Catacombe. Scelta Strategica o Resa al Nemico? Guido Vignelli.
15 Febbraio 2023
Marco Tosatti
Carissimi StilumCuriali, offriamo alla vostra attenzione questo articolo del prof. Guido Vigneli, apparso su Il Pensiero Cattolico, che ringraziamo per la cortesia. Buona lettura e diffusione.
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Prof. Guido Vignelli: La scelta di ritornare nelle catacombe: ritirata strategica o resa al nemico?
Una nuova “scelta religiosa”
Recentemente alcuni autori hanno pubblicato articoli e libri, diffusi soprattutto in ambiente cattolico conservatore e tradizionalista, che propongono una soluzione capace di favorire la sopravvivenza della Fede cristiana in una società che sta passando dalla indifferenza alla persecuzione della Chiesa. Questa strategia prevede che la comunità ecclesiale attui una strategia di emergenza compiendo una nuova “scelta religiosa”, dopo quella fatta dall’Azione Cattolica Italiana negli anni 1960-1970.
La vecchia “scelta religiosa” spinse il laicato cattolico ufficiale a rinunciare a una specifica azione politica cristiana, al fine di contribuire alla costruzione di una “cristianità profana”, o meglio di una laicista “città dell’Uomo”. Quella scelta causò la sudditanza dei cattolici al progetto “progressista”, la loro irrilevanza politica e la consegna della società civile alle forze rivoluzionarie, come avevano vanamente ammonito intellettuali inascoltati del calibro di Del Noce e Baget-Bozzo.
Oggi, i fautori della nuova “scelta religiosa”, pur ammettendo il fallimento di quella vecchia, credono che sia ormai irrealizzabile l’incompiuto progetto – sempre raccomandato dalla Chiesa al laicato militante – di riconquistare la società alla Fede e di restaurare una Cristianità. Pertanto, essi esortano i fedeli a rassegnarsi all’apostasia della secolarizzata società moderna, considerata ormai come persa e irrecuperabile, a rinunciare a riconquistarla a Cristo e a ritirarsi dal “pubblico” al “privato”.
Essi propongono che la Chiesa non si ostini più a evangelizzare, o anche solo a risanare, la vita sociale, giuridica e politica delle nazioni, ma anzi eviti prudentemente di compromettersi in questo campo pericoloso rischiando di suscitare ripulse e persecuzioni. Bisogna semmai che la Chiesa si limiti a chiedere al potere laicista di tollerare benevolmente la sopravvivenza della presenza “religiosa” (ossia solo spirituale) cristiana nella sua qualità di umile contributo dato per facilitare il progresso dell’umanità e la tutela della natura.
Un preteso “ritorno alle origini”
In concreto, questa nuova “scelta religiosa” prevede realizzare una sorta di “ritorno alle origini della Chiesa”. Infatti, si pretende che ormai la Chiesa possa sopravvivere al dominio laicista solo ritornando al (supposto) modo di vita dei primi cristiani, rinunciando a “propaganda” e “proselitismo” (ossia all’apostolato e alla conversione) e limitandosi a un’attività di testimonianza spirituale da tentare solo nel campo personale e familiare, o al massimo locale.
Poco dopo la chiusura dell’ultimo Concilio Ecumenico, questa strategia di rinuncia e di ritirata fu proposta da alcuni teologi progressisti moderati, spaventati dalla reazione anticristiana del Sessantotto e preoccupati dalla crescente crisi religiosa. Ad esempio, alcuni aspirarono che la Chiesa, rinunciando a privilegi e poteri, si riduca a una “piccola comunità interiorizzata e semplificata”, al fine di “ricominciare tutto daccapo” (J. Ratzinger, Fede e futuro, Queriniana, Brescia 1971, cap. V). Altri elaborarono addirittura una esplicita “teologia del fallimento”, sostenendo che il fallimento storico della Chiesa ne prova la nobile estraneità al mondo.
