Benedetto, Ermeneutica della Continuità. Progetto senza Uscita.
4 Febbraio 2023
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, offriamo alla vostra attenzione, nella nostra traduzione, questa lettera che l’abbé Benoit de Jorna, della Fraternità Sacerdotale San Pio X, ha indirizzato ai sacerdoti. Buona lettura e condivisione.
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Papa Benedetto XVI è così passato all’eternità. Come Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, poi come Papa regnante e infine come Papa emerito, ha certamente lasciato il suo segno nella Chiesa e nella società. La Società San Pio X ha avuto con lui un rapporto lungo e complesso nelle varie fasi delle sue responsabilità ecclesiali. Anche se non siamo d’accordo con tutte queste misure, in particolare con le giustificazioni addotte, non possiamo ignorare i due atti che hanno segnato il suo pontificato in questo senso, ossia il Motu proprio Summorum Pontificum del 2007 e la “revoca” delle scomuniche nel 2009. Il progetto di Joseph Ratzinger, diventato Benedetto XVI, in relazione alla crisi che la Chiesa sta vivendo oggi, è stato riassunto in particolare nel suo discorso alla Curia del 22 dicembre 2005. A quella che chiama “l’ermeneutica della rottura”, oppone “l’ermeneutica del progresso nella continuità”, che pretende di integrare tutti i contributi del Concilio Vaticano II armonizzandoli con la Tradizione millenaria della Chiesa. La realizzazione più completa di un tale progetto è certamente il Catechismo della Chiesa cattolica pubblicato nel 1992, la cui mente dietro le quinte è stata senza dubbio Joseph Ratzinger. Un tale progetto soffre, mi sembra, di almeno tre grandi difficoltà: la prima è che coloro che hanno interpretato e attuato il Concilio Vaticano II e le riforme che ne sono scaturite sono proprio coloro che hanno voluto e fatto questo Concilio: in primo luogo Papa Paolo VI. Il secondo è la fragilità di un tale progetto, oggi facilmente contraddetto e persino sistematicamente demolito dal suo successore. Il terzo tocca il cuore della questione e spiega i primi due: è che nei testi stessi del Vaticano II (e non solo nel “Concilio dei media”, per usare un’espressione del Papa emerito) ci sono affermazioni che non sono realmente compatibili con la Tradizione millenaria, e che costituiscono con essa una miscela esplosiva, che sta devastando la Chiesa. In particolare, in materia di ecumenismo, dialogo interreligioso, collegialità, libertà religiosa e liturgia, non sarà possibile evitare un approfondito esame critico, e nemmeno accantonare alcune proposte conciliari a dir poco avventurose. L’affermazione, anche se ripetuta, di una “ermeneutica del progresso nella continuità” non potrà, purtroppo, far scomparire gli oggettivi elementi di discontinuità.
Fonte: Editoriale della Lettera ai confratelli sacerdoti n. 96 – dicembre 2022
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Tag: benedetto, benoit de jorna, ermeneutica, fsspx
Categoria: Generale
Terribile questo accapigliarsi tra noi sulla verità “vera”, nitida dimostrazione che nessuno di noi la possiede.
Quello che scrive l’Abbe Benoit sarà una lettera mandata ai suoi e non a tutti i sacerdoti. Più che un tradizionalista mi sembra un immobilista. La Tradizione è viva non mummificata. la Chiesa di Cristo è animata dallo Spirito di Dio, Colui che rimanendo se stesso tutto rinnova ( cfr Sap.8, 27)
Questa è un’ottima osservazione. Immobilismo non è tradizione. Concordo del tutto.
Grazie, don Pietro Paolo!
Perché non commentate sulla nuova piattaforma?
Salve, Nippo!
Colgo l’occasione per salutarla e mandare un saluto anche alla cara Adriana. Si sente la vostra mancanza da queste parti, ed anche di altri stilumcuriali, a dire il vero.
Ma veniamo al suo quesito: fintanto che la vecchia nave va e il suo capitano non molla, viaggio volentierissimo qui, in economica. 😊
E’ vero che la tempistica dei messaggi è sempre problematica ma la grafica è eccellente e gli occhi non si affaticano.
Da ultimo, Disqus (come altre piattaforme, del resto) non rientra nei miei progetti.
Già che la trovo qui – tutt’al più ho scritto al vento😜! -, non crede che tutti siamo fondamentalisti in fondo?
Già già, ci riflettevo leggendola altrove. Infatti ognuno può dirsi fondamentalista rispetto al proprio parere; o no?
