La Confondente Saga dei Due Papi in Coabitazione.

15 Dicembre 2022 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, mi sembra interessante offrire alla vostra attenzione questo articolo di Corrispondenza Romana, che ringraziamo per la cortesia, e che stabilisce alcuni punti fermi nella saga che stiamo vivendo; una saga reale, e una saga mediatica, dell’apparente esistenza di due papi della Chiesa romana. Non un inedito, se vogliamo, visto che già nella storia è accaduto; ma qualcosa di nuovo nella forma, se non altro, dal momento che coesistono, a qualche centinaio di metri di distanza e fanno profferte di amicizia. È un prodotto della triste decisione di Joseph Ratzinger di lasciare la guida della Chiesa; le motivazioni addotte, nove – quasi dieci! – anni più tardi mostrano tutta la loro fragilità. Chi scrive è spettatore della tragedia che viviamo e non può dimenticare quello che gli disse il segretario di papa Wojtyla quando seppe della decisione: “Non si scende dalla croce”. E ricorda quella strana frase del discorso di insediamento di Benedetto XVI: “Pregate per me, perché io non fugga, per paura, davanti ai lupi”. Il sospetto che sia avvenuto proprio questo, è forte; e certo lupi non ne mancavano, dentro e fuori la Chiesa, e traditori, e altre categorie altrettanto spregevoli. Ma l’impressione che quanto stiamo vivendo, con quelle due figure biancovestite, sia qualcosa che suona falso, è molto forte; come se Joseph Ratzinger, rinunciando, non avesse avuto il coraggio di portare fino agli estremi la sua decisione, cercando di salvare qualcosa, per sé,  dell’ufficio che stava abbandonando in altre mani. E questa sua non chiarezza ha effetti confondenti sui fedeli, e lascia il campo aperto a nostalgie, illazioni, sogni, desideri e altro ancora. Qualcosa di devastante, a nostro povero parere. Buona lettura. 

§§§

L’articolo del prof. Roberto de Mattei su Corrispondenza Romana del 20 novembre 2022 (https://www.corrispondenzaromana.it/a-proposito-di-andrea-cionci/) ha provocato tra i nostri lettori alcuni quesiti, che possiamo così riassumere: “Benedetto XVI, annunciando l’11 febbraio 2013 le sue dimissioni, ha dichiarato di rinunziare al ministero del Pontificato, ma non al ‘munus’ petrino. Benedetto inoltre si è auto-definito ‘Papa emerito’, continua a indossare la veste bianca, che caratterizza lo status di Papa, e impartisce la benedizione apostolica. Ma poiché nella Chiesa cattolica ci può essere un solo Papa, e non due, non avrà ragione chi sostiene che il legittimo Pontefice è ancora Benedetto e non Francesco?”

La questione nasce dall’anomalia della rinuncia al pontificato di Benedetto XVI, su cui più volte Corrispondenza Romana ha espresso la sua opinione. Il canonista gesuita Gianfranco Ghirlanda, già rettore della Pontificia Università Gregoriana, e oggi Commissario dei Francescani dell’Immacolata, il 2 marzo 2013, dieci giorni prima l’elezione di papa Francesco, confutò  la figura ratzingeriana del “Papa emerito” in un lungo e argomentato saggio su La Civiltà Cattolica, spiegando che «colui che cessa dal ministero pontificio non a causa di morte, pur evidentemente rimanendo vescovo, non è più papa, in quanto perde tutta la potestà primaziale, perché essa non gli era venuta dalla consacrazione episcopale, ma direttamente da Cristo tramite l’accettazione della legittima elezione». Infatti, la dottrina comune della Chiesa ha sempre distinto tra potere di ordine e potere di giurisdizione. Il primo è ricevuto attraverso i sacramenti, il secondo per missione divina, nel caso del Papa, o per missione canonica nel caso dei vescovi e dei sacerdoti. Il Papato non è un “supersacramento”, ma il governo supremo della Chiesa, fondato sul potere di giurisdizione.

Sul blog di Sandro Magister (http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350868.html) il 15 settembre 2014, il prof. de Mattei notando che tra i cattolici di orientamento conservatore, alcuni già cominciavano a contrapporre il “Papa emerito” Benedetto XVI al “Papa in esercizio” Francesco, osservava che questa posizione, diversa da quella sedevacantista, era però caratterizzata dalla stessa debolezza teologica. Infatti, «se il papa è, per definizione, colui che governa la Chiesa, rinunciando al governo egli rinuncia al papato. Il papato non è una condizione spirituale, o sacramentale, ma un “ufficio”, ovvero un’istituzione. (….) Il Papa è colui che ha il supremo potere di giurisdizione, la “plenitudo potestatis”, perché governa la Chiesa. È per questo che il successore di Pietro è prima Papa e poi vescovo di Roma. È vescovo di Roma in quanto Papa e non Papa in quanto vescovo di Roma».