Analoga soluzione viene oggi proposta al mondo cattolico dai fautori della nuova “svolta religiosa”. Essi esortano a disertare dalla fallimentare guerra in difesa della civiltà cristiana e di ripiegare in una “rivoluzione spirituale” che permetta ai cristiani di diventare “testimoni silenziosi e agenti segreti di Dio” e alla Chiesa di “sopravvivere nel privato” (Chantal Del Sol, La fine della cristianità e il ritorno del paganesimo, Cantagalli, Siena 2022, cap. V). Altri invitano i cristiani a “rifugiarsi in catacombe esistenziali” che permettano di “aprire condizioni di nicchia in terra ostile” (Boni Castellane, In terra ostile, La Verità, Milano 2023, pp. 90 e 125).
Inevitabili e insuperabili obiezioni
Tuttavia, questo programma di rinuncia, ritirata e nascondimento ecclesiale solleva inevitabilmente obiezioni insuperabili, sia storiche che pastorali che dottrinali.
Dal punto di vista storico, la prospettiva “catacombalista” si rifà a una “comunità cristiana primitiva” che sembra tratta da certi romanzi, film e telefilm sentimentali del secolo scorso. Infatti, il rifugiarsi nelle catacombe fu solo un ripiego talvolta imposto da situazioni drammatiche, ma non fu mai concepito come vita ordinaria, tantomeno come modello ecclesiale da imitare.
Oltretutto, l’attuale situazione della Chiesa non è paragonabile a quella di allora, se non altro perché Essa rimane erede e custode sia di un resistente prestigio culturale, sia di un cospicuo tesoro dottrinale, liturgico, giuridico, sociale e perfino materiale, che non è possibile nascondere e non è lecito liquidare fallimentarmente, tantomeno abbandonare al nemico.
Dal punto di vista pastorale, la scelta “catacombalista” abbandonerà la comunità ecclesiale al crescente potere del nemico e annienterà quei movimenti che tutt’oggi perseverano eroicamente nel difendere ciò che resta della civiltà cristiana attaccata dalla Rivoluzione. Sia l’insegnamento che l’impegno politico-sociale verranno prima ostacolati e poi esclusi, nel timore di suscitare le reazioni dei nemici della Chiesa, perdere la (falsa) pace religiosa e peggiorare le meschine condizioni di sopravvivenza.
Pertanto, questo “ritorno alle catacombe” non sarà una ritirata strategica, tentata nella speranza di raccogliere le forze rimaste per poi scagliarle contro gli avversari. Al contrario, essa diventerà una resa al nemico, nella illusione di far sopravvivere una Chiesa intimorita e silenziosa destinata a diventare complice di quelle forze tenebrose alle quali non vuole opporsi. Ciò favorirà la lenta e indolore estinzione di quella testimonianza cristiana che si vorrebbe salvare.
Dal punto di vista dottrinale, infine, col pretesto di “tornare all’essenziale” per salvarlo dalla crisi, la scelta “catacombalista” elude i diritti di Dio come Creatore e Legislatore della società, quelli di Cristo come Re dei popoli e quelli della Chiesa come Mater, Magistra et Domina gentium, in particolare il suo insegnamento sociale. Per giunta, questa scelta presuppone una concezione di Dio che tende al deismo, riducendolo a un Essere supremo che non governa il mondo, o almeno che è non è capace d’intervenire risolutamente nella storia contemporanea, per cui Egli abbandona la sua Chiesa al destino di essere vinta e sottomessa al Nemico.
Tutto ciò ci conferma una regola: ogni proposta che pretende di giustificare la viltà dei cristiani nel loro arrendersi alla Rivoluzione implica una offesa fatta alla divina Provvidenza e un tradimento della consegna affidata dal divin Redentore alla sua Chiesa: ossia quella d’“insegnare la verità a tutti i popoli”, “porre la fiaccola sopra il moggio” e “predicare il Vangelo sui tetti”, al fine d’“innalzarsi come vessillo tra le nazioni”.