Allora temo che talvolta il problema non sia tanto il fondamentalismo nella sua prima accezione quanto l’ipocrisia.
C’è forse qualcuno più bigotto di un moralista?
Non è forse vero che certo rigorismo assoluto di kantiana memoria può fungere da coperta per tenere al calduccio spiriti in rigor mortis?
Evoca bene il tema uno spassoso link con Sordi nei panni del segretario generale dell’OIMP, Organizzazione Internazionale della Moralità Pubblica!, ovvero un censore moralista…disonesto quanto mai!
https://youtu.be/C38KEzQ_Aww
Salve, carissimo Occhi Aperti!
Contraccambio sinceramente il suo saluto. Anche a me dispiace molto non incontrarmi più con lei.
Io ho il problema inverso al suo: dal momento che c’è la nuova piattaforma, non trovo agevole “dividermi”.
Come vede, però, qualche “incursione” qui ancora la faccio😄
Sono d’accordo con lei: “siamo tutti un po’ fondamentalisti”, soltanto che ce ne sono di “chiusi” e di “aperti”. E la convivenza è difficile, per non dire impossibile.
Cordialmente, alla prossima.
Mi ha fatto davvero piacere si sia fatto “bino”, come Stilum!, per lasciarmi un saluto.
Ha ragione, però: non è agevole “dividersi”, lo capisco.
Per ora un carissimo saluto e a presto, Nippo!
Correzione: scritto nei giorni dell’omaggio a Benedetto, la citazione di Socci è riferita a libero di quei giorni.
Ho preso l’ultimo libro di/su Joseph Ratzinger: cos’e’ il cristianesimo.
Mi ha subito colpito un tema: gli ebrei non devono convertirsi.
Per me va benissimo. Il concilio levo’ la preghiera del venerdì Santo per la conversione dei PERFIDI ebrei.
Ma qui Ratzinger mi sembra pienamente “conciliare” o forse anche di più. Il catechismo l’ha scritto lui. La conversione degli ebrei non e’ un punto finale prima del ritorno di Cristo?
Caro Ultimo ( un punto di merito definirsi così, dinanzi al Signore, complimenti!), guardi che Pio XII profetizzò di ritenersi l’ ultimo papa cattolico, e aveva ben visto. Di tutto quello che è venuto dopo, nella Chiesa-istituzione ( cioè gli sproloqui dei modernisti, di ogni ordine e grado, Prima Sede inclusa), meglio non tenerne in alcun conto. Limitiamoci al magistero di papi, santi e martiri fino al 1958, così saremo sicuri di andare nella direzione giusta (versum Deo, Cristocentrismo, non versum culto dell’ uomo di montiniana memoria)
Offro un mio contributo in omaggio al grande Papa Benedetto XVI.
IN MORTE DI BENEDETTO XVI…..
“Pregate per me, perché non indietreggi davanti ai lupi”. Con queste parole, pronunciate nel Suo discorso di inizio pontificato, Benedetto XVI sembra quasi profetizzare quella che poi sarà la Sua rinuncia al ministero Petrino. Osteggiato in primis dalla stampa tedesca e da molti teologi sinistri di orientamento protestante, seppure di professione di fede cattolica; poi all’interno della Curia Romana, come da forze politiche internazionali, Benedetto è stato braccato dai lupi e spinto così a rinunciare al ministero, riservandosi un posto nel recinto di Pietro come voce orante. Una preghiera per la Chiesa nella tempesta. La barca di Pietro, sballottata dai marosi degli scandali e da lotte intestine per il potere da parte di molti uomini della gerarchia ecclesiastica, aveva bisogno di chi salisse sulla croce e come Cristo gridasse al Padre “perdona loro perché non sanno quello che fanno”. È il compito del Kateckon, di colui che trattiene, che impedisce al male di avanzare. Ora che il Kateckon non c’è più, che la voce orante ha concluso la sua missione terrena, chi ci difenderà dal male? Sono rimasti i lupi travestiti da agnelli, quelli che si accordano con il mondo per essere lodati e osannati, quelli che non salirebbero mai sulla croce per difendere il gregge e che dicono, ma non fanno o che se fanno è solo per distruggere ciò che resta della Chiesa sconquassata da un concilio deviato e portato non al porto sicuro ma in acque agitate. Quelli che usano il misericordismo, cioè una misericordia che non converte l’uomo, ma lo lascia nel proprio peccato e che predica una salvezza a prescindere, una misericordia che non si compiace della verità. Lo stravolgimento dei punti saldi della Chiesa cattolica, dei principi non negoziabili, come li ebbe a chiamare Giovanni Paolo II, stanno producendo quella nebbia che porta nella paura e nel disorientamento l’uomo e la fuga dalla Chiesa stessa.