Benedetto XVI, quali che siano state le ragioni per dimettersi, lo ha fatto in maniera valida, ma ambigua, creando una profonda confusione tra i fedeli. Il 15 gennaio 2020, Corrispondenza Romana scriveva che Benedetto XVI: «conservando il titolo di Papa emerito, come avviene per i vescovi, sembra ritenere che l’ascesa al Pontificato imprima sull’eletto un carattere indelebile analogo a quello sacerdotale. In realtà i gradi sacramentali del sacerdozio sono solo tre: diaconato, presbiterato ed episcopato. Il pontificato appartiene ad un’altra gerarchia della Chiesa, quella di giurisdizione, o di governo, di cui costituisce l’apice. Quando viene eletto, il Papa riceve l’ufficio della suprema giurisdizione, non un sacramento dal carattere indelebile. Il sacerdozio non si perde neanche con la morte, perché sussiste “in aternum”. Si può invece “perdere” il pontificato, non solo con la morte, ma anche in caso di volontaria rinuncia o di manifesta e notoria eresia. Se rinuncia ad essere pontefice, il Papa cessa di essere tale: non ha diritto a indossare la veste bianca né ad impartire la benedizione apostolica. Egli, dal punto di vista canonico, non è neanche più un cardinale, ma torna ad essere un semplice vescovo» (https://www.corrispondenzaromana.it/il-vero-pasticcio-e-la-coabitazione-dei-due-papi/).

In un suo importante saggio, dal titolo Renuntiatio Papae. Alcune riflessioni storico-canonistiche (in Archivio Giuridico, 3-4 (2016), pp. 655-674), il cardinale Walter Brandmüller ha ribadito che uno e solo uno è il Papa, e inscindibile nella sua unità è il suo potere. «La sostanza del Papato è così chiaramente definita dalla Sacra Scrittura e dalla Tradizione autentica, cosicché nessun Papa può essere autorizzato a ridefinire il suo ufficio».

Se Benedetto XVI ritenesse di essere davvero Papa, simultaneamente a Francesco, negherebbe la verità di fede per cui esiste un solo Vicario di Cristo e dovrebbe essere considerato eretico o sospetto di eresia. Il prof. Enrico Maria Radaelli, che è persona più preparata e conseguenziale di Andrea Cionci, nel suo libro Al cuore di Ratzinger, sostiene che l’abdicazione di papa Benedetto è invalida e nulla, proprio perché è stata elaborata sulle basi di una dottrina eretica, di stampo hegeliano. Ma a questa tesi il prof. de Mattei già rispondeva il 1° luglio 2020 su Corrispondenza Romana: «Se fosse provato che Benedetto XVI aveva l’intenzione di scindere il pontificato, modificando la costituzione della Chiesa, sarebbe caduto in eresia; e poiché questa concezione eretica del Papato sarebbe certamente anteriore alla sua elezione, l’elezione di Benedetto dovrebbe essere ritenuta invalida per lo stesso motivo per cui si ritiene invalida l’abdicazione. Egli non sarebbe in nessun caso Papa. Ma questi sono discorsi astratti, perché solo Dio giudica le intenzioni, mentre il diritto canonico si limita a valutare il comportamento esterno dei battezzati. Una sentenza celebre del diritto romano, ricordata sia dal cardinale Walter Brandmüller che dal cardinale Raymond Leo Burke, afferma che «De internis non iudicat praetor»; un giudice non giudica le cose interne. D’altra parte il canone 1526, § 1 del nuovo Codice di Diritto Canonico ricorda che “Onus probandi incumbit ei qui asserit” (L’onere di fornire le prove tocca a chi asserisce)». Inoltre, “se il legittimo Papa è Benedetto XVI, che cosa accadrebbe se egli da un giorno all’altro morisse, o se invece, prima della sua morte, venisse a mancare papa Francesco? Dal momento che molti degli attuali porporati sono stati creati da papa Francesco e nessuno dei cardinali elettori lo considera un antipapa, la successione apostolica sarebbe interrotta, pregiudicando la visibilità della Chiesa. Il paradosso è che per provare l’invalidità della rinuncia di Benedetto si utilizzano sofismi giuridici, ma poi per risolvere il problema della successione di Benedetto o di Francesco, si dovrebbe ricorrere a soluzioni extra-canoniche. La tesi del visionario francescano Jean de Roquetaillade (Giovanni di Rupescissa: 1310-1365), secondo cui, nell’imminenza della fine dei tempi, apparirebbe un “Papa angelico” alla testa di una Chiesa invisibile, è un mito diffuso da molti pseudo-profeti, ma mai accolto dalla Chiesa. E’ questa la strada che imboccherebbe una parte del mondo conservatore? Sembra più logico ritenere che i cardinali riuniti in conclave per eleggere un nuovo Papa, dopo la morte o la rinunzia al pontificato di papa Francesco, sarebbero assistiti dallo Spirito Santo. E, se è vero che i cardinali potrebbero rifiutare l’influsso divino, eleggendo un Pontefice peggiore di papa Francesco, è anche vero che la Provvidenza potrebbe riservare sorprese»(https://www.corrispondenzaromana.it/le-incognite-della-fine-di-un-pontificato/).

