Gaenswein, dopo la Rinuncia “C’è Stato Sempre un Solo Papa, e si chiama Francesco”.

2 Gennaio 2023 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, mi sembra interessante offrire alla vostra attenzione questa anticipazione di un’intervista che andrà in onda su Rai Tre giovedì sera, all’arcivescovo Georg Gaenswein, segretario di Benedetto XVI.  Interessante da un punto di vista umano, ma che non chiarisce molto sulle ragioni che hanno spinto Benedetto XVI alla rinuncia. Gaenswein comunque sostiene che in seguito alla rinuncia il papa era ed è Francesco. Buona lettura.

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Monsignor Georg Gänswein, lei ha 66 anni, da 38 è al servizio della Chiesa, oggi è Prefetto della Casa Pontificia ma soprattutto è stato segretario privato del Papa emerito Benedetto XVI, gli è stato accanto fino al momento della morte, e prima nel giorno dell’elezione e in quello della rinuncia che ha stupito il mondo. C’è un’immagine quasi simbolica dell’abdicazione, ed è l’elicottero che porta via il Papa dal Vaticano verso Castel Gandolfo per rientrare nel secolo. Lei c’era, su quell’elicottero. Che cosa ricorda di quell’ultimo atto?

«La prima cosa che ricordo è il congedo del Palazzo apostolico. Io sono stato l’ultimo che ha lasciato l’appartamento, ho spento le luci, questo era per me un atto già molto commovente, ma anche molto triste. Ho chiuso la porta. E poi siamo usciti».

 

Ma chi c’era mi ha detto che lei piangeva: è così?

«Questo è vero, mi sono commosso e quando ho visto… mi perdoni… il cardinale Comastri, quando ho visto lui piangere si è rotto qualcosa in me e ho pianto, sì. Ho cercato di trattenermi, ma la pressione era troppo grande, una specie di tsunami sopra, sotto, accanto. Non sapevo più dov’ero».

 

E il Papa si è commosso?

«Papa Benedetto era in uno stato di tranquillità incredibile, come già nei giorni precedenti».

 

Lei quando ha saputo della scelta del Papa?

«Il Papa me lo ha detto a Castel Gandolfo. Era fine settembre del 2012».

 

Come ha reagito?

«La mia reazione immediata è stata questa: Santo Padre è impossibile, questo proprio non è possibile».

Gli ha detto che non poteva farlo?

«Sì, sì, l’ho detto direttamente, così come parlo con lei adesso. Santo Padre, no. Si deve e si può pensare a ridurre gli impegni, questo sì. Ma lasciare, rinunciare è impossibile. Papa Benedetto mi ha lasciato parlare. E poi ha detto: lei può immaginare che ho pensato bene a questa scelta, ho riflettuto, ho pregato, ho lottato. E ora le comunico una decisione presa, non una tesi da discutere. Non è una quaestio disputanda, è decisa. La dico a lei, e lei adesso non deve dirla a nessuno».

 

C’era già stato tutto il travaglio dentro di lui, dunque, prima della scelta: lei se n’era accorto?

«Io mi ero accorto all’inizio di luglio che il Papa era molto chiuso, molto pensieroso. E pensavo che fosse concentrato sul terzo volume su Gesù, che stava finendo. Quando poi a fine settembre mi ha rivelato la sua scelta ho capito che stavo sbagliando: non era il libro che lo preoccupava, ma era la lotta interna di questa decisione, una sfida».

 

Lei ha tenuto questo segreto per mesi, fino alla notte prima dell’annuncio. Quella sera, salutandovi, cosa vi siete detti?

«Lui prima di ritirarsi è andato in cappella per pregare, come tutti i sacerdoti nella compieta. Lì ha fatto le sue preghiere, ma io non ho chiesto per cosa ha pregato quella sera».

 

E lei ha dormito quella notte?

«Io non ho dormito perché sapevo che il giorno dopo sarebbe stato il giorno della rinuncia. Non sono riuscito a trovare il sonno».

 

Aveva conosciuto il Papa sui libri di scuola, in seminario. Quando lo ha incontrato personalmente?

«Gli ho parlato per la prima volta nel 1995, il 10 gennaio, ventisette anni fa, qui in Vaticano nel Collegio Teutonico. Gli ho spiegato da dove venivo, cosa avevo fatto e quando ha sentito che ero stato sette anni all’Università di Monaco, il ghiaccio si è rotto. La mia prima impressione è indimenticabile: una personalità forte ma molto naturale. Mite ma molto, molto decisa».

