L’apostolato della stampa: Ying Lianzhi (1867-1926). Porfiri.

7 Novembre 2022 Pubblicato da

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, il maestro Aurelio Porfiri offre alla vostra attenzione questo articolo su un grande laico cattolico cinese. Buona lettura.

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L’apostolato della stampa: Ying Lianzhi (1867-1926)

Sappiamo bene come la forza dei media sia così importante nella nostra società. Se questo è vero per noi oggi dobbiamo anche amnettere che lo era nel passato. Per esempio riferendosi alla Cina possiamo parlare di Ying Lianzhi (英敛之), cinese di origine manciù (e in qualche modo parte dell’allora regnante dinastia Qing) che ebbe grande importanza per la diffusione di certe idee riformatrici in campo cattolico anche per mezzo del giornale da lui fondato agli inizi del ventesimo secolo, Ta Kung Pao (大公报), che significa “l’imparziale”. È in realtà interessante la storia di questo giornale, che diviene in seguito un giornale pro kuomintang e che poi, dopo la guerra civile, cade sotto il controllo governativo ed oggi è ancora esistente e si è recentemente fuso con un giornale di Hong Kong.

Ying Lianzhi (per più informazioni si può anche vedere: Gentz, N. (2019). Ying Lianzhi: A journalist miisfit negotiating the founding of the Tianjin Dagongbao. In B. Mittler, J. Gentz, N. Gentz, & C. Vance Yeh (Eds.), China and the World – the World and China: Essays in Honor of Rudolf G. Wagner (Vol. 2, pp. 201-228). (Deutsche Ostasienstudien; No. 37). Ostasien Verlag), affascinato dalle storie dei missionari gesuiti, si convertì al Cristianesimo nel 1895 e fu anche importante per la fondazione dell’universita cattolica di Pechino per cui unì gli sforzi con il grande educatore Ma Xiangbo. La sua attività di riformismo cattolico è così recentemente descritta dal sinologo Anthony E. Clark in this way: “Il nuovo periodico di Ying Lianzhi è stato un luogo pionieristico per le riforme sociali e politiche nella turbolenza che ha accelerato il crollo del governo Qing, criticando appassionatamente la resistenza della corte imperiale al cambiamento e pratiche culturali disumanizzanti come sottoporre le ragazze all’agonia della legatura dei piedi. Dopo la rivoluzione del 1911 che pose fine alla dinastia Qing, Ying rivolse la sua attenzione all’aumento dell’influenza dell’educazione cattolica in Cina. Nel 1917 Ying scrisse un saggio che esponeva lo sciovinismo culturale dei missionari francesi in Cina a quel tempo; li criticava per aver ostacolato la crescita dei vescovi cinesi e aver deriso i sacerdoti cinesi che chiedevano a gran voce la riforma. Il suo saggio è stato tradotto in francese e inviato a Roma, dove ha influenzato la decisione del papa di spingere per una maggiore indigenizzazione della gerarchia in Cina. Il saggio di Ying si argomentava anche a favore dell’apertura di più scuole cattoliche in Cina, a cominciare, come dice Ernest Young, dall’affermazione che l’educazione «non è un sostituto delle virtù necessarie alla salvezza», ma che «la Chiesa si è gloriata dei suoi sapienti santi, . . . e l’abbandono dell’istruzione e la sfiducia nell’apprendimento non servono bene alla Chiesa”. Rispondendo ampiamente a questo saggio, Papa Benedetto XV (1854-1922) sostenne l’apertura dell’Università Fu Jen nel centro di Pechino” (Chinese Catholics who changed China and the world, Catholic World Report). Certamente queste esigenze espresse da Ying Lianzhi, e con lui da padre Vincent Lebbe, padre Anthony Cotta, mons. Celso Costantini, furono molto importanti per il cambiamento apportato alle missioni cattoliche dall’enciclica del 1919 di Benedetto XV Maximum illud.

Discendenti celebri di Ying Lianzhi sono l’attore Ying Ruocheng (1929-2003, L’ultimo imperatore, vedi anche la sua autobiografia Voices Carry: Behind Bars and Backstage During China’s Revolution and Reform) e il di lui figlio Ying Da (1960) anche un attore.

 

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