Porfiri. Il Tradizionalismo e le Sue Zavorre. Una Replica.
24 Ottobre 2022
Marco Tosatti
Carissimi StilumCuriali, il maestro Aurelio Porfiri ci ha inviato queste osservazioni sul dibattitto che si è aperto su un suo articolo precedente. Le offriamo alla vostra attenzione.
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Replica per “Il tradizionalismo e le sue zavorre”
Vorrei replicare ad alcuni commenti all’articolo “Il tradizionalismo e le sue zavorre”, specie a Forum Coscienza Maschile che ringrazio per le critiche cortesi che mi permettono di precisare il mio pensiero.
Non sono d’accordo che le “ostentazioni” di cui parlavo interessano anche le persone che frequentano il N.O. per un motivo molto semplice: lì spesso c’è un atteggiamento contrario, si predilige mostrarsi moderni e aggiornati e l’atteggiamento di cui parlavo non è certo ben visto, anzi è schernito nelle sue manifestazioni buone. Io ovviamente non parlavo di queste, della vera devozione e riverenza che certo ammiro, ma di quelli che si mettono una maschera per nascondere quello che sono veramente. Mi permetto di provocare con una citazione di Gustave Thibon: “Affinità tra la dissolutezza e l’ascetismo: lo spirito, nei due casi, si sfinisce in performance carnali”. Ci sono persone che ci sfiniscono con una pretesa compunzione e passano per buoni cattolici. Qui non parlo dei peccati, come ho detto tutti pecchiamo in modo più o meno grave. Ma apprezzo molto di più un grande peccatore che cerca però sinceramente Dio nella tradizione che questi santocchioni.
Riguardo al discorso della patina di tradizionalismo, certamente è vero che chi è tradizionalista è sotto pressione e tutti lo sappiamo. Ma io non parlo di rancori legati a questo tipo di situazioni o ai peccati privati, parlo di persone che si servono dell’aurea di tradizionalista con piena coscienza quando però sono guidati solo da ambizione. Certamente al momento non voglio fare nomi ma so bene di ciò che parlo. Se sarà necessario li farò. E questi falsi tradizionalisti spesso appaiono come il volto pubblico di certe battaglie sui social media. E voglio ribadire che, pur convenendo con il cortese lettore che in alcuni paesi, specialmente negli Stati Uniti, sono meglio organizzati, devo però dire che hanno anche loro i problemi di cui parlavo, e neanche poco.
Riguardo al riferimento all’Opus Dei, io ne ho solo un’esperienza esterna positiva, non posso parlare per gli altri. Parlo dell’ambito tradizionalista perché mi interessa veramente e mi dispiace che a volte questo mondo, che ha mille ragioni dalla sua parte, sia rappresentato da certe persone.
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Tag: porfiri, tradizione
Categoria: Generale
Essere “guidati solo da ambizione” è dire già tutto (per concretizzare nell’immediato, suggerirei a titolo esemplificativo di far caso al “fenomeno upvotes” visibile solo dalla nuova nave: si fanno scoperte estremamente interessanti che aiutano a tirare le giuste conclusioni a tema…)!
Eppure ci si potrebbe dilungare a favor di un quadro, forse, un tantino più completo. Ben vengano altri post, allora! Ci conto.
Ambizione non fa rima con tradizione.
Non per niente i santi sono gli unici che, tra noi, militano davvero nella tradizione, rendendo vivo – per l’uomo ad essi contemporaneo – il messaggio e il pensiero del Salvatore, “operando” nel mondo in Sua vece.
Chi si atteggia a nuovo messiuccio, “fratello censore” con ali e voce da cornacchia in lugubre ombra avvolto, sempre pronto come una maestrina dal matitone blu e rosso, a sottolineare i presunti errori altrui, ben evidenti alla sua malafede in impennata continua, beh, ecco, questi è proprio colui che filtra moscerini per ingoiare cammelli, secondo la Parola di Dio ed anche secondo ogni logica evidenza.
Ma riandando con la mente ad alcuni scambi, per me fecondi, che ebbi con Nippo, aggiungo che, assodata in società “la caduta del maschio”, ambienti del tradizionalismo (quello mal interpretato) fungono di fatto da ricettacolo per certi “rambo” svirilizzati, insoddisfatti e in cerca di rivalsa sull’umiliazione – talvolta inconsapevole o non messa ancora a fuoco – di far “cilecca” con troppa regolarità in ogni campo, o quasi.
“Rambo” che frignano e si lagnano, come signorinelle schizzinose e viziate, di “qualificazioni” che sentono ingiuste se rivolte nei loro confronti ma, raddoppiate per il prossimo, trovano perfette o financo manchevoli!
Ecco qua, bell’è pronta, una delle tante fotografie della “caduta del maschio”. Evviva Silvana De Mari, perbacco, che la sottolinea al meglio.
Il palco del tradizionalismo diventa, così, il teatrino in cui esibirsi per sfuggire ad un inevitabile anonimato, a continue conferme di fallimento relazionale in primis, a una incapacità di realizzarsi non per cause esterne ma per autoimposti limiti interiori in cui a Dio – e al prossimo – non si lascia spazio alcuno.
