Moro, la Pena di Morte Incombente, l’Amnistia Impossibile per gli Assassini del Mondo.
26 Novembre 2022
Marco Tosatti
Carissimi StilumCuriali, il generale Piero Laporta offre alla vostra attenzione queste riflessioni di lungo respiro e ampia portata, che per maggiore comodità di lettura e meditazione abbiamo suddiviso in due capitoli distinti. Ecco il primo. Buona lettura…
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Secondo Aldo Moro, la Democrazia Cristiana, consentendo la sua condanna a morte, la reintroduceva nell’ordinamento dopo esserne stata cancellata dalla Costituzione repubblicana. Anni fa mi parve strumentale da parte del Presidente della DC; parole vane, dissi, per indurre il partito a salvargli la vita. Faccio ammenda. Aldo Moro vide giusto anche su questo. Dalla sua morte in poi il potere dell’oligarchia dominante – discendente da Comitato centrale PCI, Associazione Nazionale Magistrati, Confindustria, Vaticano, massonerie e banche – rimodellandosi è andato crescendo, imponendo la pena di morte cogli abortifici, col terrorismo, col lavoro, col mare, con le guerre (senza copertura costituzionale), persino cogli ospedali, coi vaccini e col cibo e col lavoro rubato ai poveri, da ultimo con la guerra e col gas.
Non rileva che la pena capitale non sia contemplata dalla legge. La potestà d’irrogarla fuori legge accresce la capacità coercitiva del potere. È, questo, il punto d’incontro fra il c.d. liberalismo (cioè la legge della jungla in economia) e il comunismo cinese, fra i quali c’è un matrimonio, punteggiato da adultèri ma alquanto solido e vocato allo schiavismo da ambo i lati, dopo l’ingresso di Pechino nel WTO (caldeggiato) dal liberismo dei Soros, Clinton e dei Bush.
Il Generale Siringa e lo Spennamento
Veniamo all’Italia. L’ordinamento, infettato da una molteplicità di canoni inversi, a mettere sossopra la scala dei valori, è assoggettato con la manipolazione delle parole e ancor più mediante l’attribuzione alle burocrazie ancillari di poteri apodittici e acostituzionali. Un esempio per tutti, il generale siringa e il segreto di stato sulle sue sconcezze. Il conseguente caos vorticoso oggi subisce un rallentamento, spostando porzioni di poteri sulla fazione più adatta a fungere da capro espiatorio, quando gli esiti dell’esperimento sociale (gabellato per virus) e della spartizione competitiva dell’Ucraina (chiamata guerra) andassero fuori controllo e oltre il consueto decennale spennamento di noi italiche papere.
Si cominciò nel 1956 con la crisi pilotata a Suez e a Budapest, con impennata dei prezzi e delle spese militari. Dopo dieci anni, 1966, analogamente con la Guerra dei Sei Giorni. Più o meno altri dieci anni, 1973, la guerra finta coi morti veri dello Yom Kippur, durò una settimana. Dopo il “cessate il fuoco” la benzina quintuplicò il costo. Nel 1982 la guerra delle Malvinas e quella del Libano, insieme al posizionamento apparentemente scriteriato degli euromissili a Comiso, dettero un’altra spremuta. Del 1991-1992, dell’invasione del Kuwait, del Prodi Romano, dell’Amato Giuliano del Ciampi Carlo Azeglio è superfluo dire di più. L’11 Settembre del 2001 e la guerra al terrorismo dettero il via alla più lunga stagione destabilizzante, col tentativo in parte riuscito di incendiare il Nord Africa, fallito invece quello di abbattere il legittimo governo siriano e, mentre Gheddafi finiva sodomizzato con una baionetta francese (fabbricata in Italia), il gran sultano di Ankara dal 2012 è tornato capo-condomino del Mediterraneo.
L’Anticristo a Londra
Tempo addietro scrissi, senza crederci troppo (e faccio di nuovo ammenda) quanto riferì un tecnocrate vicino a Mosca e contemporaneamente alla finanza ebraica: nel 2002 si manifesterà l’Anticristo e gli Ufo saranno protagonisti.
