A Proposito dell'”Acqua Saliente”. Le Riflessioni de Il Matto.
30 Gennaio 2023
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, il nostro Matto offe alla vostra attenzione queste riflessioni sull’acqua, la sua virtù purificatrice, e i pozzi da cui attingerla. Buona lettura e meditazione.
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A PROPOSITO DELL’«ACQUA SALIENTE»
Possa Tu ringiovanire il mio cuore con la fresca acqua di corrente! Possa Tu acconsentire che io abbia il potere sull’acqua così come la Potenza!» Goyon, Papiro egizio – Louvre
Scava dentro di te; dentro è la fonte del bene e può zampillare inesauribile, se continuerai a scavare.
Marco Aurelio
C’è una fontana dentro di te. Non andare in giro con un secchio vuoto.
Jalal ad-din Rumi
Chi ha il cuore puro, ha tutte le acque purificatrici del Gange a casa sua.
Proverbio indiano
Ciò che rende il deserto bello è che da qualche parte nasconde un pozzo.
Antoine de Saint-Exupery
Chi vuole penetrare nel fondo di Dio, in ciò che ha di più intimo, deve prima penetrare nel fondo proprio, in ciò che ha di più intimo, giacché nessuno conosce Dio se prima non conosce se stesso.“
Meister Eckhart
Chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna».
Giovanni
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Le citazioni in incipit ci ricordano che i motivi spirituali tradizionali, nel nostro caso l’acqua quale simbolo di potere rigenerativo e la ricerca interiore, non hanno tempo e luogo. I papiri egizi, per esempio, risalgono fino a qualche millennio a.C., ed è assai improbabile che tali motivi, proprio perché tradizionali, non fossero patrimonio dell’uomo indipendentemente dall’aver lasciato testimonianze scritte quali “prove” per i posteri. Dovette infatti esserci una tradizione esclusivamente orale, cioè la più immediata, diretta, e perciò trascendente tanto le sue messe per iscritto, nelle quali per l’intervento umano inevitabilmente qualcosa si perde o si aggiunge, quanto le relative ermeneutiche, che con i loro limiti umani si esercitano sullo scritto già approssimativo rispetto all’oralità.
Ma ora torniamo a tempi più recenti, e riprendiamo da Giovanni 4, 14: «chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna».
Precisamente, “zampilla” traduce, oltre al greco “hallomenou”, il latino “salientis”, e “saliente” significa “che si muove dal basso verso l’alto”.
Di più, non sarà inutile notare che:
«il termine sorgente indica l’azione dell’andare dal basso verso l’alto (dal latino surgere, come sub-regere, quindi sorgere, ri-sorgere, ecc.); è quindi connesso a qualcosa che dona la capacità di passare dalla posizione orizzontale a quella verticale, quindi alla nascita, alla guarigione […], il termine fonte ha invece il significato di scorrere, e per alcuni, deriva da una probabile radice sanscrita (dhanvati, ciò che scorre). È evidente il collegamento con l’energia della vita ma anche con il tempo, con il fluire, con il trascorrere delle cose, con il trasferimento e il trasportare. Non bisogna dimenticare anche l’omologa radice latina fundere (quindi sciogliere, squagliare, ecc.) connessa ovviamente con la capacità di pulire, purificare, dissolvere. La fontana, la fonte e la sorgente sono quindi collegate alla vita, all’immortalità, alla giovinezza». (Claudio Lanzi – simmetriainstitute.com).
Al riguardo, si può notare la fontana zampillante che, nella stupenda opera di Van Eick, non a caso si trova davanti all’Altare dell’Agnello.
Non è cosa da poco: l’Acqua di Vita, cioè lo Spirito Santo, la Grazia, la Luce, l’Energia trasmutatrice o comunque la si voglia chiamare, non scende dall’alto bensì sgorga dal basso e sale! Perciò, mentre l’acqua naturale scende, a dissetare ma anche a confermare la sete materiale, posto che chi la beve avrà di nuovo sete poiché mortale, l’Acqua soprannaturale sale, come anche dal pozzo!, ad estinguere la sete spirituale, quindi la mortalità.
Ma v’è di più. Riferendosi a chi crede in Lui, Gesù dice in Giovanni 7, 38: «come dice la Scrittura: fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno».
