Battaglia contro Satana, le Indicazioni di Benedetto. Gotti Tedeschi.
14 Marzo 2023
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, offriamo alla vostra attenzione questo commento del prof. Ettore Gotti Tedeschi, pubblicato su Il Pensiero Cattolico, che ringraziamo per la cortesia, in risposta all’articolo di don Alberto Strumia, pubblicato ieri. Buona lettura e condivisione.
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Ettore Gotti Tedeschi: “AVENDO INTESO CONTRO CHI E’ LA BATTAGLIA, ABBIAMO INDICAZIONI SU COME COMBATTERLA OGGI ?”
Si, le abbiamo, Benedetto XVI ce le ha date
Nel suo splendido articolo su IPC ( “Contro chi è la battaglia ?” ), don Alberto Strumia ci indica l’avversario contro cui dobbiamo combattere e ci invita a tenerne conto. Molto intelligentemente sintetizza l’ operato del nostro avversario oggi, riferendosi a suor Lucia di Fatima che spiegò che Satana sta costruendo una Anti-Creazione .
Esatto, perfetto. Satana sta riscrivendo la Genesi: non più il Creatore li creò uomo e donna, non più disse loro andate e moltiplicatevi, non più li invitò a sottomettere la terra e ogni essere vivente. La nuova genesi blasfema dice esattamente il contrario: Genderismo, neomaltusianesimo, ambientalismo e animalismo. Lo capiamo anche leggendo un paio di notizie oggi sulla decisione del Presidente del Veneto di attuare anche lui una rivoluzione dei diritti civili finanziando una clinica che cambia il sesso ( scelta di civiltà) o leggendo quanto succede nello stesso ambito, nella chiesa tedesca.
Vorrei tentare di integrare il pensiero di don Alberto, quando ricorda l’espressione di don Giussani sul fatto che “si deve tener conto della totalità dei fattori (in gioco)”, specificando che si deve tener conto anche della totalità degli “attori in gioco”, dei loro obiettivi, dei loro mezzi, ecc. . Cioè noi cattolici di criterio dobbiamo “pensare strategicamente“ e strategicamente agire. Questo, secondo me, intendeva don Giussani con questa considerazione. Don Strumia lo specifica bene quando parla infatti dell’avversario con cui dobbiamo combattere. Ecco, riflettiamo un momento su questo avversario: Il diavolo.
Tutta la storia dell’umanità, non solo la storia sacra, ne ha subito l’influenza. Oggi sembra agire con maggior malizia offrendo alla umanità la proposta di migliorare in tutto scientificizzandosi, e pertanto modificandone obiettivi e mezzi, rivoluzionando pertanto la Genesi stessa e le sue indicazioni. Questa è la grande tentazione di questo secolo, Ma noi dovremmo ricordarci che il Signore ci ha dato tutti i mezzi per vincere sempre in ogni tempo e condizione ogni tentazione. Proprio il grande cardinale Caffarra (con altri tre Cardinali ) ce lo ha ricordato con i DUBIA riferiti ad Amoris Laetitia che sembrerebbe proporre qualcosa di diverso, di molto diverso. Ma il Signore non ci ha proprio chiamato alla santità, ad esser perfetti come il Padre Nostro è perfetto ? Ed a esserlo anche oggi e nel nostro stato. Proprio oggi e proprio nel nostro stato, non “nonostante” le tentazioni di oggi e le difficoltà del nostro stato. Conveniamo o no che la crisi di oggi è crisi di santità ? Benedetto XVI conclude Caritas in Veritate spiegando che queste crisi non si risolvono cambiando gli strumenti ,ma il cuore degli uomini. E nella parte da lui scritta di Lumen Fidei spiega che chi ha responsabilità di cambiare il cuore degli uomini è la Chiesa, con tre strumenti: preghiera, magistero e sacramenti. I sacerdoti cattolici ed i laici cattolici dovrebbero riflettere bene su questi due punti. Ma per cominciare è necessario tornare alle raccomandazioni di don Strumia: riconoscere l’avversario e aborrire il peccato, che non è certo conseguenza della la miseria materiale (“l’inequità“, nella ripartizione delle risorse ) a generarlo, bensì la miseria morale genera la miseria materiale (come si sente la mancanza dell’insegnamento del Tomismo nei seminari).
