Benedetto, Francesco: davvero i Vivi Invidiano i Morti? Mastro Titta.
17 Gennaio 2023
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, offriamo alla vostra attenzione questo articolo che un fedele compagno del nostro sito ci ha inviato, e di cui lo ringraziamo di cuore. Buone lettura, e meditazione, e condivisione...
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Benedetto, Francesco: davvero i vivi invidiano i morti?
Scrive Libero che papa Francesco abbia trovato urticante l’enfasi posta dai media vaticani su Benedetto XVI il giorno del suo funerale, offuscando la sua stella, e stia pensando ad un bel rimpasto fra i manovali della comunicazione.
Nel tempo del transumano, bisogna cominciare a postulare il transpapale: un uomo che invidia il funerale altrui, magari arrivando a farsi un tè al curaro per godersi finalmente lo spettacolo del proprio, è roba da altissima letteratura umoristica inglese, un Dickens, un Jerome, un Woodehouse, un Waugh, un Chesterton. Sicuramente faccio torto a qualcuno non citandolo, ma si legge quel che si può.
Fisso con lei, caro Tosatti, alcuni elementi del plot per un racconto che, ne sono più che sicuro, si scriverà da solo, perché nessuno mi soffi l’idea. Dobbiamo tornare alla letteratura, possibilmente di buona qualità, abbandonando il culto dello spiffero etereo e della slabbrata comunicazione social, se vogliamo uscire da questo budello maleodorante. È la metafora dell’arte che introduce il sospetto, il dubbio delle cose eterne più nascoste nell’epoca della Rivelazione di tutto e il suo contrario (Apocalisse?), non la cronaca luminosa e sorridente di bianco vestita.
Venendo alle cose pratiche. Non so, e francamente poco mi cale, che fine faranno gli ottimi Ruffini, Bruni, Monda e Tornielli, professionisti ai quali si può insegnare poco del loro lavoro, e certo non verranno da me a prendere lezioni, che sono l’ultimo dei peones nella materia. Del resto, una minaccia di epurazione funziona meglio dell’epurazione stessa: se epuri, abbandoni il certo scabro per un incerto che è liscio solo nella tua testa. Se non epuri ma minacci soltanto di farlo, è l’azione drammatica in cui eserciti il vero potere. Papa Francesco è un indubbio cultore della disciplina.
Ma è anche, a ben vedere, il lato fragile, il fianco esposto della cancel culture che non trova argini nemmeno nella nostra Santa Madre Chiesa, ed è il motivo per cui qualsiasi impostura, anche la più aggressiva, alla fine miseramente incenerisce: perché non è vero potere. Ecco perché l’Onnipotente lascia fare, lascia bestemmiare, negare, rubare, uccidere, mentire: perché ogni cosa e ogni uomo invariabilmente a Lui torna, da Lui viene e per Lui passa attraverso vie a noi ignote.
Non si è mai vista in televisione (non ancora) una pubblicità su uno qualsiasi dei sacramenti, o per invitare la gente a partecipare alla processione del Corpus Domini: il sacro è ciò che è separato, lo dice la parola. E poi viene meno la ratio del do ut des che è la vera anima del commercio. Dio non vende: dona e offre. Mercanteggiare è prerogativa umana, e dunque anche papale.
Nel caso in esame e per vie burrascose si va definendo una distinzione a mio modo di vedere infetta fra “papa mediatico” e “papa reale”, così come si è tentata la strada nebbiosa fra il “Gesù storico” (tradizione, Vangeli, l’intero corpus dottrinale e magisteriale) e il “Gesù reale”, che invariabilmente prende posto fra i migranti sui canotti in preda ai marosi, si incarna nella tapioca, è “vivo e presente qui e ora”, mescolato a cose umane che più basse non si può, e tutto accetta, tutto redime ed emenda, tutto approva. Una barzelletta horror, che infatti fa molto ridere e molto spaventa.
Concludo: esattamente cosa invidia papa Francesco del defunto papa Benedetto? Il rito esequiale con la cassa di cipresso al centro, condito da un’omelia svogliata e minato dalla nebbia (a proposito di visibile: un tempo, presso i buzzurri primitivi, questi erano segni tangibili del divino che parla)? O c’è dell’altro che riguarda la vita e l’opera del defunto, requiescat in bello? L’oscuro presentimento che la gloria eterna maturi nel tempo e nel silenzio, mentre il fuoco della “visibilità” tutto divora e incenerisce?