Ora, “seno” traduce il latino “ventre” ed il greco “koilía”: cavità, in questo caso del corpo, ossia “pancia”, “addome”, cui è da associarsi “koilos”: vuoto. Abbiamo quindi una conferma che l’Acqua Viva, l’alchemica “acquavite” (“acqua vitae”) non solo è saliente, ossia muove dal basso verso alto, ma che la sua fonte è vuota, ed è il ventre ov’è concepita anche la vita umana, di cui eccelso esempio è: «Benedetto il frutto del tuo ventre, Gesù». La concezione ha luogo nella pancia, non nella testa! E se ciò è fisicamente scontato, non altrettanto può dirsi della (ri)nascita spirituale (comprendente, si badi, anima e corpo), che nel suo svilupparsi segue il processo inverso a quello naturale. Non una nascita verso il basso, in terra, bensì una (ri)nascita verso l’alto, in cielo, ossia dalla terra verso il cielo.
Il simbolismo vegetale conferma tale processo dal basso verso l’alto:
«Siamo piante che debbono crescere radicate nella terra per fiorire nell’etere e dar frutti».
Johan Peter Hebel, Werke (Opere).
«Niente fiorisce nel cielo che non sia prima germogliato sulla terra». Gustave Thibon, Diagnosi.
Si pensi al chicco di grano nel basso ventre della terra, il quale, morto (ma anche irrorato dall’acqua!), si eleva trasfigurato in spiga verso il cielo. Senza la terra, compresa quella del corpo, lo Spirito resta una chimera. Del resto, anche la resurrezione si dà quale un (ri)salire dal basso della terra/tomba verso il cielo, posto che nascere in basso, sulla terra, vuol dire doversi preparare a morire per risalire verso l’alto e nell’alto rinascere. Troviamo infatti in Giovanni 3, 3 che Gesù dice a Nicodemo: «In verità, in verità ti dico che se uno non è nato di nuovo (dall’alto in altra traduzione del latino “denuo”) non può vedere il regno di Dio», ove quel «di nuovo» indica appunto la Vita nuova, ché nuovo significa giovane, qui trattandosi della giovinezza perenne, cui allude lo stupendo e commovente verso del Salmo 43:
«Introibo ad altare Dei, ad Deum qui laetificat juventutem meam. Salirò all’altare di Dio, a Dio che allieta la mia giovinezza»,
ov’è ribadito il salire, evidentemente dal basso, quale condizione della rinascita dall’alto.
E non sarà un caso che, all’inizio della Messa, il Sacerdote pronunci le parole del Salmo dal basso, prima di salire all’Altare. Parole e gesto, notiamo di passaggio, inopportunamente eliminati dal Novus Ordo, privando così il fedele di un’immagine simbolica visiva-auditiva estremamente importante.
Di fatto, soltanto dal basso della terra si può crescere verso il cielo, ciò bastando a mettere in guardia verso una (pseudo) spiritualità cerebro-intellettualistica, piuttosto diffusa, che scambia il pieno della testa, la zona “alta”, cioè la conoscenza concettuale-nozionistica (dottrine e cultura), per realizzazione spirituale, mentre invece la condizione indispensabile è l’iniziare dal basso, dalla terra, dall’humus (quindi dall’humilitas!), dal vuoto di ogni sapienza umana, in definitiva dalla verginità dell’anima.
L’Acqua Viva zampilla dal basso, e salendo consacra l’uomo re, l’intero uomo di carne, anima e Spirito; re soprattutto di se stesso, e (soltanto) di conseguenza di tutto ciò che lo circonda.
Secondo le parole di Gesù: «come dice la Scrittura», risulta di estremo interesse “come dice” Proverbi 5, 15-20:
Bevi l’acqua della tua cisterna
e quella che zampilla dal tuo pozzo,
perché le tue sorgenti non scorrano al di fuori,
i tuoi ruscelli nelle pubbliche piazze,
ma siano per te solo
e non per degli estranei insieme a te.
Sia benedetta la tua sorgente;
trova gioia nella donna della tua giovinezza:
cerva amabile, gazzella graziosa,
essa s’intrattenga con te;
le sue tenerezze ti inebrino sempre;
sii tu sempre invaghito del suo amore!
Perché, figlio mio, invaghirti d’una straniera
e stringerti al petto di un’estranea?
«L’acqua che zampilla dal tuo pozzo»: di nuovo il pozzo!
«Scava un pozzo nel centro di questo corpo,
o prima ancora che il pozzo sia scavato
lascia che Dio attinga l’acqua.
Impegnati sempre a raschiare la sporcizia dal pozzo»,
dice il sufi Jalal ad-din Rumi, con versi ascetici e criptici alla cui penetrazione non basta la ragione.
