La Cappa Romana e l’Ultimo Assalto contro la Tradizione Cattolica. Porfiri
11 Febbraio 2023
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, il maestro Aurelio Porfiri, impegnato a Parigi in un tour di ricerche di archivio, offre alla vostra attenzione queste riflessioni su come il Pontefice regnante stia portando agli estremi premesse disastrose per chi nella Chiesa è legato a una tradizione antica e consolidata nei secoli. Buona lettura e condivisione.
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La cappa romana
Nei miei giorni parigini, ho potuto verificare come gli stereotipi con cui spesso viene dipinta la Francia non sono veritieri. Ad esempio, dopo quasi due settimane ho sentito per la prima volta una fisarmonica che suonava La vie en Rose. Detto questo, un altro stereotipo si mostra però più fedele alla realtà, quello della Francia come terreno d’elezione del tradizionalismo. Vi sono certamente motivi storici, se pensiamo al tradizionalismo come reazione al Vaticano II. Tra i primi a suonare (con qualche confusione) l’allarme c’è stato l’abbé Georges de Nantes (1924-2010) ma è soprattutto con l’azione dell’arcivescovo Marcel Lefebvre (1905-1991) che una larga parte del mondo tradizionalista, con vari distinguo, si è identificata.
E in effetti ho potuto constatare come in librerie cattoliche mainstream libri giudicati come derivati dal mondo tradizionalista, sono accanto agli altri più o meno progressisti. Facendo una ricerca di libri di liturgia a La Procure, una catena di librerie molto ben fornita, ho potuto trovare un libro sulla Messa di mons. Lefebvre accanto agli altri. Da noi, se si va in una libreria cattolica mainstream (che mi sembra siano le uniche) e si chiede un libro di mons. Lefebvre si rischia di far venire un coccolone al commesso o alla commessa. Un sacerdote di certo non tradizionalista, mi diceva che era vero che a Roma c’è una specie di cappa, la presenza del Vaticano, specialmente negli ultimi decenni, è come un acceleratore di processi di disgregazione comunque attivi anche da altre parti. Mentre Roma era sempre stata fattore di unità, oggi, muovendosi inversamente accelera la disgregazione.
Se da un male vogliamo cogliere un bene, io direi che certamente in questo Pontificato si è fatto chiarezza sulle polarizzazioni all’interno del mondo cattolico, con la gerarchia prendendo chiaramente le parti di quella dominante contro quella minoritaria, tradizionalista.
In passato a volte ci si è contentati delle concessioni fatte con malcelata insofferenza verso coloro che manifestavano un attaccamento alle forme tradizionali. Oggi si mettono le carte in tavola: in questa Chiesa non c’è posto per coloro che manifestano una fede di questo tipo, l’interpretazione del Concilio è quella tranchant della scuola di Bologna che ha visto in Giuseppe Alberigo uno dei suoi rappresentanti più illustri. Malgrado le mediazioni di Benedetto XVI attraverso l’ermeneutica della continuità suffragata dagli studi dell’arcivescovo Agostino Marchetto, oggi si afferma apertamente quello che per decenni si è fatto ben intendere: il Concilio è l’evento sorgivo di una Chiesa che sembra essere rinata con il Concilio dopo secoli di barbarie.
Il medioevo cattolico, inteso nel senso spregiativo che gli è stato dato dagli umanisti rinascimentali e ancora ben vivo nella mentalità di alcuni, sarebbe da estendere almeno fino al 1962, dopo di che c’è stato il rinascimento. Purtroppo tutto questo a Roma viene ancora di più accellerato proprio perché esiste una delle razze più mortifere per la vita spirituale dei fedeli, quella dei “compiacioni”, la razza di quei chierici di vario ordine e grado che per accreditarsi verso i superiori fanno a gara ad essere più papisti del Papa. E si profondono nelle sperimentazioni più profananti della fede sperando che l’eco delle loro azioni giunga in altissimo loco spalancando loro quella carriera che certamente credono di meritare.
