Veronica Cireneo. Se non è Concreta…Preghiera di Natale: Donaci Santi Sacerdoti.
26 Dicembre 2022
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Veronica Cireneo ci offre questa riflessione sui tempi drammatici che la Chiesa sta vivendo. Come di consueto, per desiderio dell’autrice i commenti sono disattivati.
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“Se non è concreta, non è fede” (parte X)
Buon Natale,Gesù Bambino:donaci santi sacerdoti
“… per farci vivere nella tua grazia:
donaci sacerdoti santi.
Per unirci a Te nella SS.ma Eucarestia:
donaci sacerdoti santi.
Per farci amare la Tua Madre Immacolata:
donaci sacerdoti santi.
Affinché tutti i tuoi fedeli siano luce del mondo
e sale della terra: donaci sacerdoti santi”.
Amen
Solo quando mio padre (ateo per una vita e convertitosi in extremis grazie alle preghiere di chissà quante anime, lo scopriremo in Cielo, oltre alle mie che negli ultimi tre anni della sua vita furono incessanti) trapasso’ all’età di 88 anni, la mamma che atea non era mai stata, poté riprendere ad avere con la Chiesa il rapporto che aveva sempre sognato.
La mamma amava molto i sacerdoti. Appena le era consentito dalle circostanze, faceva per loro tutto quello che era nelle sue possibilità, senza risparmiarsi. Era un’ottima ricamatrice. Aveva imparato all’età di 8 anni e non trascorse un giorno della sua vita, che si concluse a 92 anni circa, senza tenere almeno un’ora ago e telaio tra le dita.
Ad ogni chiesa della città aveva gratuitamente donato, dopo averli confezionati a mano su tessuti di pregiatissimo lino, servizi da messa con tanto di pizzi e ricami dalle complesse geometrie e ghirigori.
Erano così perfetti i suoi capolavori che, sparsasi la voce, ordini per servizi da messa le arrivavano di frequente anche dall’estero.
L’amore e la venerazione della mamma per i sacerdoti è stato l’esempio attraverso il quale ho appreso lo spessore della loro importanza e sacralità. La mamma era molto mite. Accondiscendente e servizievole. Mai si sarebbe permessa di contestarne uno.
Io no. Ho sempre amato vedere chiaro nelle cose. Soprattutto con i sacerdoti, che ho molto amato e amo ancora, anch’io.
Ho avuto la grazia di conoscerne molti, con i quali ho avuto rapporti di grande rispetto e dialogo e quando qualcosa non mi quadrava, non potevo tacere.
Tutto questo è accaduto, mentre il disastro nella chiesa si faceva così evidente, da mordere l’anima.
Ho visto alcuni di loro perdersi più o meno irreparabilmente, con mio grande dolore e patimento.
Prima che questo avvenisse ho fatto di tutto per indicare e spiegare l’errore della strada che avevano intrapreso.
Quante lacrime ho versato. Che dolore vedere un ministro del sole divenire ministro delle tenebre. Che liti! Che scontri! Che rimproveri!
Ne ricordo uno in particolare, un francescano, che aveva grande dono della parola: le sue omelie brevissime erano molto pungenti ed efficaci per la mente e per lo spirito. Chirurgico il taglio espressivo per incedere nei cuori. Ma stava perdendo la virtù della purezza, dando doloroso scandalo. In privato, lo redarguii severamente (sostenuta nel dubbio circa l’opportunità della correzione dalle parole di San Crisostomo:”Chi si adira senza motivo sarà colpevole; chi, invece, si adira con un motivo non sarà colpevole: se l’ira non ci fosse… i crimini non sarebbero repressi» -hom. 11).
Un giorno presa da grande sconforto, per il rischio continuo che sfiorava di perdersi, non potetti che supplicare il Cielo. Mi ripresi un po’ solo dopo aver recitato per lui nove corone del Rosario, consecutivamente. Ricordo ancora come un pilastro nella mia vita di fede quel pomeriggio di sola preghiera.
A seguito di quelle correzioni, per un paio di anni non mi rivolse la parola, finché un giorno all’improvviso, si riaffaccio’ nella mia vita telefonica, così dicendo: “Ringrazio Dio per aver incontrato una persona come te. Nessuno mai mi aveva parlato così chiaramente. Dio ti benedica”. Due anni ed era guarito! Deo gratias.
