Book-Gate: i Corvi Tornano a volare in Vaticano? Conclusioni e Ipotesi.
30 Gennaio 2023
Marco Tosatti
Carissimi StilumCuriali, il nostro Mastro Titta torna sul tema del book – gate vaticano per rispondere ai quesiti di un lettore, e aggiungere nuove considerazioni. Buona lettura e condivisione.
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Book-Gate: i corvi tornano a volare in Vaticano? Conclusioni
Un lettore, Franz, del mio precedente articolo ben tradotto in spagnolo da Josè Arturo Quarracino – lo ringrazio – mi invita a “parlare chiaro” sul piccolo giallo dei libri, e dire quali siano secondo me le finalità di Mons. Gänswein, che a lui sembra una figura ambigua: secondo Franz, nel suo libro il monsignore critica “alcuni personaggi” (presumo intenda vicini a Ratzinger e alla tradizione) e sembra appoggiare Bergoglio.
Il lettore ha ragione. Lo accontento, e spiego come e perché a mio avviso Cantagalli, Piemme e Mondadori (c’è una sorta di crescendo rossiniano nella scelta delle vittime) abbiano subito questo danno economico e d’immagine, e chi penso sia il colpevole. Il maggiordomo? In questo caso penso si tratti dell’ex prefetto, Mons. Georg Gänswein.
Ne sono certo, ho prove? No. Posso solo spiegare perché la ritengo l’ipotesi più probabile.
I file sono usciti dalle case editrici e rimbalzati in chat ed email, in Italia e forse non solo. Per file intendo “file di stampa”: l’interno del libro con loghi della casa editrice, crocitti di taglio e marker tipografici.
Questo tipo di file può ovviamente sfuggire al controllo del suo titolare, l’editore, in modi rocamboleschi ma c’è un modo, e solo uno, e c’è un momento, e solo uno, in cui esce ufficialmente dalla casa editrice prima della pubblicazione: quando deve ricevere il “visto si stampi” da parte dell’autore, o suoi collaboratori di fiducia.
In quel momento, se l’autore “distrattamente” salva, copia, inoltra il file, il gioco è fatto.
L’unico nome che compare in tutte e tre le pubblicazioni è quello di Mons. Gänswein. Al tempo di “Dal profondo del nostro cuore” era segretario di Benedetto XVI e prefetto della casa pontificia. Nel caso del suo libro, “Nient’altro che la verità”, è il co-autore. Nel caso del libro postumo di Benedetto XVI, “Che cos’è il cristianesimo”, ne è stato il curatore insieme a Elio Guerriero.
Gänswein è l’unica che poteva fisicamente e legittimamente accedere a questo tipo di file, replicandolo e diffondendolo poi con una probabilità molto scarsa di essere scoperto, o anche solo sospettato. Un incidente, una distrazione, una leggerezza possono capitare una volta. Tre volte, non è più un caso.
Ogni altra ricostruzione, per quanto non si possa escludere, è inutilmente complessa, poco probabile e presenta punti di rottura persino più numerosi e fragili della mia ipotesi.
Se ho ragione, bisogna spiegare perché Gänswein lo avrebbe fatto. Del resto, libri a parte, il segretario di Benedetto XVI non è nuovo alla diffusione di documenti riservati.
Come egli stesso racconta nel suo libro, all’epoca del Vatileaks il maggiordomo (presente come in ogni giallo che si rispetti, anche se non fa l’assassino) non sottrasse i carteggi che fecero scoppiare lo scandalo dalla scrivania di Ratzinger, ma da quella di Gänswein.
Il quale nel suo libro afferma di aver in seguito a Vatileaks consegnato le proprie dimissioni all’allora pontefice regnante, lo spietato Ratzinger, che le respinse. Respinse quelle di Gänswein, ma di lì a poco si dimise lui al posto del suo segretario. Un fatto che deve aver colpito Gänswein ben al di là della piatta narrazione che fa dell’episodio.
I maliziosi possono a questo punto pensare che non sia stato Paolo Gabriele a sottrarre le carte a Gänswein, ma Gänsweinstesso a consegnarle a Gabriele. Questo è poco rilevante.