Che fare ? certo il Signore non vuole che contiamo troppo sulle nostre capacità e abbiam troppa fiducia nello sforzo umano, ma neppure ( io credo e chiedo conferma a don Strumia ) vuole che ci rifugiamo nella passività di azione, che con la scusa di abbandonarsi nelle mani di Dio, di fatto trasforma la speranza in “pigrizia spirituale“ …Se ricordo bene San Tommaso scrisse nella Summa che la Grazia non sostituisce la Natura e Dio ci ha messo in mano gli strumenti che servono a non tralasciare di fare ciò che si può, aspettando l’aiuto di Dio. Perché, se ho ben capito, ciò equivarrebbe a “tentare Dio “ e pertanto anche la Grazia non agirà .
Ma ho una riflessione finale che è una domanda per don Strumia. Fino a ieri noi cattolici ci misuravano con i Misteri della fede. Oggi abbiamo un ”mistero” in più da affrontare, riuscire a capire dove la Chiesa di oggi vuole portare la fede cattolica e perché. Un piccolo nuovo sotto-mistero è anche capire come il Timor di Dio ( che non è terror di Dio…) sia stato trasformato in Timor della autorità morale.
Un tempo ci insegnavano a sentirci “figli di Dio” ed agire come tali. Oggi sembrerebbe ci invitino a considerarci cancro della natura ed a vergognarci di non esser giardinieri o ortolani. Se il mondo cattolico oggi non ha pace non può seminare pace e fede con gioia. Non solo non credo al rifugio nel “piccolo gregge” (una “setta “ di fatto) o al passaggio a religioni più ortodosse (che è esattamente quello che il nostro avversario vuole!), credo invece che dobbiamo ristudiare Caritas in Veritate (e Lumen Fidei) di Benedetto XVI.
Ci ha spiegato tutto quello che dobbiamo fare. Questo sarà il tema di volta che verrà discusso durante i prossimi appuntamenti della Scuola Ecclesia Mater. Benedetto XVI aveva già spiegato contro chi stiamo combattendo e come combattere oggi.
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Tag: GOTTI TEDESCHI, pensiero cattolico, strumia
Categoria: Generale
” Setta” il piccolo resto? Io ne conosco uno dove si prega col tutti i sentimenti dalla mattina alla sera ed anche di notte. Finalmente meno parole e più preghiera! Si entra nella ” setta ” perché letteralmente non si riesce più a vivere in questa chiesa senza preghiera. È lo stesso motivo che spinge molti a bussare alla porta dell’ortodossia,; perché non dovrebbero trovare giustificazione?
Giutsa riflessione del prof. Gotti tedeschi su certo “quietismo” insistentemente suggerito. Non si può delegare la nostra parte alla Provvidenza.
Il “piccolo resto” non è una setta di cui si entra a far parte, ma un dato di fatto. Ne hanno parlato Paolo VI e lo stesso Benedetto XVI, non l’avrebbero fatto se “un pensiero non cattolico” (cit. Paolo VI) non fosse oggi “il più forte”
L’uomo vuole stravolgere l’ordine previsto dal Creatore ?
L’Eterno lo colpisce con i suoi castighi. Ma l’uomo non lo capisce e Dio, per mezzo di Isaia al capitolo 9 afferma :
Perciò l’Eterno recidera’ da Israele capo e coda, ramo di palma e giunco in un solo giorno.
L’anziano è il notabile sono il capo, e il profeta che insegna la menzogna è la coda.
