La Candela e il Labirinto Parrocchiale…
22 Ottobre 2022
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, un amico mi ha inviato questo piccolo scritto, che trovo molto spiritoso; e per questo motivo ve ne faccio parte, ringraziando l’autore sconosciuto. Buona lettura e buoni sorrisi…
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LA CANDELA E IL LABIRINTO PARROCCHIALE
Come si accende una candela?
– Concilio di Trento:
“La candela si accende con un fiammifero. Se qualcuno non sostiene che la candela si accende con un fiammifero sia anàtema”.
– Concilio Vaticano II:
“Come affermato dai Padri conciliari nel sacro Concilio di Trento, una candela si accende solo con un fiammifero avvicinato prima ad una fonte di calore, detta fuoco, che può provenire da un accendino o un fornello.
Tuttavia, secondo gli usi e le abitudini di ciascuno, si potrebbe accendere anche direttamente con l’accendino a contatto con lo stoppino, oppure anche con un pezzetto di carta messa a contatto col fuoco, oppure con un accendi gas, oppure con una candela a contatto con l’altra candela che deve però prima essere entrata in contatto con una fiamma, oppure, a seconda delle diverse necessità pastorali locali, con altri mezzi leciti utilizzabili per lo scopo suddetto.
– Labirinto parrocchiale
(o Processo alla candela):
Non è così facile capire come accendere una candela.
Dobbiamo porci in un’ottica di ascolto dello Spirito per capire il senso dell’accendere perché sia un “noi” e non un “io”. Perché mi domando “come accendo la candela?”. Dovrei piuttosto domandarmi “come accendiamo una candela?”.
Bisogna fare in modo che sia un noi inclusivo che parta dal parere di tutti e coinvolga tutti in un “noi” comunitario e non un “io” individuale. Ma anche il “noi” può essere un noi non comunitario ma esclusivista che non abbraccia la totalità di ogni individuo. Ed ecco che allora si rischia di non accendere. Tu credi di aver acceso ma in realtà hai spento.
Organizzazione di una tre giorni per discutere l’argomento.
– Primo giorno:
Riunione preparatoria.
Convocazione dell’equipe per l’accensione (quattro persone)
che dovrà tenere conto di:
parere del consiglio pastorale (le stesse quattro persone), dopo delibera del consiglio per l’accensione delle candele (le stesse quattro persone), sentito il parere del consiglio permanente dei piromani (le stesse quattro persone), con approvazione dei tre quarti della commissione per il coinvolgimento dei laici nell’accensione delle candele (le stesse quattro persone), dopo la delibera del consiglio per la tutela delle api (le stesse quattro persone), dopo il benestare della massima esperta parrocchiale di teologa liturgica Sig.ra Bice Tagliavacche, titolare della Locanda “Il Cinghiale”, ottenuta la convalida delle catechiste sempre che non ritengano che le candele possano spaventare i bambini e quindi esercitare il loro diritto di veto.
– Secondo giorno:
Riunione della riunione.
Dibattito serale in amicizia dalle 21 alle 2.30 del mattino sul tema “candela: opportunità, significato e nuove frontiere”. Interverranno Suor M. Barbagianna e la teologa Piera Rospo. (Al termine agape fraterna in semplicità e gioia con pane raffermo e caffè).
– Terzo giorno:
Riunione dopo la riunione della riunione.
Giornata dei pareri (in cerchio, seduti per terra e possibilmente mal vestiti) dove si ascoltano testimonianze arricchenti e profonde:
“Io la candela l’ho sempre accesa con il fuoco!”
“Io penso che senza fuoco non si possa accendere una candela”.
“Ma chi ha detto che ci vuole per forza il fuoco?”.
“Io personalmente sono rimasto edificato dall’intervento così profondo di Suor Barbagianna che ci ha ricordato una cosa che diamo troppo spesso per scontata ovvero che per accendere una candela ci voglia il fuoco!”
“Sì, ma bisogna anche tenere conto che ogni volta che accendi una candela muoiono 25 trichechi per l’aumento del riscaldamento globale!”.
“Forse se si facesse prima un falò potrebbe essere più dinamico e coinvolgente”
“Io penso che la candela la puoi anche accendere ma devi essere consapevole che in quel momento sei un “noi” onnicomprensivo del tutto”.