Oltre a lui, tra i sacerdoti che ho conosciuto, centinaia, che pongo nella loro interezza tra i Sacratissimi Cuori di Gesù, Giuseppe e Maria per avermi fornito i sacramenti: dal battesimo, all’ultima Confessione e Comunione, ricordo con particolare affetto e simpatia altri due o tre.
Ce n’era uno, tal don Giuseppe, diocesano, che aveva un modo di porsi davvero singolare.
Ogni volta che qualcuno gli si avvicinava con rispetto ed amorevolezza per parlargli, la sua prima reazione, appena la faccia dell’astante gli si faceva a portata di mano, gli mollava una di quelle belle sonore sberle, da voltargli la faccia.
Ma mollava la sberla con un sorriso così giocoso e gioioso, che era impossibile non sorridere con lui.
E ancora prima che qualcuno, tra i più coraggiosi, gli avesse chiesto il motivo dello schiaffo, previdente esordiva: “Sei stato bravo? Mica tanto! Cerca di essere bravo!”
Così diceva a tutti quelli che prendevano le sue sberle penitenziali. Erano così abituali che, chiunque lo conoscesse, ad un certo punto offriva da solo la guancia, sapendo che prima di qualunque discorso, da lì bisognava passare.
Ma il caro don Giuseppe, pace all’anima Sua, ad un certo punto inizio’ a soffrire di depressione.
La mamma lo venne a sapere e gli domandò se avesse potuto fare qualcosa per lui. Le rispose:”Sì. Voglio parlare con tua figlia”.
Andai da lui. Era molto triste.
Lo caricai in macchina e partimmo per andare dove le ruote ci portarono. Ricordo che all’ affermazione che mi informava brevemente del Suo stato, presi parlare a lungo. Viaggiamo un’oretta, anche un po’ in tondo, fino a quando mi interruppe dicendo: “Va bene. Basta così. Sto bene ora. Ti ringrazio. Dio ti benedica” .
Scese dall’auto e della depressione non seppe più nulla fino alla sua veneranda età.
Io non ricordo cosa gli dissi esattamente. Sono passati tantissimi anni, però ricordo che prima di proferire parola, formulai un pensiero al Cielo: “Dio benedetto, suggerisci tu, perché io non so proprio da dove partire per risollevarlo da questo stato di prostrazione”.
Così accadde che uscirono parole dalla mia bocca che solo al pronunciarle beneficavano pure me.
Ricordo un altro sacerdote del quale, fin dalla prima volta che lo intravidi, era inginocchiato in fondo ad una chiesa, ebbi forte l’impressione che fosse un eletto.
Lo venerai particolarmente, ma… anche lui dopo un po’ fece vedere sorci verdi a più di un parrocchiano.
Sgradevolmente dovetti ripetere l’invettiva, adattandola al caso specifico.
Una volta, due volte, tre volte… fiumi di parole per dirgli che era uscito dal seminato; che tra il sacerdote sull’altare – sempre molto solenne nei modi di celebrare, preciso nelle omelie sempre fedeli al magistero – e l’uomo al di fuori dell’altare c’era un abisso da fracassare e inghiottire i cuori. Negava.
Diceva che Dio ci ha fatto liberi. Dimenticava che Dio ci ha fatto liberi di amarLo. Liberi di esserGli fedeli. Gli ricordavo che in nessuna parte del Vangelo è scritto che Dio abbia mai autorizzato qualcuno a offenderlo, né è scritto che abbia mai legittimato il peccato. Non capiva. Che disperazione!
Personalmente sono stata anche accusata e aggredita un paio di volte per colpe inesistenti. Evidentemente il mio spirito infastidiva il suo.
Una volta mentre passeggiavo in un bosco vidi sulla chioma di un albero apparire la Madonna in lacrime.
Restai turbata. Mi fermai. Mi appoggiai ad uno steccato. Poi dovetti inginocchiarmi, prima che cadessi a terra, poiché Quelle Lacrime mi piegarono in due per lo sconforto.
“Perché piangi Madre?” Le chiesi
“Vedi quel sacerdote lì?” Mi indica, e visualizzo di spalle, il sacerdote in questione, perfettamente riconoscibile, per i consueti abiti che in quel periodo indossava – non certo la talare – ma jeans e bomber. Rispondo: “Sì. Ho capito. Lo conosco!”