A questo tradimento bisogna opporre il coraggio e la tenacia di restare fedeli non solo all’astratta dottrina cattolica ma anche al fattivo impegno dell’azione cristiana di riconquista della società. Ad majorem Dei gloriam (etiam socialem).
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Tag: catacombe, pensiero cattolico, vigneti
Categoria: Generale
scusate ma se al soglio di pietro siede un impostore, di cosa stiamo parlando.
Articolo molto interessante! Grazie!
Al di là delle considerazioni e previsioni sociologiche, delle varie aspettative più o meno ottimiste di storici, teologi e… a mio parere, bisogna ritornare nel Cenacolo… le catacombe le lasciamo ad altri…. Dobbiamo, come nel Cenacolo, invocare con Maria SS.ma con grande ardore una nuova potente effusione dello Spirito Santo. “Conversione”, ritorniamo alla fonte, al Cenacolo. Li nacque la Chiesa; li i cristiani si ritroveranno tutti “Uno” e non più di “Paolo, di Cefa, di Apollo”, di destra, di centro, di sinistra, l’uno contro l’altro. È li che dopo aver ricevuto la ” Potenza dall’Alto” e spinti da Essa ci si ritrova per le vie del mondo come Chiesa in uscita, capace di evangelizzare instancabilmente e con grande efficacia. Una tale Potenza non si accorda con il metodo della ” propaganda” e non è finalizzata “al proselitismo”. Difatti, Essa per sua natura ha capacità infallibile di toccare i cuori e di far gustare e comprendere la bellezza della legge di Dio. Solo con Essa la Chiesa, senza alcun compromesso, affronterà senza timore ogni ostacolo e qualunque laicismo di sorta. La storia insegna: senza forza bellica, rivoluzioni o altro, la Chiesa ha affrontato e vinto il laicismo dell’impero romano cambiando anche le sue leggi e costumi. Come ieri, la Chiesa non ha bisogno di programmi, strategie tipiche delle potenze del mondo e neanche di crociate: “Non con la potenza né con la forza, ma con il mio spirito, dice il Signore degli eserciti!” (Zc 4,6). Essa è il sale del mondo e, se rimane fedele al suo mandato, darà il giusto sapore al mondo intero. Essa è il germe del Regno di Dio e, per la Potenza che le è stata data dall’Alto, crescendo a dismisura, alla fine tutto l’orbe terrestre e l’universo sarà riempito è coperto dalla Gloria del Signore. “Manda il tuo Santo Spirito e sarà una nuova creazione e rinnoverai la faccia della terra”.
Senza intento polemico, mi pare doveroso precisare che le divisioni non provengono solo dal cuore malvagio dei fedeli, ma in primo luogo dall’ambiguità dei testi e dalla desistenza dell’autorità
Sì peccato che quando l’autorità interviene gridate alla dittatura.
Se interviene solo per proibire Messe, concedendo anzi (pandemia) consigliando la Comunione sulla mano, qualche domanda ce la poniamo lei no?
Le divisioni non avvengono perché la legittima autorità ti dice come ricevere la Comunione o che Messale utilizzare, ma perché alcune persone pensano di mettersi sopra all’autorità legittima decidendo loro cosa fare e cosa no. L’autorità non deve accontentare tutti.
Non so a quali divisioni – e di chi – si riferisca, ma l’autorità non è padrona della Fede, che può stravolgere a suo piacimento, ma custode.
Di fatto oggi usa il proprio potere contro i fedeli, sopprimendo congregazioni fiorenti sulla base di calunnie smentite in sede giudiziaria, abrogando riti nati 1700 fa ma che considera dannosi alla Fede; mentre tollera letteralmente di tutto, da inauditi abusi liturgici (Messe a mollo sulla spiaggia, danze del celebrante in maglia della Juve) e perfino odiosi e reiterati abusi verso consacrate (con tanto di assoluzione del complice!) levando scomuniche previste dal diritto canonico.