 

Tutto cambia il 19 Aprile 2005, alle 17 e 56, quando la fumata bianca trasforma Joseph Ratzinger in Benedetto XVI, 265esimo successore di Pietro. Lei dov’era quel giorno?

«Nell’aula che collega la Cappella Sistina e la Cappella Paolina, la Sala Regia. Dopo un’ora, scoppia un applauso forte. Si poteva sentire da fuori, dov’ero io. Ma i cardinali non applaudono, il conclave non è un concerto. Allora l’unica spiegazione è che hanno scelto, e che il prescelto ha accettato. Poco dopo ricordo “Bum, Bum, Bum”, la grande porta che si apre di colpo e il più giovane cardinale che esce di fretta, dicendo “Abbiamo deciso, c’è il nuovo Papa”. Nient’altro».

 

E lei non sapeva chi era?

«No, non lo sapevo. Finché sporgendomi a guardare per capire, l’ho visto, giù in fondo».

 

Già vestito di bianco?

«Era tutto bianco, anche la faccia. Già i capelli erano bianchi. Poi lo zucchetto candido e il vestito bianco. Ma era pallido, molto pallido. E lì, in quel momento, mi ha guardato. “Santo Padre, ho mormorato, non so cosa dire, auguri, preghiere”. Poi ho detto una cosa importante per me: “Io le prometto il mio servizio, se vuole, in vita e in morte. Durante tutta la mia vita, fino alla morte o anche nella morte».

 

Ma immediatamente prima del Conclave c’era stata quella frase di Ratzinger sulla pedofilia tra i sacerdoti, quando dice “quanta sporcizia nella Chiesa”. Questa denuncia davanti ai cardinali era una specie di programma di governo?

«Non deve dimenticare che da Prefetto era stato il primo, o uno dei primi, a venire a contatto con questa brutta piaga degli abusi. È ovvio che una tale esperienza non può non essere presente nella Via Crucis 2005».

 

Poi c’è la prima omelia all’inizio del pontificato, quando il nuovo Papa dice pregate per me, perché io non fugga per paura davanti ai lupi. Di quali lupi parlava?

«Qualcuno mi ha chiesto se potevo fare qualche nome. Chiedete al Papa stesso, ho risposto, io non so se ha pensato a qualcuno, ma non lo credo. Certamente quell’immagine vuol dire non è facile anche essere coerente, controcorrente, e mantenere questa direzione se molti sono di un’altra opinione».

 

Però si capisce da queste parole che lui aveva la percezione che non sarebbe stato un papato di tranquillità, ma di lotta: se lo aspettava?

«Chi crede che ci possa essere un papato di tranquillità credo che abbia sbagliato la professione».

 

Però forse non immaginavate che questa lotta sarebbe nata proprio all’interno del Vaticano, con scandali sessuali, morali, economici. Una crisi più pesante del previsto?

«La parola scandalo certamente è un po’ forte, ma vero è che durante il pontificato ci sono stati molti problemi, Vatileaks, poi lo Ior. Ma è ovvio che, come direbbe Papa Francesco, il cattivo, il maligno, il diavolo non dorme. È chiaro, cerca sempre di toccare, di colpire dove i nervi sono scoperti, e fa più male».

 

Sta dicendo che ha sentito la presenza del diavolo in quegli anni?

«L’ho sentito in realtà molto contrarie, contro Papa Benedetto».

 

Vatileaks è uno scandalo enorme, fa il giro del mondo. D’altra parte, pensiamo, documenti riservati rubati direttamente dalla scrivania del Papa, dal suo maggiordomo. Com’è stato possibile?

«Qui devo fare una piccola correzione. I documenti non sono stati rubati dalla scrivania di Papa Benedetto, ma dalla mia. Purtroppo me ne sono accorto molto, molto più tardi, troppo tardi. Io ho parlato con Benedetto, chiaramente, gli ho detto Santo Padre, la responsabilità è mia, me la assumo. Le chiedo di destinarmi a un altro lavoro, io mi dimetto. No, no, mi ha risposto: vede, c’era uno che ha tradito persino nei 12, si chiama Giuda. Noi siamo un piccolo gruppo, qui, e rimaniamo insieme».