Quelli che guidano questo popolo lo fanno sviare, e quelli che sono da loro guidati sono divorati.
Perciò l’Eterno non si compiacera’ dei suoi giovani, ne’ avrà compassione dei suoi orfani e delle sue vedove, perché tutti sono ipocriti e perversi e ogni bocca proferisce follia.
@ALESSANDRO
Il prof. EGT non ha parlato di iniquità ma di INEQUITA’…😉
Lo ha fatto perché il papà ha parlato di inequitá nei suoi varii documenti. Tuttavia a) inequo e iniquo sono letteralmente sinonimi perché composti da in (negazione) e aequus, hanno sicuramente una sfumatura di significato. Peraltro inequitá in italiano non so neppure se esista: se si fosse voluta marcare la differenza con iniquità la traduzione dal latino sarebbe stata “disuguaglianza” ma così non è stato; b) secondo San Tommaso iniustitia = iniquitas = inaequalitas: quia iustitia est aequalitas quaedam, inde iniustitia idem videtur esse quod inaequalitas, sive iniquità. Con la precisazione che omne peccatum dicitur iniquitas. (Cito Tommaso. S.th. II,II, q 89, visto che l’articolista lamenta scarso tomismo nei seminari ma evidentemente ne è anch’egli digiuno). Ma qual è il problema sottostante la frasetta si peccato e inequitá? Perché nella Evangelii Gaudium si afferma che per affrontare l’inequitá e i mali sociali che ne derivano occorre “rinunciare all’autonomia assoluta dei mercati e della speculazione finanziaria” cosa che un banchiere evidentemente non può tollerare. Da qui il giochino di equivocare le parole della Papà (senza peraltro citarlo)
Scusi…..ho parlato di inaequalitas perché è il termine usato da papa Bergoglio e che viene tradotto con inequitá.
E torna Benedetto XVI ! Mai ho sentito tante volte il Suo nome…si direbbe ancora in vita. E mai -come ora- desta una invidia mal repressa anzi palese. E la confusione aumenta…ben gli sta !
Isolo il link “sperduto” nel mio commento perchè importante, estremamente attuale, e da non perdere.
Prego il dott. TOSATTI, don Alberto STRUMIA e il prof. GOTTI TEDESCHI di leggerlo con attenzione. Grazie.
Parla Papa Benedetto XVI (che allora non era papa):
https://www.ecclesiadei.it/non-e-di-una-chiesa-piu-umana-che-abbiamo-bisogno-bensi-di-una-chiesa-piu-divina-solo-allora-essa-sara-anche-veramente-umana/
Ho goduto nel leggere don STRUMIA, il cui post mi è parso come unica oasi dopo stremante e quotidiano deserto, altrimenti detto “mainstream cattolico”: questa sorprendente riflessione complementare del prof. GOTTI TEDESCHI ne sublima il fine e va a rinforzare il “pensiero cattolico” che don Alberto ha fatto detonare come bomba nel bel mezzo di un denso fumo nero che confonde e intossica gli autoproclamatisi “neo-eletti” di tutte le nuove “sette” emergenti camuffate da resistenza cattolica, e mette in allarme gli infiltrati.
Detto ciò, commentando il post di don Strumia dissi – riguardo alla risposta che suor Lucia di Fatima diede al card. Cafarra – che si sarebbe potuta aprire una digressione importante sul tema. E ora colgo l’occasione fornita dal prof. EGT per contribuire secondo le mie possibilità. Riflettendo sui due alberi. Sulle tre aureole. Sulla battaglia in atto che, anche su Stilum Curiae, emerge in tutta la sua spaventosa estensione.