Il Papa dice sempre che la Chiesa deve essere un ospedale da campo; ecco, Roma è il reparto per malati gravi, che a volte non sono i pazienti, ma i medici.
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Tag: cappa romana, concilio, porfiri, tradizione
Categoria: Generale
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Quel Concilio “pastorale” e i modernisti…
Il Papa San Pio X con la sua enciclica Pascendi Dominici gregis, ebbe a condannare il modernismo sottolineandone il pericolo per la chiesa docente e militante.
Chi avrebbe giurato che dopo decenni la chiesa docente si sarebbe aperta alla modernità con un concilio!?
Il Vaticano II è stato da tutti definito Concilio pastorale; in sostanza viene detto che la dottrina (teoria) è una cosa, ma la pastorale (cioè la pratica) è un altra cosa. Nessuno, dicono, vuole negare l’insegnamento di sempre della chiesa, ma nella pratica pastorale la chiesa docente deve adattarsi al mondo, per cui è possibile dire in teoria che il matrimonio è indissolubile e che non ci si può accostare all’Eucarestia in stato di peccato mortale permanente, ma con il discernimento, caso per caso, anche questo può essere superato considerando alcuni aspetti propri della nuova unione di fatto in una coppia. Papa Giovanni XXIII quando indisse il Concilio non poteva immaginare che il fumo di Satana già stava lavorando nella chiesa. Egli pensava ad un Concilio che rinnovasse la chiesa sfrondandola di quelle strutture o segni esteriori che l’appesantivano, ma non fu così! La sua creatura, il Concilio, presto fu orfana di chi l’aveva generato e Papa Paolo VI ne raccolse l’onere di portalo a compimento. Un compito arduo, che costò a Montini tanta sofferenza e la fatica di un pontificato contestato da chi voleva conservare e da chi voleva una chiesa moderna, a passo con i tempi. Le chiavi date da Cristo a Pietro, nelle sue mani si erano fatte pesanti. Montini aveva capito bene, che quella parte di chiesa docente che anelava alla modernità, stava prendendo il sopravvento e che il fumo di Satana permeava sempre più vescovi e sacerdoti, ma più di mettere qualche toppa non riuscì a fare. Poi fu il tempo di Giovanni Paolo II il Grande con le aperture Ecumeniche e l’attenzione ad Est.
La caduta del muro di Berlino ruppe la linea dei due blocchi per una società occidentale più inclusiva e multiculturale, dove l’uomo è sempre più al centro e Dio posto ai margini, anzi è considerato come qualcosa da tollerare specie nelle varie tradizioni cultuali o da soppiantare con nuove celebrazioni laiche e addirittura pagane.
Ormai la breccia era stata aperta e il fumo di Satana era dappertutto nell’apparato gerarchico Vaticano, ma non aveva ancora raggiunto il vertice. Il Papa “della fatica del sole”, profetizato da San Malachia di Armagh ha tenuto saldo il timone della barca di Cristo affidata a Pietro, ribadendo l’inviolabilità delle verità di fede e dei principi non negoziabili. Dopo Giovanni Paolo II, tocca a Benedetto XVI custodire il deposito della fede, “Gloria olivae”. Il tentativo di ridare decoro alla liturgia cattolica, ridotta a circo dell’improvvisazione, con l’apertura alla liturgia tridentina, per ribadire la sacralità dell’azione liturgica e la difesa dei principi non negoziabili, hanno caratterizzato i quasi otto anni del suo pontificato. Contestato da una gerarchia ecclesiastica che ormai per larga parte ha abbracciato la fede modernista, cioè di un Cattolicesimo aperto ad ogni novità della società secolarizzata e atea, il fine teologo Ratzinger, ha maturato la convinzione che fosse necessaria una rottura. Nella Sua dichiarazione dell’11 febbraio 2013, dove ha manifestato la volontà di separare il Munus (ufficio Petrino o incarico) dal Ministerium (esercizio del potere), Benedetto XVI afferma che, a causa dell’avanzare dell’età e del venir meno dell’energie necessarie, rinuncia al Ministerium e che il SI al momento dell’elezione (Munus) è un SI per sempre.