Riprende:”Sapessi quante lacrime fa versare a Mio Figlio. A Mio Figlio e a Me. Fa versare tante lacrime proprio a noi. A Noi che lo amiamo così tanto…!”
Rispondo: “Ma alla fine di ogni messa si consacra a Te, con grande devozione, Madre…! Come è possibile che accada questo?”
Incalza:”Sì alla fine della Messa si consacra a Me, ma fuori dalla Messa Mi dà meno considerazione di quanta se ne darebbe ad una prostituta” .
Parole dure. Durissime. Dolorosissime. Un pugno nello stomaco.
Ero con un paio di amici che mi soccorsero tempestivamente credendomi vittima di un malore, tanto ero piegata a terra con le mani sul cuore, perché non mi si spezzasse.
Li tranquillizzai con un sorriso:”Sto meglio, grazie!”
Senza scendere nei particolari, feci in modo di far sapere al sacerdote in questione qualcosina di quanto avevo appreso dal Cielo, ma anche in quel caso senza esito alcuno.
Mi allontanati da lui. Dopo quella visione non riuscivo più a guardarlo in faccia senza ricordare le Lacrime di Maria, che mi rinnovano la piaga. Decisi di tacere. Decisi di pregare. Solo quello mi restava da fare per Lui.
Oggi, che da quell’avvenimento e dal mio silenzio, sono passati circa un paio d’anni in cui ho solo implorato il Cielo perché ricevesse le Grazie necessarie di conversione che si devono ad un eletto, ho avuto modo di vedere il miracolo della sua conversione.
C’è un tempo per parlare, un tempo per tacere.
Ciascuno ha i suoi tempi. Anche Dio li ha.
FacciamoLo lavorare in pace nelle anime.
Spesso le nostre parole si interpongono come ostacoli al paziente lavorio della Grazia.
Mentre mai si oppone al lavorio della Grazia santificante la preghiera e lo stare in ginocchio. Tempi ideali fisicamente e spiritualmente sempre troppo poco frequentati, seppur efficacissimi.
Infine riporterò qualche dettaglio abbastanza sconcertante di un sacerdote molto mite, sempre disponibile per i fedeli, lieto, rilassato che trasmette pace ovunque vada, ma così obbediente alla falsa chiesa e alle sue stravaganti novità liturgiche e politiche, da rendermi necessaria la diserzione da quasi tutte le sue celebrazioni.
Con lui ho discusso apertamente più di una volta su questi temi, senza mai arrivare allo scontro in virtù della sua mitezza e senza mai arrivare ad un accordo, permanendo ciascuno sulle proprie posizioni: “retrograda” la mia, “modernista” la Sua.
Eppure da questo sacerdote, dal quale non mi sarei aspettata nulla di serio, nulla di buono, nulla di vero, le volte che sono stata costretta, per mancanza di alternativa, a rivolgermi a Lui per qualche confessione, la mia anima è stata di molto arricchita e rinfrancata.
Cosa mi stupisce in tutto quanto narrato?
Mi stupisce come lo Spirito Santo in Persona guidi sul Suo cammino ciascuno che lo voglia con segnaletica antiscivolamento, pur in questo tempo ridicolo di smarrimento.
Mi stupisce l’aver appreso che le persone che ci fanno soffrire sono le anime che Gesù ci assegna per collaborare alla loro salvezza.
Salvezza subordinata all’offerta per loro,delle nostre preghiere e sacrifici.
Mi stupisce come la salvezza sia così a portata di mano e di quanto sia facile amare nel nome di Dio.
Allora, donaci santi sacerdoti Gesù Bambino, per i meriti della Tua Santa Infanzia!
Benedici e conferma i tuoi ministri, delle parole e dell’esempio dei quali abbiamo molto bisogno, come Tu hai bisogno delle loro Mani per creare Te Stesso da poco pane e poco vino.
Buon compleanno, pargoletto! Qui c’è chi ti desidera nella stalla del proprio cuore. Sei il Benvenuto!
Veronica Cireneo
(Santo Natale 2022)
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Tag: natale, sacerdoti, veronica cireneo
Categoria: Generale