Non so a lei, ma a me questo modo di governare pare più consono non alla Chiesa di Cristo, ma alla sinagoga di Satana. Il cui tratto distintivo è appunto la calunnia (cf. Ap 2, 9)
@Don Pietro Paolo
Parole che rincuorano, le sue, e che – come dire – “aggiustano” la rotta.
Ruah! Veni Sancte Spiritus! Veni Creator Spiritus!
In tal caso preghi per discutere sugli argomenti invece di infangare le persone con calunnie, quali:
“usa della dottrina come di un tappeto sotto cui nascondere ogni sorta di sudiciume ergendosi e giudicando.
“Se chi va a Messa e sgrana Rosari non si pone il problema della coerenza, della Verità e delle verità, vivendo nella menzogna”.
La prima cosa che dovrebbe fare è non scrivere menzogne su gente che non conosce, formulando giudizi personali che spettano a Dio:
“la superbia si insinua e illude”
Caro lettore, ecco la credibilità di chi difende le riforme e certa gerarchia: giudizi, calunnie e attacchi eprsonali, tratto distintivo di chi non ha argomenti e per quanto potere abbia ha già perso
Leggere questo commento mi ha tanto ricordato l’opera del professor Radaelli che, estrapolando frasi decontestualizzate dal bestseller “Introduzione al Cristianesimo” e distorcendole (rendendole anche estranee alla vita e alla personalità del Papa BXVI), ha accusato pubblicamente il Santo Padre BXVI di esser un eresiarca.
Basterebbe legger l’intero per capir correttamente la parte; spesso infatti la parte la si preferisce all’intero solo per renderla confacente e funzionale a ciò che fa più comodo.
Ma “il fine giustifica i mezzi” è macchiavellico, non cattolico:
https://www.marcotosatti.com/2023/02/16/il-cristo-il-fuoco-e-la-ricerca-pensieri-de-il-matto/#comment-205298
Una santa domenica a tutti!👋
Quelle calunnie le ha scritte e non sono accettabili in nessun “contesto”.
Non so quanto di renda conto, di che bel ritratto dia dei cristiani Novus Ordo e novatori assortiti (che vantano anche un filo diretto con lo Spirito Santo)
La forza, crescente, del movimento tradizionalista cattolico è un fatto e nessuno potrà frenarla.
La verità è che esso rappresenta l’unica vera forza oppositrice del Great Reset e del diabolico potere che lo promuove. Prova ne sia che in USA il Deep State ha cercato di mettere sotto controllo, tramite l’FBI, molti settori che rientrano nella galassia del tradizionalismo cattolico, come leggiamo in questi giorni.
Il problema è soprattutto interno alla Chiesa Cattolica, perché la persecuzione del tradizionalismo viaggia su due binari, quello civile e particolarmente quello religioso, per cui bisogna fare pulizia all’interno della Chiesa prima di tutto, debellando l’eresia modernista e i suoi sostenitori.
Condivido in pieno. Siamo come Davide contro Golia, come noi Davide non era un santo ma si sa come andò a finire
Doverosa precisazione: intendo dire che Davide, celebrato come santo, fu più volte ripreso da Dio. Senza pretesa di esser santi noi
Col kaiser!col kaiser le catacombe!!!!
Bisogna però ricordare che siamo stati consigliati ad essere semplici come colombe e astuti come serpenti….
Penso che l’autore abbia ragione, le catacombe però non sono una scelta ma una situazione di fatto: la Chiesa emargina al punto che persino tra queste pagine sedicenti preti, sostituendosi all’Onnipotente scrivono che sei dannato, perfino celebrare la Messa è proibito perché è ritenuta dannosa non si capisce bene a chi e a cosa.
Quanto all’evangelizzare i lontani neppure richiede sforzo, le chiese tradizionali si riempiono sempre più, almeno fino a quando non le chiudono: come è avvenuto in Molise con i Francescani dell’Immacolata, che facevano il tutto esaurito lasciando vuote le parrocchie riformate.
Con buona pace di chi nega l’evidenza lasciando le pecore alla mercè dei lupi