 

Lei sa che c’è chi pensa che il Papa abbia abdicato sotto una specie di ricatto dopo il furto dei documenti. D’altra parte noi conosciamo le carte che sono state rese pubbliche, ma non sappiamo quali altre carte sono state lette, carpite, quali magari sono state esibite come una minaccia davanti a Benedetto. Cosa risponde a un’ipotesi del genere?

«Lo escludo totalmente. Non c’era nient’altro di peso».

 

Papa Benedetto recentemente è stato chiamato in causa per una vicenda di abusi sessuali del 1980, quando era arcivescovo di Monaco. Lui un anno fa ha scritto una lettera per scusarsi del suo comportamento, dicendo che forse doveva investigare di più, farsi più domande, però al tempo stesso respinge categoricamente l’accusa di aver detto delle bugie. È il sentimento della colpa?

«C’è stato un errore da parte uno dei nostri collaboratori, perché abbiamo dovuto leggere 8.000 pagine della documentazione, e la persona che ha letto le carte ha detto che in quella famosa riunione del 15 gennaio 1980, il Cardinal Ratzinger non era presente».

 

Perché questa bugia?

«Il nostro collaboratore ha sbagliato le date, una cosa brutta. Quando io ho detto Santo Padre, qui abbiamo sbagliato, Benedetto ha deciso di scrivere una lettera personale, così nessuno può dire che non abbia risposto in prima persona».

 

Naturalmente la questione è se questi scandali hanno influito sulla rinuncia di Ratzinger. Lei dice di no, cito le sue parole: non è fuggito dai lupi, ha semplicemente e umilmente ammesso di non avere più la forza per reggere la chiesa di Cristo. Di nuovo i lupi. Le domando, quei lupi il Papa li ha incontrati?

«Io ho parlato una volta di questo con Papa Benedetto, ma tutti questi scandali, come vengono chiamati, non erano anche un motivo per lasciare? No, ha risposto, la questione non ha influito sulla mia rinuncia. L’11 febbraio 2013 ho detto i motivi: mi mancavano le forze e per governare. Per guidare la Chiesa, oggi, servono le forze, altrimenti non funziona».

 

Però Benedetto veniva dopo un Papa come Giovanni Paolo II, che ha vissuto in pubblico la sua malattia e quasi ha offerto la sofferenza del corpo come testimonianza della sua fede, anche in coerenza col suo motto papale: Totus tuus. Come si è confrontato Benedetto con la scelta del suo predecessore?

«Lui mi ha detto una volta: non posso e non voglio copiare il modello di Giovanni Paolo II nella malattia, perché io devo confrontarmi con la mia vita, con le mie scelte, con le mie forze. Ecco perché il Papa si è permesso di fare questa scelta. Che secondo me richiede non soltanto molto coraggio, ma anche moltissima umiltà».

 

Questa scelta pone anche una domanda al teologo Ratzinger, e cioè la tentazione dell’umano di deviare il disegno divino che l’ha portato sulla cattedra di Pietro: l’uomo può farlo?

«L’uomo deve prendere la decisione che in quel momento secondo lui è giusta».

 

Lei era accanto al Papa nel 2009 all’Aquila, davanti alla teca dov’è custodito il corpo di Celestino V, l’unico pontefice che, come Ratzinger, fece liberamente la rinuncia nel 1294; e lei aiuta Benedetto che si è sfilato il pallio a deporlo sulla teca di Celestino V. Perché quel gesto che sembra un’autoprofezia?

«Mettere sulla tomba della Chiesa distrutta di Collemaggio il pallio papale era un gesto di grande onore a Celestino. Ma non c’entra niente con un atto di rinuncia che diventerà realtà alcuni anni più tardi. Escludo un collegamento».

 

Mi racconta il mattino dell’11, il giorno della scelta?

«L’11 febbraio, la Madonna di Lourdes. Abbiamo celebrato la Santa Messa, recitato il breviario, fatto la prima colazione, il Papa si è preparato per il Concistoro. L’ho aiutato a indossare la mozzetta con la stola, poi l’ho accompagnato con un piccolo ascensore dall’appartamento alla seconda loggia. Non abbiamo parlato, niente. Cioè il silenzio era assoluto, perché non era il momento delle parole. Alla fine del Concistoro il Papa dice: Signori cardinali, rimanete qui, devo ancora dirvi una cosa importante per la vita della Chiesa».

 

Ha un foglietto in mano, lo ha scritto lui?