Dunque, la Sua non è la rinuncia al Munus, ma solo del Ministerium, tanto da stabilire una data e un orario da quando questo avrà inizio; mentre una dimissione ha inizio ed effetto subito, nel momento che viene pronunciata. Conserverà il titolo Papale di Benedetto XVI, definendosi Papa emerito, gli abiti di pontefice e rimanendo nel recinto di San Pietro. Benedetto XVI è stato osteggiato fin dal primo giorno del suo pontificato dai poteri esterni, ma soprattutto da quel mondo curiale progressista e che aveva cercato da subito, dopo la morte di Giovanni Paolo II, di prendere finalmente il potere al vertice della Chiesa.
Il caso Vatilix è stato il campanello di allarme per Benedetto per capire cosa stavano tramando i nemici interni e dove volevano arrivare. Con la declaratio ha servito ai nemici della chiesa cattolica l’illusione di una rinuncia e li ha separati da essa con un falso pontificato del vescovo vestito di bianco profetizzato a Fatima nella visione dei tre Pastorelli. Ma questo non è dato a tutti di poterlo capire, finche la storia di queste pagine non sarà riscritta.
È chiaro che questa rottura segna un cambiamento nel cammino bimillenario della Chiesa Cattolica e che la comunità dei credenti viene saggiata come “oro nel crogiuolo”; l’antichiesa deve emergere a beneficio dei veri credenti fedeli a Cristo.
È questa l’ultima grande prova, per la quale deve passare la comunità dei credenti, prima dell’incontro definitivo con il suo Signore (catechismo della chiesa cattolica).
“Papa Giovanni XXIII quando indisse il Concilio non poteva immaginare che il fumo di Satana già stava lavorando nella chiesa.”
Ma l’immaginava il suo predecessore Pio XII, un Papa dovrebbe essere tenuto a saperlo
Purtroppo temo che, oltre al male del modernismo che si è infiltrato tra gli uomini di Chiesa, ci sia anche quello della mondanità, che non cosnsite tanto nello scendere verso la gente (anche quello), ma soprattutto nel non “accompagnarla” nell’unico posto in cui essi devono accompagnare qualcuno: la vera fede e Dio.
Faccio un solo esempi, ma ce ne sarebbero anche altri: i Pastori, non di rado a ragione, parlano con voce da tenori quando si tratta di migranti, ma tacciono sulle armi che l’occidente dà all’Ucraina, sebbene la posizione della Chiesa sia quella di non fornire armi. Che forse sono succubi anch’essi dei poteri dominanti?
Nel sito di pro vita e famiglia di ieri, viene riportata la notizia che uno studente cattolico, in una scuola CATTOLICA, esprimendo le sue convizioni cattoliche riguartdo ai “generi”, è stato denunciato, sospeso e perfino arrestato.
Mi auguro che i Pastori, dopo essersi schiarita la gola, provino, nonostante l’emozione, a far sentire la loro voce forte e chiara. Se gli riesce.
Da parte mia , ci rimasi molto
male , anni fa quando andai
nel 2020 al Santuario di San
Francesco alla Verna , quando
cercando le ” fonti francescane”
non le trovai ,ma c’erano invece
gli scrittori più mielosi ed eterodossi del post-concilio , e ci rimasi
ancora peggio quando scoprii
che avevano chiuso a chiave
per il covid la grotta di Francesco ,che è lungo il
corridoio degli affreschi della
vita del Santo dipinti da Giotto .
