Vincenzo Fedele. Ucraina. L’Europa verso la Catastrofe, se Segue gli USA.
24 Settembre 2022
Marco Tosatti
Carissimi StilumCuriali, Vincenzo Fedele offre alla vostra attenzione queste considerazioni sul conflitto russo-ucraino, il ruolo degli Stati Uniti e il collegamento con le elezioni di domani in Italia. Buona lettura.
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Ucraina, Europa, USA e futuro
La riconquista, da parte di Zelenski, di alcune città ucraine occupate a Marzo dai russi, avrebbe potuto fornire un buon motivo per porre sul tavolo la parvenza di qualche negoziato. Ma gli USA non vogliono la pace. Non l’hanno mai ricercata ed ora più che mai vogliono andare fino in fondo in uno scontro militare totale.
La risposta russa è arrivata con due annunci: I referendum nelle zone russofone del Donbass controllate dai russi e la mobilitazione parziale russa che richiama 300 mila riservisti del 2 milioni disponibili.
Entrambe queste mosse sono sintomo indubbio della debolezza attuale di Putin ed entrambe non depongono bene per il futuro. Il nostro in particolare. Quindi è necessario approfondire.
Diciamo subito che i referendum NON sono legali. Tutti sanno che nessun referendum di questo tipo può essere accettato e tantomeno omologato se non svolto con l’accordo delle due, o più, nazioni in causa e sotto il controllo internazionale, ad esempio dell’ONU.
Solo come citazione apriamo una breve parentesi per ricordare che questa strada invereconda è stata tracciata proprio dall’Unione Europea quando accettò, (in realtà promosse direttamente), il referendum in Kosovo nel contenzioso tra Albania e Serbia sulle ceneri della ex Yugoslavia. Dopo aver accettato quello, l’Europa comunitaria dovrebbe solo fare mea culpa sulle attuali illegalità di Putin. All’epoca, per chi non ricordi, si ipotizzava che quella “leggerezza” avrebbe aperto le porte a rivendicazioni a catena, anche interne all’UE. I baschi spagnoli come i corsi in Francia si erano aperti alla speranza di veder riconosciute le loro richieste irredentiste. Si erano mossi anche gli scozzesi e gli irlandesi del nord per rivendicare la propria autonomia da Londra. Poi tutto venne fatto rientrare, ma gli errori storici rimangono e pesano.
Parentesi chiusa. Parliamo di oggi e del Donbass.
Invocare referendum chiaramente non accettabili è una debolezza che Putin cerca di coprire con una mossa politica che non avrà alcun peso legale all’esterno, ma permetterà a Putin di dire che quelli sono territori russi e, quindi, gli attacchi contro quei territori sono attacchi alla Grande Madre Russia a cui rispondere in qualsiasi modo e livello ritenga opportuno.
La chiamata dei riservisti è l’altro sintomo di estrema difficoltà, ed anche questa mossa è errata. Finora pochi moscoviti si erano preoccupati della guerra in Ucraina. Il tenore di vita dei russi, finora, non è cambiato. I consensi per andare a “liberare” i fratelli hanno continuato ad avere percentuali altissime. Le sanzioni hanno inciso pochissimo e solo per i componenti tecnologici che i russi, in media, non hanno neanche percepito.
La chiamata, pur parziale, dei riservisti, scuote tutto l’albero delle certezze russe. Le famiglie sono preoccupate di veder tornare i propri figli a pezzi, avvolti nelle bandiere, o di non vederli tornare affatto. I voli per espatriare sono intasati da coloro che cercano di mettersi in salvo per non essere chiamati in prima linea.
Disinteressiamoci dei nostri giornalai che straparlano a tutta pagina solo dei posti introvabili sui pochi voli in uscita e sulle azioni di polizia contro i dimostranti pacifisti. Dimenticano, dalle nostre parti, i treni lombardi per il sud presi d’assalto appena ventilata la notizia del lockdown imposto per il COVID.
E’ umano e nessuno è felice di essere chiuso in casa e tantomeno inviato a combattere al fronte. Tentare di evitarlo con tutti i mezzi, anche al confine del lecito, dice solo che tutto il mondo è paese. Confondere comportamenti umani e condivisibili con l’imminente crollo della Russia è essere ciechi, prima ancora che propagandisti prezzolati.