«Sì, direttamente in latino. Io ho chiesto perché, e lui mi ha risposto che un annuncio così si deve fare nella lingua della Chiesa, la lingua madre. Così ha letto quelle parole sono diventate la dichiarazione della rinuncia».

 

Sono le 11:30, l’ora della scelta.

«Si sente dalla voce che il Papa era commosso e affaticato: tutt’e due».

 

Alle 11:46 la notizia fa il giro del mondo. E in qualche modo è l’assoluto che deve fare il conto con il relativo, l’universale che si scontra con la debolezza umana denunciata in pubblico. In questo senso è anche l’irruzione della modernità di un’istituzione che ha 2 mila anni di vita con il Pontefice, rappresentante di Cristo in terra, che rivela la sua fragilità di fronte al peso di reggere la Chiesa universale e anche la responsabilità che ne consegue. È d’accordo con questa lettura?

«Non è una spiegazione completa, ma sono totalmente d’accordo».

 

Il cardinal Ruini mi ha detto di essere rimasto attonito, stupefatto, perché non se l’aspettava minimamente. Lei cosa ricorda delle reazioni di quel momento?

«Quando Papa Benedetto ha cominciato a leggere in latino ho visto un po’ di… come dire… di movimenti, sforzi per intendere meglio, poi poco per volta mi sono accorto che i cardinali stavano percependo che c’era qualcosa di strano. Credo che alcuni abbiano capito subito, mentre altri chiedevano aiuto al vicino. Poi quando il cardinal Sodano ha fatto un breve saluto al Papa in italiano, parlando di fulmine a ciel sereno, tutti si sono resi conto di cosa stava succedendo».

 

 

Perché Benedetto ha scelto per sé la formula di Papa Emerito, sollevando discussioni?

«Ha deciso così lui, personalmente. Penso che davanti a una decisione così eccezionale tornare cardinale sarebbe stato poco naturale. Ma non c’è nessun dubbio che c’è stato sempre un solo Papa, e si chiama Francesco».

 

Lei ha conosciuto personalmente tre Papi, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco. Se io le dico che Wojtyla rappresenta l’anima, Ratzinger la ragione e Francesco il cuore, lei che cosa mi risponde?

«Che tutte e tre le parole sono giuste, ma sono anche troppo semplici».

 

Come è cambiata la vostra vita dopo la rinuncia di Benedetto al trono Pontificio?

«Si cambia da così a così, radicalmente, da un giorno all’altro».

 

Non crede che dopo la rinuncia di Ratzinger il sacro sia diventato più umano?

«Il sacro è il sacro, e ha anche aspetti umani. Io credo che con la sua rinuncia Papa Benedetto abbia anche dimostrato che il Papa, se è sempre il successore di Pietro, rimane una persona umana con tutte le sue forze, ma anche con le sue debolezze».

 

C’è una formula che può definire tutto quello che abbiamo detto, non è la forza che cambia il disegno divino, ma la fragilità dell’uomo: è d’accordo?

«Tutte e due. cioè, ci vuole l’una, ma si deve vivere anche l’altra. Perché ci vuole forza per accettare la propria debolezza».

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41 commenti

  • Marco Matteucci ha detto:

    In pretura
    – Alzatevi, accusata: vi chiamate?
    – Pia Tonzi. – Maritata? – Sissignora.
    – Con prole? – No… con uno che lavora…
    – D’anni? – Ventotto. – Che mestiere fate?

    – Esco la sera verso una cert’ora…
    – Già, comprendo benissimo, abbordate…
    – Oh, dico, sor pretore, rispettate
    l’onorabbilità d’una signora!

    – Ma le guardie vi presero al momento
    che facevate i segni ad un signore,
    scandalizzando tutto il casamento…

    – Loro potranno divve quer che vonno:
    ma io, su le questioni de l’onore,
    fo come li Ministri: nun risponno!
    Trilussa

  • Pietro Romano ha detto:

    Quanta retorica. E quanta ipocrisia da parte del segretario di Benedetto XVI.Imparassero a dire la verità, ogni tanto. E non a raccontare favolette. Perchè la realta di dissoluzione e devastazione e demolizione della Chiesa cattolica – operata dall’interno, ad intra – è ormai una realtà. Drammatica. E ostinarsi a definire “papa” un tale latinoamericano che professa di tutto fuorchè la fede cattolica è qualcosa di assurdo, eclatante. La Chiesa e il cristianesimo si salveranno comunque, l’aveva intuito 50 anni fa il prof. Ratzinger, in seguito del delirio del 68, mediante il ricominciamento di un piccolo resto nel solco della Tradizione latina e dell’antica liturgia, Non di certo dell’esiziale e fallimentare Vaticano II. Mons. Ganswein. dica la verità. Almeno lei. Compia un atto di coraggio perchè alla rinuncia solo volontaria di Benedetto XVI non ci crede nessuno. E che Dio lo abbia in gloria e protegga dal cielo il piccolo resto. In corde Iesu.