la Chiesa deve essere un ospedale da campo; e Roma è il reparto per malati gravi, che a volte non sono i pazienti, ma i medici. In tale caso le persone a curare sarebbero i uomini in bianco che da più di sessant’anni occupano la Sede di San Pietro che si sono,profilati con l’adulterio Roncalli promovendo l’ecumenismo ma detrimento dell’integrità della fede, Montini violando in modo flagrante Apostolicae curae di Leone XIII presentandosi assieme al pseudo arcivescovo di Canterbury ai fedeli riuniti davanti a San Paolo fuori le mura e Woytila pronunciando un mea culpa con una liturgia fabbricata per tale evento
Come ha osservato persino un articolo qui, certo clero non è più capace di mettersi in discussione, anzi rincara la dose divenendo più realista del re.
La Storia insegna che le burocrazie sono irriformabili, come si vede dalla frequente negazione dei fatti malgrado la Chiesa sia in crisi da decenni.
Ma sono ottimista perché con certa dubbia predicazione ad ogni livello, sta segando il ramo su cui siede
Già compiacioni suona meglio di santocchioni.
Tempo fa un prelato francese – tengo a dire in situazione canonica regolare – mi disse che in Italia la reazione alla valanga novatrice era stata “debole”.
Pare di constatare una mentalità da vicerè, per cui anche senza necessità si tende a compiacere il potente di turno. Poco importa se simili comportamenti, anche omissivi, accelerano lo sfaldamento del tessuto ecclesiale, la coscienza è a posto.
Vi è un consolidato stato d’animo che accomuna ormai un gran numero di chierici: pensare, illusoriamente, di poter conciliare ciò che è inconciliabile, ponendo di fronte allo specchio della Tradizione i testi e i documenti prodotti dalla moderna gerarchia.
In effetti è anche possibile che la luce proiettata da questo specchio possa illuminare in qualche modo i testi e i documenti in questione, ma occorre fare attenzione al fatto che, posti di fronte a tale specchio, essi appariranno in maniera invertita, rivelando tutta la loro irricevibilità, tranne che non li si ponga a priori alla rovescia davanti allo specchio, cioè non li si cambi da cima a fondo
Ho appena scritto di lei e mi è “apparso”! Forte!
Felice di leggerla, caro, incompreso e buon Porfiri, anche se stamattina non sono in vena di “seriosità”.
E glielo confermo inserendo il bellissimo vocabolo “compiacioni” , con l’altro…”santocchioni”, in cima alla hit parade delle parole più simpatiche e utili di questi ultimi tempi.😁
Un caro saluto e a rileggerla presto.
Poveri, cari insultatori di tradizionalisti, così incompresi. Meno male che li consola lei
E chi sarebbe il “tradizionalista” insultato, Leiiii in persona? 🤣
Sua Maestà El Cazador de herejias, cazado da Porfiri?😂
Oh basta là, cosa tocca sentire…
L’unico a gettare un’onta su certo “tradizionalismo” è proprio lei col suo comportamento a dir poco rancoroso e frignone.
“Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori” o perdonate ma non dimenticate (😉suvvia, sarebbe questo il credo di un “buon cristiano”??!!) e legatevele tutte al dito per tirarle fuori e vendicarvi finchè morte non vi colga?
Ando’ sta ‘a tradizione? Ando’ sta er cattolicesimo, a’ santocchiò?! Vade retro…a Qualcuno!!! SI CHIAMA ESSER CRISTIANI!
A chi ha dato più volte del vizioso e impotente?
Si è anche premurato di scrivermi in privato di non disturbare il Matto, che malgrado dica che la Chiesa non può pretendere di conoscere la verità, come lei incontra il favore di certo clero che frequenta questo spazio.
Alla fine il lettore più distratto capisce e impara.
Insiste nell’insultare e a evocare la morte, con tratto singolarmente misericordioso che di un esempio per tutti, da non imitare. Ma da come scrive credo sia di Roma come l’altro, per cui perdono facilmente e la ringrazio di abbreviarmi il Purgatorio