In conclusione: l’essenza del Papato non è nel munus, come nei vescovi, ma è nell’esercizio del governo, ovvero nel ministerium, che non è un sacramento indelebile, ma un potere di giurisdizione, che si può perdere o a cui si può rinunciare. Il Papato non è una condizione spirituale o sacramentale, ma un “ufficio”, o più precisamente un’istituzione. Chi rinuncia al ministerium, cioè al governo, perde il Papato. E questo era ben chiaro a Benedetto XVI, che nella sua Declaratio del 13 febbraio 2013 afferma con chiarezza: «[DeclaroConclave ad eligendum novum Summum Pontificem (…) convocandum esse» (“dichiaro che va convocato un conclave per eleggere un nuovo Sommo Pontefice”). Benedetto XVI non ha inteso conservare per sé la condizione papale, affidando il governo a un facente funzione, ma ha formalmente aperto la sede vacante (e non impedita), ordinando l’elezione di un nuovo Papa. Questo Papa è stato eletto con il nome di Francesco ed è stato riconosciuto come tale dalla Chiesa universale. Potrà piacere o no, ma è il legittimo Papa. Se Benedetto XVI continua ad atteggiarsi a Pontefice, vestendo di bianco e impartendo la benedizione apostolica, commette un errore, creando confusione tra i fedeli, ma non rivendica certo una legittimità pontificia alla quale ha rinunciato il 13 febbraio 2013. Nessuna sua parola o gesto apparentemente contrario è stato finora più forte di quella solenne Declaratio con cui ha concluso il suo pontificato.  Chi sostiene il contrario è mosso da sentimenti o risentimenti personali di varia natura, ma non è sorretto da ragioni teologiche o canoniche, le sole che contano, nelle epoche di crisi come l’attuale.

§§§

Condividi i miei articoli:

Libri Marco Tosatti

Tag: , ,

Categoria:

9 commenti

  • Avventista ha detto:

    ——– Guardare avanti———

    Chi pensa alla chiesa Cattolica nel mondo, non deve pensare alla pedofilia ma alla chiesa dei miracoli!

    Damian Styne (carismatico inglese)

  • Avventista ha detto:

    E’ tutto oscuro, confuso. Ma almeno ha “sapore”. Almeno capiamo che questa vita e’ drammatica. Che non bastano gli slogan. Che siamo tutti peccatori. San Paolo aveva profetizzato che alla fine sarebbe rimasta la Carita’. Sinonimo – secondo me-di Amore e di Dio.

    Il cristianesimo non si può ridurre a un etica o a una morale. Il CATTOLICESIMO. E se lo e’ stato e’ perché DOVEVA ESSERLO per insegnarci.
    Nessun giusto perdonerebbe il fratello. Un peccatore forse si. Forse e’ l’unico che può farlo.

    Stanno attaccando e-rimango senza parole-,scosso, i più alti esempi di santi. O meglio escono verita’, ancora da appurare o meglio da non scoperchiare, per misericordia?

    Ma QUESTE COSE ERANO!! Non E’ IL PECCATO, la morale (INDISPENSABILI COMUNQUE) il problema della chiesa..ma la Carita’. Che deve essere servita nella verita’. Sulla verita’ non son preparato.
    Anche perché le intenzioni profonde dei cuori le conosce solo Dio.