    • Alessandro ds ha detto:

      È interessante percepire quante persone abbiano dei disturbi di identità. Sognano talmente tanto di essere delle persone che in realtà non sono, che alla fine il cervello va’ in tilt e iniziano a pensare di essere Napoleone o Giulio Cesare….
      Allo stesso modo nel quale lei pensa di essere un Papa, immagino si chiami Mi nutella sotto falso nome, oppure già si è fatto. Incoronare Pietro II a Piccola Nazareth dalla sua Setta?? 🤣🤣🤣🤣🤣
      Al Conclave fra i papabili chi eravate, lei è il gatto Silvestro?

  • Alessandro ds ha detto:

    Ma sono spariti i commenti? Ma che è successo?

  • SOLDATO AGLI ORDINI DI CRISTO ha detto:

    Mi spieghino, per favore, coloro che sostengono Bergoglio, come fa un seguace di Cristo a volgersi verso le divinità ctonie, Pachamama e quant’altro. Perché è questo l’inaccettabile, il peccato contro lo Spirito Santo. Papa Silvestro II, il papa mago, operava di nascosto. La Chiesa deve portare solo e unicamente la Verità che è Cristo!

  • letitia ha detto:

    Il popolo istintivamente sa la verita’ e intanto accorre alla salma di Papa Benedetto.

    Non lo si puo fermare.

    Sia da vivo che da morto, Papa Benedetto riempie comunque di piu’ San Pietro rispetto all’antipapa Francesco (protagonista del molto show per nulla e al servizio del Nulla).

  • AVV. ESPOSITO ha detto:

    METTETEVI IL CUORE IN PACE. NÉ RATZINGER NÉ BERGOGLIO NÉ SEDE VACANTE. IL PAPA SI CHIAMA VIGANÒ.

  • Alessandro ds ha detto:

    Ma tutti voi che avete tutti la verità in tasca, ma siete proprio sicuri che tutti e 2 i Papi Benedetto e Bergoglio sono veri Papi?
    Ma siete sicuri che sono Stati eletti entrambi regolarmente, anche lo stesso Benedetto? Oppure si può dire di Benedetto che è divenuto un Papa regolare solo grazie ai termini di prescrizione di legge? Mentre Bergoglio ancora non può godere dei termini di prescrizione?
    Ma tanto voi avete tutti la verità in tasca….
    Ricordatevi di Papa Giovanni XXIII, che fu’ uno dei pochi a leggere il vero 3° segreto di Fatima, che lasciò scritto prima della sua morte “e ritrovato e certificato già negli anni 80, ancora prima che Benedetto fosse Papa” Che ai tempi di un Papa chiamato Benedetto XVI ci saranno Stati 2 Papi, ma che nessuno di essi era un “Padre vero” E che ” I fratelli cristiani di Oriente e occidente sarebbero Stati in guerra in quel tempo”.
    Ma tanto voi guardate solo quello che vi pare…..

  • Don Pietro Paolo ha detto:

    Carissimi fratelli ingannati dalle stravaganti ed eretiche fandonie minutelliane: lasciate perdere codici e discorsi criptici che non esistono, ancoratevi alla Rocca di Pietro che non sarà mai smossa, lavorate per la gloria di Gesù Cristo e confidate nel fatto che a condurre la vita della Chiesa è lo Spirito Onnipotente di Dio. Certamente, bisogna darsi da fare per difendere e mantenete la Santità e la purezza della fede e della dottrina cattolica, ma i metodi non sono quelli che hanno adottato questi pseudoprofeti che, senza emulare i veri riformatori della Chiesa, cioè i Santi, hanno creato agglomerati che chiamano la “vera chiesa”, “piccolo resto”. … con cui il Signore Gesù non niente a che fare
    Come uno èil papa? una è la sua diletta Sposa, la Chiesa Cattolica, pasturata dal successore di Pietro, santo o peccatore che sia. Chi non si attiene a questo è un distruttore della Chiesa, anche se è vero che dal loro operato può uscire qualcosa di buono in quanto Dio trae il bene anche dal male. Il primo passo per “rinnovare” la Chiesa è purificare se stessi e, secondo i dettami del Vangelo, porsi e dire la Verità con umiltà e carità. Capisco Cionci che naturalmente deve trovare e inventare una via di salvezza per se stesso (del resto lui ha dimostrato bravura nel costruire fantasticherie), ma non capisco gli altri che stanno ancora al suo seguito. Forse si avvera quanto Gesù dice nella parabola del ricco Epulone: (parafrasando)” se negano l’evidenza, neanche se uno risuscitasse dai morti sarebbero persuasi.