Parto dalle Scritture, fondamento di ogni Pensiero:
“Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, tra cui l’albero della vita in mezzo al giardino e l’albero della conoscenza del bene e del male.” Gen 2,9-14
“Allora la donna vide che l’albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch’egli ne mangiò. Allora si aprirono gli occhi di tutti e due…” Gen 3, 6-7
Poi il Signore Dio disse: “Ecco, l’uomo è diventato come uno di noi quanto alla conoscenza del bene e del male. Che ora egli non stenda la mano e non prenda anche dell’albero della vita, ne mangi e viva per sempre!”. Il Signore Dio lo scacciò dal giardino di Eden, perché lavorasse il suolo da cui era stato tratto. Scacciò l’uomo e pose a oriente del giardino di Eden i cherubini e la fiamma della spada guizzante, per custodire la via all’albero della vita. Gen 3, 22-24
Faccio il giro lungo, mi spiace. Serve senz’altro a me per metabolizzare sempre meglio e approfondire poi.
Quando Eva, e Adamo accanto a lei, mangiò del frutto proibito dell’albero della conoscenza del bene e del male, fu il giudizio a pervaderli e a spalancare loro la vista sul piano naturale, annebbiandola inevitabilmente su ciò che, fino a quel momento, era la loro condizione abituale e cioè una condizione di amicizia e totale intimità con Dio.
Eva, tentata, cedette alle seducenti parole. Le parve cosa buona il sapere, non credendo al Creatore, loro Padre, che pur li preavvisò: se ne mangerete dovrete morire.
Credette invece al Serpente, con cui i progenitori non avevano alcuna confidenza pregressa, che le disse esattamente l’opposto: non morirete.
Fu così che, manipolati dall’invidioso Affabulatore, persero lo stato soprannaturale e iniziarono a vivere sotto al giogo della dimensione “carnale”. Questa, la prima conseguenza del tentativo di impossessarsi di prerogative divine dietro diabolico suggerimento.
Ma mi soffermo un attimo su quel “era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza”: il buono da mangiare non rimanda alla concupiscenza della carne? Il gradito agli occhi non è l’incipit della concupiscenza degli occhi affrontata nel suo vangelo da San Giovanni? E, infine, il desiderabile per acquistare saggezza come non associarlo alla superbia della vita?
In 1Giovanni 2,15-17 leggiamo:
Non amate né il mondo, né le cose del mondo! Se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui; perché tutto quello che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo. E il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno!
Ciò detto, a questo punto, vien del tutto impossibile non ricordare la dottrina delle tre aureole che solo in tempi odierni è finita nel dimenticatoio insieme, guarda caso, ai Novissimi, altrimenti chiamati le realtà ultime.
Ebbene, secondo tale formulazione dell’Aquinate e identificati i tre grandi nemici della nostra salvezza in mondo, carne e demonio, i beati – oltre alla corona “essenziale” che riceveranno per la carità, virtù regina – potranno ricevere un premio “aggiuntivo” che consisterà nell’aureola del martirio, nell’aureola della verginità e nell’aureola dei dottori. Ed ecco la battaglia…
L’aureola del martirio si conquista con la vittoria sul mondo. Non esistendo solo il martirio di sangue, sarà utile richiamare alla mente la coercizione adoperata in tempi di pandemia, perpetrata proprio tramite una preventiva valutazione di incapacità di opporsi ai diktat degli “stati di eccezione”, divenuta poi cifra esatta, o quasi, a giochi più o meno conclusi. Quanti battezzati non si sono piegati, nonostante il durissimo prezzo da pagare?
L’aureola della verginità si consegue con il dominio sulla carne, che non consiste solo nell’integrità fisica e nella purezza ma nella continenza coniugale, nel preservar casto il talamo, nella temperanza e, in generale, nel saper mortificare gli appetiti vivendo con sobrietà e semplicità. E d’altronde è bene non dimenticare che il demonio non ha un corpo per peccare…
Interessante, infine, l’ottenimento dell’aureola da dottori grazie ad una vittoria sul demonio attraverso la predicazione e l’insegnamento delle verità di fede.