Secondo un’interpretazione valida ma non esclusiva del passo dei Proverbi succitato, esso costituisce un’esortazione alla fedeltà coniugale, ma una lettura in senso anagogicoriconduce al motivo dell’acqua che si ha in se stessi, nel basso di se stessi, appunto nel luogo in cui essa “zampilla”, ovvero è “saliente”: il «pozzo», ovvero il vuoto, il koilos, il ventre. Il passo invita pertanto al raccoglimento, al rientrare in se stessi, in grembo a se stessi, onde preservarsi dalla dispersione dell’Acqua «al di fuori, nelle pubbliche piazze», ossia nella dissipazione verso le transeunti questioni terrene.
Ma non basta: chi è la «la donna della giovinezza», di cui sono indicate le meravigliose virtù? E chi è l’insidiosa «straniera»? Per rispondere si ricorre ancora al poeta sufi Rumi, il cui brano dice molto di più di quanto non appaia prima vista, ragion per cui lo si lascia alla perspicacia di chi sta leggendo:
«Sono stato un ricercatore e lo sono ancora, ma ho smesso di guardare libri e stelle e ho iniziato ad ascoltare gli insegnamenti della mia anima».
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Si perdonerà la mattitudine dello scrivente se in quanto sopra egli vede un’omologia, non troppo sorprendente per uno sguardo ciclopico, quindi universale, con il Budo (Vie marziali).
Molto brevemente:
il Budo ci presenta il famoso “hara”, la pancia, il koilos, lo shunya, il vuoto quale centro vitale che si trova in basso e in cui si raccoglie il Ki, l’Energia/Acqua che vivifica scorrendo (deve scorrere, altrimenti imputridisce!), l’uomo e il mondo, e che, dandosi una seria disciplina coinvolgente il corpo non meno che la mente, può rigenerarlo alla Vita soprannaturale, dacché, come rileva Karlfried von Durkheim, «non vi è struttura spirituale né tensione psichica che non si rifletta nella corporeità».
In sintesi, nel Budo si tratta di «render vuoto (kyo) l’alto, e pieno (jitsu) il basso», ossia disostruire la testa e il tronco onde rinforzare la pancia per favorire l’“acqua saliente” che è unificante, trattandosi qui, come si vede, di un processo antitetico a quello inteso in Occidente, ove si pretende che la testa (il cerebro-intellettualismo concettuale) abbia la preminenza. Perciò Maestro Eckhart esorta: «in quest’Uno puro, chiaro, limpido dobbiamo eternamente inabissarci: da Qualcosa al Niente. Che Dio ci aiuti. Amen». Dice «inabissarci», e l’abisso, lo shunya, il koilos, il vuoto, il Niente che è fonte di Tutto si trova in basso, nella pancia, ove muore l’uomo vecchio ed è (ri)concepito l’uomo nuovo che cresce verso l’alto grazie all’Acqua Viva Saliente: l’uomo che sale all’Altare di Dio per non più discenderne, data la ritrovata giovinezza perenne.
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«Il giusto fiorirà come la palma, crescerà come il cedro del Libano» (Salmo 92, 12). E non sarà un caso che la palma e il cedro abbiano radici che vanno molto in profondità, cioè molto in basso, nel ventre della terra, raggiungendo le falde acquifere anche in periodi di siccità e continuando a crescere rigogliosamente verso l’alto.
Si sottolinea «raggiungendo le falde acquifere anche in periodi di siccità», ove la siccità indica il grave momento di sbandamento che sta attraversando l’umanità intera, che però non può pregiudicare il «raggiungimento delle falde acquifere», ossia la Fonte della Vita.
Nel concludere, basti qui un breve ma importante accenno al sistema nervoso enterico situato nella pancia, ove l’intestino è il secondo cervello senza del quale l’uomo sarebbe del tutto inabile con il solo sistema nervoso cerebrale allocato nella testa. Infatti, i due cervelli sono collegati tramite il nervo vago; e non a caso, il sapienziale proverbio romanesco, di indubbio profumo zenipponico, recita:
«Omo de panza, omo de sostanza».
Eh sì, il mondo va male perché le teste prevalgono sulle pance!
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Tag: acqua, matto, pozzo, tanden
Categoria: Generale
Quando leggiamo o ascoltiamo qualcuno, è come se venissimo posti di fronte a uno scrigno a cui ognuno può accedere attraverso una chiave ben precisa; o non accedere affatto.
E così, sintetizzando, questo mi giunge “alla pancia”:
“SE NESSUNO BERRA’ ALLA FONTE DELLA TUA ANIMA, LA SORGENTE DIVERRA’ PANTANO E NON SERVIRA’ PIU’ A NIENTE”.
Il pensiero è di Adriano Stagnaro, un’anima bella, poco conosciuta.
🙏