  • Patrick ha detto:

    Beata Katharina Emmerich “Vidi anche il rapporto tra i due Papi … Vidi quanto sarebbero state nefaste le conseguenze di questa falsa chiesa. L’ho veduta aumentare di dimensioni; eretici di ogni tipo venivano nella città [di Roma], Il clero locale tiepido, e vidi una grande oscurità.” (13 maggio 1820)

    “Vedo il Santo Padre in grande angoscia. Egli vive in un palazzo diverso da quello di prima e vi ammette solo un numero limitato di amici a lui vicini. Temo che il Santo Padre soffrirà molte altre prove prima di morire. Vedo che la falsa Chiesa delle tenebre sta facendo progressi, e vedo la tremenda influenza che essa ha sulla gente. ( 10 agosto 1820 )

    ……. Ci chiediamo se i Papi erano due oppure uno. Lei parla di due Papi. Un vero e uno falso. Tutto e sotto gli occhi di tutti. Chi è capace di vedere veda. Non aggiungo altro.

    • Don Pietro Paolo ha detto:

      Patrik, io sono uno di quelli che non vedono. Visto che lei ha buoni occhiali e vede, mi vuole dire, dal momento che la Emmerich non lo dice, qual’era il rapporto tra i due papi? Mi pare che il rapporto tra Benedetto e Francesco, nonostante tutto quello che qualcuno dice, è stato più che ottimo. Inoltre, la Emmerich, di quale papa sta parlando che non sta nella dimora di prima visto che anche Francesco abita a S. Marta e non nel palazzo apostolico? 3. Parlare di falsa chiesa oscurata, necessariamente è da addebitare a tutta Chiesa universale, quando sappiamo che alcune chiese nazionali sono sull’orlo dello scisma? Un’altra domanda: ammesso che le visioni della Emmerich siano genuine così come riportate dal Brentano, cosa di cui io dubito, che valore hanno visto che è un riportare il pensiero di una mistica vissuta in epoca passata con una cultura diversa dalla nostra?
      Mi spiego, il Brentano riporta: “IO VIDI” che non necesssriamente corrisponde a qualcosa di cui il Signore non tollera. Lei era alla finestra del passato che vede il futuro. Immaginiamo lo scandalo e cosa potrebbe dire un uomo del passato se fosse catapultato nel nostro tempo. In ogni caso, Con tutto il rispetto per quello che la Beata ha visto, le sue considerazioni – ma soprattutto quello che alcuni lettori le attribuiscono – non sono del Signore. Per di più, come dice l’apostolo Paolo, la profezia è imperfetta. Allora, non disprezzando le vere profezie, come dice l”apostolo, lasciamo che la Chiesa le riconosca e manteniamo la nostra fede non nelle rivelazioni private, ma sulla Sacra Scrittura e sul bagaglio della Sacra Tradizione.

  • Angelo ha detto:

    Un grandissimo Papa, un gigante della fede e della testimonianza cristiana!!!
    A lui il mio affetto, la mia commozione e la mia ammirazione,
    Da semplice fedele della Chiesa Cattolica, ubbidiente al magistero papale, non mi sono mai permesso di mettere in dubbio le Sue parole le Sue intenzioni e le Sue decisioni, che resteranno ad onore e merito di una carriera ecclesiale e di un magistero straordinari.
    Tutto il resto:
    Le polemiche, le insinuazioni, le prese di posizione scriteriate, verranno spazzate via dalla storia.

