Crisis Magazine. I Nostri Santi Innocenti di Oggi. L’Olocausto dell’Aborto.

29 Dicembre 2022 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, offriamo alla vostra attenzione, nella traduzione di Vincenzo fedele, che ringraziamo di cuore, questo articolo apparso su Crisis Magazine.  Ieri si ricordavano i Santi Innocenti, le vittime di Erode. Buona lettura e meditazione…

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I nostri santi innocenti oggi

La festa dei Santi Innocenti dovrebbe ricordarci l’olocausto dell’aborto, non i dibattiti sull’immigrazione. I paramenti della Chiesa sono rossi perché i bambini hanno sanguinato e sono morti, non perché la Sacra Famiglia è fuggita.

John M. Grondelski – 28 dic 2022

Oggi, 28 dicembre, è la Festa dei Santi Innocenti . Si commemora la decisione del re Erode di uccidere i bambini di Betlemme e dintorni di età inferiore ai due anni perché si sentiva tradito dai Magi, che non ritornarono per riferirgli dove si trovava “il neonato Re dei Giudei” (Matteo 2 :16-18).  

Il nostro calendario liturgico non è cronologico: ricordiamo il martirio dei Santi Innocenti prima di celebrare l’Epifania (e, negli Stati Uniti, spostiamo quella solennità dalla sua collocazione storica di dodicesima notte a una domenica adiacente). 

Ma, fin dall’inizio, la Chiesa ha cominciato subito a sottolineare, nei giorni immediatamente successivi alla nascita di Gesù, le diverse vie per seguirlo. 

Visto che “non c’è amore più grande che dare la propria vita” (Gv 15,13), il 26 dicembre, il giorno immediatamente successivo a Natale – osservato in molte parti del mondo come il “Secondo giorno di Natale” – è la festa del primo martire della Chiesa, Santo Stefano. Fu un martire di volontà, amore e sangue.

Il 27 dicembre la Chiesa onora l’unico dei 12 Apostoli a non morire martirizzato: San Giovanni Evangelista. Avendo vissuto una vita consacrata a Cristo e, per tradizione, di purezza verginale, Giovanni potrebbe non essere stato ucciso, ma ciò non significa che le persone non ci abbiano provato (ad esempio, dandogli un calice avvelenato) o che non fosse altrimenti perseguitato (Patmos non era certo un’isola greca di vacanza). “Se qualcuno mi segue, prenda la sua croce” (Matteo 16:24-26) si applica a tutti i discepoli di Cristo, anche se muoiono nel loro letto. Giovanni fu un martire della volontà e dell’amore.

Arriviamo infine al 28 dicembre, festa dei Santi Innocenti. Sono morti in testimonianza a Cristo anche se non lo sapevano. Erano martiri di sangue.

Mi concentro sul 28 dicembre perché sono preoccupato che non perdiamo di vista il suo vero significato.

Ho sostenuto a lungo che questo giorno dovrebbe essere designato come giornata nazionale per commemorare coloro che muoiono a causa dell’aborto . Il raccolto della sentenza “Roe” è stato di oltre 60 milioni di vite. Nel suo eccellente libro di prossima pubblicazione, “The Story of Abortion in America” , Marvin Olasky fa un ottimo lavoro nel far vedere come gli americani siano sempre stati schizofrenici riguardo alla politica sull’aborto, documentando come, spesso – anche quando quasi tutti gli stati avevano in vigore leggi protettive a favore della vita – le autorità guardavano ripetutamente dall’altra parte mentre gli abortisti esercitavano il loro sanguinoso commercio, spesso incentivati da “contributi politici”, o semplicemente dalle vecchie tangenti, per garantire lo sviamento di quello sguardo.  

Anche sulla scia della sentenza Dobbs e della gradita scomparsa di Roe, l’aborto continua in America e in tutto il mondo, spesso incoraggiato dagli stessi cattolici. Quindi, l’espiazione dell’America per il sangue sulle proprie mani non è finita.

Sì, i vescovi hanno designato il giorno della settimana più vicino al 22 gennaio come “Giornata di preghiera per la protezione legale dei nascituri” e tale compito deve continuare, anche se Roe è finito nel posto che meritava, cioè nel bidone della spazzatura delle deformità costituzionali. È particolarmente rilevante il prossimo mese, quando Roe avrebbe compiuto 50 anni. Però (a.) l’aborto è diventato un fenomeno mondiale, non solo americano, e (b.) il nesso del massacro degli innocenti con la vita stessa di Cristo – l’essenza dei Santi Innocenti – non dovrebbe essere trascurato.