Nel caso di Gänswein tradito da Gabriele, il trauma patito da Gänswein sarebbe stato acutissimo. Nel caso dell’ipotesi maliziosa c’è un trauma segreto non meno devastante: quello del perdono, del farla franca. L’errore di valutazione, la mancanza grave in un uomo d’ordine (tale è Gänswein) può avere effetti micidiali sulla psiche. Il senso di colpa e il rimorso scavano a lungo e segretamente – si pensi alle conclusioni tragiche che Giuda trae dal tradimento di Cristo.
La vicenda che toccò Ratzinger, Sarah e Cantagalli costò il posto di lavoro a Gänswein, confinato da papa Francesco in un angolo della stalla, come un asino moribondo.
Come avvenne a seguito della vicenda Sarah, probabilmente Gänswein verrà adesso allontanato dal Vaticano: Francesco è talmente misericordioso che non vorrà privarsi della gioia di soffrire con un fratello da lui atrocemente umiliato, come mise nero su bianco con Enzo Bianchi dopo l’esilio da Bose o come quando, dopo averlo ridotto a cenere e panni sporchi, il giovedì santo andò a casa di Becciu a celebrare una specie di messa esequiale in presenza del morto vivente.
Dice una leggenda che qualcosa del genere fece Vlad Tepes III, detto Draculia, il quale fece scavare la fossa al fratello Radu, amante di Maometto II, prima di giustiziarlo, mentre i pope intorno alla tomba ne celebravano il funerale.
Accanto a questo fatto psicologico, ne metto uno di ordine spirituale: la devozione di Gänswein per Benedetto XVI. Un uomo devoto (all’epoca del Vatileaks, si descrisse Paolo Gabriele come un uomo molto pio e devoto) è un uomo capace di qualsiasi nefandezza, perché trova nelle pieghe della propria fede scarsamente illuminata dalla ragione la giustificazione a tutto. Sulla devozione di Georg Gänswein per Joseph Ratzinger non ho molti dubbi. Il fatto è che ogni devoto è devoto a modo suo.
A questo punto, c’è una possibile obiezione fondata: perché Gänswein si darebbe la zappa sui piedi in questo modo, indisponendo ulteriormente un papa facilmente irritabile e incline alla sofferenza altrui come Francesco? Mettendo da parte motivazioni di ordine psicologico e spirituale, quali sarebbero i motivi personali e di convenienza politica?
L’ex prefetto della Casa Pontificia non ha molto da perdere. I libri come il suo, quello del cardinal Müller, quello del cardinal Sarah, sono dei veicoli potenti di programmi politici e visioni spirituali in vista di un conclave prossimo venturo.
Ma perché diffondere i file direttamente – sempre che non li abbia trasferiti su una penna usb, ad esempio, e inviati a persone note da un internet point con l’alias PinkyWinky71, persone che hanno poi completato l’opera per stupidità naturale?
Per alzare una cortina fumogena, accreditando l’esistenza di una “Chiesa parallela” in lotta contro un “cattivo papa” ridotta ai Samizdat, al volantinaggio digitale clandestino. Né più né meno l’operazione messa in atto negli anni da papa Francesco, il “papa buono” contro la “Chiesa cattiva e retrograda”: dopo i fasti del Covid, con la popolarità del papa che svettava su quella della Chiesa, Francesco potrebbe oggi accusare qualche colpo.
Che poi questi libri siano compromettenti non è affatto vero, ma il meta-concetto che lo siano ha già infiltrato il giudizio dei lettori e soprattutto dei non lettori, i quali vanno avanti imperterriti a pensare che si tratti di rivelazioni clamorose. I non lettori sono fra l’altro enormemente più numerosi dei lettori.
Questo il gioco uguale e contrario di Gänswein e non solo, il quale però al tempo stesso evita di chiudersi alle spalle la porta della difesa dell’istituzione: un uomo d’ordine, un uomo affidabile, un uomo credibile perinde ac cadaver.
Per quanto molti giornalisti e commentatori qualificati abbiano familiarità con una divisione manichea interna alla Chiesa – si sprecano i conteggi dei cardinali “conservatori” e quelli “progressisti” – le cose ecclesiastiche hanno dinamiche proprie che sfuggono a logiche politiche, specie considerando che la Chiesa è istituzione presente nella maggior parte dei paesi del mondo, con scenari non facilmente prevedibili.
Un esempio su tutti: si osservi il riposizionamento del cardinal Schönborn, passato da ratzingeriano d’acciaio a francescano di titanio con una torsione spirituale per certi versi persino ammirevole. Qualcosa del genere, per quanto in modo meno clamoroso, si verifica in misura maggiore o minore per ogni partecipante ad un conclave.