  • miserere mei ha detto:

    Per chi ha queste “certezze granitiche” sulla realtà ecclesiale attuale e smania dalla fretta di archiviare la pratica Ratzinger temo che si dovrà ricredere.
    L’attuale ministerium ecclesiale è inguardabile.
    Il munus non ce l’ha nessuno. Dio provvederà.
    Hanno tacitato la Madonna a Fatima, hanno snaturato quasi tutti i sacramenti, hanno svenduto l’anima al WEF…
    Che vuoi che sia un’intervista a un monsignore.

  • Marinella ha detto:

    L intervista le domande nettamente inquisitorie e le risposte del segretario del Santo Padre Benedetto sono leggere quasi da un impaurito non mi sembra un intervista nella VERITÀ ma non importa la VERITÀ verrà alla luce Ciò che Viene da DIO viene sempre alla luce.mi stupisce questa freddezza di Mons.Gaeswein chiaramente impaurito e che ripete tutto ciò che il giornalista gli chiede e vuole sentirsi rispondere??Del resto potrebbe in questo momento di MENZOGNA dire qualcosa di contrario?forse avrebbe il coraggio?

  • andrea cionci ha detto:

    Un vecchio, tipicissimo Codice Ratzinger. “Non c’è nessun dubbio che c’è stato sempre un solo Papa, e si chiama Francesco”. Il papa è sempre stato uno solo, e lo si chiama Francesco, lo si individua in Francesco. Ma ovviamente il papa è Benedetto. Anfibologia pura: quel “si chiama” può voler dire o “ed è Francesco” oppure “lo si individua in Francesco”.

    Fantastici, poi altri due codici: «Non è una spiegazione completa, ma sono totalmente d’accordo». L’irruzione del modernismo nella chiesa è monca, perché attuata con un antipapato.

    «Mettere sulla tomba della Chiesa distrutta di Collemaggio il pallio papale era un gesto di grande onore a Celestino. Ma non c’entra niente con un atto di rinuncia che diventerà realtà alcuni anni più tardi. Escludo un collegamento». Non c’è alcun collegamento con Celestino perché questi aveva abdicato mentre Benedetto no.

    E ancora: “Penso che davanti a una decisione così eccezionale tornare cardinale sarebbe stato poco naturale”. Poco naturale perché la sua natura era quella di papa.

    E così via… Sono pattern che Mons. Gaenswein adatta magistralmente alle domande ma ovviamente chi si ferma alla lettura bergogliana non andrà oltre .

  • sabatino ha detto:

    Adesso che ha da dire il romanziere fantasy Cionci ?
    Mons. Georg Ganswein segretario particolare di Benedetto ha parlato chiaro: ‘c’è stato sempre un solo papa e quello era Francesco’ .
    Cionci non è cattolico, ma un nemico di Cristo e della sua Chiesa con le sue elucubrazioni in realtà ha attaccato la roccia sul quale Cristo ha fondato la sua chiesa ovvero il papato.

  • sabatino ha detto:

    Adesso che ha da dire il romanziere fantasy Cionci ?
    Mons. Georg Ganswein segretario particolare di Benedetto ha parlato chiaro <> .
    Cionci non è cattolico, ma un nemico di Cristo e della sua Chiesa con le sue elucubrazioni in realtà ha attaccato la roccia sul quale Cristo ha fondato la sua chiesa ovvero il papato.

  • paola caporali ha detto:

    Come al solito:”C’è un solo papa” lo dice monsignor Gaenswein. Ai posteri….

  • Marco Matteucci ha detto:

    Il Re è nudo, lunga vita al Re!

  • Federico ha detto:

    “Ma non c’è nessun dubbio che c’è stato sempre un solo Papa, e si chiama Francesco”. frase in puro codice Ratzinger, come tante altre in questa intervista: vi sembra forse che l’ opinione pubblica o i media nazionali ed internazionali nutrano dubbi su chi sia il Papa? Mons. Gaenswein sta semplicemente evidenziando il sentire comune. Diverso sarebbe stato dire: il Papa unico e legittimo è Francesco.

    • Sentinella ha detto:

      Come il segreto di Fatima. Nel 2000 Ratzinger disse che sembrava passato. 10 anni dopo “si illuderebbe chi pensi sia passato”. Ma Ratzinger non si discute, vero?