Ma le mie preoccupazioni riguardo al 28 dicembre sono molto più immediate.

Nel 2020, sia il biografo papale Austen Ivereigh che il padre gesuita James Martin hanno utilizzato il 28 dicembre per twittare sull’immigrazione . Ho continuato ad attaccare questo tentativo di sbarazzarsi del significato di questa giornata: i paramenti della Chiesa sono rossi perché i bambini hanno sanguinato e sono morti , non perché la Sacra Famiglia è fuggita.

C’è sempre stato un certo settore nella Chiesa, specialmente negli Stati Uniti, che impallidisce nel chiamare omicidio l’omicidio. L’aborto è sempre stato l’unico problema a presentare sbavature per mantenersi politicamente in sella, ostacolando gli sforzi per fare causa comune con la sinistra politica. Risolvere quel problema è quindi sempre stato importante per quel settore.

A volte accade, accatastando uno sopra l’altro tutte le tipologie dei “problemi della vita”, che il risultato pratico sia che l’uccisione dei nascituri venga sepolta tra la riforma dell’immigrazione e altre cose. Forse alcuni sono motivati  da una “coerenza etica della vita” puramente religiosa, ma ammetto che (a.) l’effetto livellante dello squallore della vita è un valore che non mi ha mai convinto e (b.) ho sempre avuto il sospetto che ci fossero altri incentivi mescolati ai motivi etici dichiarati dai suoi fautori.  

In tandem con questo c’è, di solito, lo sforzo di minimizzare, se non negare, che l’aborto sia il problema “preminente” della vita dei nostri tempi. Abbiamo almeno un cardinale americano e una pluralità, non piccola, della gerarchia americana che lo afferma. Per coloro che, invece, rivendicano fedeltà al Concilio Vaticano II, la loro ottica di guardare ai “segni dei tempi” sembra gravemente carente nelle loro aperture, perché – con l’Istituto Guttmacher che afferma che ci sono 73 milioni di aborti all’anno in tutto il mondo, ed una parte non piccola ha luogo in terre relativamente ricche e che sono state a lungo evangelizzate dal Vangelo cristiano – difficilmente si può negare che l’uccisione globale dei nascituri oggi rivaleggia, se non supera in termini di portata, ciò che una volta era la schiavitù.  

Nel post-Dobbs, temo che ci saranno sforzi da parte di alcuni di questi settori per “andare avanti” dal nostro “ristretto” focus sulla vita per “espandere i nostri orizzonti“. Senza dubbio Papa Francesco sarà invocato, in particolare, per le sue preoccupazioni su migrazione e rifugiati.  

Non abboccare a quell’esca. Il sangue di 73 milioni di vite ogni anno grida vendetta al Cielo in tutto il mondo. Quello che ricordiamo il 28 dicembre è la morte di ragazzi maschi a Betlemme perché erano bambini ed erano maschi e perché avrebbero potuto rappresentare una minaccia per i poteri costituiti, quindi erano tutti scomodi. 

Quella mentalità contro la vita non ebbe termine sul letto di morte di Erode; è viva e vegeta e si propaga in segmenti non marginali del mondo culturale  che fa opinione oggi. E’ vero che ogni società ha ucciso, ma la vera  “conquista” del 20 ° secolo è che varie società hanno iniziato a trattare l’opzione dell’omicidio – dei non nati, degli anziani, dei malati, delle minoranze indesiderate – come un problema di ordine civico e l’hanno ritenuto “buono”.

Il fatto che, essendo stata rimossa la camicia di forza di Roe , gli elettori americani in California, Michigan e Vermont, l’8 novembre, abbiano scelto liberamente – per la prima volta nella storia degli Stati Uniti – di inserire nella loro legislazione l’aborto come diritto costituzionale indica che Dobbs non è certo la fine di questa lotta. In effetti, possiamo probabilmente adattare Churchill nel riconoscere che “questa non è la fine. Non è nemmeno l’inizio della fine. Ma, forse, è la fine dell’inizio”.

Il 28 dicembre non dobbiamo perdere di vista quella prospettiva sostituendo altre cause. Possiamo pregare di essere “alla fine dell’inizio” e tenere gli occhi ben fissi – dove conta di più, in chiesa, in ginocchio – verso dove dobbiamo ancora puntare.

[Immagine: Sacro Monte di Varallo (Varallo Sesia, Italia), Cappella 11 – Strage degli Innocenti, Statue fittili policrome di Giacomo Paracca, 1587 circa]

 

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