratelli come facciamo oggi con i nostri amici – allora cosa succede a quelle povere anime che nessuno vuole adottare ? Chi si prenderà cura di loro nelle ore del bisogno?
Perdere la lotteria della vita
Lo scopo ultimo dichiarato della pseudo-filosofia della “Giustizia Gestazionale” della Lewis è quello di assicurare che “la fornitura dei bisogni fisici e psicologici di base non dipenda più da una lotteria genetica ”, ad esempio da quella della nascita. Teoricamente questo spezzerà la logica del celebre aforisma di Tolstoy, assicurando che, invece di far nascere solo alcune persone fortunate in famiglie felici, un giorno tutti potranno “scegliere” la loro strada che sarà unica, l’esatto opposto del destino di Sophie da bambina.
Ma mentre ci sono innumerevoli casi, tristi come il suo, molte più persone sono già nate in famiglie più o meno felici, proprio come faceva intendere Tolstoj. Spogliare del loro premio questi fortunati vincitori della lotteria, in nome dell'”uguaglianza”, non renderà necessariamente tutti ugualmente felici, ma correrà semplicemente il rischio molto reale di rendere tutti ugualmente infelici.
Tuttavia, questo è il socialismo che ti attende.
Traduzione di Vincenzo Fedele
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Tag: famiglia, mercator, post-capitalismo
Categoria: Generale