  • Avventista ha detto:

    E’ tutto oscuro, confuso. Ma almeno ha “sapore”. Almeno capiamo che questa vita e’ drammatica. Che non bastano gli slogan. Che siamo tutti peccatori. San Paolo aveva profetizzato che alla fine sarebbe rimasta la Carita’. Sinonimo – secondo me-di Amore e di Dio.

    Il cristianesimo non si può ridurre a un etica o a una morale. Il CATTOLICESIMO. E se lo e’ stato e’ perché DOVEVA ESSERLO per insegnarci.
    Nessun giusto perdonerebbe il fratello. Un peccatore forse si. Forle e’ l’unico che può farlo.

    Stanno attaccando e..rimango senza parole, scosso, i più alti esempi di santi. O meglio escono verita’, ancora da appurare o meglio da non scoperchiare, per misericordia?

    Ma QUESTE COSE ERANO!! Non E’ IL PECCATO, la morale (INDISPENSABILI COMUNQUE) il problema della chiesa..ma la Carita’. Che deve essere servita nella verita’. Sulla verita’ non son preparato.
    Anche perché le intenzioni profonde dei cuori le conosce solo Dio.

  • andrea cionci ha detto:

    Qui la mia risposta a Corrispondenza romana. Tra le tante che se ne sono sentite dal mondo una cum, una diversa dall’altra, mancava quella per cui la rinuncia debba essere al ministerium. In questo caso verrebbe totalmente meno la possibilità della sede impedita. La legge della giungla importata nel diritto canonico. Ma come ve le pensate? https://www.romait.it/disastro-di-corrispondenza-romana-nel-difendere-bergoglio-contro-benedetto-xvi.html

  • Don Pietro Paolo ha detto:

    Pienamente d’accordo con il prof. De matteis è quanto da tempo dico e scrivo. L’unico punto che non condivido è pensare che prima si è papa e poi vescovo di Roma.. Non c’è un prima e un dopo: il papa è il vescovo di Roma e il vescovo di Roma è il papa. La concezione secondo cui prima si è papa e poi vescovo di Roma riflette il pensiero del vecchio codice di diritto canonico, secondo cui nel caso in cui un laico o prete fosse stato eletto papa dai cardinali, nello stesso tempo dell’accettazione diventava automaticamente papa. Invece e giustamente, il nuovo diritto canonico prescrive che nel caso di un non vescovo eletto papa, questi lo diverrà effettivamente solo con l’ordinazione episcopale.

  • massimo trevia ha detto:

    intanto, se la mafia di s. Gallo avesse determinato l’elezione di Bergoglio,come si dice nella “Pascendi gregis”,sarebbero tutti scomunicati e il conclave invalido:perche’ non lo si ricorda?A quel punto ogni disquisizione sarebbe inutile!E allora?Come ando’ ?

  • Laura Clara Mantovani ha detto:

    Non ho proprio più la pazienza di perdermi in queste disquisizioni bizantine.
    L’esame della Declaratio di Benedetto XVI condotta da Andrea Cionci con il sostegno di esperti di alto livello, è di un rigore logico che non lascia adito a dubbi.
    Che de Mattei parta dalle opinioni di Ghirlanda, un gesuita che è il Commissario dei Francescani dell’Immacolata – puniti per il fatto di essere fedeli alla Dottrina e alla Tradizione e, quel che è più grave, di avere molte vocazioni .- squalifica il suo peraltro inutile arrampicarsi sugli specchi.
    Chi lavora a distruggere la Chiesa Cattolica non è il Papa.

  • Anto ha detto:

    Buongiorno, quanto sostenuto da “Corrispondenza Romana” inquadra e definisce solo una parte del problema e non evidenzia volutamente gli errori contenuti nella Declaratio: quanto alle ambiguità attribuite a Benedetto XVI, esse destano ulteriori sospetti, proprio perché in evidente contrasto con la limpidezza morale e teologica che ha sempre contraddistinto il Papa emerito. E mi fermo qui. Davvero risibile
    e irrispettoso attribuire poi a Benedetto XVI, ex Prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, opinioni eretiche. Nella mia profonda ignoranza, penso che bisognerebbe avere un po’ di umiltà intellettuale e riconoscere che solo Dio sa che cosa stia davvero accadendo nella Sua Chiesa. E poiché solo Gesù Cristo ne è il Pastore Supremo, siamo certi che non abbandonerà i suoi fedeli e, a tempo opportuno, sarà rivelata la verità sui fatti che stiamo vivendo, poiché solo Lui è Via, Verità e Vita.