Non basta la difesa del cardinale vicario di Roma De Donatisi, di padre Rupnik, su accuse che un suo confratello, il vescovo ausiliare di Roma Daniele Libanori – anch’egli gesuita, inviato tempo fa dal Vaticano a compiere un’indagine nella comunità di Lubiana, poi commissariata ha giudicato vere. Libanori ha scritto una lettera ai parroci del settore centro di Roma: “Mi sforzo di fare tacere i sentimenti che provo dinanzi a testimonianze sconvolgenti, provocate da silenzi arroganti, che spiattellano davanti al mondo il putridume di cui sono impastate talune scuole spirituali”. Parla della “verità tremenda dei fatti contestati”. E dice: “Le persone ferite e offese, che hanno visto la loro vita rovinata dal male patito e dal silenzio complice, hanno diritto di essere risarcite anche pubblicamente nella loro dignità, ora che tutto è venuto alla luce. La Chiesa – noi – abbiamo il dovere di un serio esame di coscienza e chi sa di avere delle responsabilità deve riconoscerle e chiedere umilmente perdono al mondo per lo scandalo…Tutti noi vogliamo la verità. Ne abbiamo diritto. Cercarla è un preciso dovere”.
Ma quello che manca, ed è un silenzio, enorme, clamoroso, e devastante, è la risposta alla richiesta giusta e precisa di mons. Libanori”…chi sa di avere delle responsabilità deve riconoscerle e chiedere umilmente perdono al mondo per lo scandalo…”. Chi dovrebbe farlo, se non la persona che ha tolto la scomunica per quello che è uno degli atti più gravi che un sacerdote possa commettere, assolvere un complice? Ma il “curriculum” di papa Bergoglio sugli abusi, le complicità, le coperture, a partire da quando era arcivescovo a Buenos Aires e poi a scendere per li rami, fimo a Mc Carrick, Zanchetta, Pineda e via abusando, fa pensare che questo gesto non verrà mai compiuto. Che pena, che disastro.
Vergogna. Quelle del Cardinale Vicario di Roma Angelo De Donatis Sembrano le dichiarazioni dell’avvocato difensore di Rupnik (ma forse lo è sempre stato):
“P. Rupnik finora aveva prestato numerosi e preziosi servizi […] la sua diuturna collaborazione […] noi ministri di Cristo non possiamo essere meno garantisti e caritatevoli di uno Stato laico, trasformando de plano una denuncia in reato. I giudizi che vediamo diffondersi da parte di molti con particolare veemenza, non sembrano manifestare né un criterio evangelico di ricerca della verità, né un criterio di base su cui si fonda ogni stato di diritto […]”.
C’è stata o non c’è sta una condanna per “assoluzione del complice”? Perlomeno questa è certa. O dobbiamo essere garantisti anche su questa?
Si vede che nella sua “diuturna collaborazione” e con i suoi “preziosi servizi” alla Diocesi di Roma trovava anche il tempo di fare certe cose…
Il solito “fulmine a ciel sereno” con cui di solito molti Vescovi difendono noti molestatori seriali?
QUI gli altri post di MiL sul caso Rupnik.
Luigi
(Vicariato di Roma) La Diocesi di Roma, fedele alla sua missione di presiedere nella carità, confortata dal discernimento del suo Pastore Supremo, sente doveroso pronunciarsi su un caso, ormai conclamato, di accusa a livello mediatico ad un chierico, P. Marko Ivan Rupnik S.J., membro della Compagnia di Gesù, Istituto Religioso di Diritto Pontificio, incolpato di pesanti abusi di vario genere, protratti nel tempo, a danno di diverse persone, a partire dall’inizio degli anni Novanta, in Slovenia e in Italia.
L’attuale pronuncia del Vicariato di Roma si deve intendere rispettosa delle competenze e decisioni dei legittimi Superiori di P. Rupnik, nonché delle determinazioni di tutte le Istanze che si sono occupate del suo caso, soprattutto negli ultimi mesi, in particolare del Dicastero per la Dottrina della Fede. Invero, il chierico finora ha avuto un rapporto di carattere pastorale a più livelli con la Diocesi di Roma, ma non si trova in una posizione di sottomissione gerarchica al Cardinale Vicario a livello disciplinare ed eventualmente penale.