Spesso e volentieri questi libri sono corredati di due piani di lettura: un testo esplicito destinato al grande pubblico – non a caso, spesso la redazione è supportata da giornalisti professionisti – e un sottotesto denso di messaggi in codice rivolti allo “stato profondo” curiale e cardinalizio.
Se la morte di Ratzinger ha oggettivamente sgombrato il campo dal dilemma “due papi”, allora Gänswein può giocare pubblicamente tre ruoli: quello del martire che ama il suo persecutore, quello del detentore di segreti urticanti che è meglio non stuzzicare, quello dell’esule ribelle.
La distinzione fra i tre ruoli è tutt’altro che netta, all’avversario la prossima mossa. Qualunque cosa accada durante o dopo il regno di Francesco, non è detto che le cose vadano come Gänswein pensa e progetta, ma gioca la sua partita.
C’è un ultimo punto molto serio che lascio in fondo al mio ragionamento, ovvero: se Georg Gänswein avesse effettivamente operato nel senso indicato – quali che siano le motivazioni – è un soggetto credibile?
Se la mia ipotesi fosse fondata, la risposta è no. Si può pensare, ad esempio, che abbia dichiarato di voler bruciare le carte private di Benedetto XVI per nasconderle: se devi bruciarle lo fai e basta, il che rende il fatto che siano esistite e il loro contenuto persino indimostrabile. Se invece dichiari che lo farai, è un modo per allontanare i curiosi – non cercatele, le ho bruciate – ma anche far sapere che esistono. In realtà non le bruci, in attesa di tempi più fausti.
Bisogna poi osservare che la fresca confessione postuma dello stesso Benedetto XVI che si sarebbe dimesso a causa dell’insonnia dimostra il delirio lucido che accompagna alcuni testimoni diretti di Benedetto XVI, e forse anche una strategia tesa a scaricare sul defunto papa tutta una serie di grane che in realtà fanno ombra al successore.
Se però Georg Gänswein non fosse credibile, ciò non di meno può essere creduto. Deve esserlo a condizione che aiuti concretamente i fedeli, che ne hanno il diritto, e lo faccia non con chiacchiere e racconti ma con prove, a capire cosa diavolo è veramente accaduto nella Chiesa in questi anni allucinogeni. Tutt’altro che la verità da lui, e non solo, propalata. Non mi aspetto che lo faccia, ma un giorno potrebbe.
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Tag: benedetto, book-gate, GAENSWEIN, mastro titta
Categoria: Generale
Buongiorno, La ringrazio per la risposta logicamente filante.
Non riesco ad entrate, per incompetenza, nei “giochi” di palazzo.
Ma Le chiedo: Se avesse ragione il Dr. Cionci e venisse fuori che Francesco non è il Papa legittimo? Tutto il ragionamento starebbe in piedi lo stesso?
Un’altra domanda nasce spontanea non essendo scittore di libri: Mons. Gaenswein come ha fatto a scrivere in così poco tempo il libro? Non è che lo avesse scritto già e dato alle stampe solo al ritorno al Padre di Bendetto XVI?
Mi perdoni.
Danke
Sì, starebbe in piedi perché si tratta di strategie di autotutela e promozione personale. Sono autodafè a beneficio di assetti futuri, non attuali. Possono però essere fallimentari, tuttavia non hanno un legame diretto con le tesi di Cionci. Diciamo che “c’è del marcio in Danimarca”, e per il momento accontentiamoci. Anche perché non è la prima volta.
Il libro era pronto da tempo (non so quanto con precisione, ma ad occhio almeno cinque mesi). Per scriverne uno con una certa accuratezza, ci sono molte variabili, ma da almeno un mese a un anno. Ci sono libri che restano in gestazione decenni.
Cordialmente, Mastro Titta.
Grazie.
FRANZ
Troppi intrigi, mastro Titta !
Ma non aveva detto qualcuno “Sia il vostro parlare si si , no , no ?”
Se esiste una situazione simile dentro la Chiesa ovvero una situazione di lotta e di 9intrighi , siamo certi che questa sia esattamente LA VOLONTA’ DI DIO ?
Concordo, ma il pasticcio non l’ho fatto io. Per fare la volontà di Dio bisogna prima credere in Lui: dentro le mura leonine, posso assicurare che il fatterello non sia così scontato.