Meditando questo punto, credo si debba anzitutto sottolineare l’urgente necessità di tornare ad una limpidezza della dottrina attraverso adesione perfetta alla Parola di Dio e attraverso lo studio dei Dottori della Chiesa di tutti i tempi.
Come ben ci ricorda il Prof. Gotti Tedeschi, poi – ma prima di lui, recentemente, lo ha fatto anche MONS.X rispondendo al commento di NIPPO a un suo articolo, se non ricordo male –, “chi ha responsabilità di cambiare il cuore degli uomini è la Chiesa, con tre strumenti: preghiera, magistero e sacramenti”. Credo allora sia quanto mai necessario il Corpo Docens approfondisca e renda pratico il richiamo di Papa BXVI a “preghiera, magistero e sacramenti”.
Oggi si è costretti a tornare all’ABC e non dare nulla per scontato, infatti.
Insisto un’ultima volta nel voler sottolineare che LA VITTORIA SUL DEMONIO avviene ATTRAVERSO LA PREDICAZIONE E L’INSEGNAMENTO DELLE VERITA’ DI FEDE.
Questo andrebbe scritto a caratteri cubitali nel nostro cuore ed è, in bella sostanza, la costituente dell’unico Agire possibile. Per me era stato già chiaro don Strumia, le cui parole non ho affatto recepito come un invito alla passività, semmai un freno ai “deliri di onnipotenza” di un attivismo bugiardo che trova radice in una mancanza di fede e di preghiera pur sbandierandole ad ogni piè sospinto. Ora EGT non lascia più spazio a dubbi però: non rifugiamoci “nella passività di azione”, non trasformiamo “la speranza in pigrizia spirituale”!
L’Aquinate diceva che la GRAZIA sublima la NATURA e che la GLORIA sublima la GRAZIA…Quindi può moltissimo chi è in grazia…I Santi più di tutti, infatti.
E qui mi sovviene cosa disse Papa BXVI, carissimo prof. Gotti Tedeschi: “NON E’ DI UNA CHIESA PIU’ UMANA CHE ABBIAMO BISOGNO, BENSI’ DI UNA CHIESA PIU’ DIVINA; SOLO ALLORA ESSA SARA’ VERAMENTE UMANA (la prego, professore, di leggere qui https://www.ecclesiadei.it/non-e-di-una-chiesa-piu-umana-che-abbiamo-bisogno-bensi-di-una-chiesa-piu-divina-solo-allora-essa-sara-anche-veramente-umana/).
Ma ora faccio un passo indietro, laddove è collocato l’albero della vita: esso sta per l’eternità e appare come memoriale della pienezza della vita in Dio. Non casualmente era al centro del giardino, per ricordare il legame di Dio con Adamo ed Eva, i quali eran ben più che meri esseri biologici ma fatti a Sua immagine e somiglianza.
L’albero della vita posto nell’Eden, “decretava” questo libero atto di Dio nel trarre la creatura dal nulla, a Sua immagine e somiglianza. E così Dio, dopo che ebbero mangiato del frutto proibito, li scacciò, affinchè non tendessero la mano anche verso quest’albero e restassero intrappolati in una condizione di disobbedienza insanabile.
L’argomento cui si accenna, con ogni evidenza, trae linfa da alcuni temi scottanti: anzitutto l’aborto, e poi contraccezione, fecondazione artificiale, utero in affitto, commercio degli organi, maschilismo e femminismo come ideologie a servizio, precorritrici del monstrum lgbtqxyz, clonazione ma anche negazione del genere di appartenenza e chirurgia estetica, soprattutto quella più radicale.
E veniamo a Suor Lucia di Fatima: distruzione della famiglia, persino attentata da recenti documenti ecclesiastici e dal tradimento (o snaturamento) di organi pensati per difenderla…Tutte espressioni di una volontà umana sviata e determinata a soppiantare il Creatore, stendendo la mano sull’albero della vita in modo sempre più disinibito.