La narrazione di una Chiesa purificata con Francesco non regge. Gli scandali continuano e a raffica, sia riguardo gli abusi, che quelli che toccano l’aspetto economico. E sempre più emerge dalla narrazione dei mezzi di comunicazione il coinvolgimento in forma più o meno diretta della massima autorità della Chiesa, oggi ufficialmente rappresenta da Francesco. Le coperture di alcuni episodi di abusi, come i casi del vescovo Pineda in Honduras, Zanchetta in Argentina, quelli di vescovi Francesi o di preti rei confessi e condannati, ma tuttavia ancora nel ministero, quindi parliamo di casi accertati dalla magistratura degli stati, qualificano chi ha potere e decide in Vaticano, cioè il Papa, come dittatore.
È proprio costume dei dittatori assolvere o condannare a seconda del proprio umore e non secondo giustizia, tanto l’ultima parola spetta a lui. Come nel caso del Cardinale Becciu, già condannato da Papa Francesco prima di un processo, avendolo costretto alle dimissioni e avendogli tolto i diritti Cardinalizi. Ultimo, di queste settimane, il caso del gesuita Marco Rupnik accusato di abusi da alcune suore, ma anche di aver abusato del sacramento della confessione assolvendo il complice in materia di sesto comandamento e quindi incorso in scomunica latae sententiae, cioè ipso fatto scomunicato. Tutto questo marciume aveva denunciato Papa Benedetto volendo cercare di curare le piaghe della gerarchia ecclesiastica riportandola alla coscienza di possedere un sacramento che deve farsi dono, oblazione, santificazione e quindi purificarsi dalle incrostazioni della sua secolarizzazione.
Inoltre è di questa mattina un articolo di Antonio Socci sul quotidiano Libero che evidenzia il ruolo del Cardinale Martini (e quindi della famosa mafia di San Gallo) nello spingere Benedetto XVI alla rinuncia e come il ruolo della Curia Vaticana abbia fatto il resto. Cosa aggiungere? I lupi ci sono e si travestono da agnelli, cioè da pastori per usare e abusare del gregge sottraendolo a Cristo, ma il Signore ha progetti di salvezza per i suoi eletti e non permetterà a quei lupi di fare a brandelli la Sua Chiesa. Le testimonianze, in questi giorni, circa la grandezza di Benedetto XVI sono tante e a cantare l’inno di lodi si sono aggiunti anche coloro che lo hanno osteggiato fino a ieri, ma attenzione, il pastore aggredito è tornato al Padre che è nei cieli, i lupi invece sono ancora tra noi.
Va beh niente di nuovo sotto il sole. Ottusi erano e ottusi rimangono….
Se il “progetto è senza uscita” la ragione è solo una: la ciurma ritiene di conoscere la rotta meglio del capitano e bellamente si ammutina!
Il Papa per la maggiorparte dei sedicenti cattolici è diventato solo una figura istituzionale. Di fatto!
Può esserci niente di più grave?
Ci siamo dati all’arte della disobbedienza perpetua chiamando in causa la “tradizione” per difendere i nostri indifendibili atti di superbia e ribellione.
A breve perverremo alle conseguenze, che già sono in corso…
Capiremo?!
Lei immagino obbedisca a tutto, pachamama compresa o in quel caso fa un’eccezione?
Avevo notato già in altri “commenti” lo sfoggio del suo acume. Che dirle? Continui pure a immaginare…
Saluti.
avrà gli occhi aperti, ma se è cieco….
Mariano: ma lei pensa di avere gli occhi aperti? Non mi pare…
Provo solo a farla ragionare. Ma il nome “occhi aperti” è ironico immagino, da ciò che scrive sembra più uno che li tiene strategicamente chiusi.
A lei chi glieli ha aperti gli occhi? Minutella, Cionci, fra Alexis? Se la sua si può definire visione nitida, allora…
@ DAMIANO – Ritiene forse che la Sua risposta alle considerazioni di “Occhi aperti” abbia una valenza dimostrativa razionale?
Maria Grazia carissima, faccio notare che il mio nick è “Occhi Aperti!”. Il punto esclamativo non è eludibile senza storpiare il senso della scelta di questo pseudonimo esortativo, rivolto in primis a me.
Pochi hanno attenzione per i dettagli ma lei è più che scusata!
Un caro saluto.