Vedendo scorrere sui teleschermi immagini di manifestanti pacifisti presi a braccio e portati via da infidi poliziotti asserviti al regime tirannico, a me ha ricordato scene peggiori, viste dalle nostre parti, poco tempo fa. Onesti lavoratori ai cancelli del porto di Trieste per difendere il loro diritto a lavorare in libertà contro assurdi diktat vaccinali e inutili passaporti verdi, attaccati con idranti da squadre di celerini antisommossa mobilitati per prelevarli di peso e con i manganelli. A Trieste, stranamente, i plausi degli stessi giornalai erano stati unanimi. Così come per la limitazione incostituzionale alla libertà di circolazione sul territorio nazionale di un certo Stefano Putzer, imputato e condannato come amante della libertà.
Ma li siamo a Mosca. Vuoi mettere ?
Questo, comunque, è il panorama che non è proprio dei migliori. Per noi, prima ancora che per i russi, perchè un Putin con le spalle al muro è la cosa peggiore cui possiamo aspirare, ma è quello che si sta facendo. Qualcuno spera ancora in un colpo di stato a Mosca, ma cosa accadrebbe se Putin perdesse realmente il consenso dei suoi e l’improbabile colpo di stato avvenisse realmente ?
A governare la Russia non andrebbe certo una colomba. Andrebbe un falco non disposto a gestire una “operazione speciale” ma che, come ad esempio il comandante ceceno, avrebbe risolto già da tempo l’operazione speciale in Donbass alzando il livello delle ostilità.
Cosa che, purtroppo, Putin dovrà attuare anche se, finora, ha utilizzato la mano di velluto. Come ha dichiarato il senatore statunitense Richard Blank (vedi qui) non ha infatti, finora, bombardato le infrastrutture ucraine, strade, ferrovie, aeroporti, centrali elettriche, acquedotti, uffici, fabbriche, ecc. Continua a vendere gas a noi ed anche alla stessa Ucraina. Gli uomini impegnati dai russi sono stati finora, secondo fonti occidentali, non più di 160-180 mila contro 250 mila ucraini, quindi addirittura in inferiorità numerica, altro che il triplo che l’invasore dovrebbe avere secondo i manuali militari.
Probabilmente anche questo è stato un errore dell’intelligence russa, che aveva ipotizzato una buona accoglienza della popolazione ed una debole resistenza dell’esercito. Dilettantismo imperdonabile è stato non vedere il movimento di 10.000 uomini, con mezzi ed artiglieria al seguito, che ha fatto riconquistare migliaia di Km quadrati da parte di Kiev. Forse, finora, la vera vittoria USA e UK è quella dei servizi d’informazione.
I referendum che, ripetiamo, sono illegali, servono per giustificare la chiamata dei riservisti, anche a costo di veder ridurre temporaneamente il consenso. Una madre che piange il figlio che parte è nulla rispetto alla catastrofe di una ipotetica sconfitta sul campo. Nella guerra moderna non servono milioni di baionette, ma tecnici specialisti che non si preparano in un giorno. I riservisti saranno quasi certamente destinati a presidi interni per liberare specialisti da inviare al fronte. Al massimo saranno utilizzati per presidiare le città del Donbass in una permanenza che sarà molto lunga.
La constatazione preoccupante è che gli USA vogliono ridurre la Russia ad una potenza regionale, come già ebbe a dire Obama pianificando il colpo di stato di Maidan del 2014. Questo non potrà mai accadere e si dovrebbe fare tesoro delle sagge dichiarazioni di Kissinger del 9 luglio 2022 : “L’obiettivo deve essere di porre fine all’invasione, non di cercare di porre fine alla Russia come stato e come entità storica. Quando le armi taceranno la questione dei rapporti tra Russia e Europa andrà presa molto seriamente”.
L’atlantismo USA, invece, sembra porsi obiettivi multipli: distruggere la Russia usando ogni mezzo ed ogni falsificazione. Separare la Russia dall’Europa, costringendola contro natura ad abbracciare la Cina. Distruggere economicamente l’Europa stessa ed il suo sistema industriale prima ancora che venga distrutto dalla guerra.
In contemporanea al contrattacco ucraino, si è svolto a Samarcanda il vertice dei paesi SCO.
Anche su questo i giornalai nostrani hanno posto il solito silenzio per nascondere la scomoda notizia che Putin non è isolato. Ma questo interessato silenzio impedisce anche di comprendere i segnali realmente usciti dall’incontro annuale dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (SCO).