In spirito di comunione, saranno invitati a dire la propria opinione anche gli animalisti della Lega internazionale per la salvaguardia delle sogliole.
Arrivati a questo punto, forse si potrebbe anche provare ad accendere la candela. Ma sorge una domanda dalla comunità (le stesse persone dei consigli precedenti): le candele non sono anche elettriche?
In effetti, i tempi sono cambiati e oggi molte candele sono anche elettriche.
Cosa fare perché non si creino recinti di separazione tra coloro che cercano la luce in modo differente seppur unitario?
“Inoltre – nota la Sig.ra Clorinda Ravattino, presidente dell’associazione “Baffute ma cristiane” – il motivo principale per cui le Chiese si svuotano, i giovani vanno via, l’ateismo dilaga è dovuto al fatto che usiamo ancora questo termine vetusto e respingente: candela. Per tutti questi motivi sarebbe ora di cambiare!”
Un’ovazione parte dal consiglio pastorale (quattro persone) che, capitanato da Renzo Polemici del gruppo “Giovani ieri” e sentito il parere del consiglio parrocchiale per l’ortografia e la sintassi liturgica (le stesse quattro persone), coniano la nuova espressione di “fulcro di luce ardente”.
Da oggi non ci saranno più candele ma fulcri di luce ardente!!!
E cos’è un fulcro di luce ardente?
Una candela.
Il Parroco – circondato da tre fucili a canne mozze e una rivoltella alla nuca – approva liberamente.
Conclusioni innovative:
1) Un fulcro di luce ardente va acceso non in un’ottica individualista ma secondo un’apertura di cuore all’altro e ad ogni “io” che intercetta il mio tempo e bisogno.
“Cosa vuol dire?”
Non lo saprà mai nessuno.
“Ci sono esempi?”
La rivoltella di prima è ancora carica, quindi smettila di fare domande inopportune.
2) Non esistono più candele ma fulcri di luce ardente fatti come le candele. Si accendono come una candela ovvero con un fiammifero, pertanto:
la candela si accende con un fiammifero.
– SOLI DEO GLORIA –
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Categoria: Generale
Questo “piccolo scritto di autore sconosciuto” l’ho letto due volte ad alta voce a ciascuna delle mie due sorelle, e tutte e due le volte abbiamo riso a crepapelle, senza riuscire a trattenerci. Vorrei ringraziare lo sconosciuto autore per i momenti di serenità che mi ha regalato e rallegrarmi con lui per il senso dell’umorismo di cui si dimostra così felicemente dotato.
E grazie, ovviamente, anche a lei, Tosatti.
Articolo divertente, ma tutto sommato ottimista, perché alla fine riconosce che una candela si accende con un fiammifero. La mia sensazione è che la realtà ecclesiale sia peggiore, che ormai spesso non si riconosca nemmeno più la differenza fra una candela accesa e una spenta. Perché, sempre in metafora, è molto limitato e limitante intendere l’accensione della candela solo in senso fisico. La candela accesa è simbolo di preghiera, quindi la sua stessa accensione è anzitutto un simbolo, da non intendersi sempre in senso strettamente fisico. Anzi, per paradosso, la candela accesa più bella è proprio la candela spenta, che si sceglie di non accendere per non offendere le candele con lo stoppino bagnato… mi pare sia questa, oggi, tante volte, la nostra Chiesa…
😆😂😂🤣Della serie “quando non ci sono problemi ce li crreimo”. Era necessario un Concilio per imparare ad accendere bene una candela 😂
Articolo spiritosissimo, che può estendersi anche al tenore di alcuni commenti qui, per esempio a “cortocircuiti” sulla misericordia che abbraccerebbe anche i Farisei
Grazie e complimenti all’autore, raffinato e profondo. Veramente “castigat ridendo mores”. Il guaio sta nel fatto che “la società ecclesiale” non si rende conto in quali sabbie mobili si è avventurata!
Penso che “la società ecclesiale” da sempre costituisca con i suoi vescovi, successori di fantomatici apostoli, quel deserto di sabbie mobili che ora si manifesta. Un Potere autofagocitante che indurisce i cuori. Che Dio, qualunque cosa sia, abbia pietà di chi sinceramente lo ricerca e conceda a tutti di vivere in pace.