Tentare di profanare l’albero della vita è attentare all’eternità e sfidare Dio Padre Creatore dopo averne rinnegato il Figlio e averne ripudiato lo Spirito. Ma la Santissima Trinità, l’unico Dio in Tre Persone uguali e distinte, ha posto a custodia della via all’albero della vita, i cherubini e la fiamma della spada guizzante. E questo vuol ben dirci qualcosa oggi…
Ci ritroviamo così catapultati, forse in modo sbadato ma certo non a caso, dalla Genesi all’Apocalisse…
Sembra essersi chiusa, infatti, l’era della riflessione sul peccato originale, che si colloca nell’Antico Testamento, per passare – pare ci abbia investiti, consapevolmente o no! – ad un tentativo di interpretazione del Libro della Rivelazione, tanto maestoso quanto ermetico, forse la più grande “parabola”, decifrabile ad una sola condizione… Anzi, Condizione.
Chiudo ora per mancanza di tempo, rimarcando la necessità di riscoprire non solo Caritas in Veritate o Lumen Fidei ma tutta l’Opera luminosa del Santo Padre Benedetto XVI, una “ape operosa”, un Pastor Pastorum, Vicario di Cristo in modo mirabilissimo, esempio vivente del “Se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti”, martire bianco, sottovalutato, frainteso, annichilito sotto al peso della Croce che mai ha abbandonato.
Ci ha lasciato tutto, soprattutto ci ha lasciato il suo esempio alla sequela di Cristo per vincere la battaglia con le armi giuste, persino ricordandoci che “si illuderebbe chi pensasse che la missione profetica di Fatima sia conclusa”…
Ringrazio il prof. EGT, per il suo più che necessario ed illuminante intervento e, mi auguro che, con don Alberto Strumia, non cessiate di comunicare le vostre riflessioni a salvezza delle anime e per il bene vero della Chiesa.
Non ho ben compreso il passaggio su “peccato” e “iniquità”, che sembra diretto a rettificare qualcosa, atteso che nella Sacra Scrittura e nel Magistero i due lemmi sono normalmente sinonimi. Anche Tommaso d’Aquino identifica “iniquità” con “peccato” (originale), in quanto il peccato è la negazione della giustizia.
D’altra parte, dando una scorsa al libro dei Proverbi si scopre che “l’empio è preda delle sue iniquità, é catturato con le funi del suo peccato” e, sotto il versante politico/sociale, che “è in abominio ai re commettere un’azione iniqua”.
Lo stesso sacrificio di Cristo “giustifica”, quindi elimina l’iniquità/ingiustizia e nessuno dubita che nel farlo vinca il peccato (che dunque è la stessa cosa).
L’iniquità, sempre nella Bibbia, è addirittura somatizzata nella descrizione dell’uomo (indubbiamente identificato col peccatore): “il perverso, uomo iniquo, va con la bocca distorta,
ammicca con gli occhi, stropiccia i piedi e fa cenni con le dita.
Cova propositi malvagi nel cuore, in ogni tempo suscita liti.
Per questo improvvisa verrà la sua rovina, in un attimo crollerà senza rimedio”.
Confido in un chiarimento. Grazie
Glielo chiarisco io: è un tentativo (malcelato) di contraddire un’affermazione di papa Bergoglio che ha detto che l’inEquità è la radice dei mali sociali. Ovviamente nel dire ciò il Pontefice non aveva posto il peccato e l’inEquità su diversi piani gerarchici o causali, né ha identificato la inEwuita con la “miseria” (come il distratto articolista afferma). Ho messo in evidenza la “E” perché pur essendo la stessa cosa, il Papa ha usato il termine inequitá e non iniquità, per enfatizzare meglio il risvolto sociale dell’ingiustizia (si sente di più il richiamo alla non equità della divisione della ricchezza). Si tratta comunque di una bega da pollaio: anche Franc sci usa iniquità/inequitá come sinonimi di “peccato”.