    • Marco Matteucci ha detto:

      Forse sarebbe stato più corretto dire:
      “…e si fa chiamare Francesco”
      Ma visto i tempi che corrono, può andar bene anche così.
      Da Via della conciliazione in poi metterei un cartello:
      “Attraversamento belve feroci, vietato sporgersi”

      • Gaetano2 ha detto:

        Esatto! Solo che dalla parola “feroci”, dato il contesto, sarebbe più appropriato togliere la “e”…

  • Lucis ha detto:

    ”Non c’è nessun dubbio che c’è sempre ststo un solo papa e si chiama Feancesco”. Però è “innaturale” che Ratzinger ritorni cardinale…. però Ratzinger si faceva chiamare papa, vestiva da papa, si firmava come papa, dava la benedizione del papa.
    Non c’è dubbio. Siamo nel secolo della follia, della distruzione del pensiero, della fine della logica aristotelica. Le stesse assurdità ascoltate in questi anni da parte delle istituzioni civili colpiscono anche la chiesa.
    È un gioco perverso della società civile ed ecclesiale per distruggere il cervello della gente.

    • Sentinella ha detto:

      E’ Ratzinger che non e’ stato chiaro. Oppure ha ragione Cionci. La stessa incongruenza ci sarebbe stata però se avessero eletto Scola. Che stasera in TV ha elogiato i 2 papi. Forse non sapeva della battuta di Suenens. Al conclave dormiva.😵‍💫

  • Sentinella ha detto:

    L’onesta’ di Tosatti . Bravo.

  • Fabio ha detto:

    Giovedì prossimo su RAI 3, alle 23.40 (…), verrà trasmessa l’intervista integrale (registrata qualche giorno prima del decesso, con poco tatto direi). C’è da chiedersi perché questa specificazione arrivi solo ora, mentre non è stata mai fatta in tutti gli anni precedenti, nè da BXVI nè da mons. Georg, quando sarebbe stata così semplice…

  • Sentinella ha detto:

    11 febbraio 2013 ho detto i motivi: mi mancavano le forze e per governare. Per guidare la Chiesa, oggi, servono le forze, altrimenti non funziona».

    Il cardinale Bertone sembra sapesse dalla primavera precedente.
    La frase sopra mi fa’ pensare a un calo di forze “psicologico”.

    Una cosa e’ dire come ci si deve comportare(!ricordiamo che Welby perché volle staccarsi da un respiratore artificiale non ebbe il funerale in chiesa) e un’altra cosa e’ trovarcisi.
    Insomma la chiesa sarebbe “infallibile” per quello che dice non per uello che fanno, pure i papi.

    PS: a me e’ sempre sembrato che Welby fu accanimento terapeutico non eutanasia. O non eutanasia completa . Il suo dramma fu’ essere attaccato a un respiratore da cui non si poteva staccare. Avrebbe dovuto rifiutarlo prima.
    Un pensiero pure ai divorziati e a tutti gli scomunicati.

  • Sentinella ha detto:

    11 febbraio 2013 ho detto i motivi: mi mancavano le forze e per governare. Per guidare la Chiesa, oggi, servono le forze, altrimenti non funziona».

    Il cardinale Bertone sembra sapesse dalla primavera precedente.
    La frase sopra mi fa’ pensare a un calo di forze “psicologico”.

    Una cosa e’ dire come ci si deve comportare(!ricordiamo che Welby perché volle staccarsi da un respiratore artificiale non ebbe il funerale in chiesa) e un’altra cosa e’ trovarcisi.
    Insomma la chiesa sarebbe “infallibile” per quello che dice non Lee quello che fanno, pure i papi.

    PS: a me e’ sempre sembrato che Welby fu accanimento terapeutico non eutanasia. O non eutanasia completa . Il suo dramma fu’ essere attaccato a un respiratore da cui non si poteva staccare. Avrebbe dovuto rifiutarlo prima.
    Un pensiero pure ai divorziati e a tutti gli scomunicati.

  • Sentinella ha detto:

    Domani sulla stampa cartacea dovrebbe uscire un’intervista al cardinale Bertone.

  • Giovanni Cerbai ha detto:

    Intervista di chi? Quando?

  • Jolanda ha detto:

    Che sa’ da fa’ è di per magna’ …..
    Ma Francesco lo metterà a dieta ugualmente

    • Stefano ha detto:

      @ jolanda.
      A dire il vero…un po’ di dieta ( anzi no, parecchia) farebbe bene, e finalmente, a bergoglio. A forza di ingozzarsi e di riempirsi la panza tutti giorno ( mentre predica rigorosamente povertà e sobrietà a destra e a manca…ca va sans dire) è lì grasso da far …vabbe’ ce semo capiti. Ehehehehehe