Già dal 4 febbraio, 20 giorni prima dell’operazione Ucraina, Russia e Cina avevano firmato un accordo di “amicizia senza limiti” avvicinando i due paesi che, fin dai tempi dell’URSS, erano storici rivali.
Dal vertice sono affiorate evidenti le priorità di Xi Jinping che si è differenziato da Putin, tacitando così i suoi oppositori interni in vista del XX congresso del Partito comunista cinese, ed ha tenuto le mani libere per giocare sullo scacchiere asiatico, pur nell’ambito della cooperazione SCO e dei paesi BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) per ampliare il multilateralismo da contrapporre all’egemonia USA.
Xi non può appoggiare il referendum in Donbass, significherebbe appoggiare un eventuale pronunciamento referendario a Taiwan che avrebbe un esito non certo favorevole a Pechino.
Del resto la dichiarazione di Putin di “comprendere le domande e le preoccupazioni” di Xi Jingping la dice lunga sui rapporti di forza, con Xi al timone del gruppo SCO, ma nonostante questo Putin va avanti con i referendum.
Per Putin, quindi, è più importante l’escalation militare che scatterà dopo il voto, pur non riconosciuto, mentre per la Cina sono molto più importante i rapporti nell’est asiatico, con l’allargamento dell’area SCO a India e Pakistan (nemici storici), agli altri paesi dell’Asia centrale, all’Iran e in futuro anche all’Egitto e forse alla Turchia.
Anche per questi aspetti sono molti i dubbi sul buon lavoro svolto dai servizi segreti russi.
Proprio durante il vertice di Samarcanda si sono riaccesi gli scontri tra Tagiki e Kazaki che, da ex repubbliche sovietiche, si stanno sempre più allontanando da Mosca avvicinandosi alle lusinghe economiche di Pechino ed a quelle militari turche.
E quì si infila l’estrema spregiudicatezza di Erdogan che, da Paese NATO, non potrà mai entrare a far parte dello SCO, ma le cui azioni sono utili per sparigliare le carte e giocare di straforo su più tavoli contrapposti, avendo mano libera per il massacro dei curdi, degli armeni da parte degli azeri, ecc.
Ma come Erdogan non vuole cedere sul controllo del Mar Nero, tramite il Bosforo, così la Russia non potrà mai rinunciare al Mar d’Azov che è l’accesso diretto al Mediterraneo, quindi Crimea e Donbas devono rimanere russi. Se riuscisse, in aggiunta, ad incorporare anche Odessa, precluderebbe totalmente all’Ucraina l’accesso al mare.
Questi sono i motivi per cui Putin non può fermare la sua “operazione speciale”, anche a costo di farla evolvere in guerra aperta. Gli USA lo sanno bene, ma non fanno nulla per fermare questa rincorsa che può portare all’uso dell’arma nucleare.
L’Europa, se lavorasse pro domo sua, ed a favore della pace, avrebbe dovuto bloccare sul nascere il colpo di stato di Maidan, organizzato e pagato dagli USA contro l’Europa prima ancora che contro la Russia. Famosa rimarrà l’intercettazione dell’ambasciatore timoroso della reazione di Bruxelles e lo sprezzante commento : l’Europa vada a farsi fottere.
L’Europa dovrebbe fare di tutto per bloccare queste incontrollate forze centripete ed invece, senza svolgere alcuna azione politica, si accoda ai diktat di Biden e lavora contro i propri interessi, contro il benessere dei propri cittadini e, spingendo la Russia fuori dal naturale recinto europeo, la spinge sempre più verso l’uso della mortale soluzione nucleare di cui sarà la prima vittima. Lo stesso generale Tricarico, capo di stato maggiore dell’aeronautica e consigliere militare di tre Presidenti del Consiglio, si dice preoccupato per l’atteggiamento dell’America e del presidente Biden: “Neppure davanti all’Assemblea delle Nazioni Unite il Presidente Biden ha fatto un cenno sia pure remoto alla necessità di arrivare a una tregua e a un negoziato”.
La Russia non può accettare una sconfitta e neanche ipotizzare un arretramento. Sarebbe la certificazione del ridimensionamento della Grande Madre Russia a potenza marginale e della sua umiliazione che l’occidente dovrebbe evitare in tutti i modi mentre, invece, non c’è neanche una voce, da nessuna delle sponde dell’atlantico, che invoca o proponga trattative di pace. Il tutto continua in una excalation continua di guerra d’intelligence, che finora la Russia ha colpevolmente perso, e che può portare alla catastrofe nucleare.