P. Rupnik finora aveva prestato numerosi e preziosi servizi di carattere ministeriale alla Chiesa di Roma: tra i tanti, che hanno segnato la sua diuturna collaborazione, il cui inizio risale a molti anni orsono, spiccano in particolare l’attività di predicatore di ritiri ed esercizi, soprattutto al Clero romano, e l’attività artistica che lo ha portato fra l’altro a decorare anche la Cappella del Seminario Romano Maggiore.
Tutta la Diocesi, di fronte a questa sconcertante comunicazione, soprattutto mediatica, che disorienta il Popolo di Dio, sta vivendo con preoccupazione e sgomento queste ore, consapevole dell’estrema delicatezza della situazione, che – va ribadito – è stata ampiamente trattata in sedi giudiziali che esulano del tutto dalla competenza del Cardinale Vicario, e che ora viene gestita autonomamente dai legittimi Superiori di P. Rupnik, come ci è stato comunicato in data 16 dicembre u.s., Prot. DIR-SOLI 22/006, a firma del Delegato DIR, P. Johan Verschueren S.J.
La Diocesi di Roma, che non era consapevole fino a tempi recenti delle problematiche sollevate, non può entrare nel merito delle determinazioni assunte da altri, ma assicura, anche a nome del suo Vescovo, ogni supporto necessario per l’auspicabile soluzione positiva del caso, che risani le ferite inferte alle persone e al corpo ecclesiale, portando per quanto possibile a fare piena luce e verità sull’accaduto: quella verità che sola ci rende liberi (Gv 8,32).
È dovere della Chiesa applicare i criteri della verità, che sono quelli di Dio, con i quali Lui ci guarda e ci giudica. Essa ha due mandati inalienabili che sono al contempo anche doveri: stare vicino a chi soffre e attuare i criteri di verità e di giustizia desunti dal Vangelo. Nel caso che la sta scuotendo è bene si proceda secondo una strada certa: noi ministri di Cristo non possiamo essere meno garantisti e caritatevoli di uno Stato laico, trasformando de plano una denuncia in reato. I giudizi che vediamo diffondersi da parte di molti con particolare veemenza, non sembrano manifestare né un criterio evangelico di ricerca della verità, né un criterio di base su cui si fonda ogni stato di diritto, a verbis legis non est recedendum.
La Chiesa che è in Roma in questo momento ritiene primario e fondamentale accogliere con profondo rispetto il dolore e la sofferenza di tutte le persone coinvolte in questa vicenda, soprattutto in questo tempo liturgico dell’anno che chiama tutti a riconoscere in Cristo Salvatore l’unico in grado di guarire le ferite del cuore dell’uomo.
In particolare, la Diocesi di Roma assicura tutta la collaborazione necessaria alla Compagnia di Gesù e alle Superiori Istanze per l’attuazione del Decreto Prot. DIR-SOLI 22/005 del 16 dicembre u.s., a firma del Delegato DIR, P. Johan Verschueren S.J., nei termini di legge canonica. Questo comporterà verosimilmente, tra l’altro, anche una serie di provvedimenti rispetto agli uffici canonici diocesani – gli unici direttamente soggetti all’autorità del Cardinale Vicario – di cui P. Rupnik è investito tutt’ora, in particolare quello di Rettore della Chiesa S. Filippo Neri all’Esquilino e di Membro della Commissione Diocesana per l’Arte Sacra ed i Beni Culturali.
La Diocesi di Roma è altresì consapevole di dover riflettere ed eventualmente prendere provvedimenti rispetto ad un’attività che già da molti anni è stata avviata da P. Rupnik e dai suoi Collaboratori anche nel nostro ambito diocesano: si tratta del noto “Centro Aletti”, avviato nei primi anni Novanta, poi sviluppatosi e cresciuto sotto l’autorità della Compagnia di Gesù e finalmente diventato, il 5 giugno 2019 (cf. Decreto Prot. n. 349/19), Associazione Pubblica di Fedeli della Diocesi di Roma, della quale è attualmente Direttrice la Dott.ssa Maria Campatelli.
Affidiamo tutto alla misericordia del Signore e al prudente discernimento di chi è chiamato a prendere decisioni sulle persone coinvolte.