Rai 1 ha trattato poche sere fa gli Ufo come una verità scientifica e l’Anticristo s’è manifestato a Londra, nella prima fila della slow march (marcia lenta) delle interminabili esequie dell’Antipapa, idolatrato da tutte le reti tv e dalle rotative, incluse quelle vaticane, prima e dopo impegnate a difenderci dal vairus e dal fassismo.
Superfluo chiedersi le ragioni tattiche di tali manifestazioni. Basti udire le dichiarazioni strategiche. Roberto Cingolani, sceso dal Sinai: «Il pianeta è progettato per 3 miliardi di persone», nei quali ovviamente è incluso il veggente, la madre che non lo abortì e tutti i fedeli del World Economic Forum di Klaus Schwab, coi cicisbei alla Leonardo DiCaprio, arrogatisi il potere di condannare a morte di 5 miliardi di malcapitati.
Il lettore voglia perdonarmi se, più del solito, metto sotto i piedi il primo precetto del giornalismo: “un argomento per volta”. Se ne facessi regola, sfuggirebbe la rete che tenta – inutilmente, per grazia di Dio – d’impastoiarci in attesa del tridente satanico sulla gola. Sconfiniamo quindi, cercando i falsi profeti, vocati a morte eterna, essi sì.
Amnistia Impossibile
I monsignori genuflessi alla mercificazione dell’Olocausto, fattasi stucchevole quanto le pubblicità dei lassativi; i monsignori allineati e coperti dietro al generale siringa; i monsignori abbracciati ai Soros, ai Goldman&Sachs, ai JP Morgan, ai Rockefeller, ai Barabba; i monsignori benedicenti i vincoli omosessuali; i monsignori benedicenti i medici abortisti; i monsignori orinanti sulla legge naturale; i monsignori sono la politica vaticana, svelatasi di conseguenza irrilevante. I monsignori, affiorando la verità delle condanne a morte col vairus, invocano l’amnistia. No. Amnistia impossibile. Sarà un risultato se non si scatenerà improvvisamente la violenza incontrollabile contro quanti irrogarono la morte avendo giurato sulla sacralità della vita umana.
Aldo Moro, vedendo sovvertirsi l’ordine naturale delle cose, comprese la via per la quale la pena di morte diveniva una stringente necessità, per quanti hanno patito o rischiato finora le illegali condanne a morte, per rispondere con una simmetrica e uguale condanna capitale.
Oggi tale condanna non c’è, non di meno si auspica l’amnistia sentendola incombere. È un’excusatio non petita. Milioni e milioni di indifesi, cui sommare ulteriori 5miliardi di uomini, donne e bambini, questo medesimo disegno criminoso – mentre oggi anela alla guerra nucleare – domani o doman l’altro (la Divina Provvidenza ha orologi perfetti) porterà al patibolo i criminali seriali. Occorre quindi domandarsi come si devono porre i cattolici di fronte a questa ulteriore, inesorabile svolta.
Non pavento esiti apocalittici, tanto meno la fine del mondo, peraltro inevitabile solo a causa dell’entropia. Inevitabile ma fra chissà quanti millenni. Il Padreterno non ha lavorato milioni di secoli per poi farsi distruggere il capolavoro da un Biden o da un Putin, suvvia. In altri termini, fratelli nella Fede, dobbiamo recuperare la capacità che fece grande la Chiesa, rifiutando di santificare o demonizzare chicchessia in terra. Avremmo evitato di accodarci goffamente alla satanica slow march, con la quale l’impero britannico e antipapista ha detto al mondo di essere al vertice della catena di odio. Buon per loro, cadranno nella voragine che scavano.
La differenza per noi cattolici rispetto a dieci anni fa è quella intercorrente fra la certezza di avere un pontefice e l’oggettiva incertezza dei poteri di quello regnante, il quale è privo del titolo di “vicario di Cristo in terra”. Non è stato privato bensì se lo è cancellato dall’annuario vaticano. Che cosa vuol dire?
Piero Laporta
(La seconda parte dell’articolo sarà pubblicata domani mattina)
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Tag: laporta, moro, pena di morte
Categoria: Generale