E’ in questo scenario di possibile devastazione e di penuria energetica che si troverà ad operare il governo che uscirà dalle urne fra qualche giorno. E’ sperabile che il cambio di governo, che dipende da noi, porti anche il cambio di atteggiamento verso la guerra e le parole di Berlusconi, controcorrente in questo clima di conformismo guerrafondaio, possano portare ad azioni che riavvicinino le parti.
In questo quadro si innestano anche le deliranti parole della Von der Leyen sugli strumenti, già sperimentati con Polonia e Ungheria, per non parlare della Grecia, qualora il nuovo governo italiano dovesse differenziarsi dal coro unanime che finora ha sempre e solo spinto per incrudire gli scenari di guerra e mai per ricercare una possibile soluzione equa ed onorevole di uscita pacifica e condivisa.
Il peggio, quindi, deve ancora venire con l’Europa che si limita a guardare da un’altra parte tralasciando la realtà, mentre gli USA soffiano sempre di più sul fuoco di guerra andando alla ricerca dell’incidente nucleare che vedrà Italia e Germania fra le nazioni più esposte, in quanto sedi di missili nucleari NATO. In ogni caso, nella speranza che nostro Signore ci preservi da questo olocausto, l’Europa vedrà distrutto il tessuto economico, industriale e sociale e anche per questi aspetti le nazioni maggiormente penalizzate sono nuovamente Germania e Italia.
Anche per questo l’auspicabile cambio della guardia a Roma, che dipende dalla nostra atita sulla scheda elettorale, potrà fare tanto.
Come indole cerco di essere ottimista, ma dallo scenario che si sta sviluppando, penso che solo le preghiere a nostro Signore Gesù Cristo ed alla Sua Santissima Madre possano aprire le menti ed i cuori dei nostri futuri governanti, unite al buon uso del voto, oltre che dei burocrati UE.
Fedele Vincenzo
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Nel libro di Schwab del 1993 vi sono le proiezioni sul periodo attuale . Il termine che allora era fissato al 2050 per portare la popolazione mondiale a circa un miliardo, di cui la metà Cinesi e Giapponesi perché ben irreggimentati e obbedienti da secoli, è stato aggiornato al 2030. Evidentemente, essendo cabalisti ispiratori e scrittore, hanno colto segni nei tempi che ne motivano l’accelerazione. I metodi, sempre spiegati nel testo, passano attraverso guerre, epidemie, fame etc.. solito scenario da millenni, ora però ben pianificato a livello mondiale. Concordo sulla nostra allocazione nelle mani di Dio.
Le bombe nucleari depositate in Italia sono USA, non Nato. A Ghedi possono essere manovrate in accordo con l’Italia, ma ad Aviano sono esclusivamente americane, perché Aviano è una base USA , dove l’Italia non può neppure metterci il naso. Quindi, il centinaio di bombe nucleari aviotrasportabili di Aviano saranno uno dei primi obiettivi russi in caso di allargamento del conflitto. E si tenga presente che la base di Aviano rimarrebbe in attività anche nel caso l’Italia uscisse dalla NATO, si veda il precedente di Guantanamo a Cuba.
La Russia non ha nessuna buona scelta . ha solo l’ alternativa tra resistenza, con opzione Sansone, o resa. Il percorso e’ tracciato da secoli da gente che vuole fare dell’intero mondo la sua preda. “Che piaccia o no avremo un unico governo mondiale. Il solo dubbio e’ se lo otterremo con il consenso o con la forza.” diceva al congresso americano nel 1950 il banchiere Wamburg. Non si fermeranno se non di fronte ad una forza maggiore. Putin ha commesso l’errore di pensare che con gente del genere si potesse trattare. Avrebbe dovuto invece intervenire massicciamente a Kiev gia’ nel 2014. Ora l’idea dei referemdum e’ buona, sposta la palla a Kiev e nello stesso tempo libera le mani per quella violenza necessaria a fermare, forse, forse, questi demoni. L’europa?, ha gia’ seguito gli Usa, e’ gia’ dentro la catastrofe.
La leggo con estremo interesse e piacere.
E non sfugge l’encomiabile esternazione della sua fede .