Non posso sapere se l’uomo venuto dalla fine del mondo rifletta su queste cose. Posso pensare di no, altrimenti non perderebbe tempo a schiumare rabbia per un morto, invece di farsi un bicchiere alla sua salute. Il fatto è che grazie alla comunicazione immediata, trasparente e infestante, in cui il pettegolezzo è in fondo l’unica notizia genuina, non possiamo saperlo. Tutto è comunicazione, diceva Paul Watzlawick. Tutto è rumore.
Nell’interesse di papa Francesco, del papato e della Chiesa di Cristo, il papa dovrebbe comunicare meno. Molto, molto, molto meno, tornando nell’alveo del sacro. Ruffini & C., da professionisti della comunicazione, dovrebbero innanzitutto aiutarlo a non comunicare. La prima lezione aurea quando ti insegnano a sparare – parlo per esperienza personale – non è come farlo, ma come non farlo. Vale anche per la comunicazione.
Mastro Titta
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Tag: comunicazione, francesco, mastro titta, vaticana
Categoria: Generale
Condivido il suo articolo. Povera Chiesa con un Papa come Bergoglio!
Ed ecco un’altra preghiera.
Affrettati, Cristo, nostro Dio, prima di essere asserviti a dei nemici che ti bestemmiano e che ci minacciano ; disperdi con la tua Croce quelli che ci muovono guerra, sappiamo quanto valga la forza della fede dei veri cristiani, per l’intercessione della Madre di Dio, o solo amico degli uomini.
Salva Signore il tuo popolo e benedici la tua eredità ; dona a chi ci dirige la Vittoria sui nemici della fede, e proteggi con la tua croce questa nazione che ti appartiene.
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Infatti il Papa, quello vero, ha pregato dicendo l’essenziale e invitandocu in ultimo a restare saldi nella fede. Bergoglio per contro sparla di tutto anche della salvezza dei vaccini. Amen.
Infatti il Papa, quello vero, ha pregato dicendo l’essenziale e invitandocu in ultimo a restare saldi nella fede. Bergoglio per contro sparla di tutto anche della salvezza dei vaccini. Amen.
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Aaa
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Per recuperare il sacro perduto sarebbe necessaria una conversione ad U della macchina comunicativa vaticana.
Gli ordini impartiti da Bergoglio erano chiari : dare un’immagine del pontificato e del pontefice che fosse sufficientemente affabile e superficiale da accontentare tutti. Il risultato e’ stato un’aumento esponenziale della confusione.
Ma il sacro non e’ confusione . E’ chiarezza, verita’ , giustizia.
Le dimissioni di Ratzìnger avevano il profumo di una ritirata strategica di fronte ad una aggeressione invisibile ma esistente.
Cosi, il popolo di Dio si e’ schierato dalla parte del perseguitato e non dalla parte del persecutore.
Davvero emblematico, nei giorni di Davos.
La chiesa che guarda soprattutto al mondo e che al mondo rinvia unilateralmente e acriticamente (vedi vaccini e altre cosucce di cronaca del passato e del presente che convergono verso l’agenda 2030 e la cancel culture) si è talmente assoggettata a una prospettiva trans-umana da interpretare una realtà trans-papale!
Per carità: non voglio scivolare nella banalità del male, echeggiando qualche eccesso di zelo per ogni tipo di trans. Basta e avanza registrare la bassezza della percezione e della gestione del funerale di un Papa.
Quanto al sorriderne beh. ci sta: da Jerome a Chesterton l’umorismo qui ci sguazzerebbe a iosa.
Il campione di tutte le misericordie e di ogni tolleranza, l’epigono di ogni diversità, si distingue e si palesa per autoritarismo e taglio di teste qualora l’idea che non è sufficientemente assecondata dai cortigiani sia la sua.
L’ipocrisia rimanda alla simulazione, a quello che appare ma non è vero, insomma alla poca genuinità.
Immaginiamoci un vicario di Cristo (lui che è semplicemente la Verità) che interpreti questa ipocrisia.
E’ proprio trans-papale. Ma per nostra grazia non è necessario correre così avanti: è semplicemente non-papale. Illegittimo. Silurato dal diritto canonico.
La Chiesa è semplicemente in attesa del nuovo Papa.
Quello che fa il Vicario di Cristo.
Il quale, per non somigliare a qualcun altro, dovrebbe guardarsi oltre che dalla superbia e dalla falsità, anche dall’invidia. E qui c’è chi casca rovinosamente.
Bellissimo lo spunto di questo articolo: Dio non vende.
Di più: i venditori li caccia in malo modo dal tempio.
Dio invece offre e dona, chiedendo l’assenso.
Ma il finale è ancor meglio: se parlando fai danni, il miglior modo di non farne è non comunicare nulla.
In attesa di tempi migliori, per se stessi e per la Chiesa.
Se lo dice Libero…. mai fonte fu più degna di fiducia.