Angelo Card. DE DONATIS
Vicario Generale di Sua Santità
per la Diocesi di Roma
23 dicembre 2022
In attesa di sentenza, saggezza vuole che si isoli l’imputato in una sorta di eremitaggio per evitare che possa ancora eventualmente continuare a nuocere a qualcuno. Il silenzio e l’isolamento possono far ritrovare sè stessi ma non si potrà, in caso di colpevolezza, continuare a prestare servizio nella Chiesa. Non è lecito scandalizzare i piccoli. Nella nuova chiesa di S. Giovanni Rotondo, sfarzosa di mosaici dorati realizzati da Rupnik, dopo conferma di colpevolezza forse sarebbe meglio camminare al buoi o ad occhi chiusi, o ancor meglio rifarci sopra un intonaco a gesso.
Questa è un’esagerazione, perché con lo stesso criterio si dovrebbero buttare via le opere d’arte di altri Autori, ad esempio di Caravaggio.
Se poi le opere di Rupnik siano artistiche è ancora un altro discorso.
Per don Ettore Barbieri: Dopo 15 anni come aiuto esorcista le posso testimoniare quanto oggetti o luoghi infestati dal male possano danneggiare le anime. Le ricordo che è risaputo che la nuova Chiesa di s. Pio a s. Giovanni Rotondo e’ piena di simboli massonici e che chi ha commissionato i lavori ben sapeva chi erano gli artisti ed il loro curriculum spirituale. La chiesa non è un museo ma un luogo che deve invogliare al raccoglimento e alla preghiera. Si faccia un giro in quella chiesa e mi dica che sensazioni le ha prodotto.
Di cosa si deve scusare? Di aver legittimamente tolto la scomunica data per ragioni che non c’entrano con gli abusi? La mamma dell’autore di questo blog chiederà mai scusa per aver inquinato il pianeta mettendolo al mondo?
Caro Carlo se non capisce gli articoli, perché deve commentare? Se non riesce a vedere la discrepanza fra declamazioni e fatti concreti, ripetuti molte volte nel corso degli anni, perché non se lo fa spiegare da qualcuno con un disegno? Magari anche semplice, visto il suo livello…
Io ho commentato il titolo inventato da Tosatti. Se il papa si deve scusare Tosatti deve suicidarsi. Oltretutto non si capisce con che cervello si può volere la scomunica di Rupnik e poi non la si chiede per uno scismatico come Cionci , pubblicandone anzi l’immondizia. Zero cervello, zero dignità.
Sciocchino, la scomunica non la voglio io. Dovrebbe volerla quello che a chiacchiere dice di volere onestà trasparenza e virtù e poi protegge certi personaggi. Cionci espone delle tesi, più o meno condivisibili.Direi che è legittimo. O no? Scusarsi, cioè spiegare il perché di una decisione legata a uno dei crimini più gravi che un consacrato possa compiere direi che è il minimo.
… invece la mamma degli imbecilli è sempre incinta e ne ha messo al mondo uno che scrive sempre “commenti” offensivi oltre che inutili e cattivi.
Nei suoi coiti osservi i giorni “infecondi” della sua partner per evitare un sovraffollamento di individui della sua razza.
I suoi “commenti” PULITI li mandi al suo “atmosferico” Papa Sbianchettatore di sacerdoti kamasutra e Protettore di gesuiti pro-frocismo.
Chieda perdoni al Tosatti e stasera si flagelli un poco. Aiuta… aiuta… ad essere spiritualmente a posto e mentalmente in riordino…
Tipico verme tosattiano. Un ulteriore motivo per cui Tosatti dovrebbe scusarsi (buttandosi in una vasca di acido prussico) altro che fare il maestrino del papa…
Ma quanto è carino e divertente questo Carlo! Strappa sorrisi e benevolenza ovunque.
Più che chiedermi se mai quell’individuo biancovestito chiederà o meno scusa a chichessia, mi domando: “ma quando avrà il buon gusto di levarsi definitivamente dai piedi???”. E magari lasciare il posto ad un Papa Cattolico…
Bergoglio è uno scandalo deambulante, ma il vero guaio per la cristianità è che quel signore è come l’erba cattiva…
Il bla bla bla confusionario e senza costrutto del Vicario del Papa per la Diocesi di Roma, card. De Donatis, sarebbe da scompisciarsi dalle risate se non fosse vergognoso e degno della chiesa di Bergoglio: la chiesa della doppia morale.
Ricorda l’agire della sinistra italiana (ma guarda un po’!): giustizialista forcaiola contro chiunque sbagli se appartenente all’altro campo politico e ipergarantista pilatesca con chiunque sbagli se appartenente alla sua parte politica.