E per esemplificare ciò che intendo riporto un pensiero, a tema, di un autore a me caro:
– “L’IPOCRISIA NON E’ UN’ARMA DELL’IPOCRITA MA LA SUA PRIGIONE”.
Ovviamente, l’ambizione è generata da superbia e orgoglio.
A questo vizio capitale particolarmente letale e fertile, sono collegate due altre degenerazioni dell’anima: la permalosità e il vittimismo.
L’offendersi spesso per un nonnulla, anche fosse in un acceso scambio di vivaci pareri opposti, sottende a una totale mancanza di adesione alla Parola di Dio, che non si lascia afferrare da chi è convintissimo di vedere e capire, del resto.
Non v’è alcun procedere in tradizione nel rimarcare al mondo la propria suscettibilità.
Chi pratica l’umiltà, le offese, anche quando sono reali, le dà al gatto!
Invece molti se le legano al dito e ne servono per apparire “vittime del mondo” e creare attorno a sè quell’aurea di santità che talvolta i più creduloni si bevono.
Già, mannaggia a sti “santocchioni”!
Ma il primo danno lo fanno a se stessi, covando vendetta e rancore senza potersene liberare mai. Costruttori delle proprie tenebre. Veicolatori di odio, instillatori di acredine, operatori di divisione tra fratelli, mai intermediari di pace. Sempre in guerra dentro, sempre in guerra fuori. Ma non con coraggio. Conoscono solo pusillanimità (mascherata da aggressività e autoritarietà), di cui la ruffianeria è sintomo.
Noto anche che, probabilmente “per caso”, Porfiri ha dato risposta implicita a una domandina “teologica” che avevo voluto condividere con la comunità stilumcuriale: segno per me di un retto comune sentire, di sicuro sull’argomento “farisei”. Tanto che anch’io, ripetendomi, sottoscrivo la mia più totale simpatia-empatia per il grande peccatore che cerca Dio, consapevole della propria miseranda condizione piuttosto che pseudo-fedeli attratti da una rivincita sulla vita, a dispetto della Verità e delle verità. Così, tanto per convincersi di essere buoni, di essere strumenti di Dio, di essere assolutamenti indispensabili e utili per la comunità umana.
Ma…”Parere e non essere è come filare e non tessere”, SOPRATTUTTO dietro a una maschera di tradizionalismo.
Caro M° Porfiri,
La ringrazio per la cortese replica. Se ricorda avevo anch’io accennato ad ostentazioni incomprensibili, come restare prostrati durante l’intera Messa, ma si tratta di casi rari.
Detto questo, per quel che ne so in ambito tradizionale non c’è lo iato tra devozione e vita cristiana che si riscontra in altri ambiti: per esempio aborti, divorzi e le note, per dirla col poeta, “testimonianze di notti estive” dopo una GMG. In tanto sfacelo i presunti santocchioni sono di gran lunga il male minore.
“parlo di persone che si servono dell’aurea di tradizionalista con piena coscienza quando però sono guidati solo da ambizione. Certamente al momento non voglio fare nomi ma so bene di ciò che parlo. Se sarà necessario li farò. E questi falsi tradizionalisti spesso appaiono come il volto pubblico di certe battaglie sui social media.”
Credo diciamo le stesse cose: oggi la gente recita la parte di se stessa, sul palcoscenico ci sono amici e nemici ma è tutto finto, il regista è il medesimo. E’ un problema che non riguarda soltanto il mondo tradizionale.
“E voglio ribadire che, pur convenendo con il cortese lettore che in alcuni paesi, specialmente negli Stati Uniti, sono meglio organizzati”
Questo è un problema degli italiani come popolo, non dei tradizionalisti. Il confronto con Paesi come la Francia (tralasciando gli USA) è desolante. Per ragioni storiche i francesi hanno imparato prima di noi che le istituzioni possono assumere un volto maligno e si sono organizzati con scuole parentali, propri testi di studio, comunità agricole autosufficienti, attività economiche senza contare l’attivismo politico.
Inoltre, fanno figli o riempiono i conventi, a differenza di qui in cui, mi si passi il termine, si “cazzeggia” (specialmente le donne poi ognuno si faccia l’idea che preferisce).
Tutto ciò è possibile grazie al fatto che lì, i tradizionalisti si parlano mentre qui c’è meno comunità che in un supermarket.
Sull’Opus Dei può leggere il documentato libro della Provera, ma hanno il raro pregio di lasciare in pace il prossimo, per cui sono ben lieto di non occuparmi di loro. Pregio che talora manca in ambito tradizionale, vedi FSSPX, dove come mi hanno confermato altri ex membri si pratica un mobbing pesante ed ubiquitario, con tanto di dossieraggio per cui poco importa se cambi città, sei “attenzionato” comunque anche se non dici mai nulla a parte “buongiorno”.
Un’amica ex FSSPX è dovuta letteralmente scappare con tutta la sua famiglia per le stesse ragioni, anche se non ha mai capito (ma io avrei un’idea) il perché di questo comportamento. Oggi fa parte delle comunità Ecclesia Dei in cui si trova bene